Hnefatafl, il gioco di strategia dei popoli norreni

Hnefatafl, il gioco di strategia dei popoli norreni
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Con il termine tafl (“tavolo”, “tavoletta”) i popoli norreni identificavano una serie di giochi di strategia praticati su una tavola di legno suddivisa in quadranti. Derivati probabilmente dai ludus latrunculorum romani, questi giochi di strategia assunsero nel tempo diverse forme, soppiantando il tradizionale gioco degli scacchi in diverse culture nordiche.

Giochi da tavolo per i gusti vichinghi

Verso la fine dell’età vichinga, i giochi da tavolo iniziarono ad essere genericamente definiti con il termine hnefatafl per distinguerli da altri giochi di strategia, come gli scacchi (skáktafl) e il “gioco della volpe e dell’oca” (halatafl).

Non è chiara l’etimologia del termine hnefatafl, ma inizialmente fu chiamato “gioco da tavolo del primo pezzo”, indicando come “primo pezzo” il pezzo che rappresenta il re. Il termine hnefi si riferisce alla pedina del re, da qui la traduzione di hnefatafl in “Gioco del Re Norreno”.

Gli “scacchi vichinghi” divennero un gioco molto popolare in Scandinavia tra l’ VIII e l’ XI secolo e furono citati in numerose saghe norrene. Alcune saghe menzionano versioni di hnefatafl giocate con l’uso di dadi, ma non citano le regole del gioco. Se il gioco prevedeva l’uso di dadi, non esiste alcun riferimento documentale su come venissero usati.

La scacchiera veniva generalmente realizzata con legno o pelle, mentre per le pedine si utilizzavano materiali di ogni genere: legno, vetro, osso, corno, ambra o terracotta.

Anche se sono state rinvenute circa un centinaio di pedine attribuibili a giochi da tavolo, è difficile distinguere quelle destinate al gioco del hnefatafl da quelle impiegate per altri giochi di strategia contemporanei.

 

Hnefatafl nelle saghe e nella cultura nordica

Hnefatafl nelle saghe e nella cultura nordica

Il hnefatafl viene menzionato in diverse saghe, come la Saga di Orkneyinga e la Saga di Hervör and Heidrek, offrendo importanti indizi su come si svolgesse il gioco. Sappiamo che fu tra i più popolari dell’ età vichinga e la sua citazione nelle documentazione storica indicherebbe una certa importanza nella vita quotidiana dei popoli norreni.

Nella Saga di Frithiof, una conversazione tra Frithiof e il suo amico Bjorn rivela che i pezzi difensivi fossero rossi, mentre gli attaccanti colorati di bianco. Nella Saga di Hervör and Heidrek, Odino pone una serie di indovinelli legati al hnefatafl, suggerendo che una colorazione consistente con quella indicata nella Saga di Frithiof.

Il hnefatafl aveva certamente un ruolo importante nella formazione di un guerriero, quasi quanto l’abilità marziale. Nella Saga di Orkneyinga, Kali Kolsson scrive un poema in cui si vanta di poter battere chiunque in nove discipline: gioco del tafl, conoscenza delle rune, lettura e scrittura, sciare, tirare con l’arco, remare, suonare strumenti musicali e parlare in versi.

L’importanza del hnefatafl è testimoniata anche dai ritrovamenti di scacchiere e pedine all’interno di sepolture di guerrieri norreni, come una tavoletta di legno corredata di pedina in corno scoperta all’interno di un’imbarcazione a Gokstad, Norvegia. A Orkneys, invece, sono stati rinvenuti ben 22 pezzi da gioco in ossa di balena.

E’ possibile che ci fosse un collegamento tra l’abilità di un guerriero nel gioco e il suo status sociale; è altrettanto plausibile che fosse una sorta di allenamento alla strategia e che la bravura dimostrata sulla scacchiera fosse un elemento preferenziale nella scelta di un capo militare.

La giocabilità del hnefatafl

La giocabilità delle varie versioni di hnefatafl è stata messa in dubbio durante il passato perché, apparentemente, il gioco sembrava favorire chi giocava in difesa.

Riproduzione moderna del tafl
Riproduzione moderna del tafl

I dubbi sulla giocabilità derivano da un’errata traduzione delle regole della versione lappone trascritta da Linneo; traduzioni più recenti dei suoi scritti evidenziano invece un quadro differente: è l’attaccante ad avere un leggero vantaggio sul difensore, con un margine di vittoria superiore del 9%.

Nel corso del tempo sembra siano state introdotte molte modifiche alle regole di gioco per creare bilanciamenti, o situazioni di svantaggio per i difensori o per gli attaccanti in grado di rendere il gioco più interessante.

In una variante del hnefatafl, il re non poteva contribuire a catturare una pedina (“re disarmato”), mentre in un’altra il re non aveva possibilità di mettersi in salvo in uno dei rifugi previsti dalla versione lappone: il gioco si concludeva dopo un numero massimo di movimenti da parte dei due giocatori.

Nel hnefatafl, tutti i pezzi si muovono solo in linea retta, come la torre degli scacchi, senza alcun limite nel numero di caselle che possono coprire con i loro spostamenti. Se lungo il percorso si incontra un pezzo avversario, si è costretti ad interrompere il movimento.

I quattro angoli della scacchiera sono chiamati rifugi o santuari, mentre la casella centrale può essere occupata solo dal re; gli altri pezzi potranno soltanto attraversarla. Se il re riesce a raggiungere uno dei quattro santuari, il giocatore che lo manovra vincerà la partita.

Ogni pezzo può essere mangiato chiudendolo tra due pedine avversarie posizionate su due lati opposti, o se viene bloccato da due pezzi nemici in corrispondenza di un rifugio. Il re viene invece catturato se gli viene preclusa ogni via di fuga da 4 pedine avversarie.

Se il re si trova in una casella adiacente al castello, potrà essere catturato utilizzando solo tre pedine; all’interno del castello o in qualunque altra posizione (ad esclusione dei santuari), dovrà essere catturato sfruttando 4 pedine.

Le varianti di hnefatafl

L’unica variante di tafl con un set di regole ben definite sopravvissuta fino ad oggi è quella giocata dai Sami. Le regole del loro gioco da tavolo furono messe per iscritto da Linneo durante la sua spedizione in Lapponia del 1732.

Per quanto riguarda le altre varianti, non esiste un regolamento preciso su come i pezzi possano muoversi o su quali interazioni possano avere con gli altri elementi della scacchiera; l’unica costante è che il re deve tentare di sopravvivere all’assalto dell’avversario, fuggendo dalla cattura o usando i pezzi a sua disposizione per tentare di eliminare le pedine dell’attaccante.

Tablut, la versione Sami del tafl
Tablut, la versione Sami del tafl
Tablut

Il tablut è la versione di hnefatafl nata in Lapponia e trascritta da Linneo. Era molto popolare tra i Sami fino alla fine del 1700, ma è possibile che sia sopravvissuta fino al tardo XIX secolo sotto forma del gioco da tavolo Sami chiamato “Svedesi e Russi”, un gioco che segue la stessa terminologia del tablut.

Il vero nome del gioco lappone non è tablut: Linneo assegnò questo nome alla versione Sami del hnefatafl senza comprendere che la traduzione del termine tablut sia essenzialmente “giocare a giochi da tavolo”.

Il tablut veniva giocato su una scacchiera di 9×9 quadranti disegnata su pelle di renna. Nel suo Lachesis Lapponica, Linneo sostiene che i giocatori chiamassero “svedesi” i pezzi di difesa e “moscoviti” quelli di attacco.

Linneo non fa alcun riferimento a pezzi differenziati per colore, ma dai suoi disegni si deduce che un lato delle pedine veniva inciso in modo distintivo in base al loro ruolo sulla scacchiera.

Lo scopo del gioco era quello di condurre in salvo il re aprendogli la strada verso uno dei lati della scacchiera, un santuario. Se il re riusciva a fuggire, gli “svedesi” vincevano la partita; se il re veniva catturato bloccandolo tra quattro pezzi, i “moscoviti” vincevano la partita.

Tawlbwrdd

La variante tawlbwrdd ha origine gallese e veniva giocata con 8 pezzi in difesa del re e 16 pedine d’attacco. Un manoscritto del 1587 (Manoscritto 158 di Robert ap Ifan) menziona la scacchiera 11×11 su cui veniva praticato il tawlbwrdd, ma sostiene che le pedine difensive fossero 12, mentre quelle d’attacco 24.

Ard Rí

Ard Rí è la versione scozzese dell’ hnefatafl. Veniva giocata su una scacchiera di 7×7 quadranti, con un re difeso da 8 pedine contro 16 pezzi d’attacco. E’ la variante di hnefatafl meno documentata tra tutte quelle esistenti e si sa molto poco su come veniva praticato.

Brandub

Versione irlandese di hnefatafl chiamata originariamente bran dubh (“corvo nero”). Sappiamo da due poemi che veniva giocata con 5 pedine contro 9, e che una delle cinque pedine veniva chiamata “Branán” (capo). la tavola da gioco era composta da una scacchiera 7×7, generalmente realizzata in legno e dotata di fori per l’inserimento di pezzi dotati di piolo, probabilmente per favorire la portabilità del gioco.

Tafl games
Hnefatafl – the Strategic Board Game of the Vikings


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