Lo scacciapensieri unno di 1.700 anni fa (ancora funzionante)

Scacciapensieri in osso del Monti Altai
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Una serie di 5 antichi scacciapensieri scoperti lo scorso 9 gennaio nella Repubblica dell’ Altaj hanno sorpreso gli archeologi che conducevano scavi presso due siti di origine unna (Cheremshanka e Chultukov Log 9): uno di questi strumenti, risalenti a circa 1.700 anni fa e realizzati in osso, è ancora in grado di produrre suoni.

“Ho suonato io stesso lo scacciapensieri di Cheremshanka” spiega Andrey Borodovsky, professore dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia dell’Accademia Russa delle Scienze e dedito da oltre 20 anni allo studio di questi antichi strumenti musicali.

Lo scacciapensieri è uno dei primissimi strumenti musicali creati dall’uomo: la più antica raffigurazione di questo strumento risale ad un disegno cinese del IV secolo a.C. ma la sua invenzione nel continente asiatico è probabilmente vecchia di millenni.

Lo scacciapensieri si suona appoggiando l’ancia sugli incisivi e pizzicando la lamella con un dito, agendo sulle dimensioni della cavità orale e sulla posizione della lingua per modulare il suono. Occorre prestare attenzione alla lamella contro gli incisivi, perchè potrebbe causare danni permanenti anche se pizzicata con cura.

In Italia, la produzione di scacciapensieri della Valsesia iniziò intorno al XVI secolo, per poi sparire progressivamente fino al 1800. In Sardegna e in Sicilia, dove questo strumento musicale è noto rispettivamente come trunfa o marranzanu/mariolu, lo scacciapensieri era tradizionalmente utilizzato per accompagnare canzoni e tarantelle.

Lo scacciapensieri in osso, ancora funzionante, scoperto da Borodovsky
Lo scacciapensieri in osso, ancora funzionante, scoperto da Borodovsky

In Asia, lo scacciapensieri era prevalentemente costruito sfruttando il bambù. In Russia invece lo scacciapensieri, chiamato Vargan, era tradizionalmente utilizzato nelle regioni popolate dagli Evenchi, gli abitanti delle taighe siberiane noti anche come Tungusi.

Gli scacciapensieri scoperti da Borodovsky sono stati ricavati da costole di cavalli o bovini e risalgono a circa 1.700 anni fa, periodo in cui la regione dei Monti Altai era popolata dagli Unni e costituiva il centro nevralgico del loro dominio sull’Asia centrale.

Al tempo le tribù unne erano nomadi e si spostavano frequentemente tra Mongolia, Cina e Russia meridionale, ma tra la fine del IV secolo e l’inizio del V iniziarono ad avanzare verso Occidente con l’intenzione di invadere l’Europa.

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Gli scacciapensieri prodotti dagli artigiani dell’Altai erano differenti da quelli rinvenuti in altre zone dell’Asia: in Mongolia o nella regione russa di Tuva si usavano generalmente altri materiali come corna di cervo.

Dei cinque strumenti rinvenuti nei due siti archeologici, solo uno può ancora essere suonato, un altro è in buone condizioni ma inutilizzabile mentre i rimanenti tre sono strumenti non finiti, a circa metà della lavorazione che li avrebbe trasformati in scacciapensieri funzionanti.

I cinque scacciapensieri scoperti da Borodovsky
I cinque scacciapensieri scoperti da Borodovsky

L’unico scacciapensieri in grado di produrre musica è lungo 11 centimetri e largo 8,6. Secondo Borodovsky, gli artigiani del tempo separarono longitudinalmente la sezione centrale di un osso animale (forse una costola) allo scopo di ottenere una superficie tripartita resistente, sottile e sufficientemente elastica da produrre un suono quando pizzicata.

Ancient Jew’s harps found in Altai Mountains as musical instruments reappear after 1,700 years


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