La teriaca, il superfarmaco dell’antichità

La teriaca, il superfarmaco dell'antichità
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La lista dei farmaci considerati miracolosi durante l’arco della storia antica è molto lunga: ai medicinali a base di aglio, zafferano, silfio o mercurio venivano attribuite proprietà inverosimili, come la cura della peste bubbonica o l’allungamento della vita.

Un farmaco in particolare sembra aver goduto di particolare fama per svariati secoli, trovando impiego fino all’inizio agli inizi del 1900: la teriaca.

Con il termine “teriaca” (dal greco thēriakḗ) ci si riferiva ad un elettuario, un preparato farmaceutico composto da numerosi ingredienti e generalmente mescolato a miele o spezie per camuffare il sapore e l’odore sgradevoli.

Breve storia della teriaca

Secondo una delle leggende legate alla sua origine, la storia della teriaca inizia con Mitridate e i suoi esperimenti sulla tossicità di alcuni estratti vegetali e animali. Mescolando tutti gli antidoti in suo possesso nella speranza di realizzare un antidoto universale, Mitridate ottenne il mithridatium, un composto contenente oppio, mirra, zafferano, zenzero, cannella e ricino con l’aggiunta di qualche decina di sostanze di diversa provenienza.

Secondo Aulus Cornelius Celsus, la formula del “superantidoto” di Mitridate conteneva 36 ingredienti derivati da piante, con l’aggiunta di miele e di ricino. Il composto poteva conservarsi per sei mesi e veniva assunto dal re del Ponto ogni giorno in piccole dosi.

Secondo Plinio, invece, il mithridatium conteneva 54 ingredienti ma l’autore non mancò di manifestare dubbi sulla reale efficacia del preparato. Parafrasando Plinio, nel suo Naturalis Historia parla così della teriaca di Mitridate:

L’antidoto di Mitridate è composto da 54 ingredienti, ben pochi hanno lo stesso peso, mentre altri sono prescritti in una quantità di un sessantesimo di denario. Quale dio, in nome della Verità, fissò queste proporzioni assurde? Nessuna mente umana avrebbe potuto idearle. E’ chiaramente farsa colossale

Al momento della sconfitta del Ponto per mano romana, gli scritti di Mitridate furono analizzati dai medici nemici scoprendo la formula del mithridatium. Il medico personale di Nerone, Andromaco, migliorò la formula portando il numero totale di ingredienti a 64 e includendo carne di vipera, uno degli ingredienti più comuni in tutte le diverse formulazioni della teriaca elaborate in epoche successive.

Galeno dedicò un intero libro alla teriaca e somministrò il composto con regolarità all’imperatore Marco Aurelio. Nel VII secolo la teriaca raggiunse la Dinastia Tang cinese: il medico Su Kung osservò la sua efficacia nella cura di centinaia di condizioni mediche.

Al tempo della peste bubbonica del XIV secolo Gentile da Foligno, morto di peste nel 1348, raccomandava l’uso di teriaca invecchiata di almeno un anno per contrastare la malattia e sconsigliava l’ingestione da parte dei bambini, ai quali doveva essere applicata come impacco da strofinare sul corpo.

Immagine dal "Trattato sulla Teriaca" di Ibn Djuldjul
Immagine dal “Trattato sulla Teriaca” di Ibn Djuldjul

Per lungo tempo il monopolio della produzione della teriaca fu italiano: Venezia e Bologna erano i centri di produzione più rinomati e preparavano la teriaca migliore d’Europa custodendo gelosamente la ricetta. Nel 1669 tuttavia il farmacista francese Moyse Charas pubblicò la formula della teriaca, rendendo la ricetta di dominio pubblico.

Nel 1745 William Heberden dimostrò con un trattato medico (“Antitherica, Essay on Mithridatium and Theriac“) l’inefficacia della teriaca, anche se le sue conclusioni non scoraggiarono gli utilizzatori di questo preparato: in Germania e in Francia rimane in uso per almeno un altro secolo.

Una lunga preparazione

La produzione della teriaca era un procedimento lungo e difficile. Occorrevano mesi o anni per raccogliere tutti gli ingredienti necessari al completamento della ricetta e ancora più tempo tempo per la fermentazione del mix di erbe e composti di origine animale.

Secondo Galeno, la base della teriaca era la carne essiccata di vipera: occorreva tagliare in piccoli pezzi il corpo di quattro vipere e immergerli in una soluzione di sali con l’aggiunta di nove erbe e vino dell’Attica. Dopo aver fatto bollire il tutto e aver lasciato il composto a riposare un giorno intero, lo “stufato” veniva lasciato essiccare e tritato fino a ridurlo in polvere; nel frattempo era necessario preparare le 55 erbe previste per il completamento della ricetta.

La teriaca doveva essere lasciata maturare per almeno un anno (Galeno consigliava 12 anni), elemento che complicava ulteriormente la preparazione e rendeva il preparato estremamente costoso, fuori dalla portata di un comune cittadino europeo o asiatico.

Ogni risultato fallimentare nell’uso della teriaca per il trattamento delle malattie più disparate, dalla peste bubbonica ai dolori reumatici, veniva generalmente attribuito ad una preparazione non accurata, all’uso di elementi di scarsa qualità o ad una conservazione non corretta.

Istruzioni d'uso e di dosaggio della teriaca veneziana
Istruzioni d’uso e di dosaggio della teriaca veneziana

Il procedimento era così complesso, e il preparato godeva di una fama tale, da far nascere un vero e proprio rituale di preparazione: in epoca rinascimentale la preparazione della teriaca divenne una cerimonia ufficiale in Italia, specialmente nei due maggiori centri di produzione, Venezia e Bologna.

Perchè la carne di vipera?

A partire da Andromaco ogni versione della teriaca ha sempre previsto come ingrediente primario la carne di vipera. Per quale ragione? Lo spiega correttamente il sito PagineMediche.it:

[…] Ma l’ingrediente che non poteva assolutamente mancare era la carne di vipera. Perché? Il “razionale” (si fa per dire) su cui si basava il suo impiego si rifaceva al principio ippocratico del similia similibus, secondo cui è possibile curare una malattia somministrando piccole dosi della sostanza che – in quantità maggiori, si considera responsabile della malattia stessa. Un concetto che verrà ripreso agli inizi del 1800 dal medico tedesco Samuel Hahnemann con la sua “omeopatia”, nettamente contrapposto all’altro principio – sempre ippocratico, del contraria contrariis (contro le febbri si danno farmaci rinfrescanti, contro la diarrea astringenti, e così via).

 

Come “controprova” delle virtù antiveleno della carne viperina venivano evidenziati due fatti: in primo luogo le vipere non vengono uccise dal proprio veleno, per cui questo dev’essere dotato di virtù protettive contro se stesso; per di più le vipere, vivendo a lungo nella profondità della terra senza nutrirsi di alcun cibo, attirano a sé “gli spiriti solforei e vegetabili, li quali compartiscono l’anima et la vita a tutte le cose”, caricandosi “di un balsamo prezioso et radicale nel grandissimo seno della Natura rinchiuso”, assumendo quindi mirabili proprietà terapeutiche. Ergo, la persona che assume carne di vipera viene protetta da qualsiasi agente “tossico” causa di malattia. […]

Articolo completo: La teriaca: un rimedio per ogni male

Il mithridatium

Aulus Cornelius Celsus fornisce, nel suo De Medicina, una presunta formula del mitridatium:

  • Tanacetum balsamita, 1-66 grammi
  • Acorus calamus, 20 grammi
  • Iperico, 8 grammi
  • Gomma naturale, 8 grammi
  • Sagapenum, (simile al silfio) 8 grammi
  • Succo d’acacia, 8 grammi
  • Iris illirico (probabilmente I. germanica), 8 grammi
  • Cardamomo, 8 grammi
  • Anice, 12 grammi
  • Nardo gallico (Valeriana italica), 16 grammi
  • Radice di genziana, 16 grammi
  • Foglie di rosa appassita, 16 grammi
  • Lacrime di papavero (Papaver rhoeas), 17 grammi
  • Prezzemolo, 17 grammi
  • Casia, 20-66 grammi
  • Sassifraga, 20-66 grammi
  • Lolium temulentum, 20-66 grammi
  • Pepe lungo, 20-66 grammi
  • Balsamo di liquidambar orientalis, 21 grammi
  • Olio di castoro, 24 grammi
  • Incenso, 24 grammi
  • Succo di Cytinus hypocistis, 24 grammi
  • Mirra, 24 grammi
  • Opopanax, 24 grammi
  • Foglie di malabathrum, 24 grammi
  • Fiore di giunco, 24-66 grammi
  • Resina di trementina, 24-66 grammi
  • Galbanum, 24-66 grammi
  • Semi di carota cretese, 24-66 grammi
  • Olio di Nardostachys jatamansi, 25 grammi
  • Succo di Balsamodendron opobalsamum, 25 grammi
  • Capsella bursa-pastoris, 25 grammi
  • Radice di rabarbaro, 28 grammi
  • Zafferano, 29 grammi
  • Zenzero, 29 grammi
  • Cannella, 29 grammi

Gli ingredienti venivano tritati e mescolati a miele. Per contrastare l’avvelenamento occorreva usare una dose grande quanto una mandorla sciolta nel vino.

La teriaca di Andromaco

La teriaca del medico personale di Nerone era una versione modificata del mithridatium, una formula utilizzata con innumerevoli variazioni fino al XVIII secolo. Secondo Galeno, Andromaco rimosse alcuni degli ingredienti aggiungendo quello che sarebbe diventato la base per ogni formulazione di teriaca: la carne essiccata di vipera.

La teriaca veneziana era una di queste varianti e conteneva 64 ingredienti, tra i quali:

  • Carne essiccata di vipera
  • Valeriana
  • Oppio
  • Pepe
  • Zafferano
  • Mirra
  • Malvasia
  • Polvere di mummia
  • Angelica
  • Centaurea minore
  • Genziana
  • Incenso
  • Timo
  • Tarassaco
  • Matricaria
  • Succo d’acacia
  • Potentilla
  • Miele attico
  • Liquirizia
  • Finocchio
  • Anice
  • Cannella
  • Cardamomo
  • Aristolochia
  • Opoponax
  • Scilla
  • Agarico bianco
  • Vino di Spagna

Venetian treacle and the foundation of medicines regulation
Mithridatum


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