Trapanazione del cranio: il successo degli Inca

Trapanazione del cranio sul teschio di una donna del Neolitico. Il fatto che l'osso mostra segni di crescita lungo il perimetro del foro suggerirebbe che il paziente sia sopravvissuto all'intervento per qualche tempo.
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La trapanazione del cranio è una delle pratiche chirurgiche più antiche: la testimonianza materiale più remota di questa pratica appartiene ad un cimitero francese del 6.500 a.C. che ospitava 40 crani perforati in modo metodico.

Molti di questi crani mostrano evidenti segni di guarigione, dimostrando che diversi pazienti riuscirono a sopravvivere alla perforazione in un tempo in cui non esistevano veri e propri anestetici e le pratiche igieniche erano tutt’altro che moderne.

Esperti nelle trapanazioni craniche

Alcune popolazione precolombiane, note anche per le deformazioni craniche rituali, si dimostrarono abili chirurghi ed esperte conoscitrici della scatola cranica. Il popolo Inca, per esempio, praticò per secoli la trapanazione del cranio per le ragioni più disparate, come alleviare i dolori causati da traumi cranici, curare malattie mentali o addirittura espellere demoni insediati nel cervello del paziente.

L’elemento sorprendente è che gli Inca avevano un enorme tasso di successo in questo genere di operazioni, specialmente nel periodo tra l’ XI e il XV secolo: secondo David S. Kushner, autore della ricerca “Trepanation Procedures/Outcomes: Comparison of Prehistoric Peru with Other Ancient, Medieval, and American Civil War Cranial Surgery” pubblicata sulla rivista World Neurosurgery, i pazienti dell’impero sudamericano sottoposti a trapanazione avevano il doppio delle possibilità di sopravvivere all’intervento rispetto ai soldati della guerra di secessione americana, combattuta tra il 1861 e il 1865.

Questo individuo vissuto in Perù tra il 400 e il 200 a.C. ha subito una frattura cranica (freccia bianca) trattata probabilmente con una trapanazione, morendo circa due settimane dopo l'intervento.
Questo individuo vissuto in Perù tra il 400 e il 200 a.C. ha subito una frattura cranica (freccia bianca) trattata probabilmente con una trapanazione, morendo circa due settimane dopo l’intervento. D. KUSHNER ET AL., WORLD NEUROSURGERY 114, 245 (2018).

“Ci sono ancora molte incognite sulla procedura e sugli individui su cui veniva praticata la trapanazione, ma i risultati ottenuti durante la guerra civile americana erano miseri rispetto a quelli riscontrati durante il periodo Inca” spiega Kushner.

“Sotto gli Inca, la mortalità era compresa tra il 17% e il 25%, mentre durante la guerra di secessione si attestava tra il 46% e il 56%. E’ un’enorme differenza. La domanda è questa: come facevano gli antichi chirurghi peruviani ad ottenere risultati che superano abbondantemente quelli dei chirurghi della guerra di secessione?”.

Una lunga storia di trapanazione del cranio

Anche se i metodi di trapanazione peruviani non sono noti, gli Inca ebbero secoli per perfezionarli. Le prime testimonianze materiali di trapanazioni craniche in Perù sono oltre 800 teschi risalenti al 400 a.C., un numero superiore alla somma di tutti i reperti analoghi scoperti nel resto del mondo.

Gli Inca appresero con l’esperienza le tecniche più appropriate per praticare trapanazioni craniche a regola d’arte: impararono ad esempio a non perforare la membrana protettiva che riveste il cervello e a medicare correttamente le ferite.

Nei primi secoli di trapanazioni craniche la probabilità di non sopravvivere all’intervento sembra essere stata mediamente superiore a quella registrata durante la guerra civile americana, con una mortalità pari al 50%.

Ma a partire dall’anno 1000 ci fu un salto di qualità nella chirurgia cranica peruviana, un miglioramento che aumentò drammaticamente la sopravvivenza fino ad un tasso del 75-83%.

Serie di crani di pazienti sottoposti a trapanazione in epoca precolombiana. Museum of Anthropology, Archaeology and History, Lima
Serie di crani di pazienti sottoposti a trapanazione in epoca precolombiana. Museum of Anthropology, Archaeology and History, Lima

“Nel corso del tempo hanno imparato quali tecniche fossero le migliori e con meno rischi di perforare la dura madre [la membrana più esterna che avvolge l’encefalo]” sostiene Kushner. “Sembra che avessero capito l’anatomia del cranio ed evitassero con cura le aree che avrebbero causato grossi sanguinamenti.

Realizzarono anche che le trapanazioni più invasive avevano meno probabilità di ottenere successi rispetto a quelle più localizzate e ristrette. Le prove fisiche dimostrano che questi antichi chirurghi perfezionarono la procedura nel corso del tempo”.

Igiene e anestesia

Escludendo l’efficacia delle tecniche di trapanazione del cranio, un elemento di distinzione tra le trapanazioni craniche peruviane e quelle nordamericane durante guerra civile fu probabilmente l’ igiene.

E’ ormai noto che durante la guerra di secessione americana le condizione igieniche erano pessime: per ogni soldato morto in battaglia almeno due morivano per malattie contratte principalmente a causa delle pessime condizioni sanitarie in cui vivevano.

Tutti i feriti, anche lievi, sviluppavano infezioni per via della continua esposizione a germi e virus che proliferano in condizioni di scarsa igiene, condizioni tipiche di un accampamento pieno di sangue e liquami.

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I medici della guerra civile americana, insufficientemente impreparati ad affrontare operazioni chirurgiche e fondamentalmente ignoranti per quanto riguardava l’igiene e le pratiche di sanitizzazione, utilizzavano spesso strumenti non sterilizzati o le dita per sondare le ferite craniche profonde o per spezzare i coaguli che impedivano di alleviare la pressione del sangue sul cervello.

“Se c’era un’apertura nel cranio infilavano un dito nella ferita e sondavano l’interno, cercando coaguli o frammenti d’osso” dice Kushner. “Non sappiamo come gli antichi peruviani prevenissero le infezioni, ma sembra che in qualche modo lo facessero. Non sappiamo neppure cosa utilizzassero come anestesia, ma dato che ci sono così tante trapanazioni del cranio devono aver utilizzato qualche sostanza, probabilmente foglie di coca. Forse si tratta d’altro, forse una bevanda fermentata. Non ci sono testimonianze scritte, semplicemente non sappiamo come facessero”.

Trepanation Procedures/Outcomes: Comparison of Prehistoric Peru with Other Ancient, Medieval, and American Civil War Cranial Surgery
Holes in the head


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