Ambra grigia, la spezia intestinale del capodoglio

Ambra grigia
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Per quasi un migliaio d’anni l’ ambra grigia è stata in Europa una delle sostanze più ricercate e misteriose: l’origine di questo composto è stata scoperta solo in tempi relativamente recenti e le sue proprietà lo hanno reso un ingrediente estremamente prezioso in ambito cosmetico o medicinale e talvolta anche come spezia per cibo e bevande.

Gli antichi Egizi bruciavano l’ambra grigia insieme all’incenso all’interno dei templi o durante cerimonie religiose, mentre i Cinesi impiegavano questa sostanza come medicinale e afrodisiaco; Arabi ed Europei utilizzano l’ambra grigia anche come ingrediente pregiato per arricchire l’aroma di alcune pietanze.

L’origine dell’ambra grigia secondo gli antichi

Uno dei pochissimi aspetti positivi (forse l’unico) della caccia su larga scala alle balene iniziata nel XIX secolo è stata la scoperta dell’origine dell’ambra grigia. La natura e l’esistenza di questa sostanza erano quasi del tutto sconosciute a Greci e Romani e l’ambra grigia diventò una sostanza molto ricercata in Europa solo durante il Medioevo sotto forma di spezia rarissima e incredibilmente costosa importata dal mondo arabo.

Secondo l’erbario Hortus Sanitatis stampato nel 1497, l’ambra grigia non era molto differente da quella che si genera dalla fossilizzazione della resina delle conifere e nasceva dal lattice di leggendari alberi marini.

Capodogli adulti e giovani
Capodogli adulti e giovani. © Gabriel Barathieu/Wikimedia Commons

All’inizio del XVI secolo gli esploratori portoghesi iniziarono a introdurre l’ambra grigia in Europa presentandola come una sostanza sconosciuta e incredibilmente rara che era possibile recuperare durante le spedizioni sull’Atlantico e sull’ Oceano Indiano.

Anche se alcuni studiosi iniziarono ad ipotizzare che la sua origine fosse legata alle balene, altri ritenevano che fosse una sorta di fungo che cresceva sul fondale, o che si formasse come l’ ambra tradizionale (sulla cui origine erano nate altre leggende), oppure si appoggiavano ad altre ipotesi, basate spesso sulla superstizione, per spiegare l’origine dell’ambra grigia.

Fu solo verso la fine del XVII secolo e con l’inizio della caccia intensiva alle balene per l’estrazione di olio lubrificante e combustibile che si riuscì ad accumulare sufficienti prove in grado di dimostrare l’origine di questa sostanza: il capodoglio.

L’ambra grigia e la digestione del capodoglio

L’ambra grigia è il frutto dei processi digestivi delle tre specie di capodoglio conosciute (Physeter macrocephalus, Kogia breviceps e Kogia sima), enormi cetacei noti per nutrirsi di grandi cefalopodi e pesci: le parti molli delle prede entrano nel tratto intestinale mentre quelle dure e indigeribili, come il becco dei calamari, vengono di solito rigurgitate ed espulse dalla bocca.

In qualche caso tuttavia alcuni frammenti ossei o chitinosi riescono a raggiungere l’intestino, innescando un’irritazione delle pareti del tratto digestivo che da origine al processo di formazione dell’ambra grigia.

Durante la digestione e nell’arco di diversi anni, l’intestino inizia a formare un ammasso simile a cera solida formato dall’accumulo di ambreina e altre sostanze oleose e odorose attorno ai frammenti duri indigeribili. Questi blocchi di ambra grigia sono generalmente espulsi attraverso le feci, ma talvolta possono diventare così grandi da dover essere rigurgitati.

Ambra grigia e diversi stati di ossidazione.
Ambra grigia e diversi stati di ossidazione. Ambergris

L’ambra grigia forma blocchi di dimensioni estremamente variabili, da piccoli frammento di qualche decina di grammi fino ad ammassi compatti che possono superare il peso di 50 kg. Non appena espulsa dall’apparato digerente dei capodogli, l’ambra grigia ha un forte odore di escrementi, ma l’ossidazione dovuta all’aria, all’acqua salata dell’oceano e ad un lento processo di fotodegradazione la induriscono e modificano le sue proprietà organolettiche, conferendole un odore muschiato, penetrante e gradevole.

Una spezia rara e preziosa

L’ambra grigia è tutt’altro che comune in natura: anche se tutte e tre le specie di capodoglio note alla scienza sono potenzialmente in grado di produrla, non tutti i capodogli creano ambra grigia: solo il 5% delle carcasse esaminate fino ad ora dai biologi conteneva depositi di ambra grigia.

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L’ambra grigia inizia a liquefarsi ad una temperatura di 62°C, diventando un liquido giallo oleoso e resinoso; superati i 100°C inizia inizia a volatilizzarsi in un vapore biancastro. La sua solubilità nell’etere e in diversi tipi di olio la rendono perfetta per l’impiego in campo cosmetico.

Per secoli gli esperti di profumi hanno categorizzato la qualità dell’ambra grigia in base al colore e all’aroma: i blocchi più bianchi si rivelarono i migliori per l’estrazione di ambreina, un composto capace di rendere più persistente l’aroma di un profumo.

Gli ammassi di ambra grigia più scuri erano invece impiegati come incensi, afrodisiaci o ingredienti nella composizione di medicinali ai limiti del miracoloso: fin dal X° secolo il mondo arabo utilizzò l’ambra grigia come ingrediente raro per la creazione di medicinali in grado di curare (secondo la medicina del tempo) malattie cardiache, paralisi, tosse e disturbi renali.

Ambergris as an overlooked historicalmarine resource: its biology and role as a global economic commodity


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