Avvelenamento da mercurio nella storia

mercurio
Condividi questo post
  • 5
  •  
  •  
  •  

Il mercurio (simbolo chimico Hg) fu probabilmente uno degli elementi che più affascinò il mondo antico per via delle sue proprietà fisiche e chimiche: è un metallo che si presenta liquido a temperatura ambiente, è pesante e lucente, dal colore simile all’argento, e ha la capacità di dissolvere molti metalli (come oro e argento) per formare un amalgama. Il mercurio è infine un metallo raro da trovare in natura e ancora più raro da trovare in forma nativa.

Un metallo dalle strane proprietà

Il mercurio è un metallo pesante e uno dei pochi elementi della tavola periodica ad essere liquido a temperatura ambiente. Conosciuto in antichità come argento vivo o idrargirio (dal greco hydrárgyros, traducibile come “acqua d’argento”), ha un punto di fusione pari a -38,83 °C e raggiunge il punto di ebollizione sopra i 356 °C.

Il mercurio è un elemento raro nella crosta terrestre, ma i minerali che lo contengono sono particolarmente ricchi di questo metallo proprio a causa della sua inerzia. Raramente è presente nella sua forma nativa: lo si trova più spesso in minerali come cinabro, corderoite e livingstonite.

Mercurio e immortalità

Nel corso della storia, il mercurio ha dominato il panorama alchemico assumendo fantomatiche proprietà curative o addirittura soprannaturali. In Cina e in Tibet, ad esempio, per molti secoli si è creduto che il mercurio fosse alla base dell’ elisir dell’eterna giovinezza e contribuisse a mantenere una salute di ferro fino alla tarda età.

Il primo imperatore e unificatore della Cina antica Qin Shi Huang Di, che ordinò la realizzazione di migliaia di statue di terracotta per difendere la sua tomba di proporzioni colossali, pare sia sepolto in una vasta camera funeraria percorsa da canali di mercurio elementare che rappresenterebbero i grandi fiumi della Cina.

La sua tomba, nascosta sotto alla collina sorvegliata dal celebre Esercito di Terracotta, non è ancora stata aperta per evitare di contaminare o danneggiare il sito, ma sappiamo per certo che lo stesso Qin Shi Huang Di morì per avvelenamento da mercurio, metallo che assumeva sotto forma di pillole create dagli alchimisti imperiali mescolando gocce di metallo a polvere di giada.

cinabro minerale mercurio
Il cinabro non è altro che solfuro di mercurio sotto forma di minerale tossico
Cinabro e argento vivo

Nell’ Antica Grecia, come in Egitto e a Roma, il cinabro (solfuro di mercurio) era comunemente utilizzato come base per la creazione di pigmenti per papiri, pitture e cosmetici.

I Romani (che lo chiamavano hydrargyrum) hanno mantenuto attiva per lungo tempo una miniera di minerali di mercurio in Spagna, operata da prigionieri e schiavi, allo scopo ottenere i colori utilizzati per decorare diverse ville tra cui alcune residenze di Pompei.

Anche nel Nuovo Mondo il mercurio esercitò un fascino irresistibile: nel novembre 2014, un team di archeologi ha scoperto grosse quantità di mercurio in una stanza nascosta da 20 metri di terreno sotto al “Tempio del Serpente Piumato”, una piramide a gradoni vecchia di 1800 anni.

Fu l’ alchimia ad elevare la reputazione del mercurio: era considerato la “Materia Prima” da cui si potevano generare tutti i metalli attraverso un processo di trasmutazione. Il termine “argento vivo“, spesso impiegato nell’alchimia per definire il mercurio, è di origine greca e si può ragionevolmente affermare che al tempo di Aristotele (IV secolo a.C.) le proprietà di questo metallo (e probabilmente la sua pericolosità) fossero già ben note in Europa, specialmente quella di dissolvere altri metalli.

Se entra in contatto con oro o argento, il mercurio forma un amalgama, una lega a base di mercurio, dissolvendo il metallo che tocca. L’amalgama è alla base di alcune procedure chimiche sfruttate per l’estrazione di metalli preziosi, un procedimento inventato circa un millennio fa e ancora oggi impiegato da alcuni impianti minerari.

Amalgama di mercurio e oro
Amalgama di mercurio e oro
La pericolosità del mercurio

Il problema del mercurio, come apprese a sue spese il primo imperatore cinese, è che risulta estremamente tossico, soprattutto se viene ingerito. I Romani erano ben consapevoli dei rischi dell’esposizione al mercurio e dei sintomi dell’avvelenamento, tanto che alcuni condannati a morte venivano inviati a lavorare nelle miniere di mercurio come pena per i loro crimini.

Si sospetta inoltre che alcune figure storiche rilevanti come Ivan il Terribile siano state avvelenate utilizzando questo metallo, al tempo utilizzato anche per il trattamento della sifilide.

Il mercurio può essere introdotto nell’organismo tramite ingestione, contatto (attraversa facilmente la pelle) o inalazione dei vapori. I vapori di mercurio, estremamente tossici, si generano spontaneamente durante la separazione a 500° C dai minerali che lo contengono.

Le conseguenze dell’ avvelenamento da mercurio includono danni al cervello e ai polmoni, disturbi sensoriali e del linguaggio, assenza di coordinazione e tremori. Un’esposizione acuta al mercurio elementare (la sua forma liquida) provoca dolori al petto, dispnea, tosse e disturbi polmonari, degenerando poi in allucinazioni, delirio, tendenze suicide e danni permanenti al sistema nervoso centrale.

Imperatore Xuanzong avvelenato dal mercurio

Le vittime di avvelenamento da mercurio nella storia sono incalcolabili e talvolta legate ad episodi dai toni tragicomici. L’imperatore cinese Xuanzong della Dinastia Tang, vissuto nel IX secolo d.C., morì avvelenato dal mercurio che gli alchimisti imperiali gli somministravano quotidianamente per curarlo dagli acciacchi dell’età e renderlo immortale.

Quando alcuni membri della corte iniziarono a sospettare che fosse proprio il mercurio a causare i pruriti e i gonfiori (oltre alla salute mentale traballante) dell’imperatore, gli alchimisti consultarono alcuni testi medici giungendo alla conclusione che i pruriti, i gonfiori e la follia del sovrano fossero la prova che il mercurio stesse rendendo immortale il sovrano curandolo da ogni male. Xuanzong finì per impazzire, diventando aggressivo e paranoide, per poi morire per avvelenamento cronico da mercurio.

Cappellai matti e mercurio

L’espressione “matto come un cappellaio” è uno degli aneddoti più recenti che conferma l’impatto dell’avvelenamento da mercurio nella storia umana. Durante il XVI° secolo, alcuni produttori di cappelli francesi inventarono un metodo di produzione del feltro che utilizzava il nitrato di mercurio applicato sulla pelle animale.

Questa pratica, durata circa tre secoli in alcuni Paesi, nacque in un periodo in cui gli effetti del mercurio erano conosciuti molto bene da tutti; inizialmente fu tenuta segreta per poi essere trasferita in Inghilterra quando gli Ugonotti fuggirono dalla Francia.

L’esposizione costante al nitrato di mercurio fece velocemente guadagnare ai cappellai la fama di pazzi dai tremori incontrollabili e fece nascere l’espressione “cappellaio matto”.

Per saperne di più: Mercury poisoning


Condividi questo post
  • 5
  •  
  •  
  •  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.