L’isola-eremo di Luke Skywalker esiste ed è in Irlanda

Star Wars Skellig Michael
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Star Wars è un universo noto per la varietà di ambientazioni esotiche. Per rendere gli scenari realistici e vagamente familiari sono stati utilizzati come locations alcuni dei paradisi naturali più affascinanti o meno conosciuti del nostro pianeta: Tunisia (Tatooine), Norvegia (Battaglia di Hoth) e California (Luna di Endor) sono solo alcuni dei panorami mozzafiato terrestri sfruttati dal franchising.

L’isola del pianeta di Ahch-To, rifugio di Luke Skywalker nell’ultimo film Star Wars: Gli Ultimi Jedi, è ispirata ad una località reale: l’ isola di Skellig Michael, a circa 11 km di distanza dalla costa irlandese di Kerry, è un santuario naturale e archeologico e ospita un complesso monastico vecchio di almeno 1200 anni ad un’altezza di circa 180 metri sul livello del mare e caratterizzato da costruzioni chiamate clochán, sostanzialmente identiche al rifugio di Skywalker.

Riproduzione del complesso monastico di Skellig Michael per il film Star Wars: Gli Ultimi Jedi
Riproduzione del complesso monastico di Skellig Michael per il film Star Wars: Gli Ultimi Jedi

Per realizzare il rifugio di Luke Skywalker, la produzione ha preferito non ricorrere al sito archeologico originale ma ha ricostruito il sito monastico di Skellig Michael nella Penisola di Dingle, Irlanda. La scelta di ricostruire i clochán di Skellig Michael è dovuta a ragioni logistiche e alla necessità di preservare intatto il complesso monastico, patrimonio UNESCO dal 1996: solo poche persone ogni anno possono ottenere l’autorizzazione a visitare il monastero e le scalate fino ai clochán sono proibite durante le giornate più umide o piovose per via del potenziale rischio di incidenti fatali durante l’ascesa.

clochan Skellig Michael

Un clochán è un rifugio a finta cupola in pietra tipico del sud-ovest irlandese, di forma circolare ed eretto a secco, senza l’utilizzo di malta o altri leganti tra le pietre. I primi clochán dell’isola di Skellig Michael furono costruiti dai monaci cristiani che raggiunsero l’isola tra il VI e il VII secolo d.C. e sebbene non siano le uniche strutture di questo genere in Europa sono probabilmente le più isolate.

Il complesso monastico di Skellig Michael è composto da sei celle clochán, due oratori, una chiesa costruita in epoca medievale e una serie di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Secondo gli archeologi, il monastero era in grado di sostenere non più di dodici monaci e un abate: l’isola non offre vaste superfici coltivabili, la verdura era prodotta in piccoli orti condivisi e la maggior parte delle proteine proveniva dalla pesca e dalle uova d’uccello ottenute dalle numerose specie di uccelli marini che nidificano a Little Skellig, l’isola vicina a Skellig Michael.

Scalinata di pietra che porta ai clochan di Skellig Michael
Scalinata di pietra che porta ai clochán di Skellig Michael

I clochán dell’isola di Skellig Michael, raggiungibili dopo aver percorso una lunga e ripida scalinata composta da circa 600 scalini di pietra, sono la risposta all’assenza di legname sufficientemente grande da essere impiegato nella costruzione di strutture tipiche di località più densamente coperte da vegetazione. Le pietre che compongono le pareti sono piatte e tagliate in modo tale che la superficie esterna risulti più ruvida rispetto a quella rivolta all’interno dell’edificio.

Il tetto dei clochán non è una vera e propria cupola ma un tholos: le pietre vengono deposte in cerchi concentrici progressivamente aggettanti, facendole avvicinare verso il centro della struttura fino a quando l’apertura superiore viene completamente chiusa. Questa tecnica costruttiva, che non prevedeva ulteriori supporti interni per reggere il peso della pietra e contrastare la forza di gravità, costringeva a realizzare pareti perimetrali spesse tra 1 e 2 metri per scongiurare il rischio di cedimento strutturale.

Vista interna della finta cupola di un clochán
Vista interna della finta cupola di un clochán

I clochán somigliano molto a strutture forse più note da noi italiani, come le capanne a tholos dell’Italia centrale chiamate caciare o caselle. Le costruzioni a tholos sono modellate sulle tombe ad alveare o a cupola (tholos in greco) dell’ Età del Bronzo, costituite da un ambiente circolare con mura in pietra e parzialmente o completamente interrate. I monumenti funerari di questo tipo e le prime abitazioni a tholos fanno la loro apparizione almeno 5.000 anni fa e rappresentano probabilmente i più antichi esempi di edifici con pseudocupola.

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