documentario – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 L’enigma della sifilide – Timeline https://www.vitantica.net/2020/01/10/enigma-sifilide-timeline-documentario/ https://www.vitantica.net/2020/01/10/enigma-sifilide-timeline-documentario/#comments Fri, 10 Jan 2020 00:17:10 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4758 Nel 1495 una nuova malattia colpì il Vecchio Continente: era mortale, devastante, e prendeva di mira chiunque dimostrasse una certa promiscuità sessuale. Come ebbe origine la sifilide?

L’ipotesi dominante fino a non molto tempo fa era che la sifilide fosse arrivata in Europa tramite lo “scambio colombiano”, conseguenza dei primi contatti con le Americhe. Insieme a tabacco e patate, Colombo ebbe il “merito” di portare la sifilide, inizialmente in Spagna poi in tutto il continente europeo, nel cuore di popolazioni che non avevano mai conosciuto la malattia.

Le prime ipotesi sull’ origine americana della sifilide ebbero origine con il medico spagnolo Ruy Diaz de Isla: nel 1539 scritte il Tractado contra el mal serpentino que vulgarmente en España es llamado bubas, opera frutto del suo lavoro come medico a Barcellona e dei trattamenti curativi adoperati su alcuni marinai di Colombo.

Pochi anni dopo, Bartolomé de Las Casas contribuisce alle fondamenta della teoria sull’origine americana della sifilide con queste affermazioni della sua Storia generale delle Indie:

«C’erano e ci sono due cose in quest’isola che all’inizio furono molto penose per gli spagnoli: una è la malattia delle bubas che in Italia si chiama mal francese. È accertato che essa venne da quell’isola, e questo accadde, o al ritorno dell’ammiraglio Don Cristobal Colon, quando assieme alla notizia della scoperta delle Indie giunsero i primi indiani che io vidi fin dal loro arrivo a Siviglia, i quali importarono le bubas in Spagna infettando l’aria o in tutt’altro modo; o al tempo del primo ritorno a Castiglia, quando rientrarono alcuni spagnoli con le bubas, e questo poteva accadere tra il 1494 e il 1496. […] Io personalmente mi sono impegnato a più riprese a chiedere agli indiani se questo male esisteva già da tempo dalle loro parti, ed essi risposero affermativamente […] È anche accertato che tutti gli spagnoli incontinenti che su quell’isola non osservavano affatto la virtù della castità, furono colpiti dalle bubas e che, su cento, non ne sfuggì uno solo, salvo nel caso in cui l’altra parte non avesse mai avuto le bubas»

Ci sono tuttavia prove scheletriche del fatto che in Francia, Italia e Inghilterra la malattia fosse già conosciuta secoli prima del viaggio di Colombo. Alcuni resti ossei scoperti presso il monastero di Kingston-upon-Hull, in Inghilterra, hanno mostrato segni evidenti di sifilide risalenti ad oltre 1 secolo prima dell’ esplorazione dei continenti americani.

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Il documentario cerca di fare luce sull’origine della sifilide, esplorando i primi contatti con le malattie nordamericane ed esaminando le prove sulla sua possibile presenza in Europa prima della scoperta delle Americhe.

Sifilide

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40 anni di isolamento: Faustino Barrientos https://www.vitantica.net/2019/11/13/40-anni-isolamento-faustino-barrientos/ https://www.vitantica.net/2019/11/13/40-anni-isolamento-faustino-barrientos/#respond Wed, 13 Nov 2019 00:10:08 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4668 A partire dal 1965, Faustino Barrientos ha vissuto in solitudine lungo le rive del lago O’Higgins, tra Cile e Argentina. Come dimora ha costruito una casa usando un vecchio vascello da pesca ormai inutilizzabile.

Faustino ha vissuto di pastorizia per oltre 40 anni, con l’aiuto di ben poche comodità moderne. L’insediamento più vicino, Villa O’Higgins, è una piccola comunità di qualche centinaio di persone a circa 40 chilometri di distanza dalla sua casa.

Per raggiungere Villa O’Higgins, Barrientos deve intraprendere un viaggio di due giorni a dorso di cavallo, viaggio che intraprende solo una volta all’anno per vendere e acquistare bestiame.

Nel 2011, Vice ha girato un breve documentario sulla vita in isolamento di Faustino Barrientos, un uomo ormai ottantenne che si trova ad affrontare forze governative, economia, turismo e cambiamenti climatici che stanno modificando il territorio che ama.

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Yanomami, indigenous in the Amazon jungle https://www.vitantica.net/2019/08/19/yanomami-indigenous-in-the-amazon-jungle/ https://www.vitantica.net/2019/08/19/yanomami-indigenous-in-the-amazon-jungle/#comments Mon, 19 Aug 2019 00:10:15 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4483 Gli Yanomami appartengono ad una tribù indigena (chiamata anche Yanamamo, Yanomam e Sanuma) che vive nella foresta pluviale tropicale del Venezuela meridionale e del Brasile settentrionale. All’interno del gruppo definito Yanomami sono inclusi i Sanema, che vivono nel settore settentrionale, i Ninam, che vivono nel settore sud-orientale, gli Yanomam, che vivono nella parte sud-orientale, e gli Yanomamo, che vivono nella parte sud-occidentale dell’area Yanomami.

Gli Yanomami dipendono completamente dalla foresta pluviale; usano l’orticoltura e lo “slash & burn“, coltivano banane, raccolgono frutta e cacciano animali e pesci. Gli Yanomami non sono sedentari e tendono a spostare spesso il loro accampamento dopo aver sfruttanto intensivamente un’area di foresta pluviale.

Le donne coltivano principalmente piantaggine e manioca negli orti, mentre gli uomini svolgono il pesante lavoro di disboscamento delle aree forestali per far posto alle coture. Un’altra fonte di cibo per gli Yanomami sono le larve: la pratica di abbattere le palme per facilitare la crescita di larve è ciò che più si avvicina al concetto di allevamento per gli Yanomami.

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La dieta tradizionale Yanomami è molto povera di sale; la loro pressione sanguigna è tipicamente tra le più basse di qualunque altro gruppo demografico. Per questo motivo, gli Yanomami sono stati oggetto di studi che cercano di collegare l’ipertensione al consumo di sodio.

Oggi circa il 95% degli Yanomami vive all’interno della foresta amazzonica, rispetto al 5% che vive lungo i principali fiumi.

Rispetto alla “gente della foresta”, la “gente del fiume” è molto più sedentaria e sussiste pescando e commerciando merci con altri villaggi. Le “persone della foresta” sono orticoltori e cacciatori: i loro orti includono patate dolci, banane, canna da zucchero e tabacco.

Tuttavia, come orticoltori, gli Yanomami non ottengono proteine ​​sufficienti dalle loro colture, costringendo gli uomini a dedicarsi ciclicamente a battute di caccia che possono durare fino ad una settimana.

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La Grande Trasformazione: il Neolitico https://www.vitantica.net/2019/08/14/la-grande-trasformazione-il-neolitico/ https://www.vitantica.net/2019/08/14/la-grande-trasformazione-il-neolitico/#comments Wed, 14 Aug 2019 00:10:29 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4479 Premio speciale al 7° Festival Internazionale del Video Istituzionale “Videoland”, Cesena 1995. Il documentario spiega, con un linguaggio semplice e diretto, perché il Neolitico può essere considerato, per la storia dell’ umanità, un periodo ‘rivoluzionario’.

Dalla domesticazione delle specie animali e vegetali, all’affermarsi degli insediamenti stabili, alla comparsa della ceramica e di attrezzi e strumenti di lavoro specializzati, fino ad aspetti culturali come la cura dei morti e il culto degli antenati, la ‘rivoluzione’ neolitica ha visto gettare le basi delle attuali civiltà occidentali.

Nel documentario questi argomenti vengono illustrati attraverso l’uso di semplici ma efficaci sequenze animate, riprese dal vero e materiali di repertorio. Il tutto accompagnato dai suoni della musica di tradizione orale del bacino del Mediterraneo.

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Scritto e diretto da Piero D’Onofrio per la Cooperativa ARX, consulenza scientifica di Annamaria Conti, disegni e animazioni di Luca Benedetti, forografia di Sandro Bartolozzi, montaggio di Fabio Simonelli.

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Documentario: la tribù Akha del Laos, tra tradizione e modernità https://www.vitantica.net/2019/08/12/documentario-tribu-akha-laos-tradizione/ https://www.vitantica.net/2019/08/12/documentario-tribu-akha-laos-tradizione/#respond Mon, 12 Aug 2019 00:10:44 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4474 Separato dal resto del mondo, senza una sola strada asfaltata, il villaggio di Peryensang Mai è rimasto fino ad oggi pressoché intatto, subendo pochissime influenze dalla civiltà moderna.

Gli abitanti di Peryensang Mai appartengono alla tribù Akha e sembrano vivere in un’epoca differente dalla nostra: la loro cultura non ha una tradizione scritta; la loro vita quotidiana è definita dalle leggi e dai rituali tramandati dai loro antenati, come la pratica di effettuare sacrifici di animali per scongiurare la sfortuna.

Questa aderenza a costumi spesso brutali conferisce stabilità e direzione alle vite degli Akha. Le donne del villaggio hanno una vita particolarmente impegnativa: poiché gli Akha sono in gran parte autosufficienti, i compiti delle donne spaziano dall’agricoltura alle faccende domestiche, fino alla produzione di abiti tradizionali.

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Questo documentario racconta la storia della famiglia Laovan. La madre, Yeapheun, ha sempre dovuto lavorare sodo per sostenere la sua famiglia numerosa. Suo marito è l’anziano del villaggio e ha come compito principale quello di assicurarsi che gli Akha osservino le rigide regole della tradizione.

La coppia e i loro figli maggiori non possono immaginare di condurre una vita oltre la cima della montagna su cui vivono, quindi la famiglia ripone le proprie speranze sul figlio più giovane, Kienglom, che ha frequentato la scuola in una città vicina da quando aveva undici anni.

Come molte tribù montane del Laos, gli Akha si trovano di fronte a una scelta difficile: mantenere il loro stile di vita tradizionale, oppure scendere a valle per avere elettricità, acqua corrente e migliori cure mediche, abbandonando i loro antichi rituali.

Il film accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo alla scoperta di una tribù divisa tra tradizione e modernità.

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Video: 10 giorni con gli Hadza https://www.vitantica.net/2019/08/07/video-10-giorni-con-gli-hadza/ https://www.vitantica.net/2019/08/07/video-10-giorni-con-gli-hadza/#respond Wed, 07 Aug 2019 00:10:35 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4471 L’utente YouTube Bush Survival Training ha trascorso 10 giorni in compagnia degli Hadza, un popolo indigeno della Tanzania che conduce uno stile di vita ancora legato alle tradizioni di caccia e raccolta.

Attualmente la popolazione Hadza conta circa 1.300 individui, ma solo 300 conducono ancora un’esistenza da cacciatori-raccoglitori.

Nel video vengono mostrate le attività quotidiane che garantiscono la sopravvivenza degli Hadza: costruzione e posizionamento di trappole per animali, attività di raccolta svolta principalmente dalle donne, battute di caccia, lavorazione delle pelli e creazioni di utensili e armi (come l’arco).

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Documentario: 76 giorni in mare https://www.vitantica.net/2019/04/27/documentario-76-giorni-in-mare/ https://www.vitantica.net/2019/04/27/documentario-76-giorni-in-mare/#respond Sat, 27 Apr 2019 10:27:15 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4139 Dopo una feroce tempesta, un uomo si ritrova alla deriva nell’Oceano Atlantico senza apparentemente alcuna speranza di salvezza.

Per 76 giorni Steven Callahan giorni è costretto ad adattarsi alla vita in mare affrontando la ferocia del clima, imprevisti di ogni tipo e animali marini troppo invadenti, trovando espedienti per combattere la disidratazione, la fame e la follia.

Partito da Rhode Island a bordo dell’imbarcazione chiamata Napoleon Solo, dopo un viaggio in solitario a Bermuda, Callahan salpò verso l’Inghilterra in compagnia del suo amico Chris Latchem.

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Dopo essere stata danneggiata durante una tempesta, la Napoleon Solo inizia ad affondare diversi giorni dopo aver raggiunto le Canarie. Callahan si vede costretto a rifugiarsi a bordo di un gommone di salvataggio per sei persone, iniziando un duro percorso per la sopravvivenza nel bel mezzo dell’Atlantico.

Durante i suoi 76 giorni Callahan si ciba di pesci che riesce a pescare con una lancia improvvisata, dei pesci volanti che cadono accidentalmente nel gommone e di uccelli acquatici. I suoi resti contribuirono a generare un mini-ecosistema di creature acquatiche e uccelli che seguì il gommone per circa 3.300 km.

Callahan otteneva acqua grazie a due distillatori solari d’acqua marina e alcuni dissalatori improvvisati, producendo ogni giorno un totale di circa mezzo litro d’acqua.

Dopo oltre 2 mesi di deriva nell’Atlantico, alcuni pescatori dell’isola di Maria Galante, a sud-est da Guadalupe, si accorsero della sua presenza grazie agli uccelli marini che seguivano il gommone, recuperando Callahan e portandolo sulla terraferma: aveva perso un terzo del suo peso ed era ricoperto da escoriazioni causate dall’acqua salata e dal sole.

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Video: Lezioni da Cahokia https://www.vitantica.net/2019/04/06/video-lezioni-da-cahokia/ https://www.vitantica.net/2019/04/06/video-lezioni-da-cahokia/#respond Sat, 06 Apr 2019 14:00:36 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4016 La cultura nativa americana è stata spesso rappresentata in modo alterato e fittizio. La presentazione esposta al TED da Chirc Otto, assistente professore al Jefferson College di Hillsboro, Missouri, esamina le più recenti informazioni sugli abitanti di Cahokia, dati che sembrano dipingere un quadro differente dai nativi americani “ecologisti” a cui siamo stati abituati da intere decadi.

Collocata lungo il fiume Mississippi in prossimità dell’attuale St. Louis, Cahokia fu la più grande città precolombiana dell’America settentrionale: nel periodo di maggior espansione, questo insediamento ospitò una popolazione più numerosa di molte città europee dell’epoca (come Londra) con i suoi quasi 40.000 abitanti.

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Documentario: i Sanema https://www.vitantica.net/2019/03/02/documentario-sanema/ https://www.vitantica.net/2019/03/02/documentario-sanema/#respond Sat, 02 Mar 2019 00:10:04 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3798 I Sanema (o Sanumà) sono un popolo indigeno imparentato con gli Yanomami che vive tra il Brasile e il Venezuela. Attualmente il popolo sanema conta circa 1500 individui; i sanema venezuelani vivono lungo i fiumi Caura e Ventuari.

La cultura sanema non prevede la presenza di un capo: ogni decisione viene presa in base al consenso. Nessuno possiede terreno e tutto il territorio appartiene all’intera comunità; solo ciò che viene personalmente prodotto dalla terra può essere considerato proprietà personale.

Lo status sociale di un individuo non viene misurato in base a ciò che possiede, ma dal suo grado di generosità verso gli altri membri della comunità.

Le donne sanema si sposano spesso prima di aver raggiunto la pubertà, anche se il matrimonio viene consumato anni dopo. Gli uomini possono avere 5-6 mogli.

Le donne sanema si occupano delle colture e della raccolta di piante selvatiche, della cura dei figli e della preparazione del cibo. Producono il cotone necessario a realizzare indumenti, e realizzano canestri e pentole d’uso quotidiano; è inoltre loro responsabilità il mantenimento del fuoco da campo, che non deve mai spegnersi.

Inizialmente più cacciatori-raccoglitori che agricoltori, oggi i sanema basano la loro dieta sulla coltivazione della manioca, della patata dolce, di banane e papaya.

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Per i sanema la malattia ha un significato religioso: ad eccezione di pozioni e unguenti per medicare i malati, gli sciamani devono viaggiare nel mondo degli spiriti per ottenere consigli su come guarire le persone.

La preparazione per il viaggio nel mondo degli spiriti è lunga e prevede un rituale composto da canti, movimenti ritmici e ingestione di composti come il sacona, che li fa salivare a profusione.

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Mongolia: The Last Eagle Hunters https://www.vitantica.net/2019/01/30/mongolia-the-last-eagle-hunters/ https://www.vitantica.net/2019/01/30/mongolia-the-last-eagle-hunters/#respond Wed, 30 Jan 2019 00:10:11 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3695 Circa 200 anni fa, l’avanzata dell’impero russo fece fuggire diversi gruppi nomadi del Kazakistan oltre i confini della Mongolia, trovando rifugio nella provincia di Bayan Ulgii.

Rifugiati in una terra di estremi, dalle temperature che possono raggiungere i -45°C durante gli inverni più rigidi, e in compagnia dei loro fidati cavalli, i kazaki tentarono di preservare la loro cultura basandosi sulla sola trasmissione orale di usi, costumi e pratiche centenarie.

Con loro portarono anche l’antica tradizione della caccia con l’aquila. I kazaki hanno tre termini distinti per definire chi pratica la falconeria: qusbegi (“signore degli uccelli”) era un titolo riservato ai falconieri alla corte dei khan; sayatshy indicava invece un “professionista della falconeria”; il termine burkitshi, infine, era la definizione per chi praticava la caccia con l’aquila.

Attualmente esistono circa 250 falconieri che cacciano con le aquile nella regione di Bayan-Olgii, tra i Monti Altai. La tradizione prevede di cacciare con i rapaci a dorso di cavallo, attaccando principalmente volpi rosse, marmotte, lepri e conigli selvatici.

Ogni anno, i falconieri celebrano la loro antica arte riunendosi al Festival dell’Aquila, una competizione amichevole basata sulla caccia di volpi e lepri utilizzando aquile reali (Aquila chrysaetos).

L’aquila reale è uno dei rapaci più grandi e possenti: lunga dai 70 ai 120 centimetri, può pesare fino a 7 kg ed è dotata di artigli poderosi e un becco letale per ogni piccolo animale che riescono a catturare. Tradizionalmente vengono utilizzate solo aquile femmine, più grandi e feroci dei maschi.

I falconieri kazaki convivono con le loro aquile per circa 10 anni (la speranza di vita media di un’aquila reale è di circa 30 anni) per poi liberarle una volta terminato il loro “periodo di servizio”.

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