preistoria – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Esseri umani dell’ età della pietra: non chiamiamoli cavernicoli https://www.vitantica.net/2019/03/13/esseri-umani-eta-pietra-cavernicoli/ https://www.vitantica.net/2019/03/13/esseri-umani-eta-pietra-cavernicoli/#comments Wed, 13 Mar 2019 00:10:32 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3767 Quando viene utilizzato il termine “età della pietra” ci si riferisce generalmente ad uno stereotipo della primitività: l’essere umano, secondo una concezione comune e fin troppo diffusa, viveva allo stato primitivo all’interno di caverne o cavità naturali, si aggirava nudo o seminudo per lande densamente popolate dalla natura selvaggia e possedeva ben pochi aspetti di una civiltà vera e propria.

Si tratta di realtà o di uno stereotipo basato sull’errata interpretazione (da parte dei non esperti) dello stile di vita umano dell’età della pietra? Potrà sorprendere sapere che oggi ben pochi antropologi e archeologi concordano nel definire l’età della pietra come un periodo selvaggio e non civilizzato.

Breve storia dell’età della pietra

Quella che viene definita “età della pietra” è in realtà un periodo estremamente lungo, iniziato circa 3,4 milioni di anni e terminato tra l’anno 8.700 a.C. e il 2.000 a.C. in base alla regione geografica; in alcune culture, inoltre, la pietra è rimasta il materiale di base della loro tecnologia fino a tempi più recenti.

Questo lasso temporale fu caratterizzato da una lavorazione della pietra progressivamente sempre più avanzata e complessa, a partire dai primi esponenti del genere Homo, che si limitavano a sfruttare prevalentemente pietre modellate dagli agenti naturali, fino all’uomo anatomicamente moderno, un vero e proprio esperto nella scheggiatura della pietra.

La prima testimonianza di lavorazione della pietra da parte di un ominide è indiretta: si tratta di ossa animali fossilizzate, risalenti a circa 3,4 milioni di anni fa, che recano impressi segni di lavorazione tramite strumenti litici; la pietra consentì ai primi rappresentanti del genere Homo di estrarre il preziosissimo midollo dalle ossa di animali morti, un alimento saporito e ad alto contenuto energetico.

Per il più antico strumento di pietra giunto fino ad oggi occorre aspettare circa 100.000 anni. Questo strumento e tutti quelli scoperti in Kenya, databili tra 3,3 e 2,5 milioni di anni fa, dimostrano quanto i nostri antenati fossero diventati abili nel manipolare materiali litici per produrre utensili grossolani ma efficaci.

Tecnica Levallois
Tecnica Levallois

Per circa due milioni di anni, i principali strumenti di pietra del paleolitico inferiore furono pietre scheggiate a forma di mandorla (bifacciali o amigdale) e i choppers. Tra i 300.000 e i 120.000 anni fa (paleolitico medio) si assiste ad un’evoluzione degli strumenti di pietra con la nascita di nuovi metodi di lavorazione, come la tecnica Levallois, che consentono di produrre lame più affilate, piccole e rifinite, e una vasta gamma di strumenti d’utilità quotidiana, come punte per trapani.

Circa 50.000 anni fa, nel paleolitico superiore, la tecnologia litica si evolve ulteriormente: i manufatti risalenti a questo periodo sono ancora più piccoli e rifiniti, tanto da definirli “microliti”, e la precisione nella lavorazione della pietra diventa tale da consentire la creazione di utensili precisi utili a lavorare finemente altri materiali come legno, corno e avorio.

Il problema delle “età”

Suddividere il passato remoto in “età della pietra”, “età del bronzo” e “età del ferro” è una limitazione non indifferente: tramite questa separazione, l’evoluzione della cultura umana viene esclusivamente distinta attraverso la capacità umana di manipolare pietra e metalli.

La cultura umana tuttavia è un insieme complesso di elementi tra cui: organizzazione sociale, sfruttamento delle risorse naturali e delle fonti d’acqua, uso dei materiali naturali, adattamento al clima, abilità nella caccia, nella raccolta e nell’agricoltura, capacità di cucinare il cibo, sedentarietà, per terminare con le credenze religiose.

Associare automaticamente “età della pietra” a concetti come “cavernicolo” o “non civilizzato” non è quindi corretto. Si possono citare molte civiltà del passato che non conoscevano la manipolazione di metalli e leghe come rame, bronzo e ferro (per citarne due, i Maya e gli Aztechi), ma questo non significa affatto che non avessero aspetti culturali e sociali estremamente complessi.

Lavorare la pietra per ottenere strumenti utili non è affatto semplice. Anche i più esperti “knappers” moderni, che spesso lavorano nel campo dell’archeologia sperimentale ricreando gli antichi strumenti di pietra dei nostri antenati, incontrano innumerevoli difficoltà nel replicare lame, chopper, punte di freccia e lancia che, durante il paleolitico medio o superiore, venivano realizzati fin dalla giovane età da comunità che ancora oggi molti di noi considerano selvagge.

Gli esseri umani erano davvero cavernicoli e incivili?

E’ necessario una volta per tutte sfatare il mito dei “cavernicoli primitivi” dell’età della pietra. Se parliamo dei primi ominidi, ben lontani dall’essere umano anatomicamente più simile a quello moderno (Sapiens, Neanderthal, Denisova, “hobbit” e gli altri parenti non ancora scoperti), possiamo probabilmente parlare di vita selvaggia e di inciviltà, ma il discorso cambia radicalmente quando si ha a che fare con individui in grado di creare oggetti come quello raffigurato nell’immagine qui sotto:

Propulsore in corno decorato con un stambecco che partorisce, scoperto nelle grotte di Mas d'Azil, Francia, e risalente a circa 14.000 anni fa
Propulsore in corno decorato con un stambecco che partorisce, scoperto nelle grotte di Mas d’Azil, Francia, e risalente a circa 14.000 anni fa

E’ vero che, in alcune circostante, l’essere umano anatomicamente moderno trovò rifugio all’interno di caverne, ma non è affatto scontato che utilizzasse sistematicamente le grotte come casa, o che si rifugiasse al loro interno per mancanza della tecnologia e dell’ingegno necessari a costruirsi un rifugio.

Non bisogna dimenticare che una caverna non è sempre un luogo sicuro in cui risiedere: spesso ospitava grandi predatori come orsi e grandi felini, era particolarmente umida e propensa al cedimento strutturale, oppure era occupata da piccoli animali che la rendevano del tutto inabitabile (come i pipistrelli, che hanno la spiacevole tendenza a rendere irrespirabile l’aria di una caverna con il loro guano).

Seguendo l’evoluzione culturale degli uomini del paleolitico ci accorgiamo che, in realtà, molte delle tecnologie e degli aspetti sociali su cui si basarono intere civiltà sorte posteriormente erano già nate, e talvolta erano così ben sviluppate da sorprendere anche antropologi e archeologi.

L’uso di abiti, ad esempio, è ormai accertato ben 170.000 anni fa e probabilmente ebbe inizio qualche centinaio di migliaia di anni prima. Abbiamo aghi da cucito in osso appartenuti a individui Denisova e realizzati oltre 50.000 anni fa, e altri aghi africani risalenti ben 60.000 anni fa che dimostrano come lame e trapani di pietra utilizzati da mani esperte potessero creare oggetti minuti e rifiniti.

Non possiamo inoltre escludere (anzi, a supporto di questa ipotesi ci sono molti indizi) che i primi abiti non fossero semplicemente frammenti di pelli e pellicce animali cuciti insieme, ma oggetti ben più elaborati e realizzati con fibre di differente natura, come il lino.

Pitture rupestri nella grotta Chauvet
Pitture rupestri nella grotta Chauvet

Questi abiti venivano probabilmente decorati da piccole perline di conchiglia, perforare e lavorate anche per realizzare collanine come quelle scoperte a Taforalt, Marocco, e risalenti a circa 82.000 anni fa.

Diecimila anni più tardi, gli esseri umani della caverna di Blombos, in Sud Africa, perforavano anch’essi piccole conchiglie decorative mentre effettuavano i primi esperimenti di arte astratta e simbolica incidendo alcune rocce con griglie e croci.

Le sorprese del paleolitico superiore

Durante il paleolitico superiore, definibile “tarda età della pietra”, la cultura e la tecnologia umana compiono un salto di qualità straordinario, definendo caratteristiche dell’ Homo sapiens che costituiranno le fondamenta delle future civiltà.

A partire da 30-35.000 anni fa inizia una serie di conquiste umane che hanno ben poco a che fare con i “cavernicoli primitivi” generalmente associati all’età della pietra:

  • 36.000 anni fa: la grotta Chauvet viene decorata principalmente da un solo individuo, che realizza disegni straordinariamente accurati;
  • 30.000 anni fa: nelle caverne di Bhimbetka vengono prodotte oltre 500 pitture rupestri;
  • 29.000 anni fa: in Europa Centrale vengono costruiti i primi forni per arrostire carne o creare stufati;
  • 28.000 anni fa: primo esempio di cordame moderno ritorto; nello stesso periodo erano presenti arpioni e seghe, venivano prodotte statuette di terracotta;
  • 26.000 anni fa: largo impiego di fibre vegetali e animali per fare borse, canestri, abiti, reti da pesca e zainetti;
  • 25.000 anni fa: il più antico insediamento umano permanente viene costruito a Dolni Vestonice, Repubblica Ceca. Le casupole furono realizzate in pietra e zanne di mammut;
  • 15-14.000 anni fa: maiali addomesticati si aggirano negli insediamenti umani permanenti; circa 2.000 anni dopo, anche le pecore verranno addomesticate;
  • 10.000 anni fa: inizia in Mesopotamia la coltivazione di orzo e grano per realizzare birra, pane e zuppe;

Anche nei casi in cui l’essere umano usava caverne come rifugio, la tecnologia che esprimeva nella realizzazione di oggetti d’uso quotidiano era avanzata, nonostante la disponibilità di materiali considerati primitivi.

Nelle caverne di Jerimalai, ad esempio, si è scoperto che gli occupanti di 42.000 anni fa possedevano le conoscenze e la tecnologia per la pesca di tonni e altri pesci di profondità, oltre a disporre di mezzi marittimi per raggiungere l’Australia.

Uomo-leone
“uomo-leone” di Löwenmensch

L’arte era ormai diffusa nella maggior parte delle comunità umane, come dimostra l’ “uomo-leone” di Löwenmensch, una statuetta d’avorio di mammut realizzata 35-40.000 anni fa esclusivamente con strumenti di selce.

Nello stesso periodo veniva realizzata anche la Venere di Hohle Fels, anch’essa in avorio e prodotta utilizzando soltanto strumenti di pietra; poco più tardi furono realizzate altre veneri, come quella di Willendorf, di Dolní Vestonice e di Galgenberg.

Se ci spostiamo nell’ambito delle pitture rupestri, è difficile non accorgersi del’impressionante livello artistico delle raffigurazioni che decorano alcune grotte europee. Gli animali rappresentati nella grotta Chauvet oltre 30.000 anni fa sono incredibilmente dettagliati e proporzionati e lasciano ragionevolmente supporre che la caverna non fosse un semplice “rifugio per cavernicoli” particolarmente portati per il disegno, ma un vero e proprio luogo iniziatico in cui si svolgevano riti e cerimonie legate ad una società molto più evoluta di quanto viene solitamente attribuito ad una cultura dell’età della pietra.

78,000 year cave record from East Africa shows early cultural innovations
Tools (stone, wood, bone)
The Paleolithic Cave Art of France

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10.000 AC, il film che reinventa la preistoria https://www.vitantica.net/2017/12/22/10-000-ac-il-film-che-reinventa-la-preistoria/ https://www.vitantica.net/2017/12/22/10-000-ac-il-film-che-reinventa-la-preistoria/#comments Fri, 22 Dec 2017 12:00:47 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1183 Ho l’abitudine di vedere almeno un film ogni sera prima di andare a dormire e se il tempo lo consente. Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un film del 2008 che quasi 10 anni fa prometteva di raccontarci la vita di un eroe del Mesolitico e le sfide che avrebbe dovuto affrontare per salvare la sua tribù.

Già visto, ma considerando il contenuto del blog mi è sembrato un ottimo spunto per analizzarne il contenuto e valutarne l’accuratezza storica.

10.000 AC (titolo originale: 10,000 BC). Alcuni di voi avranno già sentito questo titolo, ad altri invece sarà del tutto nuovo: si tratta di un film unanimamente considerato tra le peggiori pellicole storiche della cinematografia hollywoodiana (vedi questo post).

Vorrei cercare di limitare gli spoiler, ma la storia è così “particolare” e storicamente inaccettabile da superare in certi casi la soglia del ridicolo.

La trama

Un giovane cacciatore del Mesolitico appartenente ad una tribù che vive chissà dove (si presume Europa o Medio Oriente) si innamora di una ragazza dagli occhi blu che verrà successivamente rapita da mercanti di schiavi a cavallo.

Il protagonista si mette quindi sulle tracce della ragazza aiutato dalla solita “Compagnia dell’Anello” di amici più o meno sacrificabili, attraversando foreste pluviali e praterie fino a raggiungere un deserto del tutto simile a quello egiziano.

Qui si troverà a combattere contro una società teocratica che usa schiavi per edificare un’ enorme piramide dalla punta d’oro . Fin qui tutto nella norma, mi aspettavo diversi accorgimenti poco realistici o scarsamente storici per rendere appetibile un film che ha come protagonisti dei cacciatori-raccoglitori che dovrebbero comunicare a click e fischi per metà del tempo.

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I punti dolenti

Non ricordavo però che il film fosse così poco accurato, se non addirittura assurdo, nel descrivere la vita del 10.000 a.C.. Quello che ho omesso dalla trama è una collezione di elementi non solo storicamente inaccurati, ma del tutto privi di alcun fondamento archeologico.

La pellicola prende una svolta davvero fantasy quando vengono introdotti i seguenti elementi:

  • Uno smilodonte stranamente amichevole, fororaci giganteschi, cavalli e mammut lanosi addomesticati;
  • Maschio adulto di mammut ucciso da un adolescente armato di lancia di legno;
  • Armi e strumenti di metallo (materiale pressoché sconosciuto 10.000 anni fa);
  • Dreadlocks perfetti e pizzetti ben curati, pelle perfetta, nessuna cicatrice. Questa gente nel film caccia mammut armati di sole lance di legno e osso: è assai improbabile avere un aspetto da fotomodello se si conduce un’esistenza all’insegna della sopravvivenza;
  • Piramidi, sfingi, navi enormi e un fantomatico sovrano-divinità giunto da [rullo di tamburi] Atlantide;
  • Telepatia sciamanica ai massimi livelli con tanto di “trasferimento di anime” (passatemi il termine). Lo sciamano del film è sostanzialmente inutile, dato che le poche vittime tra i “buoni” si rimettono in piedi senza alcuna necessità di cure o muoiono sul colpo se feriti al fianco;
  • I cereali, apparentemente sconosciuti a uomini del Mesolitico che possono radersi alla perfezione, hanno i pettorali di Thor e attraversano per metà del film regioni in cui è nata l’agricoltura;
  • L’ acqua, elemento poco essenziale: come può un europeo sopravvivere nudo nel Sahara per giorni senza acqua, senza ustioni solari e senza ombra?

Il modo migliore per analizzare le inaccuratezze di 10.000 B.C. è quello di prendere gli elementi stonati del film (credetemi, sono molti) e verificare cosa dice l’archeologia a riguardo.

La realtà storica
10.000 AC mammut
Ci sono almeno 4 elementi sbagliati in questo singolo fotogramma… Per sapere quali, continua a leggere.
  • Cavalli addomesticati: i primi tentativi di domesticazione del cavallo iniziarono probabilmente nelle steppe eurasiatiche intorno al 4.000-3.500 a.C., ma le prime testimonianze archeologiche di cavalli addomesticati, probabilmente da cavalcare o per trasportare pesi su carri, risalgono al 2.100 a.C.
  • Mammut addomesticati: MAI STATI ADDOMESTICATI, totalmente assurda la presenza di mammut lanosi addomesticati in pieno deserto africano usati per costruire piramidi. Inoltre, se la vita sociale dei mammut era come quella dei moderni elefanti, il branco non era guidato da un maschio dominante (come si vede nel film), ma era basato su una struttura matriarcale.
  • Smilodonte: lo smilodonte si estinse circa 10.000 anni fa. L’unico problema con questo animale e l’ambientazione europeo-africana del film è che lo smilodonte era un felide delle Americhe, non è mai stato presente sul Vecchio Continente, in Africa o in Medio Oriente. Le dimensioni dell’animale sono inoltre portate all’eccesso e nessun cacciatore-raccoglitore intrappolato in un buco con questo predatore commetterebbe la pazzia di liberarlo solo perché ha un muso carino.
  • Fororaci: enormi uccelli terricoli del genere Phorusrhacos vissuti in Patagonia circa 20-13 milioni di anni fa ed estinti 2,5 milioni di anni fa. Sono quindi fuori contesto storico e nel film hanno dimensioni esagerate.
  • Peperoncini: il protagonista, giunto in quella che sembra l’Africa settentrionale, assaggia un peperoncino. Questa pianta è americana, conosciuta da millenni in Perù e Messico ma portata dall’altro capo dell’Atlantico solo durante il secondo viaggio di Colombo.
  • Cereali: il protagonista attraversa diverse regioni, passa da un territorio alpino a praterie, da zone paludose a deserti sterili; durante il suo viaggio, non incontra mai un cereale selvatico e rimane sorpreso quando gli vengono donati dei semi di grano. L’archeologia ha dimostrato che i nostri antenati conoscevano e raccoglievano cereali spontanei almeno 20.000 anni fa.
  • Mais: proviene dall’America Centrale e fu importato dall’altra parte dell’Atlantico solo a partire da Colombo.
  • Bronzo e Ferro: l’ Età del Bronzo inizio circa 5.300 anni fa, mentre l’ Età del Ferro (senza considerare il ferro meteorico) iniziò 3.200-2.600 anni fa dipendentemente dalla regione. Le armi di ferro, bronzo o rame del film sono quindi artefatti fuori contesto e ben successivi al 10.000 a.C.
  • Oro: gli artefatti più vecchi in oro risalgono al IV millennio a.C.. L’idea di una piramide dalla punta ricoperta d’oro nel 10.000 a.C. regge ben poco.
  • Tuniche porpora: leggere questo articolo sulla porpora per qualche informazione in più. Per farla breve, il pigmento porpora da utilizzare per colorare tessuti fu utilizzato per la prima volta circa 3.600 anni fa.
  • Selle per cavalli: le prime selle furono utilizzate dagli Assiri intorno al 700 a.C., quasi 10.000 anni dopo il periodo in cui è ambientata la pellicola.
  • Ribellione: in meno di mezza giornata, un gruppo di schiavi e di cacciatori del Mesolitico che si sono organizzati la sera prima sconfiggono una civiltà organizzata dotata di armi di metallo, cavalieri e una tecnologia tale da poter costruire piramidi, sfingi e una nave a tre alberi e vele quadrate lunga 60-70 metri. La storia dimostra che uno scontro del genere finisce sempre in modo totalmente diverso.
  • Notte nel deserto: il protagonista e la sua allegra compagnia dormono nudi nel deserto, cosa che nella realtà si traduce spesso in una terribile morte per ipotermia.
  • Città: le prime civiltà complesse e organizzate fecero la loro comparsa circa 5.000 anni va in Mesopotamia, India, Cina ed Egitto. Non c’è nulla che possa far pensare a insediamenti definibili come “città” 12.000 anni fa.
  • Piramidi: nel 10.000 a.C., in Egitto non esisteva alcuna piramide (la più antica piramide a gradoni conosciuta risale al 2700-2600 a.C.) e nemmeno un sistema di scrittura in grado di organizzare un lavoro così enorme; bisogna aspettare almeno 6.000 anni per i primi sistemi di scrittura. L’idea che i mammut abbiano trasportato i blocchi di pietra delle piramidi è semplicemente assurda. Infine, l’ipotesi che le piramidi fossero state costruite da schiavi non è supportata da alcuna testimonianza archeologica.
  • Sfinge: davvero??
  • Acquedotto: nel film si vede un lunghissimo acquedotto sospeso collegato ad un fiume (che farebbe pensare al Nilo, anche se il fiume egiziano è ben più largo). I più antichi acquedotti conosciuti sono mesopotamici e risalgono a circa 4.000 anni fa.
  • Stato di salute: anche se spesso tendiamo a sottovalutare lo stato di salute generale e la speranza di vita dei nostri antenati, nel film sembrano tutti incredibilmente ben nutriti, schiavi compresi. Tralasciando l’estetica dei protagonisti, ci si accorge subito di inesattezze banali e facilmente evitabili: dentature perfette, pelle immacolata, cicatrici totalmente assenti se non giustificate da gesta particolarmente eroiche o da decorazioni tribali, mani ben curate e soprattutto nessun pelo corporeo se non qualche barbetta alla Tony Stark.
  • Occhi azzurri: la protagonista femminile del film ha gli occhi azzurri, una mutazione apparsa decine di migliaia di anni fa nei Neanderthal eurasiatici. Se si parla di Sapiens, i resti di un cacciatore-raccoglitore vissuto 7.700 anni fa in Svezia mostrano i tipici indizi genetici di pelle chiara e occhi azzurri.

E’ difficile che altri film siano riusciti a totalizzare una quantità simile di fail storici (se ne conoscete qualcuno, suggeritelo tra i commenti e provvederò quanto prima a scriverci un post). Sarebbe stato sufficiente consultare un libro di testo delle superiori (o uno storico in carne ed ossa, considerando che il film è costato 100 milioni di dollari) e gli autori avrebbero evitato gli errori grossolani o assurdi che caratterizzano la pellicola.

10.000 A.C.

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