Mantle, il villaggio-città degli Uroni canadesi

Mantle, città degli Uroni
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Tra il 1500 e il 1530, un villaggio Urone-Wendat nei pressi del Lago Ontario, Canada, raggiunse dimensioni considerevoli per la media degli insediamenti nordamericani del tempo.

La sua estensione e il ritrovamento di alcuni straordinari artefatti lascerebbero supporre con ragionevole sicurezza che questo insediamento possa essere stato uno dei più grandi dell’intero Canada, ben lontano dai numeri registrati per cittadine come Cahokia ma molto popolato per gli standard del tempo e della regione.

La cittadina dei nativi Uroni

Il sito, battezzato Mantle, arrivò ad ospitare oltre 1500 persone in almeno 98 abitazioni rinvenute in loco tra il 2003 e il 2005 da un team di ricercatori della Archaeological Services Inc. Mantle fu un villaggio popolato dagli Uroni (o Wendat), una popolazione indigena nordamericana che occupò tradizionalmente le regioni canadesi dell’ Ontario e che incontrò un triste destino a causa degli Irochesi Haudenosaunee (“Popolo della Lunga Casa”), loro storici nemici.

“E’ un momento alla Indiana Jones, è una scoperta decisamente importante” dichiarò nel 2012 Ron Williamson, archeologo a capo degli scavi nel sito di Mantle. “E’ il villaggio più grande, complesso e cosmopolita del suo tempo. Tutti gli archeologi, quando vedono Mantle, ne rimangono assolutamente stupiti”.

Williamson ritiene che circa 1500-2000 persone occupassero il sito intorno alla metà del XVI secolo, su un’area vasta quanto l’isola di Manhattan.

Mappa di Mantle
Mappa di Mantle secondo la ricostruzione degli archeologi
Campi di mais e caccia su larga scala

Secondo le stime degli archeologi, ogni anno la popolazione di Mantle necessitava di almeno 7.000 pelli di cervo per realizzare vestiti e oggetti di uso comune, costringendo i cacciatori del villaggio a spingersi ad oltre 40 km di distanza dalle loro case durante la caccia; per soddisfare il fabbisogno alimentare della comunità (circa 700 kg di mais al giorno) i campi di granturco si estendevano per ben 80 km quadrati.

“Quando si pensa ad un sito come Mantle, 2000 persone e una palizzata enorme attorno alla comunità, la migliore analogia è quella con una città medievale” sostiene Jennifer Birch, ricercatrice della University of Georgia intervistata nel corso del documentario intitolato “Curse of the Axe”, trasmesso su History Channel nel 2012.

Nonostante le sue dimensioni, il sito è rimasto nascosto per centinaia di anni a causa del grave deperimento del legno utilizzato per edificare le case urone, un materiale che non si preserva bene dopo cinque secoli di esposizione agli agenti atmosferici.

Case ricostruite e palizzate

Non tutte le 98 abitazioni sono state utilizzate contemporaneamente: man mano che una casa invecchiava e diventava instabile, la si abbatteva per costruirne un’altra sulle sue fondamenta. Si calcola che, nel momento di massima attività di Mantle, ben 55 case siano state occupate contemporaneamente.

Una casa mostra gli indizi tipici di un incendio, ma è molto probabile che il fuoco non si sia propagato alle abitazioni vicine nonostante la grande quantità di legno (oltre 60.000 pali) utilizzata per costruire l’insediamento e la cinta di pali che lo proteggeva.

Gli Uroni formavano insediamenti composti principalmente da case lunghe e abitati da 900-1500 unità distribuite in circa 30-40 abitazioni. Ogni 10 anni, le abitazioni Wendat più vecchie e parte dei campi coltivati a mais (coltura che costituiva il 60% della dieta del villaggio) venivano dati alle fiamme, per poi ricostruire l’intero villaggio dalle fondamenta in un’altra località più produttiva dal punto di vista agricolo e più proficua per la caccia.

Ricostruzione di una casa lunga degli Uroni
Ricostruzione di una casa lunga degli Uroni

La palizzata che circondava il villaggio era una caratteristica dei villaggi Wendat: durante il periodo di continui scontri con gli Irochesi Haudenosaunee, le scorrerie nei villaggi Uroni erano all’ordine del giorno e gli scalpi venivano recisi con quotidianità e brutalità.

Le palizzate avevano il compito di creare una comunità chiusa e protetta dalle incursioni dall’esterno: nel caso di Mantle, erano disposte su tre file.

Una miniera di artefatti nordamericani

Fino ad ora, a Mantle sono stati scoperti oltre 200.000 artefatti, tra i quali decine e decine di esempi d’arte antica come maschere umane e raffigurazioni di animali. Lo stile di questi artefatti suggerirebbe che gli abitanti di Mantle mantenessero contatti commerciali non solo con gli Europei, ma anche con tutte le Cinque Nazioni Irochesi.

Uroni e Haudenosaunee erano nemici mortali e il fatto di trovare artefatti prodotti sotto l’influenza irochese all’interno di un villaggio urone sta progessivamente cambiando il quadro sulle dinamiche sociali delle antiche popolazioni tribali nordamericane.

La testa d'ascia europea scoperta nel sito di Mantle
La testa d’ascia europea scoperta nel sito di Mantle

Tra gli artefatti scoperti nel sito ci sono anche alcuni oggetti di origine europea, i più antichi mai scoperti in Nord America nella regione dei Grandi Laghi. Alcuni di questi reperti sembrano parti fondamentali di un’ascia di ferro battuto, di un secolo più vecchia rispetto all’arrivo in Canada dei primi esploratori del Vecchio Continente.

L’ascia, sepolta con cura al centro del villaggio, mostra un marchio spagnolo che la collocherebbe temporalmente nel XVI° secolo, periodo in cui i pescatori e balenieri baschi si spingevano fino alle coste del Labrador.

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