città – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Mantle, il villaggio-città degli Uroni canadesi https://www.vitantica.net/2018/09/15/mantle-villaggio-citta-uroni/ https://www.vitantica.net/2018/09/15/mantle-villaggio-citta-uroni/#respond Sat, 15 Sep 2018 02:00:09 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2143 Tra il 1500 e il 1530, un villaggio Urone-Wendat nei pressi del Lago Ontario, Canada, raggiunse dimensioni considerevoli per la media degli insediamenti nordamericani del tempo.

La sua estensione e il ritrovamento di alcuni straordinari artefatti lascerebbero supporre con ragionevole sicurezza che questo insediamento possa essere stato uno dei più grandi dell’intero Canada, ben lontano dai numeri registrati per cittadine come Cahokia ma molto popolato per gli standard del tempo e della regione.

La cittadina dei nativi Uroni

Il sito, battezzato Mantle, arrivò ad ospitare oltre 1500 persone in almeno 98 abitazioni rinvenute in loco tra il 2003 e il 2005 da un team di ricercatori della Archaeological Services Inc. Mantle fu un villaggio popolato dagli Uroni (o Wendat), una popolazione indigena nordamericana che occupò tradizionalmente le regioni canadesi dell’ Ontario e che incontrò un triste destino a causa degli Irochesi Haudenosaunee (“Popolo della Lunga Casa”), loro storici nemici.

“E’ un momento alla Indiana Jones, è una scoperta decisamente importante” dichiarò nel 2012 Ron Williamson, archeologo a capo degli scavi nel sito di Mantle. “E’ il villaggio più grande, complesso e cosmopolita del suo tempo. Tutti gli archeologi, quando vedono Mantle, ne rimangono assolutamente stupiti”.

Williamson ritiene che circa 1500-2000 persone occupassero il sito intorno alla metà del XVI secolo, su un’area vasta quanto l’isola di Manhattan.

Mappa di Mantle
Mappa di Mantle secondo la ricostruzione degli archeologi
Campi di mais e caccia su larga scala

Secondo le stime degli archeologi, ogni anno la popolazione di Mantle necessitava di almeno 7.000 pelli di cervo per realizzare vestiti e oggetti di uso comune, costringendo i cacciatori del villaggio a spingersi ad oltre 40 km di distanza dalle loro case durante la caccia; per soddisfare il fabbisogno alimentare della comunità (circa 700 kg di mais al giorno) i campi di granturco si estendevano per ben 80 km quadrati.

“Quando si pensa ad un sito come Mantle, 2000 persone e una palizzata enorme attorno alla comunità, la migliore analogia è quella con una città medievale” sostiene Jennifer Birch, ricercatrice della University of Georgia intervistata nel corso del documentario intitolato “Curse of the Axe”, trasmesso su History Channel nel 2012.

Nonostante le sue dimensioni, il sito è rimasto nascosto per centinaia di anni a causa del grave deperimento del legno utilizzato per edificare le case urone, un materiale che non si preserva bene dopo cinque secoli di esposizione agli agenti atmosferici.

Case ricostruite e palizzate

Non tutte le 98 abitazioni sono state utilizzate contemporaneamente: man mano che una casa invecchiava e diventava instabile, la si abbatteva per costruirne un’altra sulle sue fondamenta. Si calcola che, nel momento di massima attività di Mantle, ben 55 case siano state occupate contemporaneamente.

Una casa mostra gli indizi tipici di un incendio, ma è molto probabile che il fuoco non si sia propagato alle abitazioni vicine nonostante la grande quantità di legno (oltre 60.000 pali) utilizzata per costruire l’insediamento e la cinta di pali che lo proteggeva.

Gli Uroni formavano insediamenti composti principalmente da case lunghe e abitati da 900-1500 unità distribuite in circa 30-40 abitazioni. Ogni 10 anni, le abitazioni Wendat più vecchie e parte dei campi coltivati a mais (coltura che costituiva il 60% della dieta del villaggio) venivano dati alle fiamme, per poi ricostruire l’intero villaggio dalle fondamenta in un’altra località più produttiva dal punto di vista agricolo e più proficua per la caccia.

Ricostruzione di una casa lunga degli Uroni
Ricostruzione di una casa lunga degli Uroni

La palizzata che circondava il villaggio era una caratteristica dei villaggi Wendat: durante il periodo di continui scontri con gli Irochesi Haudenosaunee, le scorrerie nei villaggi Uroni erano all’ordine del giorno e gli scalpi venivano recisi con quotidianità e brutalità.

Le palizzate avevano il compito di creare una comunità chiusa e protetta dalle incursioni dall’esterno: nel caso di Mantle, erano disposte su tre file.

Una miniera di artefatti nordamericani

Fino ad ora, a Mantle sono stati scoperti oltre 200.000 artefatti, tra i quali decine e decine di esempi d’arte antica come maschere umane e raffigurazioni di animali. Lo stile di questi artefatti suggerirebbe che gli abitanti di Mantle mantenessero contatti commerciali non solo con gli Europei, ma anche con tutte le Cinque Nazioni Irochesi.

Uroni e Haudenosaunee erano nemici mortali e il fatto di trovare artefatti prodotti sotto l’influenza irochese all’interno di un villaggio urone sta progessivamente cambiando il quadro sulle dinamiche sociali delle antiche popolazioni tribali nordamericane.

La testa d'ascia europea scoperta nel sito di Mantle
La testa d’ascia europea scoperta nel sito di Mantle

Tra gli artefatti scoperti nel sito ci sono anche alcuni oggetti di origine europea, i più antichi mai scoperti in Nord America nella regione dei Grandi Laghi. Alcuni di questi reperti sembrano parti fondamentali di un’ascia di ferro battuto, di un secolo più vecchia rispetto all’arrivo in Canada dei primi esploratori del Vecchio Continente.

L’ascia, sepolta con cura al centro del villaggio, mostra un marchio spagnolo che la collocherebbe temporalmente nel XVI° secolo, periodo in cui i pescatori e balenieri baschi si spingevano fino alle coste del Labrador.

Ancient ‘New York City’ of Canada Discovered

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Etemenanki, la vera “Torre di Babele” https://www.vitantica.net/2018/05/17/etemenanki-torre-di-babele/ https://www.vitantica.net/2018/05/17/etemenanki-torre-di-babele/#respond Thu, 17 May 2018 02:00:24 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1688 La storia della Torre di Babele della Genesi biblica è una delle più celebri dell’antichità, trovando riferimenti anche nella letteratura ellenistica e romana. Ma da cosa nacque la leggenda?

Spesso la mitologia antica è ricca di riferimenti ad elementi di pura fantasia, ma in questo caso la leggenda della Torre di Babele ha diverse analogie con un edificio reale: Etemenanki (“casa delle fondamenta del cielo e della terra” o anche “pietra angolare del cielo e della terra”), la principale ziqqurat dell’antica città mesopotamica di Babilonia.

La Torre di Babele nella Bibbia

Nella Bibbia (più in particolare nella Genesi 11, 1-9) si parla di una torre di mattoni costruita lungo il fiume Eufrate con il preciso intento di avvicinarsi al cielo, la dimora di Yahweh; questo tentativo di avvicinarsi a Dio non fece altro che scatenare la sua furia anche alla luce del fatto che gli esseri umani, contravvenendo al comando divino, si erano rifiutati di disperdersi su tutto il pianeta.

Come punizione, Yahweh fece in modo che gli esseri umani, che inizialmente comunicavano utilizzando tutti la stessa lingua, iniziassero a parlare idiomi incomprensibili, impedendo che la costruzione della torre venisse portata a termine.

«Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: “Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco”. Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. »

Etemenanki, la vera Torre di Babele

Etemenanki e la Torre di Babele

La Torre di Babele, che oggi viene interpretata come un riferimento alla ziggurat babilonese Etemenanki, è uno degli esempi più estremi di punizione divina; la realtà storica e la leggenda biblica hanno alcuni punti in comune, ma Etemenanki rappresentò per i Babilonesi ben più che un tentativo di avvicinarsi al cielo: era la dimora del dio Marduk (detto anche Bel) e di parte del pantheon babilonese, oltre ad essere stata probabilmente anche un importantissimo osservatorio astronomico.

La parola Babel in ebraico antico può assumere il significato di “confusione” ma è spesso utilizzata per indicare l’antica città di Babilonia, dove si trovava Etemenanki ed Esagila (un’altra ziggurat fondamentale per il sistema religioso babilonese).

Etemenanki viene descritta come un’ enorme struttura di mattoni coperti da piastrelle colorate, una montagna di argilla cotta che tra i Babilonesi veniva chiamata ziqqurat (o ziggurat) ed era impiegata come luogo di culto o come punto privilegiato per osservare il cielo notturno.

L’origine di Etemenanki

Secondo la leggenda, all’origine della Terra il dio Marduk fu coinvolto in una feroce battaglia con Tiamat, madre del cosmo e dea degli oceani che viene tradizionalmente raffigurata come un enorme serpente marino. Tiamat era colpevole di aver portato il caos nell’universo e la sua sconfitta da parte di Marduk riportò l’ordine nel cosmo.

Per celebrare la sua vittoria, Marduk fece costruire Esagila al centro del pianeta (i Babilonesi credevano che la Terra fosse un disco circondato dal mare), il punto esatto in cui cielo e terra si congiungevano l’uno con l’altra.

La costruzione di Etemenanki vicino ad Esagila fece gradualmente assumere alla prima ziqqurat un ruolo di primo piano, fino a diventare la più importante struttura religiosa della cultura babilonese.

I resti archeologici di Etemenanki
I resti archeologici di Etemenanki
Etemenanki: la dimora di Marduk su sette terrazze

Una descrizione di Etemenanki è stata scoperta ad Uruk su una tavoletta cuneiforme risalente al 229 a.C.: si tratta della copia di un testo più antico, di autore ignoto, ma considerato storicamente attendibile perché supportato da altre testimonianze storiche o prove archeologiche.

Secondo la tavoletta, Etemenanki aveva sette terrazzamenti per un’altezza totale di 91 metri; alla base misurava 91 x 91 metri e questa misurazione è stata confermata dagli scavi archeologici condotti da Robert Koldewey (la cui misurazione dei resti di Etemenanki riportava 91,48 x 91,66 metri).

Una vasta scalinata conduceva verso la cima dell’edificio e tre porte collegavano Etemenanki con Esagila, mentre una porta più ampia ad Est connetteva la ziqqurat con una strada utilizzata per le processioni religiose.

Sull’ultima terrazza si trovava il tempio del dio Marduk, suddiviso in varie stanze come se si trattasse della dimora reale della divinità: la stanza per le nozze sacre, una sala che ospitava il dio-scriba Nabu e la moglie Tashmetu, e altre camere destinate ad altre divinità come Anu, Enlin, Ea e Nusku.

Un’altra descrizione di Etemenanki fu redatta da Erodoto, ma ci sono molto dubbi sull’accuratezza delle informazioni riportate. Secondo molti storici, il racconto di Erodoto non è basato su una testimonianza oculare della ziqqurat, ma su un altro testo che contiene errori grossolani e misurazioni incorrette.

La sua descrizione di Etemenanki, per quanto non accurata e di seconda o terza mano, è tuttavia la prima che cita un rito compiuto all’interno del tempio di Marduk: secondo Erodoto, ogni notte una giovane donna scelta come “sposa di Marduk” condivideva il letto con la divinità all’interno del tempio di Etemenanki, ma ad oggi non esiste alcuna prova a sostegno delle parole dell’autore greco.

Il tempio di Etemenanki, ricoperto da piastrelle blu
Il tempio di Etemenanki, ricoperto da piastrelle blu
La costruzione e ricostruzione di Etemenanki

La data di costruzione di Etemenanki è ancora un mezzo mistero. Nel 689 a.C. il re assiro Sennacherib proclamò di aver distrutto la torre dei suoi nemici Babilonesi, ma la letterale distruzione di un edificio così imponente ricoperto da mattoni cotti era fuori dalla portata del più belligerante sovrano del tempo: le truppe assire saccheggiarono quasi certamente l’intera città, ma non possedevano i mezzi per radere al suolo una delle più grandi ziqqurat mai esistite nell’arco di qualche settimana.

Secondo le tavolette babilonesi furono necessari 88 anni per ricostruire l’intera città ed Etemenanki fu soggetta ad una demolizione parziale; solo 50 anni dopo, la ziqqurat raggiungeva la sua massima altezza di 91 metri grazie ai lavori di ricostruzione di Nabucodonosor II e di suo padre.

L’attacco di Sennacherib a Babilonia dimostra però che Etemenanki era già celebre almeno mille anni prima di Cristo, forse fin dall’epoca di Hammurabi (1792-1750 a.C.), periodo in cui Babilonia era al culmine del suo potere in Mesopotamia e le ziqqurat venivano edificate anche in città minori.

L’ Enûma êliš, poema accadico risalente al regno di Nabucodonosor I (1125-1104 a.C.), cita direttamente la presenza ben consolidata a Babilonia della ziqqurat Esagila, implicando indirettamente anche la presenza di Etemenanki.

La torre raggiunse le sue dimensioni finali nell’arco di diversi secoli, subendo diversi crolli parziali e distruzioni volontarie da parte dei nemici di Babilonia. Nabucodonosor II (634 a.C. ca – 562 a.C. circa) fu probabilmente l’ultimo sovrano babilonese a metter mano alla costruzione di Etemenanki: ordinò di terminare il tempio sulla cima della ziqqurat costruendo un tetto di cedri provenienti dal Libano.

Mantenere intatta una struttura di proporzioni colossali richiede molta manodopera e denaro, specialmente se si tratta di un edificio di mattoni: l’argilla cotta richiede costante manutenzione sotto il caldo clima mediorientale e probabilmente diverse parti dell’edificio erano già crollate sotto il loro stesso peso prima del IV secolo a.C..

Al suo ritorno a Babilonia nel 323 a.C., circa due secoli dopo gli ultimi lavori di manutenzione della ziqqurat, Alessandro Magno ordinò a 10.000 dei suoi soldati di rimuovere i resti di Etemenanki trasportando dall’altra parte della città i mattoni e le piastrelle colorate che li decoravano.

L’obiettivo di Alessandro Magno era quello di ricostruire l’edificio restituendolo all’antico splendore, ma la sua morte fermò i lavori dopo circa due mesi lasciando Etemenanki in uno stato di demolizione avanzato.

Quasi un secolo dopo la morte di Alessandro Magno, il principe persiano Antioco I decise di ricostruire la ziqqurat: il testo babilonese Cronaca della Rovina dell’ Esagila racconta che, dopo il sacrificio rituale per proclamare ufficialmente l’inizio dei lavori di ricostruzione, Antioco inciampò sulle rovine di Etemenanki. Dopo essere caduto a terra, colmo di rabbia e vergogna, ordinò ai suoi ammaestratori d’elefanti di distruggere gli ultimi resti dell’edificio, segnando la scomparsa di Etemenanki.

The Tower of Babel: Archaeology, history and cuneiform texts
Etemenanki (the “Tower of Babel”)
Etemenanki

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Le più grandi città dell’antichità dal X secolo al 1700 https://www.vitantica.net/2018/03/27/grandi-citta-antichita-x-secolo-1700/ https://www.vitantica.net/2018/03/27/grandi-citta-antichita-x-secolo-1700/#respond Tue, 27 Mar 2018 02:00:48 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1524
Baghdad, Iraq

Baghdad è inclusa in questa lista e in quella precedente (Città più grandi dell’antichità fino al X secolo) perché intorno all’XI secolo raggiunse proporzioni colossali per una città mediorientale del tempo: oltre 1.000.000 di abitanti.

Córdoba, Spagna

città più grandi dal X secolo: Cordoba

Le origini di Córdoba sono antichissime e il primo insediamento umano nell’area risale a circa 40.000 anni fa. Il primo villaggio stabile sembra essere sorto intorno all’ VIII secolo a.C. e nel 206 a.C. la città diventò possedimento romano. Dopo la conquista araba del 716 d.C., Córdoba crebbe fino a diventare una delle città più popolate d’Europa: intorno all’anno 1000 ospitava una popolazione di circa 500.000 abitanti ed era una delle città culturalmente più avanzate del mondo. (Fonte)

Kaifeng, Cina

città più grandi dal X secolo: Keifeng

Kaifeng è una delle Otto Antiche Capitali della Cina ed è stata ricostruita diverse volte nell’arco di un millennio. Durante la dinastia Song (960-1279) la città, nota sotto i nomi di Dongjing o Bianjing, Kaifeng passò da 400.000 abitanti nel X secolo a oltre 700.000 durante l’XI secolo, periodo in cui la città fu circondata da tre cinte murarie e fu costruita la celebre Pagoda Youguosi (1049), detta anche “Pagoda di Ferro”. Keifeng fu probabilmente la città più densamente popolata del pianeta tra il 1013 e il 1127, secolo in cui divenne un importante centro commerciale e il punto di giunzione tra diversi canali navigabili utilizzati per il trasporto di merci e persone durante la dinastia Song. (Fonte)

Hangzhou, Cina

città più grandi dal X secolo: Hangzhou

Città natale di Shen Kuo, Hangzhou diventò una città enorme durante il regno della dinastia Song: all’epoca di Shen Kuo (XI secolo), la città contava oltre 2 milioni di residenti e nel 1089 il governatore Su Shi ordinò l’uso di 200.000 operai per la costruzione di una strada rialzata lunga circa 3 km per consentire all’imperatore Qianlong di visitare il Lago Occidentale durante l’alba primaverile.
Fin dall’inizio del XII secolo Hangzhou iniziò ad espandersi commercialmente diventando uno dei centri di scambio più importanti dell’intera Asia. Il fatto che circa 2 milioni di persone vivessero principalmente in case di legno fece diventare la città il bersaglio di numerosi incendi tra il 1132 e il 1275: il solo incendio cittadino del 1237 sembra aver distrutto 30.000 abitazioni, costringendo le autorità a prendere provvedimenti costruendo torri di guardia per l’avvistamento dei focolai d’incendio e investendo del ruolo di pompieri oltre 30.000 soldati.
Nel 1270, il censimento condotto dalle autorità cinesi registrò 186.330 famiglie residenti, non includendo nel conteggio soldati, milizie cittadine e non residenti. Per quasi un secolo e mezzo, dal 1180 al 1315, Hangzhou fu probabilmente la città più grande del pianeta.  (Fonte)

Costantinopoli, Turchia

città più grandi dal X secolo: Costantinopoli

Costantinopoli fu per secoli una delle città più grandi e importanti del mondo. Sotto Giustiniano I (VI secolo) raggiunse il mezzo milione di abitanti, il 40% dei quali fu abbattuto dalla “Peste di Giustiniano” del 541-542. Alla fine del X secolo la popolazione si era ripresa raggiungendo i 500-800.000 abitanti; alla fine del XII secolo era invece di 400-500.000 unità.
Sappiamo che verso la fine del regno di Manuele I Comneno (morto nel 1180), a Costantinopoli vivevano circa 60-80.000 stranieri provenienti da Occidente tra cui i Veneziani, che intrattenevano fitti scambi commerciali nella città. (Fonte)

Il Cairo, Egitto

città più grandi dal X secolo: Il Cairo

La città egiziana fu per molto tempo un centro culturale ed economico che metteva in comunicazione l’Oriente con l’Occidente. Nel 1340 Il Cairo raggiunse il mezzo milione di abitanti, diventando la città più popolata dell’epoca ad Ovest della Cina. Nel corso del successivo secolo e mezzo, la peste colpì la città in almeno 50 occasioni, uccidendo 1-200.000 persone. (Fonte)

Pechino, Cina

città più grandi dal X secolo: Pechino

Pechino ha una storia antichissima: i primi insediamenti stabili di Homo sapiens risalgono a circa 27.000 anni fa e la prima città fortificata fu edificata tra l’ XI e il VII secolo a.C. Già nei primi secoli d’esistenza Pechino era una città imponente e ospitava circa mezzo milione di abitanti. A partire dal XIV secolo d.C. la città registrò una crescita incredibile passando da 1 milione di abitanti a oltre 3 milioni (includendo nel conteggio anche chi viveva fuori dalla cinta muraria).
All’inizio della dinastia Ming (1368) la popolazione della città si era ridotta a circa 200.000 unità, ma a partire dal XV secolo ci fu un’impennata demografica che riportò il numero degli abitanti ad oltre 3 milioni, rendendo Pechino la più grande città del mondo tra il 1425 e il 1635. (Fonte)

Tenochtitlan

città più grandi dal X secolo: Tenochtitlan

Quando Hernán Cortés raggiunse Tenochtitlan nel 1519, la popolazione era compresa tra i 200.000 e i 300.000 abitanti ed era probabilmente una delle città più grandi del mondo conosciuto. Città come Parigi, Venezia e Costantinopoli erano le uniche sufficiente vaste e popolate da poter rivaleggiare in grandezza con Tenochtitlan. Secondo alcuni archeologi, oltre 200.000 persone erano concentrate in un’area di 13,5 km quadrati e l’intero impero di Montezuma II comprendeva probabilmente quasi 5 milioni di persone che più o meno regolarmente andavano e venivano dalla città. (Fonte)

Edo (Tokyo), Giappone

città più grandi dal X secolo: Edo

La città di Edo ebbe origine nel 1457 da un piccolo villaggio di pescatori e nel corso dei secoli successivi crebbe fino a diventare una delle più grandi città del mondo nel 1721 con oltre un milione di abitanti (e un numero spaventoso di samurai). Fino al 1600, Edo non figurò tra le città più grandi del Giappone e raramente superò i 50.000 abitanti: al tempo erano Osaka (280.000 abitanti) e Kyoto (oltre 300.000 abitanti) le città più popolate del Sol Levante. (Fonte)

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Le più grandi e popolose città dell’antichità fino al X secolo https://www.vitantica.net/2018/03/12/piu-grandi-citta-antichita-fino-x-secolo/ https://www.vitantica.net/2018/03/12/piu-grandi-citta-antichita-fino-x-secolo/#respond Mon, 12 Mar 2018 02:00:35 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1451

Quanto erano grandi le città antiche e quanta popolazione potevano accogliere? Queste due domande hanno diverse risposte dipendenti dalla località geografica e dal periodo storico: i primi insediamenti urbani più popolosi del Neolitico difficilmente superavano i 10.000 abitanti, ma col passare dei millenni e l’espansione delle società agricole le città assunsero dimensioni notevoli, del tutto paragonabili a quelle di molte città moderne.

Le più grandi città dell' antichità: Çatalhöyük

Çatalhöyük, Anatolia

Çatalhöyük fu uno dei più grandi insediamenti del Neolitico e sopravvisse per circa 2.000 anni, tra il 7.500 a.C. e il 5.600 a.C.. Lo sviluppo della città nell’arco dei suoi due millenni di esistenza è stratificato in 18 livelli che mostrano le varie fasi di espansione dell’insediamento: al momento della sua fondazione, Çatalhöyük contava circa un migliaio di abitanti, ma col passare dei secoli la popolazione variò molto raggiungendo anche le 10.000 unità (con una media, nell’arco di 2.000 anni, di 5-7.000 abitanti), diventando una delle città più popolose del suo periodo storico.

Le più grandi città dell' antichità: Uruk
Uruk, Iraq

Una delle città più note della Mezzaluna Fertile, Uruk ebbe origine intorno al IV millennio a.C. con qualche migliaio di abitanti, ma nell’arco di circa un millennio raggiunse proporzioni enormi per il tempo. La città, probabilmente la più grande della sua epoca, nel 2.900 a.C. raggiunse un’estensione di oltre 6 km quadrati e accoglieva una popolazione compresa tra i 50.000 e gli 80.000 abitanti.

Le più grandi città dell' antichità: Mari
Mari, Siria

Posizionata sulla riva ovest dell’Eufrate a circa 5 km di distanza dal fiume, Mari fiorì come centro commerciale tra il 2.900 a.C. e il 1.759 a.C. sfruttando la sua posizione strategica che la collocava nel bel mezzo delle più importanti rotte commerciali della Mesopotamia. Al momento di massimo splendore economico, Mari contava circa 40.000 abitanti di diverse etnie e che parlavano differenti dialetti, riuniti sotto un monarca assoluto che vegliava su ogni aspetto della vita amministrativa della città. Come sappiamo tutto questo? Grazie alle oltre 25.000 tavolette d’argilla che ci hanno lasciato gli antichi burocrati della città.

Le più grandi città dell' antichità: Babilonia

Babilonia, Iraq

La città di Babilonia fu la più grande città del suo tempo (tra il 1.770 e il 1.670 a.C.) e fu probabilmente la prima città del pianeta a superare i 200.000 abitanti durante il suo periodo di massimo splendore economico. L’insediamento si estendeva per oltre 800 ettari in corrispondenza dell’odierna a Al Hillah, a circa 80 km da Baghdad, e può essere considerato la prima vera megalopoli dell’antichità e la città più popolosa del II millennio a.C.. A Babilonia si trovava anche Etemenanki, la ziggurat chiamata “Torre di Babele” nelle scritture bibliche.

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Tebe, Egitto

Nota agli Egizi come Waset, Tebe fu una delle più importanti città del suo tempo e si trovava lungo il Nilo a circa 800 km di distanza dal Mediterraneo. Nel 2.000 a.C. la città si estendeva per ben 93 km quadrati e ospitava circa 40.000 abitanti (nello stesso periodo, Menfi ne aveva 60.000), ma in circa 600 anni la situazione si invertì e la città di Tebe divenne la più popolata del mondo nel Periodo di Amarna (1.353 – 1.336 a.C.) con una popolazione di circa 75-80.000 abitanti.

Yinxu, Cina

Una delle più antiche capitali cinesi (fu la capitale della cina settentrionale sotto la dinastia Shang), Yinxu (conosciuta in antichità come Yin) si trova vicino alla moderna Anyang, nella provincia di Henan. Fu l’ultima capitale della dinastia Shang, che la governò per otto generazioni nell’arco di 255 anni. Intorno al 1.300 a.C. Yinxu arrivò a contare oltre 100.000 abitanti.

Pi-Ramses, Egitto

Città perduta dell’antico Egitto e capitale sotto i Ramessidi, si estendeva su un’area di oltre 18 km quadrati e intorno al 1.150 a.C., a circa un secolo dalla morte di Ramses, superò i 300.000 abitanti. Le dimensioni della città e del palazzo reale possono essere facilmente intuire se si considera che gli archeologi hanno ritrovato i resti di un’ antica scuderia grande 2 ettari e capace di ospitare 500 cavalli.

Le più grandi città dell' antichità: Ninive

Ninive, Iraq

Antica città assira che per oltre 50 anni (fino al 612 a.C., anno del sacco della città) fu il più vasto insediamento urbano del mondo conosciuto. Le fonti bibliche sostengono che la città ospitasse oltre 120.000 abitanti, in linea con le stime moderne che parlano di una popolazione di 100-150.000 individui; sappiamo ormai per certo, anche grazie alle circa 30.000 tavolette d’argilla ritrovate nella Libreria di Assurbanipal, che le mura di Ninive si estendevano per 12 chilometri e la città occupava un’area di 750 ettari.

Le più grandi città dell' antichità: Atene

Atene, Grecia

Secondo Tucidide, nel V secolo a.C. la popolazione di Atene ammontava a circa 140-170.000 cittadini totali (inclusi donne, bambini e i meno abbienti, o teti, impossibilitati ad accedere alle magistrature ma aventi diritto al voto nell’assemblea popolare), ai quali occorre aggiungere circa 40-70.000 stranieri e tra i 100.000 e i 150.000 schiavi. Circa un decimo della popolazione era costituito da cittadini maschi adulti con la facoltà di votare e di essere eletti per cariche pubbliche.
Al momento del censimento di Demetrio Falereo (316-321 a.C.), politico e filosofo ateniese vissuto durante il IV-III secolo a.C., la popolazione di Atene era scesa a circa 60-80.000 ateniesi (tra uomini, donne e bambini) e circa 10.000 stranieri, mentre la popolazione di schiavi ammontava a 400.000 individui (anche se questo numero sembra esagerato e potrebbe rappresentare l’intera popolazione si chiavi dell’Attica).

Le più grandi città dell' antichità: Alessandria
Alessandria, Egitto

Alessandria fu una delle più popolose città del mondo antico: un censimento condotto nel 32 d.C. contò oltre 180.000 uomini adulti nella città e un numero certamente superiore di donne, bambini e schiavi. Secondo le stime moderne, Alessandria ospitava tra i 200.000 e i 500.000 abitanti durante il I secolo d.C., numeri che la rendono una delle più grandi città mai esistite prima della Rivoluzione Industriale.

Le più grandi città dell' antichità: Roma
Roma, Italia

Tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Roma subì un’espansione senza precedenti nel mondo antico: dai già numerosissimi 400.000 abitanti si passò a circa 1 milione, numero destinato ad oscillare di 100-200.000 unità nel corso dei successivi 3 secoli. Tra il 20% e il 40% della popolazione della città era costituita da schiavi.

Chang’an, Cina

Chang’an (“Città della Pace Perpetua”) fu la capitale di oltre 10 dinastie cinesi e per molto tempo una delle città più popolose del pianeta. Intorno al 750 d.C., Chang’an veniva chiamata “la città da un milione di persone” e secondo le stime moderne contava tra gli 800.000 e il milione di abitanti. Secondo il censimento del 742 d.C., Chang’an e la sua area metropolitana ospitavano 362.921 famiglie per un totale di 1.960.188 abitanti.

Le più grandi città dell' antichità: Bagdhad

Baghdad, Iraq

All’inizio dell’anno 900, Baghdad era uno dei centri commerciali e culturali più importanti del mondo antico. Verso la metà del X secolo Baghdad raggiunse una popolazione, includendo città e area metropolitana, compresa tra 500.000 e 1.000.000 di abitanti tra i quali decine di migliaia di stranieri e studiosi provenienti da ogni parte del mondo conosciuto.

Le più grandi città dell' antichità: Palermo

Palermo, Italia

Sforo volutamente nell’ XI secolo per citare questa stupenda città ricca di storia: dopo la conquista araba dell’anno 831, la città di Palermo divenne la capitale dell’Emirato di Sicilia fino al 1072. Nel 1050 la città contava circa 350.000 abitanti ed era una delle più grandi d’Europa, seconda solo a Cordoba (450.000 abitanti).

List of largest cities throughout history
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Cahokia, la metropoli dei nativi del Mississippi https://www.vitantica.net/2018/03/07/cahokia-metropoli-nativi-mississippi/ https://www.vitantica.net/2018/03/07/cahokia-metropoli-nativi-mississippi/#respond Wed, 07 Mar 2018 02:00:46 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1433 Contrariamente all’idea ormai comune che vede i nativi delle Americhe trascorrere la loro esistenza organizzati in piccoli clan dediti alla caccia e alla raccolta su piccola scala, il Nuovo Continente ospitò nell’arco degli ultimi tre millenni alcune città di dimensioni medio-grandi come Cahokia, la più popolosa città nordamericana del suo tempo.

Collocata lungo il fiume Mississippi in prossimità dell’attuale St. Louis, Cahokia fu la più grande città precolombiana dell’America settentrionale: nel periodo di maggior espansione, questo insediamento ospitò una popolazione più numerosa di molte città europee dell’epoca (come Londra) con i suoi quasi 40.000 abitanti.

La grande città del Nord America

L’area attorno a Cahokia fu occupata dall’essere umano intorno al 1.200 a.C. ma fu solo circa 4-600 anni dopo che si formò il primo insediamento stabile.

Il nome Cahokia deriva dalla tribù omonima che occupò l’area durante il primo millennio a.C., area successivamente occupata dal popolo Illiniwek fino al momento dell’arrivo dei primi esploratori francesi nel XVII secolo.

Fino al 1050 d.C., Cahokia contò una popolazione di circa 1.000 abitanti, ma con l’avvento di un periodo di rapido sviluppo economico si verificò un aumento della densità abitativa che, nell’arco di 50 anni, portò il numero di individui a circa 10-15.000.

Dopo qualche decade, secondo gli archeologi, la città raggiunse una popolazione di 20-40.000 abitanti, parte dei quali si occupava della produzione agricola nei campi che circondavano l’insediamento.

La densità abitativa di Cahokia entrò in regressione intorno al XII secolo. La città fu abbandonata per circa 50 anni, dal 1300 al 1350, probabilmente per le conseguenze di una caccia non sostenibile e dell’impoverimento del terreno causato dalla deforestazione e dalla monocoltura di mais, fagioli e zucche.

Struttura sociale di Cahokia (Cahokia Mounds State Historic Site, foto di Galen R Frysinger)
Struttura sociale di Cahokia (Cahokia Mounds State Historic Site, foto di Galen R Frysinger)
Agricoltura, rame e colline artificiali

La fiorente economia di Cahokia era principalmente basata sul commercio del rame, della selce e sulla produzione di zappe, strumenti fondamentali per le società agricole che si stavano sviluppando lungo il Mississippi.

Nel sito archeologico di Cahokia è stato trovato la prima e unica officina per la lavorazione del rame mai scoperta lungo il Mississippi.

All’interno del laboratorio sono stati rinvenuti tre grandi ceppi di legno utilizzati per sostenere le pietre impiegate come incudine nella lavorazione del rame, e numerosi artefatti come placche di metallo raffiguranti uomini, animali o divinità locali.

A Cahokia erano presenti almeno 120 tumuli di terra di varie dimensioni dispersi su un’area di 16 km quadrati. Per realizzare queste colline artificiali, migliaia di persone spostarono circa 55 milioni di metri cubi di terra nell’arco di qualche secolo, impiegando soltanto cesti di fibra vegetale, zappe di legno e bastoni da scavo.

Monks Mound
Monks Mound
I tumuli cerimoniali

Il tumulo più grande è Monks Mound, una struttura a terrazze su quattro livelli con una base di 316 per 241 metri e un’altezza di 30,5 metri. In cima a questa enorme collina artificiale si trovava un edificio di 31 x 14 metri e alto fino a 15 metri.

L’intera collina è stata costruita con circa 600.000 metri cubi di terra depositata nell’arco di svariati secoli man mano che la struttura acquisiva un’importanza sempre più centrale per la vita comunitaria della città.

A sud di Monks Mound su trovava la Gran Plaza, un’area lunga quasi 500 metri e larga 270 livellata a colpi di zappe e olio di gomito e utilizzata per ospitare migliaia di persone durante rituali sacri o cerimonie tradizionali come il chunkey, il cui scopo era quello di intuire la traiettoria di una pietra discoidale che rotolava sul terreno scagliando lance nel potenziale punto d’arresto dell’oggetto.

Poco più a sud si trovava la Rattlesnake Causeway, una strada sopraelevata larga 18 metri e lunga circa 800 che conduceva a Rattlesnake Mound, un tumulo la cui funzione è ancora un mistero per gli archeologi.

Mappa della città di Cahokia
Mappa della città di Cahokia durante il periodo di maggiore sviluppo

Vicino a Rattlesnake Mound si trova Mound 72: durante gli scavi condotti in questo tumulo sono stati scoperti oltre 250 scheletri umani, dei quali circa 2/3 furono probabilmente vittime di un sacrificio rituale.

All’interno di Mound 72 sono stati trovati anche i resti di un uomo adulto la cui salma fu deposta sopra un letto di 20.000 perle discoidali di conchiglia disposte a forma di falco.

Questo individuo fu probabilmente una figura di estremo rilievo per la società di Cahokia, come testimonierebbe il suo corredo funerario ricco di punte di freccia finemente lavorate e il fatto che il “guerriero falco” fosse un motivo ricorrente nella cultura mississippiana.

A Ovest di Monks Mound, a circa 850 metri di distanza dal tumulo, si trovava invece Woodhenge, una struttura costruita e smantellata ciclicamente tra il 900 e il 1100 d.C. composta da pali di legno disposti in cerchio attorno ad un palo centrale, probabilmente utilizzata come calendario solare e osservatorio astronomico (per seguire meglio nel cielo lo spostamento della Luna, delle Pleiadi, dei pianeti visibili e di alcune stelle particolarmente brillanti).

Cahokia Woodhenge

Chi edificò Cahokia?

All’arrivo dei primi esploratori europei, il senso comune del tempo e l’idea che i nativi americani fossero semplici selvaggi senza un fine intelletto indusse a ritenere che i tumuli non potessero essere opera degli abitanti locali.

A partire dal XVII secolo si formularono numerose ipotesi (senza alcuna prova degna di tale nome) sulla sua possibile edificazione da parte di Toltechi, Vichinghi, Scozzesi o popoli asiatici.

Queste teorie fantasiose erano ulteriormente supportate dal fatto che i popoli Creek e Cherokee che vivevano nella regione sostenevano che Cahokia fosse stata costruita da un’antica razza mitologica vissuta secoli prima del loro insediamento nell’area.

Mappa che mostra alcuni degli antichi insediamenti vicini a Cahokia
Mappa che mostra alcuni degli antichi insediamenti vicini a Cahokia

Fu solo nel XIX secolo che si formularono le prime ipotesi sensate sul passato della città grazie anche alla scoperta di antichi insediamenti americani che testimoniarono la presenza, in un passato non molto remoto, di culture che avevano raggiunto livelli di sviluppo del tutto simili a quelli ottenuti nello stesso periodo dalle popolazioni europee.

Anche se le tecnologie degli abitanti di Cahokia erano arretrate (basate sulla pietra e sul rame), la complessità culturale, sociale ed economica dei nativi americani non era molto differente da quella osservata in Europa.

Durante il XX secolo Cahokia ha contribuito a far rivalutare l’immagine degli abitanti delle Americhe aiutando a comprendere la complessità delle antiche culture americane e fornendo costantemente nuovi elementi archeologici capaci di inquadrare con più precisione il passato del Nuovo Continente.

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Cahokia
White Settlers Buried the Truth About the Midwest’s Mysterious Mound Cities

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Il tesoro nascosto del Tempio del Serpente Piumato https://www.vitantica.net/2017/10/06/il-tesoro-nascosto-del-tempio-del-serpente-piumato/ https://www.vitantica.net/2017/10/06/il-tesoro-nascosto-del-tempio-del-serpente-piumato/#respond Fri, 06 Oct 2017 02:00:21 +0000 https://www.vitantica.net/?p=586 Nel 2003, un team di archeologi guidati Sergio Gómez Chávez scoprì un misterioso tunnel sotto il Tempio del Serpente Piumato di Teotihuacan grazie ad un sinkhole apertosi a causa delle piogge torrenziali; solo oggi, a distanza di 14 anni dalla scoperta, è possibile ammirare alcuni dei reperti recuperati in una mostra al museo de Young di San Francisco.

Il tunnel, rimasto bloccato per circa 1.800 anni senza che nessuno sospettasse della sua esistenza, è connesso a tre camere segrete in cui furono deposti decine di migliaia di artefatti come offerta per gli dei, artefatti che comprendono sculture di pietra e cristalli a forma di bulbi oculari.

Uno degli aspetti più sorprendenti della scoperta riguarda il ritrovamento della ricostruzione di un paesaggio montuoso all’interno di una camera sotterranea: piccole pozze di mercurio rappresenterebbero fiumi e laghi, e le pareti sono interamente ricoperte di polvere di pirite per dare l’impressione, alla luce delle fiaccole, di trovarsi circondati da un cielo stellato.

Teotihuacan è una delle città-simbolo delle popolazioni mesoamericane: edificata intorno al 100 a.C., raggiunse l’apice all’inizio VI secolo d.C. con una popolazione tra 125.000 e i 200.000 abitanti; al tempo era probabilmente uno dei 6 insediamenti urbani più estesi del mondo con i suoi 30 km quadrati di superficie cittadina.

A partire dalla metà del VI secolo, tuttavia, Teotihuacan subì ripetuti incendi e sacchi della città, la popolazione si ridusse gradualmente nel corso dei due secoli successivi e il clima globale iniziò a cambiare (il “raffreddamento del 535-536“, dovuto probabilmente ad un’ eruzione vulcanica in Nord America).

Anche se il reale colpevole (o il mix di elementi) che portò all’abbandono di Teotihuacan deve ancora essere individuato, sappiamo che per lungo tempo la città non fu soltanto un enorme insediamento urbano, ma anche un luogo sacro costellato di templi ed edifici di culto.

Tra questi luoghi religiosi c’era il Tempio del Serpente Piumato, uno degli edifici più antichi della città e quasi sicuramente teatro di migliaia di sacrifici umani.

Tunnel sotto il Tempio del Serpente Piumato
Tunnel sotto il Tempio del Serpente Piumato

L’apertura di un sinkhole nel 2003 rivelò la presenza di un tunnel sotto il tempio, un passaggio di cui nessuno sospettava l’esistenza e che espose uno dei tesori più strabilianti del Nuovo Mondo.

Il vero accesso al tunnel, scoperto negli scavi successivi, è un pozzo verticale largo 5 metri per lato e profondo 14 metri; il tunnel è lungo quasi centro metri e termina con una serie di gallerie sotterranee scavate nella roccia che portano a tre camere che furono riempite quasi 2.000 anni fa con un bottino dal valore archeologico incalcolabile.

Gli oggetti ritrovati comprendono:

  • Maschere cerimoniali di legno ricoperto da giada e quarzo
  • Cristalli a forma di bulbo oculare
  • Collane, bracciali e anelli di giada, o di conchiglie provenienti dai Caraibi
  • Collane di denti umani
  • Frammenti di pelle umana
  • Statuette di forma umana
  • Ali di scarabeo riposte all’interno di una scatola
  • Sculture di giaguaro
  • Centinaia di sfere di argilla ricoperte da minerale di pirite
  • Palle di gomma usate durante i giochi religiosi
  • Vasi di terracotta probabilmente ottenuti tramite il commercio con i regni confinanti
  • Ossa di animali come uccelli, giaguari e lo scheletro di un orso

La scoperta più sensazionale, tuttavia, è il “plastico” ritrovato a circa 17 metri di profondità. Mostra un paesaggio di montagna (probabilmente una rappresentazione dell’aldilà) e piccole pozze piene di mercurio, pozze che rappresenterebbero laghi.

Le pareti e il soffitto della stanza furono ricoperti da una polvere minerale composta da magnetite, pirite ed ematite per ottenere l’effetto di un cielo stellato che brilla alla luce delle torce.

La scoperta di mercurio all’interno di antichi edifici precolombiani non è nuova ed è già stata rilevata la presenza di questo metallo in almeno altri tre siti del Centro America. Il mercurio ha rappresentato per molti popoli antichi un collegamento tra il mondo terreno e quello dell’aldilà, uno specchio da cui osservare il mondo dei morti o prevedere il futuro.

I popoli mesoamericani ottenevano il mercurio dal riscaldamento del cinabro, un minerale che forma bellissimi cristalli rosso sangue e probabilmente utilizzato per decorare oggetti e corpi della famiglia reale o di alcuni sacerdoti.

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