De Materia Medica di Dioscoride Pedanio

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Il De Materia Medica è un compendio di medicina e botanica scritto da Dioscoride Pedanio. In esso è racchiusa una conoscenza così vasta in materia di piante medicinali da renderlo un’opera medica di assoluto successo nel bacino del Mediterraneo tra il I secolo d.C. e il 1500.

L’origine e il successo dell’opera

Il medico greco Dioscoride Pedanio scrisse tra il 50 e il 70 d.C. un’opera in cinque volumi conosciuta in tutta Europa con il titolo di “De Materia Medica”. Dioscoride nativo di Anazarbus e studiò presso la scuola farmacologica di Tarsus, probabilmente sotto il medico locale Laecanius Arius, a cui fu dedicato il De Materia Medica.

Il libro nacque dall’esperienza farmacologica e botanica acquisita da Dioscoride durante i suoi studi in Anatolia, e dalla sua pratica botanica volta a individuare e utilizzare le piante medicinali per la cura delle patologie più diffuse nel suo tempo.

Il De Materia Medica è una raccolta di informazioni utilizzate in campo medico da Greci, Romani e altre culture antiche che vivevano sulle coste del Mediterraneo. Il libro contribuì alla formazione delle rinomate scuole di medicina arabe assieme alle opere di altri autori greci, come Galeno e Ippocrate.

Il De Materia Medica restò in uso per almeno 1500 anni dopo la sua pubblicazione. Durante il Medioevo fu tradotto in latino e in arabo, mentre nel Rinascimento furono effettuate traduzioni anche in italiano, in spagnolo, in tedesco e in francese.

De Materia Medica di Dioscoride Pedanio
La raffigurazione di una Artemisia absinthium in una delle copie illustrate del De Materia Medica di Dioscoride Pedanio (Juliana Anicia Codex)

Il commentario del medico e botanico arabo Ibn al-Baitar, vissuto nel XII secolo, fu uno dei più completi lavori di analisi del De Materia Medica; grazie ad esso, gli studiosi moderni sono stati in grado di identificare molte piante, radici e bacche descritte nell’opera di Dioscoride.

Fino al XVI secolo gli erboristi di tutta Europa basarono il loro lavoro sull’opera di Dioscoride e sugli scritti di Teofrasto. GLi erbari di Leonhart Fuchs, Valerius Cordus, Lobelius, Rembert Dodoens, Carolus Clusius, John Gerard e William Turner furono a tutti gli effetti indirizzati dal De Materia Medica e dall’esperienza botanica del suo autore.

Oggi sopravvivono diversi manoscritti del De Materia Medica, alcuni corredati di commenti e note minori, altri forniti di illustrazioni aggiunte da fonti arabe e indiane. Una di queste versioni è il Juliana Anicia Codex, redatto a Costantinopoli intorno al 512-513 d.C.; altre copie del manoscritto sopravvivono nei monasteri del Monte Athos o nella Biblioteca Nazionale di Napoli.

Un’opera farmacologica e botanica dall’approccio moderno

Ogni pianta o sostanza all’interno del De Materia Medica viene descritta in modo dettagliato, concentrando l’attenzione sul suo uso medicinale e allegando talvolta alcuni consigli su come identificarla. Ad esempio, descrivendo le proprietà medicinali dei papaveri Dioscoride fornisce un aiuto sull’identificazione delle specie allegando una descrizione sul differente aspetto dei loro semi.

Dopo queste utili informazioni per distinguere le diverse specie, Dioscoride passa all’aspetto farmacologico, indicando che l’estratto di alcuni papaveri causa sonnolenza, mentre gli estratti di altre specie possono trattare infiammazioni o, se mescolati con miele, creare uno sciroppo per la tosse.

La raffigurazione di un ciclamino in una delle copie illustrate del De Materia Medica di Dioscoride Pedanio (Juliana Anicia Codex)
La raffigurazione di una Artemisia absinthium in una delle copie illustrate delDe Materia Medica di Dioscoride Pedanio (Juliana Anicia Codex)

Il De Materia Medica contiene quindi sia il riconoscimento delle piante medicinali, sia il loro effetto farmacologico, oltre ad indicazioni e ricette per preparare i medicamenti con gli ingredienti indicati.

L’opera di Dioscoride contiene anche informazioni utili a distinguere un preparato medicinale autentico da uno contraffatto. Menzionando le raccomandazioni di altri medici, come Diagoras, Andrea e Mnesidemus, non manca di far notare che i loro consigli non provengono dall’esperienza diretta e che sono quindi da considerarsi non autentici.

Fino al periodo dei Tudor, gli erbari maggiormente diffusi in Gran Bretagna continuarono a classificare le piante secondo lo schema indicato da Dioscoride e da altri autori classici: non tramite l’analisi della loro struttura o delle loro somiglianze, ma al profumo e al sapore, alla loro edibilità e all’impiego medicinale.

Il contenuto del De Materia Medica

L’opera contiene la descrizione di circa 600 piante e di diverse sostanze di origine animale (35 in totale) e minerale (90), oltre che la formulazione di quasi 1.000 medicinali ottenibili con questi ingredienti.

La raffigurazione di una pianta di cannabis in una delle copie illustrate del De Materia Medica di Dioscoride Pedanio (Juliana Anicia Codex)
La raffigurazione di una pianta di cannabis in una delle copie illustrate del De Materia Medica di Dioscoride Pedanio (Juliana Anicia Codex)

Il libro è diviso in cinque volumi, ognuno dei quali è incentrato su determinate tipologie di piante dalle proprietà organolettiche e medicinali comuni.

Volume I: piante aromatiche. Descrizione delle piante in grado di produrre olio aromatico, come il nardo, la valeriana, la cannella, la resina di pino, la mela, la pesca, il limone e l’albicocca;

Volume II: animali ed erbe. Questo volume contiene informazioni su sostanze di origine animale, incluse creature marine, rettili e anfibi, oltre a dettagli sull’impiego di cereali e vegetali come l’asparago, la bietola, la cipolla e l’aglio;

Volume III: radici, semi ed erbe. Primo dei due volumi incentrati sulle radici, sui semi e sulle erbe. Vengono descritte le proprietà medicinali di liquirizia, cumino, prezzemolo e genziana;

Volume IV: radici, semi ed erbe. Secondo volume dedicato a radici e tuberi, semi ed erbe spontanee dall’uso medicinale;

Volume V: viti, vini e minerali. Proprietà medicinali e informazioni per identificare i diversi tipi di vite e d’uva, oltre a contenuti dedicati alle sostanze di origine minerale come ossido di zinco, ossido di ferro e verderame.

Il De Materia Medica è uno dei primi testi ad avere un approccio metodico e approfondito all’utilizzo delle piante medicinali. Descrive con dovizia di particolari alcuni antidolorifici, come la corteccia di salice, l’oppio e il colchico d’autunno (“falso zafferano”); tratta l’impiego di piante in grado di causare aborti, trattare infezioni del tratto urinario, lenire il mal di denti o i dolori intestinali.

Molte delle piante e delle sostanze descritte nel De Materia Medica trovano ancora impiego nella farmacopea moderna come medicine naturali, diluenti, aromi ed emollienti. Altre invece sono cadute in disuso per via delle pratiche superstiziose indicate da Dioscoride: le piante del genere Echium servivano a fabbricare amuleti contro il morso dei serpenti, mentre il Polemonium caeruleum trovava impiego contro le punture di scorpione.

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The 1500th Anniversary (512-2012) of the Juliana Anicia Codex: An Illustrated Dioscoridean Recension


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