Armi e armature – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 La daga di bronzo dell’ Uomo di Racton https://www.vitantica.net/2021/01/11/daga-bronzo-uomo-di-racton/ https://www.vitantica.net/2021/01/11/daga-bronzo-uomo-di-racton/#comments Mon, 11 Jan 2021 14:00:27 +0000 http://www.vitantica.net/?p=5108 L’inizio dell’ età del bronzo non coincise con l’abbandono totale degli strumenti di pietra creati e perfezionati dai nostri antenati nell’arco di decine di migliaia di anni. La scoperta delle metodologie necessarie a lavorare il bronzo furono di certo un passo fondamentale nell’evoluzione tecnologica dei popoli antichi, ma la transizione da metallo a pietra non fu veloce e attraversò varie fasi di passaggio.

Il bronzo è certamente più pratico della pietra sotto molti aspetti. Consente la creazione di utensili e armi più lunghe, meno pesanti e molto meno fragili dei delicati frammenti di ossidiana o selce.

La lega di rame e stagno può mantenere un filo tagliente per diverso tempo se maneggiata con perizia, ed è meno sensibile al fallimento: rompere o deformare un utensile di bronzo non è un evento disastroso e può essere corretto con una fornace e olio di gomito.

L’ antica produzione di bronzo, tuttavia, non solo comportava una nuova sfida tecnologica, ma aveva un problema logistico importante: lo stagno, contrariamente al rame, non abbonda sulla crosta terrestre, ma è presente solo in alcune regioni del mondo, come in Cornovaglia e in specifiche aree del Medio Oriente.

Importare stagno lungo migliaia di chilometri di terre desolate e popolate da predatori e popoli ostili non era alla portata di tutti i fabbri, specialmente nella prima età del bronzo.

Con tutte le difficoltà tecniche e logistiche che questa lavorazione comportava, il bronzo iniziò a diffondersi per tutta Europa sotto forma di metallo semi-prezioso riservato ad utensili e armi per ranghi sociali elevati. La lama di Racton è uno dei primi esempi di pugnale bronzeo appartenuto ad un individuo socialmente rilevante.

Chi è l’Uomo di Racton?

Nel 1989 i rilevamenti al metal detector effettuati a Westbourne, nel Sussex occidentale, hanno portato alla luce il corpo di un uomo robusto di mezza età, sepolto circa 4.200 anni fa (tra il 2.300 e il 2150 a.C.) in posizione fetale in compagnia di una lama e di una serie di rivetti.

Le analisi dei reperti ossei ha mostrato che si trattava di un adulto di circa 180 centimetri di altezza, relativamente alto per la sua epoca, costantemente tormentato da infezioni respiratorie e ascessi dentali.

L’uomo iniziava a presentare segni di degenerazione spinale, probabilmente un problema legato all’età dell’individuo (tra i 40 e i 50 anni). Il braccio destro mostrava una profonda incisione subita poco prima della morte dell’uomo (non sono stati rilevati indizi di guarigione delle ossa).

Scheletro dell' Uomo di Racton
Scheletro dell’ Uomo di Racton

La ferita al braccio appare coerente con l’ipotesi che l’uomo sia stato ucciso mentre sollevava il braccio per proteggersi da un colpo potenzialmente fatale.

Secondo le ipotesi formulate nel 2015 dagli archeologi coinvolti negli scavi, l’Uomo di Racton potrebbe essere stato un personaggio di spicco all’interno della sua comunità. “Il fatto che quest’uomo avesse una daga di bronzo era incredibilmente raro per l’epoca” afferma James Kenny, lo scopritore dello scheletro. “E’ vissuto proprio all’inizio dell’introduzione di questo tipo di tecnologia. Era un membro prominente della società, qualcuno con grande esperienza.”

Stuart Needham, specialista di tecnologia dell’età del bronzo e membro del team coinvolto negli scavi, sostiene che “la daga affermava lo status sociale dell’individuo, probabilmente dimostrandone la capacità nel combattimento. La lama della daga, con la sua impugnatura bloccata da rivetti, veniva costantemente affilata”.

La daga di bronzo

Fortunatamente per l’Uomo di Racton e per il fabbro che realizzò la sua lama, lo stagno non doveva attraversare deserti desolati e mari in tempesta: in Cornovaglia, a circa 200 km di distanza, proprio in quel periodo stava fiorendo un’intensa attività estrattiva di rame e stagno, un’attività così intensa da portare i locali a vendere lo stagno estratto fino alle sponde del Mediterraneo.

In questo periodo il bronzo era divenuto un materiale di importanza strategica: le prime grandi civiltà iniziavano a sorgere basando il loro successo su strategie militari innovative o sulla pura superiorità bellica e tecnologica. Una lega più resistente del rame e meno fragile della pietra rappresentava un vero e proprio tesoro che poteva garantire la sopravvivenza o la vittoria sul campo di battaglia.

Lama della daga di Racton
Lama della daga di Racton

L’Uomo di Racton è uno dei primi possessori documentati di una daga risalente all’inizio dell’età del bronzo. Era uno dei pochi europei fortunati a possedere un’arma costituita da un metallo eccezionale per l’epoca, il primo passo verso un’escalation tecnologica che avrebbe portato alla futura lavorazione del ferro.

La lama del pugnale è lunga circa 15 centimetri e larga 6, con due fori laterali e uno centrale in corrispondenza dei punti di contatto con l’impugnatura, elemento che si è disintegrato nel tempo ma che potrebbe essere stata d’osso, di legno o di corno.

I rivetti di bronzo che univano l’impugnatura alla lama sono in totale 26, tutti perfettamente conservati considerata l’età che hanno. L’utilizzo di così tanti rivetti bronzei e l’innesto relativamente complesso della lama fanno pensare ad un oggetto realizzato appositamente per una figura importante per la comunità.

Il rame alla base della lega bronzea della lama di Racton è ad alto contenuto di arsenico, un elemento che rende il bronzo ancora più duro. Pur non conoscendo i dettagli dell’interazione chimica tra rame e stagno, gli antichi fabbri impararono a riconoscere e a sfruttare le contaminazioni del rame per ottenere leghe dalle differenti proprietà.

Daga di Racton completa di rivetti
Daga di Racton completa di rivetti

La lama dell’ Uomo di Racton ha molte analogie con la daga di Bush Barrow, rinvenuta a circa 1 km da Stonehenge, a partire dall’innesto con l’impugnatura: in entrambe le armi la lama viene assicurata tramite piccoli perni di bronzo.

Anche se simili per tecnologia costruttiva e design, la lama di Bush Barrow è un esemplare ancora più straordinario per via della sua decorazione: oltre 100.000 chiodi d’oro di minuscole dimensioni ornavano l’impugnatura.

Il pugnale di Racton, invece, era un utensile d’uso quotidiano: le analisi microscopiche della lama hanno evidenziato un costante lavoro di affilatura, supportando l’ipotesi di una daga per uso non cerimoniale, ma pratico.

Fonti

Revealed: Racton Man was Bronze Age warrior chief
The Racton Man
Mining in Cornwall and Devon
Chichester skeleton: Racton Man ‘was warrior chief killed in battle’
Story of man and dagger found in UK field is finally told – 4,200 years on

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Video: costruire un arco da legno di scarsa qualità https://www.vitantica.net/2020/10/31/costruire-arco-legno-scarsa-qualita/ https://www.vitantica.net/2020/10/31/costruire-arco-legno-scarsa-qualita/#respond Sat, 31 Oct 2020 00:10:04 +0000 http://www.vitantica.net/?p=4888 La costruzione di un arco funzionale richiede un primo passaggio fondamentale: la selezione del legname. Tasso, quercia, noce, osage, ginepro, frassino e olmo sono generalmente materiali di prima scelta per la fabbricazione di un arco efficace, veloce e duraturo; l’esperienza millenaria accumulata dai costruttori di archi di tutto il mondo insegna che occorre trovare il giusto compromesso tra durezza ed elasticità.

I materiali più adatti alla costruzione di un arco non sono sempre facilmente disponibili: in molte regioni d’Europa, ad esempio, il tasso è un albero protetto; l’osage orange o il noce americano non sono legnami a buon mercato e devono generalmente attraversare l’Atlantico per raggiungere il Vecchio Continente.

E’ possibile fabbricare un arco sufficientemente potente da cacciare animali di media o grossa taglia usando legname di seconda o terza scelta, come quello reperibile nei più comuni centri del “fai da te”?

Per esperienza personale, posso dire che si, è possibile. Occorre prestare attenzione alla direzione delle fibre del legno e spendere un po’ di tempo a cercare la qualità di legno adatta, ma con l’aiuto di un materiale sintetico e molto comune come la fibra di vetro si può ottenere un’arma relativamente veloce e performante.

Il canale YouTube Kramer Ammons ha pubblicato nel dicembre 2019 una guida pratica e chiara per realizzare un arco utilizzando legname comune e fogli di fibra di vetro. La fibra di vetro sostituisce l’applicazione di materiali di origine naturale, come il tendine animale, utilizzati per aumentare la resistenza alla rottura e la potenza degli archi tradizionali.

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Sia chiaro, nulla può sostituire il tipo di legno che da millenni viene impiegato per la costruzione di archi. Il tasso, ad esempio, per quanto non propriamente duro (è considerato il più duro tra i legni morbidi), ha una struttura a strati in cui il durame scuro e l’alburno biancastro sono distintamente separati, e le fibre corrono longitudinalmente per tutto il tronco senza curvature eccessive, aspetti che ne facilitano la lavorazione e non costringono a “seguire gli anelli” come altro legname costringe a fare.

Ma costruire un arco con legno di scarsa qualità è possibile. E’ stato fatto innumerevoli volte (il sottoscritto ne ha realizzati due partendo da materiali non propriamente adatti) e, talvolta, la qualità e l’efficacia di un’arma di questo genere può davvero sorprendere.

BOW WOODS (FROM A MATHEMATICAL PERSPECTIVE)

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Boomerang e bastoni da lancio https://www.vitantica.net/2020/04/06/boomerang-bastoni-da-lancio/ https://www.vitantica.net/2020/04/06/boomerang-bastoni-da-lancio/#respond Mon, 06 Apr 2020 00:10:48 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4826 Avete mai giocato con un boomerang quando eravate ragazzini? Se vi siete limitati ad acquistare un boomerang giocattolo di scarsa qualità, senza alcuna dedizione alle più comuni tecniche di lancio, potete facilmente immaginare la delusione di un ragazzino che non vede tornare tra le mani un’arma che ha visto volare in cerchio centinaia di volte in televisione, al cinema e nei fumetti.

Potrebbe sorprendervi sapere che l’antico boomerang era, in realtà, un’ arma da caccia discretamente efficace e inizialmente non progettata per seguire una traiettoria aerea quasi circolare. I boomerang moderni, invece, ben poco hanno a che fare con i bastoni da lancio delle culture semi-primitive dedite alla caccia.

L’origine del boomerang

L’origine del termine “boomerang” è incerta: secondo alcune fonti deriverebbe dal termine aborigeno “wo-mur-rang“, riportato in un documento risalente al 1798. La prima osservazione documentata di un boomerang da parte di un europeo risale al 1804, in occasione di una schermaglia tribale nei pressi di Farm Cove.

I Turuwal (o Tharawal) usano il termine “bou-mar-rang” per descrivere i loro bastoni da lancio, specialmente quelli dotati di particolari caratteristiche aerodinamiche che li rendono capaci di tornare verso il lanciatore; il capitano Cook, nel 1770, storpiò il termine Turuwal definendo l’arma come “boomerang”.

L’idea alla base del boomerang non è proprietà esclusiva degli aborigeni australiani. Quasi ogni cultura primitiva e semi-primitiva realizzò una sua personale versione del bastone da lancio, dalle proprietà aerodinamiche specifiche dipendenti dal suo utilizzo pratico.

Le mazze e i bastoni da lancio, ad esempio, vengono generalmente utilizzati per cacciare selvaggina di piccola taglia, come lepri e conigli, da distanze ravvicinate. La traiettoria ideale di queste armi è generalmente orizzontale al terreno: vengono lanciate imprimendo una rotazione attorno all’asse d’equilibrio del bastone, per sfruttare la piccola portanza generata dal movimento circolare e aumentare l’energia cinetica della testa dell’arma.

Evoluzione del boomerang dal bastone da lancio (Bryan Cranstone)
Evoluzione del boomerang dal bastone da lancio (Bryan Cranstone)

Nel caso del boomerang da caccia nella sua morfologia tipica a “L”, si tratta di un’arma dalle particolari proprietà aerodinamiche e destinata ad un uso specifico. Le pitture rupestri nella regione di Kimberly mostrano che gli aborigeni di 50.000 anni fa utilizzavano grandi e pesanti bastoni da lancio per uccidere piccoli canguri, boomerang (o meglio, “kylie“) dalla vaga forma a mezzaluna che molto probabilmente non erano progettati per tornare verso il proprietario.

Gli aborigeni usano il termine “kylie” per indicare un bastone da lancio molto simile al boomerang utilizzato per la caccia e per il combattimento. I kylie volano seguendo una traiettoria rettilinea e sono generalmente molto più grandi rispetto ai boomerang tradizionali: possono raggiungere i 180 centimetri di lunghezza e volare per grandi distanze, ferendo o uccidendo animali ed esseri umani incontrati lungo il suo percorso aereo.

Non sappiamo come sia stata ideata la classica forma ricurva del boomerang, ma i costruttori moderni ritengono che si sia trattata di un’evoluzione del bastone da lancio, arma ancora oggi usata dagli aborigeni australiani e nella caccia tradizionale Navajo.

L’origine del boomerang in grado di seguire un percorso di ritorno potrebbe essere invece legata al perfezionamento dei boomerang da caccia, difficili da bilanciare e da costruire; durante la lavorazione dell’arma, un costruttore potrebbe aver scoperto configurazioni aerodinamiche in grado di farla tornare verso il lanciatore se scagliata con la giusta tecnica.

Boomerang non australiani

Il più antico boomerang australiano è stato scoperto nella Palude Wyrie e risale a circa 12.000 anni fa, ma armi dalla morfologia simile sono state trovate anche in Europa, in Egitto e in Nord America.

Ci sono prove archeologiche che lasciano supporre che i nativi americani di California e Arizona utilizzassero bastoni da lancio del tutto simili ai boomerang australiani per la caccia di piccola selvaggina.

Alcuni esemplari di boomerang egizi (e probabilmente nordamericani) erano progettati per tornare nella direzione del lanciatore. Il faraone Tutankhamun possedeva una collezione di boomerang di diverso tipo, alcuni in grado di seguire una traiettoria rettilinea mentre alti progettati per tornare indietro.

Quattro esemplari di boomerang dalla collezione scoperta nel corredo funebre di Tutankhamon
Quattro esemplari di boomerang dalla collezione scoperta nel corredo funebre di Tutankhamon

Nel 1883 il fondatore del Pitt Rivers Museum, il luogotenente Pitt Rivers, pubblicò sulla rivista Journal of the Anthropological Institute of Great Britain and Ireland una ricerca che analizzava le affinità tra i boomerang australiani e alcuni esemplari egizi risalenti a circa 5.000 anni fa, come un boomerang in zanna d’ippopotamo.

Pitt Rivers concludeva la sua analisi affermando che “il boomerang egizio non è un semplice bastone ricurvo, ma un vero boomerang piatto. E’ ciò che chiamo terzo stadio di sviluppo, e la sua affinità al boomerang australiano è più rilevante di quanto si pensasse“.

Il più antico boomerang europeo è stato trovato nelle Caverne di Oblazowa, Polonia: si trattava dell’evoluzione di un tradizionale bastone da lancio in zanne di mammut e si ritiene che possa essere vecchio di 30.000 anni. In Olanda, invece, sono stati riportati alla luce boomerang risalenti al I secolo a.C. nei pressi di Vlaardingen e Velsen.

Il valari è un’arma da lancio metallica simile al boomerang utilizzata nel subcontinente indiano per proteggere le mandrie dai predatori, ma è stata anche impiegata in guerra o come arma da caccia.

Il valari è l’arma preferita nella caccia al cervo e sembra essere ancora più antica del boomerang australiano, anche se condivide con esso alcune caratteristiche. Alcuni valari tornano verso il lanciatore, ma la maggior parte veniva impiegato come semplice arma da lancio.

Il boomerang da caccia

Il boomerang da caccia, o kylie, di molte comunità aborigene australiane non torna indietro. E’ stato progettato per colpire prede di diversa natura, da canguri a piccoli volatili; generalmente è un’arma che pesa circa 1-2 chili o più e che può fratturare ossa alla distanza di quasi 100 metri.

La distanza utile per il lancio è di gran lunga inferiore, ma un boomerang da caccia lanciato orizzontalmente vola per una distanza considerevole seguendo una linea retta e può menomare seriamente un animale di taglia medio-piccola.

Antico boomerang egizio simile ad un kylie australiano
Antico boomerang egizio simile ad un kylie australiano

Alcuni boomerang da caccia sono dotati di speroni o uncini e vengono utilizzati per l’abbattimento di bersagli multipli, scagliandoli nel mezzo di uno stormo di uccelli molto denso.

Non è del tutto esatto affermare che i boomerang da caccia siano esclusivamente armi da lancio che non tornano dal loro proprietario. I boomerang in grado di seguire una traiettoria quasi circolare (più precisamente, “a goccia”) hanno trovato impiego come diversivo utile alle attività di caccia: lanciati appena sopra l’erba alta, spaventano gli uccelli nascosti tra la vegetazione e li indirizzano verso reti da cattura posizionate in punti strategici.

Il volo del boomerang

Cosa rende i boomerang più efficienti nel volo di un semplice bastone da lancio? In primo luogo, il loro profilo: i boomerang a “L” o a mezzaluna sono progettati per avere un profilo aerodinamico che ricorda molto da vicino quello delle ali di un moderno aeroplano.

Il profilo alare di un boomerang genera portanza e gli consente di ruotare attorno ad un asse centrale, rotazione che causa ulteriore portanza e gli consente di mantenere una traiettoria di volo stabile e per lo più prevedibile anche su lunghe distanze.

Le ali di un boomerang sono realizzate in modo tale che le parti più sottili (quelle che fendono l’aria) siano orientate verso la direzione del volo. I boomerang, in effetti, ricordano molto le pale di un elicottero: inclinandole nel modo corretto, possono non solo generare portanza, ma anche una spinta orizzontale che aggiunge velocità ed energia cinetica al velivolo.

Traiettoria di volo del boomerang
Traiettoria di volo del boomerang

Modificando il profilo di una o di entrambe le estremità del boomerang, e giocando sul loro peso, è possibile alterare la sua traiettoria in volo fino ad ottenere un percorso ellittico, o un volo rettilineo e parallelo al terreno nel caso dei boomerang da caccia, per i quali sono necessarie precisione, velocità e potenza.

Un boomerang da ritorno segue generalmente un percorso che inizialmente lo fa viaggiare parallelamente al terreno, per poi iniziare ad ascendere gentilmente mentre la sua traiettoria di volo inizia a curvare. A quel punto, il boomerang inizierà la discesa fino a mantenersi nuovamente parallelo al suolo; se non afferrato, proseguirà il suo volo seguendo un percorso a spirale che lo farà cadere a terra.

Boomerang
How the Throwing Wood and the Boomerang Developed
Aerodynamics of Boomerang
The Non Australian Boomerang
Tutankhamun’s Treasures – Boomerangs

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Video: come rimuovere una freccia https://www.vitantica.net/2020/03/04/come-rimuovere-una-freccia/ https://www.vitantica.net/2020/03/04/come-rimuovere-una-freccia/#respond Wed, 04 Mar 2020 00:10:12 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4843 Come si può rimuovere una freccia medievale incastrata nei tessuti umani? Quanto è complicato rimuovere frecce dotate di barbigli o dalla cuspide non tradizionale? Questo video mostra una particolare tecnica di rimozione delle frecce impiegata durante il Medioevo.

Questa tecnica, esposta dal medico fiammingo Jan Ypermans all’inizio del 1300, prevede l’impiego di due penne d’oca per facilitare le operazioni di estrazione del dardo.

Durante il Medioevo furono definite due principali metodologie di rimozione di una freccia: nel procedimento per extractionem la freccia veniva estratta dalla cavità seguendo al contrario il suo percorso d’entrata; nel sistema per expulsionem, invece, la freccia, possibilmente ancora attaccata al suo fusto, veniva spinta più volte verso un’incisione dei tessuti praticata nel lato opposto rispetto al punto d’ingresso.

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Polvere da sparo: Fire Lance, Bomba, and Devil’s Dung https://www.vitantica.net/2019/12/05/polvere-da-sparo-fire-lance-bomba-and-devils-dung/ https://www.vitantica.net/2019/12/05/polvere-da-sparo-fire-lance-bomba-and-devils-dung/#respond Thu, 05 Dec 2019 00:20:16 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4707 A distanza di qualche secolo dalla sua invenzione, la polvere nera iniziò a rivoluzionare la tecnologia bellica dei nostri antenati. Un antenato delle armi moderne fu uno strumento che in Cina veniva definito “lancia di fuoco”: un piccolo e rudimentale cannone inastato caricato a polvere nera.

Terrence, uno studente della University of Glasgow, impiega due differenti repliche della lancia di fuoco per effettuare un esperimento sulla loro efficacia.

La prima arma è in bronzo e viene accesa dall’imboccatura. La seconda è stata realizzata in legno d’ulivo legato con cordame di canapa ed è dotata di due coltelli in prossimità del foro d’uscita del proiettile.

L’esperimento ha mostrato che entrambe le armi possono risultare letali, anche se hanno una gittata ristretta. Questi strumenti si sono anche dimostrati più resistenti del previsto, non subendo danni evidenti dopo l’innesco.

La composizione della polvere è simile a quella indicata in alcuni manuali storici: 6 parti di resina di Ferula asafoetida, 3 parti di salnitro e 2 di zolfo per un mix a combustione lenta; 4 parti di resina, 1 di salnitro e una dose non specificata di sale e soluzione di etanolo (aqua vitae) per una combustione veloce.

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Medieval Myth Busting: arco lungo inglese e armatura https://www.vitantica.net/2019/11/21/medieval-myth-busting-arco-lungo-armatura/ https://www.vitantica.net/2019/11/21/medieval-myth-busting-arco-lungo-armatura/#comments Thu, 21 Nov 2019 00:04:17 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4679 L’arco lungo inglese è un’arma estremamente potente che, nel tempo, ha assunto aspetti quasi leggendari. Ogni elemento relativo alle sue origini, alla sua efficacia e alla sua potenza distruttiva è stato oggetto di numerosissimi studi e analisi da parte di archeologi o semplici appassionati di storia della guerra.

Talvolta, alcune caratteristiche dell’arco lungo inglese sono state ingigantite, finendo per essere vittime di ciò che chiamo “l’inganno della katana”: si trattava sicuramente di armi incredibilmente sofisticate, estremamente potenti per l’epoca storica in cui sono state inventate, ma ogni arma è soggetta a limiti derivanti dal design, dai materiali impiegati per costruirla o dalla funzionalità per cui è stata concepita.

Nel video qui sotto, Tod Todeschini mette alla prova le prestazioni dell’arco lungo inglese grazie all’aiuto di esperti di arcieria, ricercatori ed esperti di metallurgia antica.

L’arco utilizzato nei test è la riproduzione di un’arma in legno di tasso rinvenuta all’interno del relitto della Mary Rose, affondata nel 1545, e capace di esercitare una potenza di 160 libbre. Estremamente difficile da tendere per una persona non allenata (e richiede molto sforzo anche ai più esperti), si trattava di un libbraggio apparentemente comune tra il XV e il XVI secolo.

I bersagli sono stati posizionati a distanze di 10 e 25 metri e rivestiti con tessuto protettivo, maglia di ferro e la riproduzione di un pettorale d’acciaio raffreddato ad aria e di spessore variabile: 2,5 millimetri al centro e 1,5 mm alle estremità.

I risultati sono interessanti: per quanto potente, l’arco lungo si dimostra sostanzialmente inefficace contro un bersaglio protetto da pettorale d’acciaio, dimostrando scarsissimo potere di penetrazione anche a distanze ravvicinate.

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Il problema fondamentale è che il bersaglio di un arciere era generalmente un soldato protetto da armature di maglia di ferro, cuoio rinforzato o tessuto. Sotto i dardi scagliati a pioggia da un manipolo di arcieri, ben pochi soldati si sentivano al sicuro o ben protetti.

La maglia metallica posta sotto i bersagli dell’esperimento è stata penetrata con relativa semplicità da una freccia da 80 grammi, dimostrando quando l’arco lungo inglese potesse dimostrarsi letale in uno scenario reale. Anche chi era così fortunato da poter indossare pettorali d’acciaio, spesso lasciava esposte braccia e gambe, protette da pezzi meno rigidi e costosi.

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La freccia per arco: evoluzione e caratteristiche delle frecce antiche https://www.vitantica.net/2019/11/18/freccia-arco-evoluzione-caratteristiche-frecce-antiche/ https://www.vitantica.net/2019/11/18/freccia-arco-evoluzione-caratteristiche-frecce-antiche/#respond Mon, 18 Nov 2019 00:10:40 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4682 La freccia ha svolto un ruolo fondamentale nell’innovazione dell’ arcieria. E’ relativamente facile realizzare un semplice arco (molto meno facile è, invece, costruire un’arma adatta all’utilizzo in uno scenario reale), ma senza una freccia degna di tale nome si tratterà di uno strumento relativamente inefficace.

Esistono innumerevoli tipologie di frecce, ciascuna adatta ad un utilizzo specifico o capace di rivelarsi efficace in circostanze multiple. Non si tratta solo della punta: il peso, la lunghezza, la flessibilità e l’impennaggio di una freccia possono modificare enormemente le sue performances durante durante il volo.

La freccia è un oggetto molto delicato, che richiede precisione e cura nella sua fabbricazione. Un arciere molto fortunato potrebbe non essere mai costretto a sostituire il suo arco, ma dovrà necessariamente rimpiazzare una quantità innumerevole di frecce nel corso della sua carriera, specialmente se si dedica alla caccia.

Molte frecce si spezzano, altre vanno perdute nel sottobosco: è incredibilmente semplice mancare il bersaglio con un arco tradizionale. Anche disponendo di un buon arco e di un’ottima freccia, la distanza massima dal bersaglio non supera mai i 30 metri, distanza che tuttavia prevede un ampio margine d’errore nella caccia tradizionale.

La vita di una freccia è breve, intensa e spesso poco fortunata, specialmente se si considerano gli sforzi necessari a realizzare una dardo di ottima qualità, come mostra il video qui sotto.

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Le prime frecce

La storia della freccia è antichissima. I primi dardi adatti al lancio furono piccoli giavellotti di legno duro, probabilmente dalla punta semi-carbonizzata sulla fiamma, privi di impennaggio e dalla scarsa flessibilità.

Con le prime lavorazioni litiche l’essere umano si rese conto che alcune schegge di pietra avevano capacità di taglio e di penetrazione superiori a quelle di una semplice punta di legno.

Aguzzando l’ingegno, escogitarono sistemi anche molto sofisticati per costruire frecce sempre più veloci, potenti e letali. Il più antico esempio di proiettile con punta di pietra, compatibile sia con una freccia da arco che con un dardo di atlatl, risale a 64.000 anni fa ed è stato scoperto nella Caverna di Sibudu.

Per le prime frecce da arco della storia umana occorre però fare un balzo in avanti, a circa 10.000 anni fa: nella valle di Ahrensburg sono state scoperte frecce di legno di pino dotate di cocche, intagli che consentivano una maggiore aderenza alla corda dell’arco. E’ possibile che questi proiettili fossero stati preparati per l’uso in combinazione con un arco simile a quello di Holmegård.

Con l’avvento della lavorazione dei metalli, si susseguirono una serie di innovazioni tecnologiche delle punte di freccia: cuspidi di rame, bronzo, ferro e poi acciaio resero l’arco un’arma sempre più precisa e letale.

Le punte iniziarono a mutare forma, assumendo configurazioni diverse in base all’utilizzo: dalle semplici cuspidi da caccia furono sviluppate punte adatte a penetrare armature, punte contundenti per cacciagione di piccola taglia, cuspidi con barbigli per complicare qualunque manovra di rimozione del dardo una volta conficcatosi nel bersaglio.

Caratteristiche di una freccia per arco

Nel corso della storia si sono viste frecce di ogni tipo. Anche se le frecce moderne sono lunghe da 75 a 96 centimetri, nei vari millenni di conflitti bellici e attività venatoria si sono visti proiettili per arco lunghi dai 45 ai 150 centimetri.

Una freccia è costituita da 4 parti fondamentali: una punta (o cuspide) dal profilo solitamente aerodinamico; un fusto, o asta, che rappresenta il corpo della freccia; una cocca, il punto di collegamento tra la freccia e la corda dell’arco; e un impennaggio, il “sistema di volo” del proiettile.

Il fusto

In passato i fusti di freccia venivano realizzati con diversi tipi di legno, dipendentemente dalle esigenze pratiche. Le frecce “da volo”, ad esempio, avevano fusti più sottili e leggeri rispetto a quelle da guerra o da caccia.

Dato che la costruzione di frecce è un processo lungo e tedioso che termina spesso con la perdita di oltre la metà dei proiettili realizzati, alcuni popoli del pianeta escogitarono sistemi differenti per recuperare le frecce durante e dopo la caccia.

Uno di questi metodi era il fusto composito: una sezione di legno duro e rigido in corrispondenza della punta unito ad un fusto di legno più leggero e flessibile. In questo modo la freccia ha meno probabilità di spezzarsi irrimediabilmente durante la fuga della preda, il fusto tende a staccarsi facilmente al primo impatto mentre la punta potrà essere recuperata, se ancora integra e attaccata al bersaglio, una volta uccisa la preda.

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La caratteristica primaria di una freccia è il suo spine, il livello di rigidità del fusto. Quando si rilascia la corda di un arco, nelle fasi iniziali l’accelerazione della coda creerà una compressione nell’asta della freccia: il dardo inizierà a flettersi e continuerà a farlo anche durante il volo, un fenomeno definito “paradosso dell’arciere”.

Per evitare che il proiettile inizi a deviare dalla traiettoria desiderata a causa della flessione del fusto, lo spine deve essere adeguato alla potenza dell’arco e all’allungo dell’arciere. E per mantenere la necessaria stabilità in volo, specialmente nei metri iniziali, occorre che la freccia sia dotata di un buon impennaggio.

Impennaggio

Con il termine “impennaggio” si intende la parte stabilizzatrice del volo di una freccia. Anche se alcuni tipi di frecce non necessitano di impennaggio (come quelle utilizzate ancora oggi in alcune popolazioni della Nuova Guinea), l’aggiunta di appendici stabilizzatrici contribuisce a migliorare la precisione.

Tradizionalmente l’impennaggio viene realizzato con penne d’oca o di tacchino ancorate all’estremità opposta alla punta tramite fibre, colla o una combinazione di questi due elementi.

E’ fondamentale che le componenti dell’impennaggio abbiano una resistenza aerodinamica molto simile tra loro. Per ottenere una resistenza uniforme, i costruttori di frecce tagliano o bruciano le penne per modellarle e uniformarle, ottimizzandone la capacità stabilizzatrice.

Se si utilizzano penne naturali, ogni freccia avrà penne estratte dalla stessa ala. Le penne di tacchino estratte dall’ala destra, ad esempio, hanno una curvatura naturale che forza ad effettuare l’ impennaggio con una torsione verso destra.

Un impennaggio particolare, chiamato flu-flu, utilizza le sezioni lunghe delle penne di tacchino per creare sei o più appendici alari o una sorta di spirale in grado di esercitare maggiore resistenza all’aria, favorendo la caccia di prede aeree.

La cocca

La cocca è un incavo all’estremità opposta della punta che aiuta a mantenere corretta la rotazione della freccia prima del lancio e riduce la possibilità di farla cadere durante la trazione o il rilascio dell’arco.

La cocca serve inoltre a massimizzare l’energia trasferita dall’arco alla freccia: mantiene il proiettile saldo in corrispondenza del punto della corda che si muove più velocemente dopo il rilascio, il centro della corda.

Senza la cocca, la compressione di una freccia al momento del lancio potrebbe colpire l’arco, causando una perdita di precisione. Ogni fusto ha un piano di compressione “preferito”, specialmente se si tratta di legno: durante l’intaglio della cocca si dovrà quindi tenere in considerazione la direzione di flessione dell’asta.

La cocca deve resistere a diverse sollecitazioni meccaniche e viene spesso rinforzata con colla, fibre, legno duro o corno.

Cuspidi
Diversi tipi di cuspide utilizzati  nella storia
Diversi tipi di cuspide utilizzati nella storia

La punta, o cuspide, è l’estremità letale di una freccia. Ha subito moltissime evoluzioni nel corso di millenni passati per rispondere alle necessità di cacciatori e guerrieri sempre più esigenti: lacerare, penetrare, menomare il proprio obiettivo o semplicemente stordirlo.

Le punte di freccia hanno innumerevoli forme, pesi e funzioni, ma possono essere raggruppate in 5 categorie principali:

Punta Bodkin: si tratta di una cuspide rigida affusolata, generalmente in ferro battuto. Fu probabilmente creata per prolungare la gittata o creare frecce efficaci ed economiche su larga scala. Le punte Bodkin in acciaio si sono dimostrate capaci di penetrare maglie di ferro, ma non armature a piastre.

Cuspidi contundenti: Possono essere semplici rinforzi rigidi al fusto della freccia, o veri e propri pesi metallici in corrispondenza della punta. Le cuspidi contundenti tornano utili nella caccia di piccole prede, stordendole per facilitare la cattura ed evitare di danneggiare carne o pelle.

Broadhead: nell’immaginario collettivo, la classica punta di freccia è la broadhead dal profilo triangolare. Queste cuspidi hanno tipicamente 2 o 4 lame che causano emorragie nel bersaglio e velocizzano l’uccisione recidendo i vasi sanguigni principali. Sono punte ideali per la guerra o la caccia, ma costose da realizzare e mai utilizzate per l’allenamento.

Punte barbigliate: se si unisce il potere distruttivo di una broadhead con una serie di barbigli metallici, si ottiene una cuspide in grado di causare gravi danni e rendere particolarmente difficile l’estrazione dal bersaglio.

Punte d’allenamento: si tratta di cuspidi appuntite e robuste simili a proiettili, in grado di conficcarsi nel bersaglio con facilità senza tuttavia causare danni eccessivi.

Fonti per “La freccia per arco: evoluzione e caratteristiche delle frecce antiche”

Arrowheads
Everything You Need to Know About Medieval Arrows
Manchu war arrows
Arrow Shaft Design and Performance

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https://www.vitantica.net/2019/11/18/freccia-arco-evoluzione-caratteristiche-frecce-antiche/feed/ 0
Il machete, arma bianca multiuso, robusta e affidabile https://www.vitantica.net/2019/11/04/machete-arma-bianca-multiuso-robusta-affidabile/ https://www.vitantica.net/2019/11/04/machete-arma-bianca-multiuso-robusta-affidabile/#respond Mon, 04 Nov 2019 00:10:25 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4639 Chiunque sia stato nella giungla potrà essere testimone dell’estrema utilità e versatilità di un machete. Per molti esperti di survival, un machete di buona qualità è l’unico strumento in grado di garantire la sopravvivenza in una giungla o foresta densamente popolata da vegetazione.

Definizione di machete

Il machete (chiamato cutlass nelle regioni caraibiche anglofone) può vantare numerosissime variazioni regionali e imitazioni, ma tipicamente si tratta di un’arma bianca robusta e potente lunga da 32 a 60 centimetri, dotata di una lama spessa meno di 3 millimetri in corrispondenza del dorso.

La robustezza di un machete è la sua dote primaria. Essendo uno strumento da taglio utilizzato per recidere con potenza liane e piante dal fusto di piccolo-medio diametro, la lama deve essere in grado resistere a numerosi impatti violenti.

L’affilatura di un machete è considerata un aspetto secondario, al contrario dei coltelli di precisione, in quanto la forza dell’impatto con il materiale ligneo è spesso sufficiente a causare tagli profondi.

La maggior parte dei machete vengono temprati fino a raggiungere una buona robustezza e un discreto grado di flessibilità. In questo modo potranno resistere meglio alle fratture e alla scheggiatura, saranno più facili da affilare ma saranno incapaci di trattenere per molto tempo un filo tagliente.

Il produttore di machete storicamente più celebre nell’ America Centrale fu la Collins Company: dal 1845, l’azienda specializzata in asce iniziò a produrre machete di ottima qualità, così robusti e affidabili che ancora oggi una lama di buona qualità viene definita “una Collins”.

Machete collins su invaluable.com
Machete collins su invaluable.com

A metà del 1900 la produzione su larga scala coincise con un declino dei materiali e delle tecniche di fabbricazione del machete. Oggigiorno la maggior parte dei machete fatti in serie vengono realizzati un un’unico pezzo di acciaio di spessore uniforme che viene lavorato con macchinari abrasivi lungo uno dei lati allo scopo di ottenere una lama.

Variazioni del machete

Il machete è molto simile come forma al falcione medievale, una spada corta e tozza divenuta popolare a partire dal XIII secolo. Al contrario del falcione, il machete non possiede una guardia ed è dotato di un’elsa semplice priva di protezione per la mano.

Nelle Filippine si utilizza tradizionalmente il bolo, una sorta di machete dalla lama affusolata che si allarga in corrispondenza della punta per rendere più efficiente il taglio di potenza. Il bolo viene impiegato ancora oggi nella quotidianità rurale, ma fu utilizzato anche come arma per scontri armati, come accadde durante la Rivoluzione Filippina contro le autorità coloniali spagnole.

Il Malesia e in Indonesia si usano rispettivamente il parang e il golok, armi simili al machete ma dalla lama più corta e tozza, adatte per il taglio di vegetazione legnosa.

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Il machete barong, comune nel Sud-est asiatico, ha invece una configurazione più affusolata, con una lama a forma di foglia. La sua punta non consente di concentrare al meglio tutta la potenza del fendente, ma è capace di creare tagli netti e precisi, oltre che perforare efficacemente.

Il kukri nepalese, anche se non viene tecnicamente considerato un machete, riveste spesso il ruolo di “abbattitore” di rami e liane. Il kukri è il coltello tradizionale dei Gurkha e l’arma da taglio d’ordinanza dell’esercito nepalese.

Il taiga è un machete multiuso di origini russe in dotazione alle forze speciali. Può fungere da machete, ascia, coltello, sega e pala grazie alla forma della lama, che si allarga verso la punta per facilitare il taglio.

L’importanza del machete nelle culture rurali

Il machete moderno è un’invenzione abbastanza recente. Prima della metallurgia industriale, fabbricare un’arma da taglio come il machete richiedeva molte ore-lavoro; la costruzione di un machete diventa di gran lunga più semplice se questo utensile viene prodotto su larga scala tramite processi meccanizzati.

Nonostante la sua “breve” vita, il machete moderno ha subito riscosso un grande successo tra i popoli che vivevano negli ambienti più inospitali della Terra, o nelle regioni rurali in cui era necessario l’impiego di uno strumento da taglio robusto e affidabile.

I cacciatori-raccoglitori di tutto il mondo si adattarono molto velocemente all’uso del machete, arrivando a considerarlo uno strumento indispensabile per la vita nella natura selvaggia.

Il machete semplifica enormemente ogni lavoro che richiede l’impiego di uno strumento da taglio: è utile per il taglio di prodotti alimentari di grandi dimensioni, per sfoltire il sottobosco o per recidere le canne da zucchero. Se manovrato con perizia, può costituire un’arma bianca vera e propria, oltre che un pratico strumento da taglio in sostituzione di un’ascia o una lama da intaglio.

Gli Aka africani, ad esempio, insegnano a maneggiare il machete ai propri figli quando raggiungono questi la tenera età di 8-11 mesi. Imparando a perforare il terreno con bastoni da scavo, a scagliare piccole lance o a tagliare col machete la vegetazione del sottobosco, i piccoli Aka vengono quasi immediatamente immersi nella realtà quotidiana che vivranno durante l’adolescenza e l’età adulta, e iniziano ad affinare le abilità che garantiranno la loro sopravvivenza in futuro.

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Ancora oggi molte persone che vivono nelle regioni rurali di Ecuador, Brasile e Mesoamerica usano quotidianamente il machete per ripulire i campi, tagliare legna, canne da zucchero e liane, o per lavori che richiedono una certa precisione.

Il machete e l’abilità nel manovrarlo sono sempre stati considerati un’accoppiata simbolo di mascolinità e il suo utilizzo non è limitato all’agricoltura: può rivelarsi un’arma da taglio estremamente pericolosa, come testimonia l’uso barbaro del machete durante diversi conflitti bellici e guerre civili accaduti nell’ultimo secolo.

Fonti per: “Il machete, arma bianca multiuso, robusta e affidabile”

What Is a Machete, Anyway?
Give Your Baby a Machete and Other #BabySlatePitches
LIFE HACK: USING THE MACHETE AS AN EFFECTIVE WEAPON
Machete History: The Rise of a Super Tool

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Modern History TV: essere un arciere medievale https://www.vitantica.net/2019/10/21/modern-history-tv-essere-un-arciere-medievale/ https://www.vitantica.net/2019/10/21/modern-history-tv-essere-un-arciere-medievale/#comments Mon, 21 Oct 2019 00:01:44 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4615 Essere un buon arciere non è affatto semplice: dopo qualche ora di pratica ininterrotta ci si rende conto di quanto sia faticoso un gesto apparentemente semplice quale tendere una corda.

Gli arcieri inglesi iniziavano il loro addestramento fin da giovanissimi, un addestramento utile a sviluppare la precisione necessaria alla battaglia ma anche la muscolatura indispensabile per resistere a ore e ore di lanci verso obiettivi specifici.

Un arco lungo inglese risultava difficile da tendere anche per gli standard bellici medievali, esercitando forze superiori al 70-80 libbre. Anche essendo in buona forma fisica, muscolatura e tendini si affaticano molto velocemente a scapito di potenza e precisione.

La struttura scheletrica degli arcieri medievali mostra tutti gli effetti che una pratica continua e di lunga durata può provocare in un individuo: braccio sinistro più grande e massiccio, ossa irrobustite in corrispondenza del polso sinistro, della spalla sinistra e delle dita della mano destra.

La gittata dell’arco lungo inglese, secondo alcuni storici, poteva superare i 300 metri. Sappiamo che nel 1542 Enrico VIII stabilì che la distanza minima di pratica per gli adulti dovesse essere di 200 metri per le frecce “da volo” (più leggere di quelle da guerra), di poco inferiore per quelle pesanti.

La dotazione militare di un arciere medievale prevedeva da 60 a 72 frecce. Nessun arciere scagliava tutte le sue frecce alla massima velocità: anche il combattente più fisicamente preparato si sarebbe affaticato in pochissimo tempo. Usando gli archi da guerra più pesanti, la media di lancio era di 6-8 frecce al minuto.

La difficoltà nell’utilizzo dell’arco lungo inglese viene mostrata in questo video in cui Luke Woods, esperto  nell’impiego dell’arco lungo inglese, insegna l’uso dell’arco lungo a Jason Kingsley, presentatore del canale Modern History TV.

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Equipaggiamento da guerriero scoperto sul sito della battaglia di Tollense https://www.vitantica.net/2019/10/18/equipaggiamento-guerriero-battaglia-tollense/ https://www.vitantica.net/2019/10/18/equipaggiamento-guerriero-battaglia-tollense/#comments Fri, 18 Oct 2019 00:14:42 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4608 Nel 1996 fa un team di archeologi ha scoperto la località di un antico campo di battaglia dell’Età del Bronzo all’interno della Valle di Tollense, nella regione nord-orientale della Germania.

Il sito, risalente al II millennio a.C., ospitava i resti di oltre 140 individui e un’incredibile quantità di oggetti d’uso quotidiano; un gruppo di questi artefatti, in totale 31 oggetti, potrebbe costituire l’equipaggiamento personale di un guerriero.

La battaglia di Tollense

La battaglia della Valle di Tollense rappresenta il teatro del più antico conflitto violento dell’Età del Bronzo avvenuto nelle regioni settentrionali d’Europa. Dal sito chiamato Weltzin 20 sono state recuperate punte di freccia di selce e di bronzo, oltre a numerosissimi frammenti di oggetti di legno e di ossa umane.

La maggior parte delle ossa appartengono a maschi adulti in buone condizioni fisiche. Considerate le tracce di traumi ossei guariti da tempo e quelli “freschi”, gli archeologi ritengono che si tratti di guerrieri coinvolti in uno scontro violento combattuto con l’uso di armi da mischia e da lancio; la battaglia potrebbe aver visto la partecipazione di oltre 2.000 – 4.000 guerrieri.

Resti umani scoperti in uno dei siti della Valle di Tollense
Resti umani scoperti in uno dei siti della Valle di Tollense

Nei sedimenti fluviali del sito Weltzin 20 sono stati rinvenuti 31 oggetti che, in origine, erano probabilmente avvolti in un contenitore di materiale organico, contenitore ormai dissolto a causa dei naturali processi di decomposizione.

Le ricerche condotte alla Aarhus University hanno mostrato come le due fazioni appartenessero probabilmente a due distinti gruppi etnici: uno schieramento proveniva da una regione distante e aveva una dieta a base di miglio, una pianta poco conosciuta a Tollense. E’ possibile che lo scontro sia avvenuto lungo una delle “strade dello stagno”, una delle rotte commerciali su lunghe distanze utilizzate per scambiare questo metallo, indispensabile per produrre bronzo di buona qualità.

Il kit del guerriero

In cima al cumulo di oggetti è stato trovato un punteruolo di bronzo dal manico di betulla e un coltello. Sotto questi due utensili c’erano uno scalpello, frammenti di bronzo, tre oggetti cilindrici, tre frammenti di lingotti e una gamma di piccoli scarti di bronzo, probabilmente il risultato della lavorazione di questa lega.

In aggiunta, sono stati rinvenuti un contenitore da cintura, tre spilloni, una spirale di bronzo, un cranio umano e una costola. A distanza di 3-4 metri sono stati scoperti una punta di freccia di bronzo, un coltello di bronzo dal manico in osso, una spilla con testa a spirale e una seconda punta di freccia di bronzo con una parte dell’asta di legno ancora attaccata.

Inventario del gruppo di oggetti scoperti nel sito Weltzin 20
Inventario del gruppo di oggetti scoperti nel sito Weltzin 20

I 31 oggetti pesano in totale 250 grammi. “Si tratta della prima volta in cui si scopre una dotazione personale sul campo di battaglia, e fornisce indizi sull’equipaggiamento di un guerriero” spiega Thomas Terberger del Dipartimento di Preistoria dell’Università di Göttingen.

La datazione degli artefatti ha dimostrato che gli oggetti appartengono all’epoca in cui si svolse la battaglia. “Il bronzo sotto forma di frammenti” continua Terberger, “era probabilmente utilizzato come forma di moneta. La scoperta di un set di artefatti ci fornisce inoltre indizi sull’origine degli uomini che parteciparono a questa battaglia, e ci sono sempre più prove che alcuni di questi guerrieri fossero originari delle regioni meridionali dell’Europa Centrale.”

Un’enorme battaglia

Considerando che la densità della popolazione della regione si attestava a circa 5 individui per chilometro quadrato, i reperti rinvenuti nei siti della battaglia della valle di Tollense suggerirebbero che si sia trattato di uno scontro di proporzioni enormi per l’Età del Bronzo.

Si stima che nello scontro siano morti tra i 750 e i 1.000 guerrieri, con una mortalità pari al 20-25%. In una sola zona di 12 metri quadrati sono state trovate quasi 1.500 ossa, suggerendo che quella particolare zona lungo il fiume possa essere stata occupata da una pila di cadaveri, o che abbia rappresentato l’ultima postazione difensiva degli sconfitti.

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Nella battaglia furono impiegate lance, mazze, coltelli, archi e spade. Anche se non ci sono resti di spade all’interno del sito, alcune ferite sono coerenti con i danni causati da queste armi. Alcuni combattenti scesero in campo a cavallo, come testimoniano le ossa di almeno cinque cavalli: la posizione di una testa di freccia su un omero indicherebbe che un cavaliere sia stato colpito da un arciere a piedi.

Il fatto che non siano stato trovati altri oggetti tra le ossa, ad eccezione di punte di freccia, lascia supporre che i corpi siano stati depredati dopo la battaglia. I resti non presentano connessioni anatomiche, suggerendo che le vittime siano state gettate nel fiume per liberare il campo.

Fonti per “Kit del guerriero scoperto sul sito della battaglia di Tollense”

Tollense valley battlefield
Lost in combat?
Lost in combat? A scrap metal find from the Bronze Age battlefield site at Tollense

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