donne – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Merit Ptah: personaggio reale o immaginario? https://www.vitantica.net/2019/12/19/merit-ptah-reale-immaginario/ https://www.vitantica.net/2019/12/19/merit-ptah-reale-immaginario/#respond Thu, 19 Dec 2019 00:22:24 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4745 In questo post sulla timeline della medicina dall’antichità ad oggi, viene citata una figura femminile di particolare importanza, una delle prime donne ad aver dedicato la sua vita all’arte curativa e unanimamente considerata la prima ad aver conquistato una posizione di potere grazie alla pratica medica: Merit Ptah.

Il nome di Merit Ptah si trova ovunque, dalle citazioni su libri scritti nell’ultimo secolo ai più moderni videogiochi; il suo nome è stato anche utilizzato per battezzare un cratere sul pianeta Venere.

Si tratta di un personaggio iconico, un simbolo di emancipazione femminile e l’incarnazione stessa della medicina antica; ma tutte le menzioni di questo mondo non possono nascondere il fatto che Merit Ptah, in realtà, è molto probabilmente un personaggio di pura fantasia.

La “storia” di Merit Ptah

Su questa figura femminile dell’antico Egitto sappiamo ben poco (le ragioni saranno più chiare leggendo il resto del post), ma da ciò che si racconta ormai da decadi, fu una delle prime curatrici a raggiungere una posizione di potere nella corte del faraone, e probabilmente la prima donna ad essere menzionata nella storia della medicina.

Il suo nome significa “Amata da Ptah”: Ptah era la divinità protettrice della città di Memphis, esistente ben prima della creazione dell’universo, venuto alla luce per sua volontà. Merit Ptah sarebbe vissuta quasi 5.000 anni fa, al termine del periodo Protodinastico.

Un’apparente prova dell’esistenza di Merit Ptah sarebbe la raffigurazione di una donna nella necropoli di Saqqara e una citazione sulla tomba del figlio, che la definisce “Sommo Medico.

Errore d’identità

Jakub Kwiecinski, storico della medicina della University of Colorado’s School of Medicine, ha deciso di scavare più a fondo nella documentazione storica disponibile agli egittologi per capire se Merit Ptah sia stato un personaggio realmente esistito, o sia solo il frutto di una mescolanza tra realtà e fantasia.

La popolarità di Merit Ptah inizia nel 1938: appare in un libro di Kate Campbell Hurd-Mead in cui vengono delineate alcune figure femminili nella storia della medicina. Nel suo libro, Hurd-Mead identifica Merit Ptah come la prima dottoressa della storia, vissuta intorno al 2730 a.C. e madre di un sacerdote di alto rango sepolto nella Valle dei Re.

All’interno della tomba di questo sacerdote sarebbe stata trovata una tavoletta che citava la madre, chiamata Merit Ptah, come il “Capo Medico” del faraone, un titolo molto prestigioso e generalmente riservato a uomini di alto rango.

La scoperta descritta da Hurd-Mead appare estremamente affascinante, se non fosse per un piccolo dettaglio: la Valle dei Re non esisteva all’epoca in cui sarebbe vissuta la donna (risale a oltre un millennio dopo), e non esiste alcun documento che citi Merit Ptah nelle liste di curatori e curatrici dell’antico Egitto.

Merit Ptah: personaggio reale o immaginario?

Da dove deriva quindi la citazione di Merit Ptah? Probabilmente da un libro in possesso di Hurd-Mead, un volume che cita una curatrice di nome Peseshet, il cui nome appare nella tomba del figlio Akhethetep, vissuto intorno al 2400 a.C..

La tomba di Akhethetep si trova a Giza e include una falsa porta che riporta la raffigurazione del padre e della madre, quest’ultima descritta come la “Sovrintendente delle Donne Curatrici”. Secondo Kwiecinski, Hurd-Mead fece confusione tra Merit Ptah e Peseshet.

“Sfortunatamente, Hurd-Mead nel suo libro mescola accidentalmene il nome dell’antica curatrice, la data in cui visse e la località della tomba” afferma Kwiecinski. “Da allora, da un caso di errata identificazione di un’autentica curatrice dell’antico Egitto, Peseshet, nacque Merit Ptah, ‘la prima dottoressa’”.

Nome reale, personaggio di fantasia

“Merit Ptah, come nome, esisteva nell’antico Egitto (era il nome della moglie di Ramose, governatore di Tebe sotto Akhenaton), ma non appare in alcuna delle liste di curatori, nemmeno come un personaggio leggendario o come ‘caso controverso'”, sostiene Kwiecinski. Il suo nome non è presente negli elenchi delle donne amministratrici, e non ci sono riferimenti alla curatrice all’interno delle tombe conosciute.

Ma la figura di Merit Ptah è ormai largamente diffusa come simbolo di emancipazione, sospinta anche da venti ideologici. “E’ stata associata con il problema, estremamente emozionale, partigiano, ma anche profondamente personale, della parità di genere. Tutto questo ha creato una tempesta perfetta che ha alimentato la storia di Merit Ptah”.

Merit Ptah potrebbe quindi essere un personaggio partorito dall’errore di interpretazione di una scrittrice, ma questo non significa che nell’antico Egitto non esistessero curatrici di particolare importanza.

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Peseshet, vissuta verso il termine della Quarta Dinastia, viene descritta come “Sommo Medico”, o “Sovrintendente delle Donne Curatrici”, proprio come la Merit Ptah citata da Hurd-Mead. Non sappiamo se lei stessa fosse un medico, ma la citazione nella mastaba del figlio Akhethetep la colloca in una posizione sociale molto elevata.

Anche su Peseshet conosciamo ben poco: una falsa porta nella mastaba del figlio la cita per nome e la mostra insieme ad un uomo chiamato Kanefer, probabilmente il marito; sappiamo tuttavia che Peseshet è stato un personaggio realmente esistito, la prima donna della storia della medicina ad essere ricordata ancora oggi.

Celebrated Ancient Egyptian Woman Physician Likely Never Existed, Says Researcher
Peseshet
Merit Ptah, “The First Woman Physician”: Crafting of a Feminist History with an Ancient Egyptian Setting

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Uguaglianza di genere tra i popoli norreni https://www.vitantica.net/2019/11/08/uguaglianza-di-genere-popoli-norreni/ https://www.vitantica.net/2019/11/08/uguaglianza-di-genere-popoli-norreni/#comments Fri, 08 Nov 2019 00:10:59 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4677 I Paesi scandinavi sono oggi considerati un modello di uguaglianza di genere, ma da dove deriva questo aspetto culturale? Secondo Laura Maravall e Jörg Baten, storici che lavorano per il Collaborative Research Center “ResourceCultures” dell’università di Tübingen, si tratta di una caratteristica delle società scandinave risalente all’epoca vichinga.

Secondo le analisi di ossa e denti appartenuti a individui norreni vissuti tra l’ VIII e l’ XI secolo, le donne di ogni età potevano vantare un livello di salute media pari o più alto rispetto agli uomini, pur disponendo delle stesse possibilità di accesso al cibo.

Global History of Health Project

Lo studio si basa sulle informazioni relative alla popolazione europea raccolte dal Global History of Health Project, un progetto che ha classificato i dati dei resti umani rinvenuti in oltre un centinaio di siti archeologici europei e che coprono un segmento temporale di circa 2.000 anni.

Secondo i ricercatori, se una persona è malnutrita o seriamente ammalata in giovane età, lo smalto dei denti sosterrà danni permanenti. “Abbiamo ipotizzato che se le bambine e le donne ricevevano meno cibo e attenzioni rispetto ai membri maschili della società, avrebbero mostrato più danni allo smalto” spiega Maravall.

“Il livello di differenza tra i valori di uomini e donne” continua la ricercatrice, “è quindi anche una misura dell’uguaglianza di genere all’interno della popolazione”. La corrispondenza tra i danni allo smalto e lo stato generale di salute è stato dimostrato dalle misurazioni effettuate sulle ossa; in particolare, la lunghezza dei femori ha fornito informazioni sull’altezza degli individui analizzati, un indicatore connesso ad una buona dieta e ad un buono stato di salute.

Donne di città e di campagna

“Queste donne dei paesi nordici potrebbero essere alla base del mito delle Valchirie: erano forti, in salute e alte” sostiene Baten. Ma secondo gli stessi ricercatori, la situazione negli insediamenti urbani scandinavi era differente.

Nelle città svedesi di Lund e Sigtuna, ad esempio, in corrispondenza dell’odierna Stoccolma, e nella città di Trondheim in Norvegia, si svilupparono dei sistemi di classi sociali con l’arrivo del Medioevo. Le donne di città non godevano degli stessi diritti di chi viveva in campagna.

L’uguaglianza tra i sessi all’esterno delle città sembra essere stata legata alle attività d’allevamento. “Curare i campi era un’attività principalmente svolta dagli uomini perché richiedeva una maggiore forza muscolare; ma allevare animali consentiva alle donne di contribuire molto all’economia familiare. Questo ha probabilmente innalzato la loro posizione nella società” afferma Baten.

Donne tutelate ma dai ruoli ben distinti

Anche se le donne norrene godevano di maggiori privilegi e libertà rispetto a quelle che vivevano sul bacino del Mediterraneo, il loro ruolo era ben differenziato da quello degli uomini.

Da una parte, le donne erano sempre sottoposte all’autorità del padre o del marito, con una libertà limitata su ciò che potevano possedere. Non potevano partecipare all’attività politica e non potevano diventare capi militari (goði), giudici, testimoni attendibili in procedimenti giudiziari e non avevano voce in capitolo nelle assemblee.

In ogni caso, le donne godevano di rispetto nella società norrena. Amministravano le finanze del nucleo familiare, dirigevano le attività quotidiane in assenza del marito, e una volta divenute vedove potevano mantenere le proprietà del marito e possedere terreni.

Uguaglianza di genere tra i popoli norreni

Uccidere una donna era considerato un atto spregevole, anche se accidentale, specialmente se condotto entro le mura di casa. Anche violenza “leggera” nei confronti delle donne era inaccettabile: nella saga di Droplaugarsona, uno degli uomini di Helgi lancia una palla di neve a Tordis, venendo immediatamente rimproverato perché “è stupido portare attacchi fisici ad una donna”.

La legge scandinava, inoltre, proteggeva le donne da attenzioni indesiderate, ad esempio prevedendo una serie di pene per contatti di natura sessuale non consenzienti. La saga di Kormáks racconta l’incontro tra Kormákr e Steingerðr: sedutosi vicino alla donna, Kormákr la bacia per ben quattro volte senza alcun accenno di assenso, causando le ire di Torvaldr e vedendosi costretto a pagare due once d’oro come multa per il suo atto sconsiderato.

Le donne avevano una vastissima gamma di responsabilità: preparare il cibo, tenere pulita la casa, fare il bucato, occuparsi dei figli, mungere e accudire il bestiame. La donna era responsabile di ogni cosa all’interno delle mura domestiche, mentre l’uomo si occupava di attività più propriamente maschili per la società norrena.

La magia era considerata un’attività pericolosa e prettamente femminile. Non sono rari i casi di donne uccise perché accusare di stregoneria, e la pratica della magia era qualcosa che nessun uomo avrebbe mai sperimentato per non veder messa in dubbio la propria mascolinità.

Le responsabilità e i sospetti di stregoneria, tuttavia, erano accoppiati a un’insolita libertà personale per il mondo antico. Potevano richiedere il divorzio quando volevano e trattenere i loro averi nel caso il matrimonio fosse terminato.

Anche se quasi tutti i matrimoni erano combinati dalle famiglie quando una ragazzina raggiungeva un’età compresa tra i 12 e 15 anni, le future spose avevano l’ultima parola nell’unione e potevano rifiutarsi di sposare un marito a loro non congeniale.

Una volta divenute vedove, le donne norrene potevano prendere il posto del marito e condurre affari come un uomo di pari livello sociale. Molte donne scandinave furono sepolte con ricchi corredi funerari, suggerendo che avessero conquistato una tale fame e un così alto ruolo nella società da essere considerate personaggi molto rilevanti e influenti, se non addirittura temuti.

Fonti per: “Uguaglianza di genere tra i popoli norreni”

Valkyries: Was gender equality high in the Scandinavian periphery since Viking times? Evidence from enamel hypoplasia and height ratios
The Role of Women in Viking Society
What Was Life Like for Women in the Viking Age?
VIKING GENDER ROLES

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Cahokia, regno delle agricoltrici https://www.vitantica.net/2019/03/25/cahokia-regno-delle-agricoltrici/ https://www.vitantica.net/2019/03/25/cahokia-regno-delle-agricoltrici/#respond Mon, 25 Mar 2019 00:10:54 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3884 Gli archeologi incontrano ancora molte difficoltà nel ricostruire la rapida ascesa e caduta di Cahokia, la misteriosa cultura nordamericana che costruì tumuli lungo il Mississippi circa 1.000 anni fa.

Una delle ipotesi più gettonate è che la civiltà di Cahokia fosse basata su una società gerarchica (come spiegato in questo post), altamente centralizzata e del tutto dipendente dalla coltivazione del mais; in questo scenario, le élite dominanti esigevano regolarmente tributi dai contadini che lavoravano la terra.

Per quanto non ci siano molti dubbi sul fatto che l’agricoltura fosse la linfa di Cahokia, un nuovo libro di una paleoetnobiologa della Washington University di St. Louis dipinge un quadro differente di questa cultura nordamericana.

Il libro offre anche una road map per la riscoperta e la possibile coltivazione di una serie di fonti di cibo selvatico altamente nutritivo, tra cui un cugino nordamericano della quinoa, un tempo parte fondamentale della dieta dei nativi.

“La vera storia di Cahokia va oltre il mais e le decisioni prese da un piccolo gruppo di élite”, sostiene Gayle Fritz, professoressa emerita di antropologia e autrice di “Feeding Cahokia: Early Agriculture in the North American Homeland“.

Ku-ne-che, palla di noci pecan tritate e pestate, usata dai Cherokee per la produzione di zuppe
Ku-ne-che, palla di noci pecan tritate e pestate, usata dai Cherokee per la produzione di zuppe

“È chiaro che la stragrande maggioranza dei contadini di Cahokia fossero donne ed è probabile che la loro conoscenza critica delle colture domestiche e delle piante commestibili selvatiche avesse fatto guadagnare loro posizioni di potere e rispetto ad ogni livello della società”.

L’ascesa e la caduta di Cahokia

Classificato come patrimonio mondiale dell’UNESCO, il complesso Cahokia Mounds fu una volta la città più grande e popolata del Nord America prima dell’esplorazione europea.

Raggiungendo il suo apice tra il 1050 e il 1200 d.C., la città e la regione immediatamente circostante vantavano una popolazione di decine di migliaia di individui ed esercitavano una forte influenza su altri insediamenti indigeni disseminati in un’ampia area del Midwest americano.

Intorno al XIV secolo, per ragioni ancora inspiegabili, la civiltà di Cahokia cominciò a disgregarsi. Nel 1300 d.C. la popolazione che viveva a Cahokia era diretta verso il collasso; all’inizio del 1500, quando gli esploratori europei visitarono per la prima volta il Nord America, la grande città di Cahokia era ormai stata abbandonata da tempo.

Alcuni archeologi suggeriscono che la fine di Cahokia sia stata causata a periodi di forti alluvioni o siccità, o da un potente terremoto, e dall’impatto che queste calamità naturali ebbero su un sistema agricolo sempre più dipendente dal mais.

I dubbi sulla fine di Cahokia

Fritz ha messo in discussione gli indizi a sostegno di un collasso dovuto a disastri naturali, così come l’idea che eventi climatici gravi avrebbero potuto paralizzare la capacità della città di generare le sufficienti risorse alimentari necessarie a sostenersi.

La sua ricerca mostra che la rete di produzione alimentare della città era estremamente ben diversificata, stabile, sofisticata e situata in alcuni dei terreni agricoli più fertili del mondo.

Anche se alcuni disastri naturali potrebbero aver scatenato disordini sociali o religiosi destabilizzanti, secondo Fritz le donne che controllavano la produzione agricola di Cahokia erano più che capaci di resistere a gravi disturbi climatici.

Fritz ha documentato l’impiego di quello che potrebbe essere stato il primo raccolto domestico d’America, una specie di zucca che probabilmente giunse dall’Africa sfruttando le correnti dell’Atlantico.

Il chenopodium produce piccoli semi simili alla quinoa ed è stato coltivato in Nord America per migliaia di anni.
Il chenopodium produce piccoli semi simili alla quinoa ed è stato coltivato in Nord America per migliaia di anni.

Fritz ha anche analizzato l’origine di altre colture primitive come la zucca, il girasole e il chenopodium, addomesticati sul suolo nordamericano e coltivati da generazioni di agricoltori prima, durante e dopo l’ascesa di Cahokia.

La ricercatrice spiega anche come i primi americani avessero imparato a sfruttare al massimo i raccolti di noci selvatiche, come le ghiande e le noci pecan, fornendo agli alberi più produttivi un vantaggio ambientale tramite incendi controllati regolari del sottobosco, con lo scopo di creare aree che gli esploratori europei descrissero in seguito come “frutteti di noci”.

Le donne di Cahokia dominavano la produzione agricola

Secondo Fritz, Cahokia basava la sua economia su un sistema agricolo dominato da donne; un indizio è rappresentato da piccole statue di argilla dissotterrate a Cahokia e in altri siti lungo Mississippi.

Le statuette, che altri ricercatori hanno descritto come dee del grano, spesso raffigurano una donna anziana inginocchiata con le braccia tese. Le statue sono impreziosite da serpenti intrecciati, steli, rampicanti e fiori che alcuni studiosi hanno identificato come simboli del mais e della fertilità.

Fritz sostiene che molte delle incisioni rappresentano in modo accurato semi di girasole e zucchine, non pannocchie di mais. La sua ipotesi si basa sul lavoro di Carol Diaz-Granados, ricercatrice associata presso l’Università di Washington, e di altri studiosi che hanno analizzato l’arte rupestre dei nativi americani.

Statuetta Keller, una delle molte trovate lungo il Mississippi
Statuetta Keller, una delle raffigurazioni della “vecchia che non muore mai” trovate lungo il Mississippi

In base a queste ricerche, le statuette di Cahokia rappresenterebbero un personaggio noto come “la vecchia donna che non muore mai” o “nonna”, una figura centrale nel sistema di credenze delle tribù di lingua di Siouan moderne, come i Mandan e gli Hidatsa.

Le donne di queste tribù facevano parte di gruppi chiamati “Goose Societies” e giocavano un ruolo predominante nell’agricoltura tribale e nella vita spirituale: le donne più giovani scalavano la gerarchia sociale grazie al lavoro nei campi.

“Molto prima che il mais, i fagioli e la zucca diventassero cibi fondamentali nella dieta dei nordamericani, è probabile che le agricoltrici si appellassero a figure simili alla Madre Terra per farsi guidare nella coltivazione e nella raccolta di semi nativi, come i girasoli e il chenopodium. Questo scenario alternativo colloca le donne come attrici principali nella cultura di Cahokia invece che individui sotto il controllo di una casta sacerdotale”.

Women shaped cuisine, culture of ancient Cahokia

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Donne e scienze nella storia (fino al XVII secolo) https://www.vitantica.net/2018/12/10/donne-scienza-storia-antica/ https://www.vitantica.net/2018/12/10/donne-scienza-storia-antica/#respond Mon, 10 Dec 2018 00:10:09 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3102 Ricostruire il contributo delle donne nella medicina, nella filosofia e nelle scienze del passato è difficile: molte figure femminili non lasciarono alcuna traccia del loro lavoro, spesso considerato inopportuno, scomodo o pericoloso per lo status quo maschile.

In alcuni periodo storici, come nell’ antico Egitto o nella Grecia classica, le donne riuscirono ad ottenere ruoli di spicco nello studio della natura, nell’ astronomia e in medicina (non senza opposizioni da parte di alcune cerchie scientifiche maschili); durante il Medioevo, invece, l’emergere di donne istruite nei monasteri e incoraggiate alla ricerca intellettuale fu ben presto bloccata da un clero misogino, limitando il contributo femminile nello studio delle scienze.

A partire dall’ XI secolo emersero le prime università europee, ma generalmente alle donne era preclusa l’educazione universitaria. Ci furono alcune eccezioni: fin dalla sua fondazione, l’Università di Bologna accettò la partecipazione delle donne alle lezioni;in Italia l’istruzione femminile fu accolta con meno riserve rispetto al resto d’Europa, permettendo la formazione di circoli di ricerca al femminile come quello della Scuola medica di Salerno.

Donne e scienza nella storia: Maria Winckelmann
Donne e scienza nella storia: Maria Winckelmann

Durante il periodo della rivoluzione scientifica (tra il XVI e il XVII secolo), le donne iniziarono a riprendere lentamente un ruolo di spicco all’interno delle scienze: tra il 1650 e il 1710, il 14% degli astronomi tedeschi era costituito da donne come Maria Winckelmann, che operava nell’osservatorio astronomico dell’Accademia delle Scienze berlinese.

Alcune istituzioni scientifiche, tuttavia, come la Royal Society londinese e l’Accademia Francese delle Scienze, non accettarono la presenza di donne fino al XX secolo.

In questo post fornirò un elenco delle donne più influenti e prolifiche in ambito scientifico, medico e filosofico, dal mondo antico fino al XVII secolo. Elencarle tutte richiederebbe un articolo di proporzioni colossali, ma se avete suggerimenti o correzioni da segnalare commentate qui sotto e provvederò a revisionare il post non appena possibile.

2.700 a.C.: Merit-Ptah

Merit-Ptah (“Amata dal dio Ptah”) è il primo medico donna della storia il cui nome è sopravvissuto fino ad oggi. Sappiamo poco su di lei, ma ciò che sappiamo fornisce un quadro approssimativo del suo ruolo: secondo un’iscrizione fatta da suo figlio a Saqqara, Merit-Ptah fu il “Medico Capo” alla corte del faraone durante la Seconda Dinastia.

2.600 a.C.: Peseshet

Vissuta durante la Quarta Dinastia, Peseshet fu “colei che sovrintende gli altri medici donna”, ma non si sa con esattezza se fosse anche lei un medico. Oltre al ruolo di sovrintendente di medici e chirurghi, il suo compito era quello di organizzare i sacerdoti funerari della madre del faraone.

E’ possibile che Peseshet avesse un figlio di nome Akhethetep, ma non abbiamo alcuna conferma della loro relazione se non l’iscrizione su una falsa porta all’interno di una mastaba a Giza, iscrizione che cita anche Kanefer, un possibile marito di Peseshet.

2.000 a.C.: Agamede

Secondo Omero, Agamede era una curatrice dotata dei poteri di tutte le piante della Terra: suo padre fu Augea, il primo uomo ucciso in battaglia da Nestore.

1.200 a.C.: Tapputi

Tapputi, o Tapputi-Belatekallim, è considerata la prima chimica della storia. La sua abilità nella creazione di profumi è attestata da una tavoletta cuneiforme risalente al 1.200 a.C.: utilizzava fiori, olio, calamo, mirra e balsami per creare essenze profumate molto apprezzate in Mesopotamia. Impiegava acqua e altri solventi per effettuare distillazioni e filtraggi multipli allo scopo di estrarre gli aromi che utilizzava per la creazione di profumi.

VI secolo a.C.: Teano

Teano fu una filosofa di Crotone e una delle 29 allieve di Pitagora. Era la discepola preferita del filosofo e, secondo alcune fonti, sarebbe stata la figlia o la moglie di Pitagora; altre fonti invece sostengono che fosse la figlia di Brontino, successore di Pitagora.

Di Teano abbiamo sette lettere, tre delle quali sicuramente autentiche: descrivono una donna alla costante ricerca della giusta misura tra difetti ed eccessi, e una serie di consigli rivolti ad alcune amiche di Crotone su come educare i figli e come comportarsi in un rapporto di coppia.

Donne e scienza nell'antichità: Agnodice

IV secolo a.C.: Agnodice

Agnodice potrebbe essere stata la prima ostetrica e dottoressa di Atene, anche se ci sono molti dubbi sulla sua storicità. La storia di Agnodice è sopravvissuta fino ad oggi grazie all’opera Fabulae di Gaio Giulio Igino: secondo l’autore, Agnodice lavorava come medico ad Atene travestita da uomo perché al tempo le donne non potevano praticare la professione.

Dopo aver attirato le invidie di altri medici della città a causa del suo crescente seguito di pazienti femminili, fu processata e costretta a rivelare l’inganno: all’accusa di praticare illegalmente la professione medica, fu difesa dalle donne di Atene che confermarono la validità dei suoi trattamenti, costringendo i legislatori ad abolire la legge che impedive alle donne di diventare dottoresse.

II secolo a.C.: Aglaonice

Aglaonice fu un’astronoma greca del II-I secolo a.C. che viene menzionata da Plutarco e Apollonio di Rodi come una delle primissime studiose di astronomia. Era anche considerata una maga per la sua abilità di far sparire la Luna dal cielo, capacità che sembra essere legata alla facoltà di prevedere con un certo grado di approssimazione l’arrivo di un’eclissi lunare.

E’ possibile che Aglaonice fosse circondata da un gruppo di donne astronome, chiamate “streghe della Tessaglia”: nel Gorgia di Platone, Socrate parla delle “incantatrici della Tessaglia che, come si dice, fanno scendere la Luna dal cielo rischiando la perdizione”.

Donne e scienza nell'antichità: Maria la Giudea
Maria la Giudea
I-III secolo d.C.: Maria la Giudea

Maria la Giudea, conosciuta anche come Maria Prophetissima, Maria Prophetissa, Miriam la Profetessa o Maria d’Alessandria, fu una filosofa e alchimista vissuta ad Alessandria d’Egitto tra il I e il III secolo d.C..

Non abbiamo documenti storici che possano determinare con certezza la data della sua morte, ma sappiamo da Zosimo di Panopoli che fu un personaggio reale e che condusse una serie di esperimenti che aprirono la strada agli alchimisti e ai chimici venuti dopo di lei.

Nelle sue opere di alchimia (nessuna sopravvissuta in forma originale) vengono citati elementi che costituiranno la base dell’arte alchemica, come la leukosis (sbiancamento per macinazione) e la xanthosis (ingiallimento per calcinazione), o il bagnomaria (Balneum Mariae), procedimento molto comune nella chimica o in cucina.

V secolo d.C.: Ipàzia di Alessandria

Ipàzia fu matematica, astronoma e filosofa della scuola neo-platonica. Scrisse trattati di geometria, algebra e astronomia, inventò l’idroscopio per misurare il “peso dei liquidi”, perfezionò l’astrolabio e raffinò uno strumento per distillare l’acqua. Descrivere il lavoro (teoricoe pratico) e la filosofia di Ipàzia in poche righe è estremamente difficile, rimando quindi all’articolo di Wikipedia (in inglese).

Donne e scienza nell'antichità: pagina del De passionibus mulierum ante in et post partum di Trotula de Ruggiero
Pagina del “De passionibus mulierum ante in et post partum” di Trotula de Ruggiero
XI secolo: Trotula de Ruggiero

Conosciuta anche come Trottula, Trotta, Troctula, Trotula de Ruggiero fu un medico italiano di Salerno a cui viene attribuito il trattato De passionibus mulierum ante in et post partum, un’opera che ebbe un’enorme influenza sull’ostetricia e sulla ginecologia future.

Trotula faceva parte di un circolo di studiose della Scuola medica di Salerno definite mulieres Salernitanae e alcune opere a lei attribuite potrebbero essere state redatte da altre donne appartenenti a questa cerchia.

Il De passionibus mulierum ante in et post partum è composto da 64 capitoli in cui vengono elencati precetti e consigli per la vita femminile: anticoncezionali, nozioni di ostetricia, malattie comuni e cure cosmetiche per pelle, labbra e capelli.

1098 – 1179: Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen fu una religiosa benedettina tedesca e nell’arco della sua carriera si cimentò nell’osservazione naturalistica, nella scrittura, nella filosofia, nello studio delle lingue, nella cosmologia e nella medicina.

Dopo aver preso i voti (1112-1115) si dedicò allo studio dell’enciclopedismo medievale e all’età di 40 anni iniziò a scrivere le sue prime opere su teologia, musica e medicina. Scrisse inoltre due trattati enciclopeici che raccoglievano tutta la conoscenza medica e botanica del suo tempo.

1360 – 1436: Dorotea Bucca

Dorotea Bucca fu un medico italiano sulla cui vita si sa ben poco: fu docente di medicina e filosofia all’Università di Bologna per oltre 40 anni, posizione ricoperta prima di lei da suo padre.

XIV secolo: Mercuriade

Mercuriade fu un dottoressa e chirurga della Scuola di Salerno, oltre che autrice di almeno tre trattati medici: De Febre Pestilenti, De Curatio e De Ungentis. E’ considerata una delle “donne di Salerno” del XIV secolo insieme a Abella, Rebecca Guarna e Francesca de Romana.

Nello stesso secolo emerse un’altra figura medica, Jacqueline Felice de Almania, accusata e processata a Parigi nel 1322 per il reato di aver praticato la professione medica senza regolare licenza.

Jacqueline riteneva che fosse inopportuno per i medici palpare il seno e l’addome delle donne e ben sette pazienti testimoniarono a suo favore durante il processo, sostenendo che fosse il miglior medico di Parigi e che non facesse pagare le pazienti nel caso le sue cure non avessero ottenuto l’effetto sperato.

Jacqueline fu bandita dalla professione medica con la promessa di una scomunica se avesse continuato ad esercitare come dottoressa, un episodio che fu alla base della futura impossibilità delle donne francesi di ottenere la licenza da medico fino al XIX secolo.

1623 – 1673: Margaret Lucas Cavendish

Duchessa di Newcastle-upon-Tyne, Margaret Lucas Cavendish fu filosofa, scrittrice e scienziata di fama tale da potersi permettere di pubblicare opere col suo nome in un periodo in cui le autrici femminili erano costrette a pubblicare le loro creazioni nell’anonimato o sotto falso nome.

Fu autrice di 21 pubblicazioni di natura filosofica e scientifica, tra le quali sei libri sulla filosofia naturale, oltre ad una ventina tra racconti e drammi.

Donne e scienza nell'antichità: Elena Cornaro Piscopia
Elena Cornaro Piscopia
1646 – 1684: Elena Cornaro Piscopia

Considerata una bambina prodigio fin dall’infanzia, ebbe un’educazione classica che le consentì, all’età di sette anni, di conoscere approfonditamente greco, latino, francese e spagnolo. Nel corso di poco tempo imparò anche il francese, l’arabo e l’ebraico, guadagnandosi il tiolo di “Oraculum Septilingue”.

Si dedicò quindi allo studio della matematica, della filosofia e della musica: era in grado di suonare arpa, violino, clavicordo e arpicordo; tutto questo nei primi 20 anni di vita. Superati i vent’anni, iniziò ad interessarsi di fisica, astronomia e linguistica.

Conseguì la laurea in filosofia all’Università di Padova nel 1678, un evento di tale risonanza che molti dotti e studenti dell’epoca giunsero nella città da ogni università italiana: Elena parlò in latino classico per un’ora spiegando passaggi difficili selezionati a caso dalle opere di Aristotele.

1670 – 1720: Maria Margaretha Kirch

Nota anche come Maria Winckelmann, fu un’astronoma tedesca e una delle prime a descrivere la congiunzione del Sole con Saturno, Venere e Giove nel 1709 e nel 1712. Studiò astronomia sotto la guida dell’astronomo autodidatta Christoph Arnold, vicino di casa che lavorava come fattore vicino a Leipzig.

Tramite Arnold, Maria incontrò il famoso astronomo e matematico Gottfried Kirch, più vecchio di 30 anni, col quale si sposò nel 1692 ed ebbe 4 figli (tutti e quattro diventarono astronomi).

Maria e il marito lavoravano come un team, anche se formalmente lei era l’assistente dell’astronomo; insieme stilarono un elenco di effemeridi e registrarono dal 1697 le informazioni climatiche per produrre almanacchi e calendari utili per la navigazione.

Illustrazione dal Metamorphosis insectorum Surinamensium
Illustrazione dal “Metamorphosis insectorum Surinamensium” di Maria Sibylla Merian
1647 – 1717: Maria Sibylla Merian

Naturalista e illistratrice tedesca, dedicò buona parte della sua vita allo studio degli insetti ed è considerata una delle fondatrici dell’entomologia. Pubblicò il suo primo libro di illustrazioni del mondo naturale nel 1675, ma la sua passione per gli insetti si sviluppò fin dall’adolescenza.

Nel 1679 pubblicò il primo di due volumi dedicati a bruchi e farfalle, con particolareggiate illustriazioni dell’evoluzione di questi insetti durante il loro ciclo vitale.

Nel 1699 Merian viaggiò in Suriname per studiare gli insetti tropicali, pubblicando nel 1705 Metamorphosis insectorum Surinamensium, un’opera che influenzò gli illustratori naturalisti negli anni a venire. Secondo David Attenborough, Merian è una delle più personalità più significative dell’entomologia antica e moderna.

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