Elepoli, la torre d’assedio “conquistatrice di città”

Elepoli, la torre d'assedio "conquistatrice di città"
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Le macchine d’assedio hanno una storia molto antica. Le cinte murarie edificate a protezione delle città più popolose e ricche del mondo antico resero necessaria la costruzione di macchine in grado di sfondare, perforare o superare ostacoli virtualmente indistruttibili tramite l’uso di armi convenzionali.

Una delle prime macchine d’assedio realmente efficace, così efficace da meritarsi il nome di “conquistatrice di città”, fu l’ elepoli, una torre ideata da Polieido di Tessaglia e perfezionata da Demetrio I Poliorcete ed Epimaco di Atene.

L’elepoli si rese protagonista durante l’attacco (fallito) alla città di Rodi nel 305 a.C., ma questo non significa che fosse un marchingegno del tutto inutile. Circa un anno prima, una versione rudimentale e di minori dimensioni dell’elepoli fu utilizzata con successo per l’assedio di Salamina in Cipro; nel 292 a.C., fu invece utilizzata durante l’assedio di Tebe e fornì un vantaggio tale agli assedianti da far cadere la città nelle loro mani.

Torre d’assedio per la conquista di una città

L’elepoli macedone era una torre d’assedio di proporzioni ciclopiche per l’epoca: alta circa 41-45 metri e larga 20, veniva spinta manualmente in battaglia grazie all’aiuto di otto ruote del diametro di 4,6 metri in grado di essere orientare in base alla direzione dell’attacco.

I tre lati esposti al fuoco nemico erano resi ignifughi grazie ad una copertura di placche metalliche, o tramite un mix di pelle e alghe marine umide. L’elepoli era suddivisa in piani (almeno 6) connessi da due rampe di scale, una per l’ascesa e una per la discesa.

L'elepoli veniva manovrata tramite un argano alla base della torre
L’elepoli veniva manovrata tramite un argano alla base della torre

Il peso totale dell’elepoli si aggirava intorno alle 160 tonnellate ed erano necessari 3.400 uomini per spingerla; tra questi, 200 uomini manovravano l’enorme argano che consentiva di dirigere la torre d’assedio verso il punto prescelto per l’attacco.

Sulla cima della torre erano presenti dei ponti mobili che, una volta calati sulle mura, consentivano agli occupanti dell’elepoli di invadere la sommità della cinta muraria sfruttando la copertura di arcieri, frombolieri e delle armi pesanti che occupavano ogni piano della struttura.

Un enorme carro armato

L’elepoli non era semplicemente un’enorme torre rinforzata utile all’occupazione delle mura nemiche, ma era anche dotata di un armamento pesante in grado di infliggere gravi danni alle costruzioni avversarie.

Al primo piano si trovavano tre catapulte, due capaci di scagliare proiettili da 82 kg e una che lanciava bolidi da 27 kg; al secondo piano si trovavano da tre a quattro catapulte da 27 kg, mentre dal terzo al sesto piano erano presenti altre 2 catapulte leggere da 14 kg per ogni piano.

Le aperture che consentivano il lancio dei proiettili delle catapulte erano rivestite con pelli e alghe umide, per evitare che potessero prendere fuoco mettendo a rischio l’integrità della torre. Le finestre erano inoltre dotate di saracinesche basculanti che venivano aperte e chiuse manualmente dagli occupanti dell’elepoli.

Al primo piano, oltre alle 3 catapulte pesanti, si trova anche l’ariete per l’abbattimento delle mura o dei portali d’accesso alla città assediata. All’interno del quinto e del sesto piano venivano generalmente posizionate alcune balestre pesanti che offrivano copertura alle truppe in fase di trasferimento sulle mura nemiche.

L’assedio di Rodi
Korakes fatti costruire da Demetrio per sfondare le mura di Rodi
Korakes fatti costruire da Demetrio per sfondare le mura di Rodi

Demetrio I, sovrano della Macedonia dal 294 al 288 a.C., fu definito Poliorcete (“l’ assediatore”) per via dei suoi ripetuti tentativi di sfondare le mura di Rodi. Fece costruire inizialmente un ariete lungo 55 metri e manovrato da un migliaio di uomini, senza tuttavia riuscire a sfondare le mura della città; frustrato dalla scarsa efficacia dell’ariete, fece quindi costruire enormi trapani di 25 metri di lunghezza (korakes) per tentare di forare la cinta muraria, senza ottenere grossi successi.

Fu allora che Demetrio si avvalse dell’imponente elepoli, senza tuttavia riuscire nel suo intento di conquistare la città. L’elepoli di Demetrio aveva probabilmente 9 piani, aveva una struttura interna di pino o abete e ruote in legno di quercia.

Secondo una versione della vicenda, gli abitanti della città assediata furono in grado di scardinare alcune placche metalliche che proteggevano la torre d’assedio, costringendo Demetrio a ordinare la ritirata per salvaguardare l’elepoli da un attacco incendiario.

Ricostruzione dell' elepoli usata durante l'assedio di Rodi
Ricostruzione dell’ elepoli usata durante l’assedio di Rodi

Secondo Marco Vitruvio Pollione, invece, gli abitanti di Rodi si affidarono all’architetto Diogneto per trovare un sistema in grado di annullare l’efficacia dell’elepoli. Diogneto, sfruttando l’oscurità della notte, fece scavare un’apertura nelle mura in prossimità del possibile punto d’attacco che l’elepoli avrebbe sfruttato il mattino successivo per conquistare la città.

Diogneto fece sommergere il terreno di acqua e fango per rallentare l’avanzata della temibile torre d’assedio. Non solo riuscì nell’impresa, ma fermò totalmente l’elepoli costringendo i Macedoni ad annullare l’attacco e ad abbandonare la torre; con i soldi ottenuti dalla vendita dei pezzi dell’elepoli, gli abitanti di Rodi furono in grado di finanziare la costruzione del celebre Colosso.

L’episodio di Rodi fece progressivamente cadere in disuso l’elepoli, ma la torre fu impiegata in un ultimo assedio condotto da Demetrio, quello della città di Tebe nel 292 a.C.. La torre riuscì a portare le truppe macedoni oltre la cinta muraria, facendo sbarcare le truppe di Demetrio che conquistarono la città.

Ancient Greek war machines: The Helepolis, a fortified wheeled tower


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