Il vero metalupo: Canis dirus

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Durante il Pleistocene, tra i 120.000 e i 10.000 anni fa, nelle Americhe si aggirava un canide molto simile al lupo grigio moderno, un predatore che si era specializzato nell’abbattimento della megafauna del tempo come bradipi giganti, cavalli e bisonti. Il Canis dirus, altrimenti detto metalupo, era uno dei predatori apicali più temibili della sua epoca.

Il metalupo si è probabilmente evoluto dal “lupo di Armbruster” (Canis armbrusteri), una specie di canide vissuta in Nord America tra i 2 milioni e i 300.000 anni fa. Il metalupo era grande quanto i più grossi esemplari di lupo grigio dello Yukon (Canis lupus pambasileus), una sottospecie di lupo canadese.

L’aspetto del metalupo

Pesava mediamente tra i 60 e i 70 kg, era alto circa 90 centimetri al garrese e lungo quasi due metri da naso a punta della coda. E’ possibile che siano esistiti esemplari più grandi, ma secondo i paleontologi la struttura scheletrica del metalupo non consentirebbe di superare i 110 kg di peso.

scheletro di metalupo

L’aspetto del metalupo era simile a quello del lupo grigio moderno , anche se il cranio era più largo e fornito di denti più lunghi di mezzo centimetro. La potenza del morso era più vicina a quella di una iena che a quella di un lupo e gli consentiva di masticare e rompere le ossa delle prede di cui si cibava per estrarne il nutriente midollo.

Uno studio sulla dentatura del genere Canis ha concluso che il morso del metalupo era il più avanzato e potente di tutte le specie di canidi americani. La mascella era leggermente più grande rispetto a quella dei lupi moderni ed era alimentata da muscoli in grado di sviluppare una forza superiore a quella del lupo grigio.

Sembra che il metalupo fosse particolarmente esposto al rischio di rottura dei denti. L’abitudine di masticare ossa per ottenere più nutrienti è una caratteristica di molti predatori moderni, come le iene e il cane selvatico africano; ma contrariamente ai predatori oggi esistenti, che hanno un rischio di rottura pari al 0,5-2,7%, il metalupo soffriva di denti rotti nel 5-17% dei casi, pari al coyote e allo smilodonte.

Le prede del metalupo

Il Canis dirus si era scavato una nicchia ecologica in un continente che lo costringeva a convivere con predatori formidabili come lo smilodonte, il leone americano (Panthera leo atrox, grande il 25% in più rispetto ad un leone moderno) e l’ orso gigante dal muso corto (Arctodus simus), una bestia così grande da raggiungere i 4 metri in posizione bipede.

Essere umano e proporzioni con metalupo e lupo grigio

La preda principale del metalupo era il cavallo selvatico; da bravo opportunista, il Canis dirus coglieva ogni occasione di cibarsi di cadaveri o abbattere individui malati o molto giovani.

L’alta frequenza di denti rotti riscontrata nei resti fossili dei Canis dirus suggeriscono che questi animali estraessero fino all’ultimo brandello di carne e midollo dalle carcasse di cui si cibavano.

Il metalupo non disdegnava tuttavia i cammelli nordamericani, i bradipi terrestri giganti e gli antichi bisonti, bestie temibili più grandi degli esemplari neolitici e moderni.

Molte delle carcasse di metalupo trovate nelle pozze di catrame di La Brea, California, riportano ferite anche molto gravi, indicando che questi canidi non si cibassero solo di carcasse ma anche di animali vivi, animali ben più grossi di loro.

Quasi tutti i predatori terrestri sociali cacciano prede dalla massa corporea pari alla massa combinata dei membri del branco. Le dimensioni del metalupo indicherebbero come preda ideale un animale dal preso compreso tra i 300 e i 600 kg: se oggi un branco di lupi può abbattere con relativa facilità un alce del peso di 500 kg, è plausibile che un branco di metalupi potesse uccidere un bisonte nordamericano.

Lo stile di vita del metalupo

Sebbene il morso di un metalupo fosse più potente di quello di un lupo moderno, la sua sola arma d’offesa non era sufficiente ad abbattere la megafauna di cui si cibava. E’ lecito supporre, quindi, che fosse un animale che viveva in branchi guidati da una coppia dominante, bene o male come i moderni lupi grigi.

Il branco forniva un vantaggio sotto ogni profilo: permetteva di difendersi da predatori più grandi e di sorvegliare efficacemente il territorio di caccia; durante i pasti, l’intero branco proteggeva gli individui intenti a cibarsi e i cuccioli da altri predatori opportunisti, come i coyote del Pleistocene.

I paleontologi che si sono dedicati allo studio di questo antico predatore ritengono che il metalupo vivesse in branchi composti da 30 o più individui. Le ferite riscontrate sulle ossa scoperte a La Brea, ferite così gravi da lasciare questi animali completamente esposti all’attacco di altri predatori, indicherebbero che i metalupi avessero un’intensa vita sociale e che proteggessero i loro feriti in attesa di una completa guarigione.

Lupo grigio canadese

Il metalupo condivideva il suo habitat con il lupo grigio, ma probabilmente era la figura dominante nel panorama dei canidi dell’epoca: nelle fosse di La Brea sono stati trovati oltre 3600 scheletri di metalupo, mentre i resti di lupo grigio ammontano solo a 15 esemplari.

Sebbene fosse un predatore dominante, il metalupo si estinse lasciando spazio al lupo grigio nel periodo in cui quest’ultimo iniziò la sua evoluzione verso la domesticazione.

Per saperne di più: Dire Wolves Were Real


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