Esseri umani dell’ età della pietra: non chiamiamoli cavernicoli

Esseri umani dell' età della pietra: non chiamiamoli cavernicoli
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Quando viene utilizzato il termine “età della pietra” ci si riferisce generalmente ad uno stereotipo della primitività: l’essere umano, secondo una concezione comune e fin troppo diffusa, viveva allo stato primitivo all’interno di caverne o cavità naturali, si aggirava nudo o seminudo per lande densamente popolate dalla natura selvaggia e possedeva ben pochi aspetti di una civiltà vera e propria.

Si tratta di realtà o di uno stereotipo basato sull’errata interpretazione (da parte dei non esperti) dello stile di vita umano dell’età della pietra? Potrà sorprendere sapere che oggi ben pochi antropologi e archeologi concordano nel definire l’età della pietra come un periodo selvaggio e non civilizzato.

Breve storia dell’età della pietra

Quella che viene definita “età della pietra” è in realtà un periodo estremamente lungo, iniziato circa 3,4 milioni di anni e terminato tra l’anno 8.700 a.C. e il 2.000 a.C. in base alla regione geografica; in alcune culture, inoltre, la pietra è rimasta il materiale di base della loro tecnologia fino a tempi più recenti.

Questo lasso temporale fu caratterizzato da una lavorazione della pietra progressivamente sempre più avanzata e complessa, a partire dai primi esponenti del genere Homo, che si limitavano a sfruttare prevalentemente pietre modellate dagli agenti naturali, fino all’uomo anatomicamente moderno, un vero e proprio esperto nella scheggiatura della pietra.

La prima testimonianza di lavorazione della pietra da parte di un ominide è indiretta: si tratta di ossa animali fossilizzate, risalenti a circa 3,4 milioni di anni fa, che recano impressi segni di lavorazione tramite strumenti litici; la pietra consentì ai primi rappresentanti del genere Homo di estrarre il preziosissimo midollo dalle ossa di animali morti, un alimento saporito e ad alto contenuto energetico.

Per il più antico strumento di pietra giunto fino ad oggi occorre aspettare circa 100.000 anni. Questo strumento e tutti quelli scoperti in Kenya, databili tra 3,3 e 2,5 milioni di anni fa, dimostrano quanto i nostri antenati fossero diventati abili nel manipolare materiali litici per produrre utensili grossolani ma efficaci.

Tecnica Levallois
Tecnica Levallois

Per circa due milioni di anni, i principali strumenti di pietra del paleolitico inferiore furono pietre scheggiate a forma di mandorla (bifacciali o amigdale) e i choppers. Tra i 300.000 e i 120.000 anni fa (paleolitico medio) si assiste ad un’evoluzione degli strumenti di pietra con la nascita di nuovi metodi di lavorazione, come la tecnica Levallois, che consentono di produrre lame più affilate, piccole e rifinite, e una vasta gamma di strumenti d’utilità quotidiana, come punte per trapani.

Circa 50.000 anni fa, nel paleolitico superiore, la tecnologia litica si evolve ulteriormente: i manufatti risalenti a questo periodo sono ancora più piccoli e rifiniti, tanto da definirli “microliti”, e la precisione nella lavorazione della pietra diventa tale da consentire la creazione di utensili precisi utili a lavorare finemente altri materiali come legno, corno e avorio.

Il problema delle “età”

Suddividere il passato remoto in “età della pietra”, “età del bronzo” e “età del ferro” è una limitazione non indifferente: tramite questa separazione, l’evoluzione della cultura umana viene esclusivamente distinta attraverso la capacità umana di manipolare pietra e metalli.

La cultura umana tuttavia è un insieme complesso di elementi tra cui: organizzazione sociale, sfruttamento delle risorse naturali e delle fonti d’acqua, uso dei materiali naturali, adattamento al clima, abilità nella caccia, nella raccolta e nell’agricoltura, capacità di cucinare il cibo, sedentarietà, per terminare con le credenze religiose.

Associare automaticamente “età della pietra” a concetti come “cavernicolo” o “non civilizzato” non è quindi corretto. Si possono citare molte civiltà del passato che non conoscevano la manipolazione di metalli e leghe come rame, bronzo e ferro (per citarne due, i Maya e gli Aztechi), ma questo non significa affatto che non avessero aspetti culturali e sociali estremamente complessi.

Lavorare la pietra per ottenere strumenti utili non è affatto semplice. Anche i più esperti “knappers” moderni, che spesso lavorano nel campo dell’archeologia sperimentale ricreando gli antichi strumenti di pietra dei nostri antenati, incontrano innumerevoli difficoltà nel replicare lame, chopper, punte di freccia e lancia che, durante il paleolitico medio o superiore, venivano realizzati fin dalla giovane età da comunità che ancora oggi molti di noi considerano selvagge.

Gli esseri umani erano davvero cavernicoli e incivili?

E’ necessario una volta per tutte sfatare il mito dei “cavernicoli primitivi” dell’età della pietra. Se parliamo dei primi ominidi, ben lontani dall’essere umano anatomicamente più simile a quello moderno (Sapiens, Neanderthal, Denisova, “hobbit” e gli altri parenti non ancora scoperti), possiamo probabilmente parlare di vita selvaggia e di inciviltà, ma il discorso cambia radicalmente quando si ha a che fare con individui in grado di creare oggetti come quello raffigurato nell’immagine qui sotto:

Propulsore in corno decorato con un stambecco che partorisce, scoperto nelle grotte di Mas d'Azil, Francia, e risalente a circa 14.000 anni fa
Propulsore in corno decorato con un stambecco che partorisce, scoperto nelle grotte di Mas d’Azil, Francia, e risalente a circa 14.000 anni fa

E’ vero che, in alcune circostante, l’essere umano anatomicamente moderno trovò rifugio all’interno di caverne, ma non è affatto scontato che utilizzasse sistematicamente le grotte come casa, o che si rifugiasse al loro interno per mancanza della tecnologia e dell’ingegno necessari a costruirsi un rifugio.

Non bisogna dimenticare che una caverna non è sempre un luogo sicuro in cui risiedere: spesso ospitava grandi predatori come orsi e grandi felini, era particolarmente umida e propensa al cedimento strutturale, oppure era occupata da piccoli animali che la rendevano del tutto inabitabile (come i pipistrelli, che hanno la spiacevole tendenza a rendere irrespirabile l’aria di una caverna con il loro guano).

Seguendo l’evoluzione culturale degli uomini del paleolitico ci accorgiamo che, in realtà, molte delle tecnologie e degli aspetti sociali su cui si basarono intere civiltà sorte posteriormente erano già nate, e talvolta erano così ben sviluppate da sorprendere anche antropologi e archeologi.

L’uso di abiti, ad esempio, è ormai accertato ben 170.000 anni fa e probabilmente ebbe inizio qualche centinaio di migliaia di anni prima. Abbiamo aghi da cucito in osso appartenuti a individui Denisova e realizzati oltre 50.000 anni fa, e altri aghi africani risalenti ben 60.000 anni fa che dimostrano come lame e trapani di pietra utilizzati da mani esperte potessero creare oggetti minuti e rifiniti.

Non possiamo inoltre escludere (anzi, a supporto di questa ipotesi ci sono molti indizi) che i primi abiti non fossero semplicemente frammenti di pelli e pellicce animali cuciti insieme, ma oggetti ben più elaborati e realizzati con fibre di differente natura, come il lino.

Pitture rupestri nella grotta Chauvet
Pitture rupestri nella grotta Chauvet

Questi abiti venivano probabilmente decorati da piccole perline di conchiglia, perforare e lavorate anche per realizzare collanine come quelle scoperte a Taforalt, Marocco, e risalenti a circa 82.000 anni fa.

Diecimila anni più tardi, gli esseri umani della caverna di Blombos, in Sud Africa, perforavano anch’essi piccole conchiglie decorative mentre effettuavano i primi esperimenti di arte astratta e simbolica incidendo alcune rocce con griglie e croci.

Le sorprese del paleolitico superiore

Durante il paleolitico superiore, definibile “tarda età della pietra”, la cultura e la tecnologia umana compiono un salto di qualità straordinario, definendo caratteristiche dell’ Homo sapiens che costituiranno le fondamenta delle future civiltà.

A partire da 30-35.000 anni fa inizia una serie di conquiste umane che hanno ben poco a che fare con i “cavernicoli primitivi” generalmente associati all’età della pietra:

  • 36.000 anni fa: la grotta Chauvet viene decorata principalmente da un solo individuo, che realizza disegni straordinariamente accurati;
  • 30.000 anni fa: nelle caverne di Bhimbetka vengono prodotte oltre 500 pitture rupestri;
  • 29.000 anni fa: in Europa Centrale vengono costruiti i primi forni per arrostire carne o creare stufati;
  • 28.000 anni fa: primo esempio di cordame moderno ritorto; nello stesso periodo erano presenti arpioni e seghe, venivano prodotte statuette di terracotta;
  • 26.000 anni fa: largo impiego di fibre vegetali e animali per fare borse, canestri, abiti, reti da pesca e zainetti;
  • 25.000 anni fa: il più antico insediamento umano permanente viene costruito a Dolni Vestonice, Repubblica Ceca. Le casupole furono realizzate in pietra e zanne di mammut;
  • 15-14.000 anni fa: maiali addomesticati si aggirano negli insediamenti umani permanenti; circa 2.000 anni dopo, anche le pecore verranno addomesticate;
  • 10.000 anni fa: inizia in Mesopotamia la coltivazione di orzo e grano per realizzare birra, pane e zuppe;

Anche nei casi in cui l’essere umano usava caverne come rifugio, la tecnologia che esprimeva nella realizzazione di oggetti d’uso quotidiano era avanzata, nonostante la disponibilità di materiali considerati primitivi.

Nelle caverne di Jerimalai, ad esempio, si è scoperto che gli occupanti di 42.000 anni fa possedevano le conoscenze e la tecnologia per la pesca di tonni e altri pesci di profondità, oltre a disporre di mezzi marittimi per raggiungere l’Australia.

Uomo-leone
“uomo-leone” di Löwenmensch

L’arte era ormai diffusa nella maggior parte delle comunità umane, come dimostra l’ “uomo-leone” di Löwenmensch, una statuetta d’avorio di mammut realizzata 35-40.000 anni fa esclusivamente con strumenti di selce.

Nello stesso periodo veniva realizzata anche la Venere di Hohle Fels, anch’essa in avorio e prodotta utilizzando soltanto strumenti di pietra; poco più tardi furono realizzate altre veneri, come quella di Willendorf, di Dolní Vestonice e di Galgenberg.

Se ci spostiamo nell’ambito delle pitture rupestri, è difficile non accorgersi del’impressionante livello artistico delle raffigurazioni che decorano alcune grotte europee. Gli animali rappresentati nella grotta Chauvet oltre 30.000 anni fa sono incredibilmente dettagliati e proporzionati e lasciano ragionevolmente supporre che la caverna non fosse un semplice “rifugio per cavernicoli” particolarmente portati per il disegno, ma un vero e proprio luogo iniziatico in cui si svolgevano riti e cerimonie legate ad una società molto più evoluta di quanto viene solitamente attribuito ad una cultura dell’età della pietra.

78,000 year cave record from East Africa shows early cultural innovations
Tools (stone, wood, bone)
The Paleolithic Cave Art of France


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One Comment on “Esseri umani dell’ età della pietra: non chiamiamoli cavernicoli”

  1. Anche in Italia ogni tanto si organizzano da varie associazioni culturali corsi in campi didattici all’aperto per adulti e bambini,giocando all’ apprendimento di ipotetiche tecniche per la riproduzione dei manufatti neolitici (es, in Emilia, anni fa ).Giambattista Vico sarebbe d’ accordo (“Verum factum”: la verità sta nel fare).Ma la mano neurofisiologicamente dialoga col cervello, neuro-plasticamente costruendosi con l’apprendimento circuiti cortico-motori atti a levigare un sasso,a guidare uno scooter o a inviare SMS.E’ un apprendimento molto diverso per es. da quello dell’universo simbolico,che noi chiamiamo alfabeto.Pertanto, questo post è affascinante e nello stesso tempo insidioso e complesso.

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