gladiatori – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 La dieta dei gladiatori: grasso è meglio https://www.vitantica.net/2018/06/26/dieta-gladiatori-grasso-carboidrati/ https://www.vitantica.net/2018/06/26/dieta-gladiatori-grasso-carboidrati/#respond Tue, 26 Jun 2018 02:00:06 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1829 Il cimitero gladiatorio di Efeso, Turchia, scoperto nel 1993 e risalente al II-III secolo d.C. si è rivelato una vera miniera d’ informazioni per gli archeologi intenti a ricostruire la vita quotidiana dei gladiatori. Tra i dati raccolti finora, la dieta dei combattenti nelle arene ha rappresentato una vera sorpresa: l’analisi di 22 corpi effettuata nel 2014 da un team della Medical University di Vienna suggerirebbe che la maggior parte dei gladiatori non avesse il fisico scultoreo popolarizzato dalle pellicole hollywoodiane a causa di un’ alimentazione ricca di carboidrati e povera di proteine animali.

I ricercatori sono stati in grado di determinare la prevalenza di certi alimenti nella dieta dei gladiatori quantificando la presenza di particolari isotopi di carbonio, calcio, stronzio e zinco presenti nei resti ossei dei combattenti e paragonando i risultati con quelli ottenuti dall’analisi di altri resti umani (appartenuti a persone mai coinvolte nei giochi gladiatori) scoperti all’interno del cimitero di Efeso.

Basandosi sui risultati delle analisi i ricercatori hanno concluso che la dieta dei gladiatori, chiamata gladiatoriam saginam, fosse principalmente basata sui carboidrati forniti da cereali e legumi, con uno scarso apporto di proteine animali ma un’abbondante dose di calcio. A supporto di questa analisi ci sono anche alcuni documenti storici risalenti al II-III secolo che descrivono la vita nelle scuole gladiatorie: Plinio, ad esempio, nella sua Naturalis historia chiama i gladiatori “mangiatori d’orzo” (hordearii) proprio per l’alimento che costituiva la base della loro dieta.

Come la maggior parte degli atleti moderni, anche i gladiatori assumevano dosi massicce di calcio: i ricercatori, dopo il confronto tra il calcio osseo dei gladiatori e quello dei non combattenti, hanno definito “esorbitante” l’apporto quotidiano di calcio nelle ossa dei lottatori. L’integrazione di calcio avveniva probabilmente tramite supplementi a base di cenere d’ossa o materia vegetale incenerita.

dieta dei gladiatori

Il problema principale di questa dieta, un problema ben noto ai nutrizionisti moderni, è costituito dall’ eccessiva assunzione di carboidrati: buona parte dei carboidrati tende a trasformarsi in zuccheri che, se non utilizzati entro breve termine, si accumuleranno nell’organismo sotto forma di riserve adipose.

Secondo i ricercatori, il preciso scopo di un’alimentazione prevalentemente basata sui carboidrati era quello di far ingrassare i gladiatori per sviluppare uno strato protettivo di grasso attorno alle regioni vitali: il grasso avrebbe potuto limitare la profondità di una ferita, proteggere le terminazioni nervose più esposte e fornire massa aggiuntiva a qualunque colpo inferto all’avversario.
Senza contare il contributo del grasso alla spettacolarità dell’evento: la protezione fornita dallo strato adiposo consentiva di far durare i combattimenti più a lungo continuando a perdere sangue da ferite superficiali, una dimostrazione di tenacia e violenza che mandava in delirio i fan dei giochi gladiatori.

A questo punto è lecito porsi una domanda: perché l’estetica dei gladiatori arrivata fino a noi è quella di un combattente dal corpo asciutto e muscoloso? Secondo gli archeologi, anche i Romani idealizzavano il corpo umano nella loro arte: in assenza di corpi perfetti da ritrarre, gli artisti antichi tendevano a idealizzare il fisico dei personaggi che raffiguravano. Nell’ antica Grecia ad esempio ben poche persone potevano aspirare ad un fisico da atleta olimpico (gli stessi atleti olimpici, in base alla disciplina preferita, non erano sempre i “campioni di fitness” raffigurati nelle statue) e gli artisti tendevano a idealizzare il corpo umano per qualunque soggetto, dalle divinità tradizionali ai filosofi (noti per non possedere fisici atletici).

Nonostante l’accumulo di grasso in eccesso, sembra che i gladiatori godessero di buona salute e possedessero una muscolatura atletica e potente. Ogni gladiatore era un investimento oneroso per la scuola a cui apparteneva e i giochi gladiatori diventarono velocemente un business che faceva circolare ogni settimana una quantità incalcolabile di denaro; perdere un gladiatore per salute cagionevole si sarebbe rivelato un pessimo investimento per il suo proprietario.

Per mantenere intatto l’investimento i gladiatori ricevevano un trattamento medico-sanitario superiore rispetto a quello che riceveva la maggior parte della popolazione: pavimenti riscaldati per l’allenamento invernale, bagni, infermerie e medici di tutto rispetto, alcuni anche particolarmente celebri come Galeno di Pergamo, un medico greco che influenzò la medicina occidentale per almeno un migliaio d’anni.
La dieta a base di carboidrati seguita dai gladiatori non era quindi una conseguenza del loro status sociale o delle loro scarse finanze, ma una scelta attuata con il preciso scopo di mettere all’ingrasso i corpi dei combattenti.

Stable Isotope and Trace Element Studies on Gladiators and Contemporary Romans from Ephesus (Turkey, 2nd and 3rd Ct. AD) – Implications for Differences in Diet

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Timeline e storia delle arti marziali fino alla fondazione del Tempio di Shaolin https://www.vitantica.net/2018/06/16/timeline-arti-marziali-fondazione-tempio-shaolin/ https://www.vitantica.net/2018/06/16/timeline-arti-marziali-fondazione-tempio-shaolin/#respond Sat, 16 Jun 2018 02:00:43 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1778 Molte persone tendono a considerare il Tempio di Shaolin come l’origine storica del concetto stesso di “arte marziale”. In realtà, la storia delle arti marziali è ben più antica e precede di millenni la nascita del tempio cinese nel V secolo d.C.

In origine, Shaolin non era un luogo dedicato alla formazione di monaci combattenti ma un monastero di traduttori di testi buddisti dall’indiano al cinese. Nelle prime decadi del VI secolo fece la sua apparizione il monaco indiano Bodhidarma, il primo patriarca del Buddismo Chan in Cina e colui che istituì nel tempio il regime di allenamento fisico che sfociò nella nascita dello Shaolin Wushu, una delle più vaste e famose discipline marziali dell’intero panorama orientale.

La stele del 728 d.C. custodita tra le mura del monastero testimonia i primi due combattimenti dei monaci Shaolin, un momento storico per le arti marziali orientali: il primo, avvenuto nel 610 d.C., era volto alla difesa del monastero dall’attacco di banditi; il secondo, verificatosi nel 621 d.C., vide la partecipazione dei monaci alla Battaglia di Hulao per sconfiggere le truppe del generale Wang Shichong, colpevole di aver deposto l’imperatore Yang Tong.

Ben prima dell’avvento dei monaci combattenti cinesi molte civiltà del pianeta il mondo avevano sviluppato, in forma più o meno codificata o scritta, svariate forme di discipline marziali. In questo post ripercorro la storia delle arti marziali elencando alcune tappe fondamentali che portarono alla creazione delle tecniche di combattimento antiche e moderne.

 

8000 a.C.: Coreeda, il wrestling autraliano

Il primo torneo di Coreeda, forma di wrestling degli aborigeni australiani, si tiene circa 10.000 anni fa presso Cobar e viene immortalato con pitture rupestri ai piedi del Monte Greenfell. Secondo la tradizione aborigena, il Coreeda sarebbe stato inventato da un uomo-lucertola chiamato Beereun, che osservò lo stile di combattimento a mani nude del canguro rosso su consiglio di un enorme serpente parlante.

7000 a.C.: wrestling mongolo

Alcune pitture rupestri scoperte nella provincia di Bayankhongor in Mongolia mostrano due uomini nudi intenti a praticare una forma di wrestling e circondati dalla folla.

III millennio a.C.: pugilato sumero

Alcuni rilievi sumeri mostrano scene di lotta a mani nude, uno stile di combattimento simile al pugilato. Circa un millennio dopo queste raffigurazioni si ripetono tra gli Assiri, i Babilonesi e gli Ittiti. L’ origine storica della boxe è sicuramente più antica dei Sumeri, ma non abbiamo reperti in grado di definire una data precisa per la sua nascita.

2697 a.C.: Jiao Di

Compare il termine “jiao di” nella letteratura cinese, un termine che si riferisce ad un’antica arte marziale simile al wrestling utilizzata comunemente tra i soldati di Chiyou, acerrimo nemico dell’ “imperatore giallo” (Huang Di), e successivamente adottata da tutte le truppe cinesi dell’epoca. Intorno all’anno 1000 a.C. nel Jiao Di furono incluse tecniche come calci, pugni, blocchi, leve articolari e attacchi ai punti di pressione, oltre all’esercizio con l’arco e allo studio della strategia militare.

Scene di lotta nella tomba di Beni Hasan
Scene di lotta nel cimitero di Beni Hasan
XX secolo a.C.: wrestling egizio

Nell’antico cimitero egizio di Beni Hasan, risalente all’Età del Bronzo, vengono raffigurate tecniche di wrestling, alcune molto simili alle tecniche moderne. Si tratta della prima rappresentazione artistica conosciuta di un’arte marziale organizzata e codificata.

II millennio a.C.: pankration

Diverse fonti suggerirebbero che il pankration, l’arte marziale greca divenuta poi sport da combattimento durante le prime olimpiadi, era già in uso in Grecia circa 4.000 anni fa.

1700 – 1100 a.C.: Malla-yuddha

All’interno dei Veda indiani sono contenuti numerosi riferimenti ad arti marziali, sia a mani nude che a mano armata. Anche se il wrestling in India sembra avere origini risalenti ad almeno 5.000 anni fa, il primo resoconto scritto che riguarda il Malla-yuddha (tecniche di wrestling tradizionali usate in India, Pakistan, Nepal e Sri Lanka) appare nel 1700 a.C.

1500 – 1300 a.c.: boxe egizia

Alcuni rilievi egizi a Tebe mostrano pugili circondati da spettatori, suggerendo che lo sport fosse molto popolare al tempo. Nello stesso periodo appare in un affresco cretese la prima testimonianza di pugili protetti da guanti.

Spada di Goujian risalente al Periodo delle primavere e degli autunni
VIII secolo a.C.: combattimento cinese a mano armata

Durante il Periodo delle primavere e degli autunni (722 a.C. – 481 a.C.) numerose opere letterarie descrivono dettagliatamente elaborate scene di combattimento con armi o a mani nude, lasciando intuire l’esistenza di sofisticati sistemi di combattimento.

VIII-VII secolo a.C.: Olimpiadi e sport da combattimento

Nel 776 a.C. si tengono le prime Olimpiadi greche. Tra gli sport più apprezzati c’erano il pugilato (sport olimpico dal 688 a.C.), il wrestling (dal 708 a.C.) e il pankration (introdotto nel 648 a.C.), uno sport che comportava ben poche regole e che utilizzava un mix di tecniche di pugilato, wrestling, calci e strangolamenti per sottomettere l’avversario.

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VI secolo a.C.: Sastravidya

Nascono i primi 10 stili di Sastravidya, l’insieme di tecniche marziali indiane che prevede l’utilizzo di armi bianche.

V secolo a.C.: arti marziali “dure” e “morbide”

Verso il termine del Periodo delle primavere e degli autunni nascono diverse teorie di combattimento a mani nude, tra cui quella che include tecniche “dure” e “morbide”.

V secolo a.C. – IV secolo d.C.: combattimento romano

Durante la Roma repubblicana e imperiale vengono ideate numerose tecniche di combattimento utili in ambito militare. Furono scritti diversi manuali d’utilizzo del gladius e di altre armi più o meno comuni, ma il combattimento uno contro uno non era incoraggiato durante l’addestramento militare, dando priorità alle tecniche e tattiche di gruppo che resero le legioni romani l’esercito più organizzato e temuto del suo tempo.

Arti marziali gladiatorie
264 a.C.: giochi gladiatori

Si tengono i primi giochi gladiatori a Roma, nel Foro Boario, in onore della morte di Marco Giunio Bruto Pera. Nel corso dei secoli successivi i gladiatori perfezioneranno e codificheranno svariate tecniche di lotta nelle arene per incontrare i gusti del pubblico, che imparò ad apprezzare sempre più il combattimento tra guerrieri esperti e dagli stili complementari o coreografici.

III – II secolo a.C.: Kalarippayattu

Nella letteratura indiana fa la sua prima apparizione il Kalarippayattu, una delle più antiche arti marziali orientali conosciute che conta ancora oggi decine di migliaia di praticanti. Il Kalarippayattu prevede il combattimento a mani nude o con armi tradizionali ed entrò a far parte dell’addestramento militare dei soldati indiani durante il periodo Sangam (dal III secolo a.C. al III secolo d.C.).

23 a.C.: Sumo

Secondo alcuni documenti giapponesi redatti nell’ VIII secolo d.C., il primo incontro di sumo ebbe luogo nel 23 a.C. su richiesta dell’imperatore. Le regole del match prevedevano che il combattimento continuasse fino al ferimento grave di uno dei contendenti.

II secolo d.C.: wrestling greco

Il frammento di papiro greco “Papyrus Oxyrhynchus III 466“, risalente al II secolo d.C., contiene tecniche e istruzioni sul wrestling greco e sulle prese più comuni. Attualmente rappresenta il più antico manuale europeo di arti marziali.

Bökh, il wrestling mongolo
Bökh, il wrestling mongolo
III secolo d.C.: Bökh mongolo

Il Bökh, la forma di wrestling tradizionale mongolo, entrò a far parte dell’addestramento militare di ogni soldato sotto l’impero Xiongnu (206 a.C. – 220 d.C.). Inizialmente apprezzato come sport in grado di garantire forza, resistenza e agilità ad ogni soldato, il bökh divenne successivamente uno sport tradizionale durante festival come il Naadam.

III-IV secolo d.C.: Bokator

Secondo la tradizione orale cambogiana, gli eserciti Khmer di 1700 anni fa utilizzavano un’arte marziale chiamata bokator. Questo stile di combattimento, sopravvissuto fino ad oggi, prevede l’uso di calci, ginocchia, gomiti, sottomissioni e combattimento a terra.

History of martial arts
Martial arts timeline
Shaolin Monastery

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Gladiatrici, combattenti ancora sconosciute https://www.vitantica.net/2018/04/26/gladiatrici-combattenti-ancora-sconosciute/ https://www.vitantica.net/2018/04/26/gladiatrici-combattenti-ancora-sconosciute/#respond Thu, 26 Apr 2018 02:00:49 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1647 Considerate come una sorta di “attrazione esotica” e dalle caratteristiche fondamentalmente sconosciute all’archeologia moderna, le gladiatrici ebbero il loro ruolo nei giochi gladiatori romani, un ruolo non ancora ben definito descritto soltanto in una manciata di resoconti prodotti dall’aristocrazia romana e da un numero molto limitato di iscrizioni.

Combattenti “esotiche”

Le gladiatrici appaiono molto raramente nella Roma antica; quando lo fanno, vengono per lo più descritte come figure esotiche coinvolte in spettacoli particolarmente costosi e sontuosi. Nel 66 d.C. Nerone, per impressionare re Tiridate I di Armenia, organizzò un combattimento tra uomini, donne e bambini etiopi, ma la ricezione di questo genere di spettacoli da parte del pubblico fu controversa.

Parte della società romana accettava le gladiatrici come una nuova espressione del divertimento legato ai giochi gladiatori; altri invece giudicavano le gladiatrici come una totale assurdità e l’espressione della deriva morale dei cittadini romani: Giovenale, per esempio, accende la fantasia dei suoi lettori alludendo ad una tale Mevia, la cacciatrice di bestie, che uccideva cinghiali nelle arene dell’impero armata di lancia e a seno scoperto.

Petronio invece prendeva in giro un arricchito proveniente dagli strati più bassi della società spiegando come la sua pretenziosità si spingesse a tal punto da avere una donna combattente a bordo di uno dei suoi carri impiegati durante i giochi.

Donne nei Collegia Iuvenum

Ad oggi non esistono testimonianze archeologiche certe in grado di dimostrare che le gladiatrici si allenassero nei ludi romani (scuole gladiatorie) assieme a combattenti del sesso opposto, ma ci sono alcuni indizi che punterebbero alla presenza di giovani donne in alcuni Collegia Iuvenum, organizzazioni giovanili in cui venivano inviati ragazzi sopra i 14 anni per imparare abilità utili, tra cui le basi del combattimento e della disciplina militare.

Rilievo ad Alicarnasso che rappresenta lo scontro tra due gladiatrici
Rilievo ad Alicarnasso che rappresenta lo scontro tra due gladiatrici

Un’iscrizione rinvenuta a Rieti commemora Valeria, morta all’età di 17 anni e appartenuta ad un collegium non meglio precisato; altre iscrizioni sembrano invece celebrare alcune donne legate ad collegia presenti in Numidia e a Ficulea.

Anche se gli storici moderni ritengono che queste commemorazioni fossero probabilmente indirizzate a servitrici o schiave che risiedevano nei collegia, è possibile che alcune gladiatrici avessero intrapreso lo stesso percorso d’addestramento dei loro compagni maschi.

Roma classificava i partecipanti ai giochi gladiatori (definiti arenarii) come “infames”, persone che avevano perso il loro status sociale e non coperti da alcuni diritti legali: questo avrebbe consentito a tutte le donne di basso rango, non cittadine o schiave di partecipare ai combattimenti nelle arene disseminate per l’impero, dato che non esisteva alcun divieto riguardante il sesso dei combattenti.

Un’iscrizione scoperta a Ostia Antica e risalente al II secolo d.C. sembrerebbe riferirsi a “donne con la spada”, presumibilmente gladiatrici, definite con il termine “mulieres” invece che “feminae” per indicare il loro basso status sociale. Nonostante il loro rango, le gesta di alcune di queste donne venivano spesso raccontate come esempi di coraggio e di capacità marziale: una delle gladiatrici “cacciatrici di bestie” dell’imperatore Tito sembra aver ucciso un leone da sola e a mani nude.

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Gladiatrici come bizzarria dei giochi gladiatori

Ma molti spettacoli che avevano una protagonista femminile venivano interpretati come un’espressione della corruzione morale che dilagava nella Roma dell’epoca. Quando Settimio Severo decise di aprire le tradizionali discipline atletiche greche anche alle donne, la folla espresse tutto il suo disappunto con grida di scherno e canti canzonatori verso le atlete.

Domiziano invece organizzava combattimenti tra gladiatrici e nani, un accoppiamento non lusinghiero agli occhi della folla e volto a sconvolgere il pubblico simulando lo scontro tra donne e “surrogati” di bambini.

Giovenale non descrive la gladiatrice Mevia come un esempio di coraggio femminile ma come una sorta di aberrazione dei costumi romani, non dimenticando di sottolineare quanto lontana fosse dall’idea di femminilità dell’autore aggiungendo questo fatto: dopo aver ucciso un cinghiale selvatico, la gladiatrice si accovacciava e urinava pubblicamente senza alcun pudore.

Attualmente non abbiamo a disposizione sepolture di gladiatrici romane. I gladiatori venivano generalmente seppelliti in cimiteri riservati a persone del loro rango, previo pagamento di una sottoscrizione in grado di dar loro diritto ad un posto nel cimitero dei gladiatori.

Una sepoltura che potrebbe ospitare una gladiatrice è stata scoperta nel 2001 a Southwark, Londra: fu seppellita fuori dal cimitero con una lucerna che riportava l’immagine di un gladiatore caduto e alcune pigne, il cui fumo veniva tradizionalmente impiegato per purificare le arene. La sua identificazione come gladiatrice è, secondo gli archeologi, “probabile al 70%”.

Did female gladiators exist?
Gladiatrix

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8 film storicamente orribili https://www.vitantica.net/2018/03/25/8-film-storicamente-orribili/ https://www.vitantica.net/2018/03/25/8-film-storicamente-orribili/#respond Sun, 25 Mar 2018 02:00:39 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1508 Pocahontas: la triste storia della falsa principessa

La Disney ha dipinto questo personaggio come una stupenda ragazza nativa americana che si innamora di un soldato inglese giunto in Virgina durante il XVII secolo. La realtà dei fatti è ben diversa: la storia di Pocahontas non è fatta di amore romantico e gesta eroiche ma di possibili abusi su minori, matrimoni d’interesse e morti precoci.

Pocahontas (il cui vero nome era Matoaka) nacque probabilmente nel 1596, fu la figlia di un capo tribù algonchino della Virginia (Wahunsunacock, chiamato anche Powhatan) ma non fu mai una principessa per via delle regole di successione del suo clan.

Intorno all’età di 10-12 anni incontrò John Smith, un capitano inglese giunto in Virginia nel 1607 e in breve tempo catturato dallo zio di Pocahontas: l’unico testimone dell’incontro con Pocahontas è lo stesso Smith, che raccontò diverse versioni degli eventi, sempre più articolate e ricche di dettagli man mano che il tempo passava e la storia di Pocahontas si diffondeva nelle corti inglesi.

Smith tornò in Inghilterra nel 1609 per ricevere adeguate cure mediche a seguito dell’esplosione del sacchetto di polvere nera che portava abitualmente attaccato alla cintura e Pocahontas continuò la sua vita fino al 1613, anno in cui il suo primo marito, Kocoum, fu ucciso dagli Inglesi.

La ragazzina fu catturata e portata alla colonia di Henricus dove un anno dopo si sposò con John Rolfe, un coltivatore di tabacco timorato di Dio e inizialmente combattuto sul matrimonio con un’infedele.

Pocahontas e Rolfe ebbero un figlio e la loro unione contribuì a mantenere la pace tra coloni e nativi per quasi otto anni, un periodo noto come “la Pace di Pocahontas”.
Al suo arrivo nel 1616 in Inghilterra fu presentata a tutti come una principessa (sotto il nome di Rebecca) e trattata a Londra come un’ospite di riguardo e una curiosità proveniente dalle nuove colonie americane. Smith la incontrò solo una volta prima che Pocahontas si imbarcasse per il suo ultimo viaggio.

Nel 1617, ancor prima che la nave su cui era imbarcata con il marito superasse il Tamigi, Pocahontas manifestò evidenti segni di malattia e fu portata a riva per essere visitata da un medico. Dopo poco tempo perse i sensi e morì per cause ancora sconosciute. (Fonte)

 

Il Patriota era un persecutore di nativi americani

Film storicamente inaccurati - Il Patriota

Film che personalmente mi è piaciuto molto e tutto sommato storicamente accettabile se non per qualche piccolo particolare e una grossa differenza tra il protagonista del film e l’uomo che ha ispirato il personaggio.

Il Patriota vede il protagonista Benjamin Martin (Mel Gibson) organizzare squadre di milizia durante gli scontri per l’indipendenza dell’ America settentrionale. Il personaggio di Martin è ispirato ad un ufficiale militare di nome Francis Marion, considerato il padre della guerriglia moderna, dei Ranger dell’esercito americano e noto con il soprannome di “Volpe di palude”.

Contrariamente al protagonista del film (padre di famiglia severo ma comprensivo che tratta gli schiavi come pari e commette atti violenti solo se messo alle strette), Francis Marion aveva ben pochi aspetti positivi: era noto per le atrocità di guerra che commetteva sui fedeli dell’impero britannico e per lasciare i suoi soldati liberi di saccheggiare ogni posto che visitavano.

Era anche famoso per la caccia ai reparti filo-britannici composti da schiavi liberati e addestrati al combattimento, non fece mai segreto il suo sostegno alla schiavitù e si fece un nome con la persecuzione dei nativi Cherokee.

Dopo aver svolto la sua parte durante la guerra, Marion tornò alla sua piantagione per ritrovarla completamente deserta: tutti i suoi schiavi avevano abbandonato la tenuta per arruolarsi con gli Inglesi. (Fonte)

 

Braveheart: anacronismi e inesattezze

Film storicamente inaccurati - Braveheart

Posso assicurarvi che non ho nulla contro Mel Gibson: adoro questo film, ma alcune delle inesattezze storiche sono fastidiose. William Wallace, probabilmente il figlio di un cavaliere dell’ Ayrshire e non vestito con un kilt (creato circa 3 secoli dopo Wallace) ma con abiti comuni, si rese protagonista delle guerre di indipendenza scozzesi diventando un eroe nazionale, ma il film è pieno di anacronismi e di dettagli sbagliati.

La rivolta di Wallace inizia nel 1297, 21 anni dopo la riunione di nobili scozzesi che si vede all’inizio del film; in realtà, nel 1276 vigeva una pace durata quasi 60 anni e i primi indizi di una guerra imminente si manifestarono solo nel 1296, ben vent’anni dopo.

Nel film viene anche narrata un’ipotetica quanto assurda storia d’amore tra William Wallace e la regina Isabella, ma la realtà storica fu ben diversa: all’epoca dei fatti, la principessa aveva solo tre anni e quasi certamente non incontrò mai lo scozzese di persona. (Fonte)

 

Apocalypto: un trionfo di sangue

Film storicamente inaccurati - Apocalypto

La prima inesattezza storica è il fatto che il protagonista e la sua tribù vivono in totale isolamento nella giungla messicana: chiunque fosse nato e cresciuto nelle regioni messicane governate dai Maya era a conoscenza dell’esistenza di piccoli e grandi insediamenti urbani popolati da gente che amava particolarmente procacciare schiavi.

L’adorazione “patologica” del Sole da parte della cultura Maya è in realtà un’alterazione, funzionale allo svolgimento della pellicola, della sfera religiosa di questo popolo: la religione Maya era composta da un pantheon di divinità tra cui la più importante era quella del mais.

Nella cultura dei Maya non era previsto il rituale sacrificale descritto nel film. Sembra invece che il sacrificio umano su una pietra-altare fosse pratica relativamente comune tra gli Aztechi, che effettuavano numerose esecuzioni in sequenza. Non c’è alcuna prova che questa pratica fosse diffusa anche tra i Maya, una cultura in cui era più comune l’auto-sacrificio (non letale) infliggendo ferite profonde a lingua e organi genitali.

Infine, il film termina con l’arrivo di navi spagnole che lasciano presagire la futura disfatta degli imperi precolombiani, ma i primi esploratori giunsero nella regione solo 400 anni dopo l’epoca della cultura Maya ritratta nella pellicola. (Fonte)

 

Il Gladiatore: Commodo non era così malaccio

Film storicamente inaccurati - Il Gladiatore

Maximus Decimus Meridius, generale dell’imperatore Marco Aurelio, viene investito del ruolo di regnante al posto di Commodo, legittimo erede e figlio dell’imperatore. Commodo, mosso da rancore e invidia, uccide suo padre e ordina l’esecuzione di Maximus, che tuttavia riesce a scappare, viene fatto schiavo e si procura fama e gloria diventando un gladiatore.

Commodo viene dipinto come un buono a nulla che regnò un paio d’anni, ma la sua controparte storica restò imperatore per circa 13 anni e non uccise mai suo padre; non esiste alcuna prova che possa dimostrare un cattivo rapporto tra Marco Aurelio e il figlio (se non alcuni documenti del tempo infarciti di propaganda politica) e all’epoca del suo insediamento definitivo Commodo era già da tempo “co-imperatore”.

Marco Aurelio appuntò Commodo come suo successore molti anni prima della sua morte, verificatasi a Vindobona (Vienna) e non in Germania, come mostra la battaglia iniziale.
Negli ultimi anni l’analisi del film da parte degli storici ha rivelato battaglie mai avvenute, cani non esistenti all’epoca e iscrizioni sbagliate in Latino. E’ ormai ampiamente dimostrato inoltre che le battaglie gladiatorie spesso non terminavano con la morte di uno dei contendenti.

Maximus Decimus Meridius è un personaggio di pura fantasia, ma potrebbe essere stato creato a partire da un mix di tre figure storiche realmente esistite: Taruttienus Paternus, comandante delle forze romane nella battaglia contro le tribù germaniche del 179 d.C.; Narcisso, il combattente che uccise Commodo; e Tiberius Claudius Pompeianus, nato in povertà in Siria e divenuto uno dei generali preferiti di Marco Aurelio e marito di Lucilla, figlia dell’imperatore. (Fonte)

 

300: Non erano 300

Film storicamente inaccurati - 300

Quando in una pellicola appaiono creature umanoidi cornute o giganti dalle mani di falce non si può pretendere estremo realismo, ma sono ben pochi gli elementi storicamente accurati del film 300.

Possiamo iniziare dicendo che gli Spartani non combattevano seminudi: le corazze per il petto e protezioni di cuoio per le gambe erano una dotazione standard per un soldato spartano, ma il regista ha deciso di eliminarle per rendere distinguibili i volti e i corpi dei protagonisti.

Gli Spartani non erano solo 300 alle Termopili, come spiegato in questo articolo sulle leggende metropolitane della storia, ma accompagnati da qualche migliaio di soldati reclutati da varie regioni della Grecia e almeno 300 schiavi spartani.

La tecnica di combattimento della falange non è inoltre attendibile storicamente: non è ancora dimostrato che gli Spartani spingessero il nemico con i loro scudi e nemmeno che avessero già adottato la falange come formazione militare standard. Di certo un soldato spartano non si lanciava in battaglia completamente solo rompendo ogni formazione e lontano dai propri compagni.

Secondo Erodoto, la fonte di principale ispirazione per tutte le storie sugli Spartani nate nei secoli successivi alla battaglia delle Termopili, gli Immortali persiani non erano “ninja” armati di doppia spada ma arcieri corazzati armati di lancia e di un grande scudo.

Le imprecisioni storiche non finiscono  qui ma sarebbe necessario un intero post per poterle descrivere tutte. Termino il capitolo con la storia di Aristodemo, apparentemente l’unico sopravvissuto alla battaglia per via di una ferita all’occhio: contrariamente a quanto si vede nel film, Aristodemo non fu l’unico a sopravvivere e il problema all’occhio non fu causato da una ferita ma da un’infezione oculare.

Di fronte alla decisione di restare a combattere o tornare a Sparta, Aristodemo decise di scappare dal campo di battaglia, allontanandosi sotto gli improperi dei suoi compagni che lo accusavano di codardia chiamandolo “Aristodemo il fuggiasco”. (Fonte)

 

Troy: due lama a Troia?

Film storicamente inaccurati - Troy

Il film si prende un sacco di libertà, a cominciare dalla storia stessa. Secondo l’Iliade, l’assedio di Troia durò almeno 10 anni e non qualche settimana come il film lascerebbe intendere.

Nello scontro tra Menelao e Paride, Menelao non viene colpito da Ettore, ma nell’Iliade rimane di sasso di fronte alla fuga di Paride grazie ad uno stratagemma della dea Afrodite, sua protettrice. Sia Menelao che Agamennone sopravvivono alla guerra di Troia, Aiace non fu ucciso da Ettore ma si suicidò dopo aver massacrato qualche Troiano e un gregge di pecore, e lo stesso Achille muore prima della costruzione del celebre cavallo.

Patroclo non era semplicemente il cugino di Achille, ma il suo amante, e questo tipo di rapporto omosessuale era un fatto del tutto normale e accettato dalla società.

Re Priamo sembra mostrare a Paride una spada di ferro o addirittura acciaio (la Spada di Troia), ma al tempo l’unico metallo lavorabile era il bronzo, se escludiamo il ferro di origine spaziale. Le spade di bronzo in uso all’epoca non erano assolutamente in grado di perforare un corpo umano secondo le modalità mostrate in un film, specialmente se il bersaglio era protetto da una corazza di cuoio.

L’aspetto più divertente dell’intera pellicola è il totale disinteresse per l’attendibilità storica dell’ambientazione. L’indice di questo disinteresse è la presenza, nel mercato di Troia, di 2 lama, creature andine mai esistite in Medio Oriente. (Fonte)

 

10.000 B.C.
Ci sono almeno 4 elementi sbagliati in questa singolo fotogramma

Ci sarebbe troppo da dire su questo film e ho deciso qualche tempo fa di dedicargli un post: 10.000 AC, il film che reinventa la preistoria

 

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