miti – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Irminsul, il Grande Pilastro del paganesimo nordeuropeo https://www.vitantica.net/2020/02/12/irminsul-grande-pilastro-paganesimo-nordeuropeo/ https://www.vitantica.net/2020/02/12/irminsul-grande-pilastro-paganesimo-nordeuropeo/#respond Wed, 12 Feb 2020 11:10:48 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4780 Secondo il paganesimo germanico o sassone, alcuni alberi erano creature sacre associate alle divinità che popolavano il pantheon centro e nordeuropeo. Ad essere venerate non erano soltanto singole entità vegetali come grosse querce, betulle o tassi, ma anche intere foreste: i boschi sacri erano diffusissimi e godevano di enorme rispetto nella spiritualità di Celti e popoli norreni.

L’ Irminsul, traducibile con “grande pilastro”, aveva un ruolo centrale nella tradizione pagana nordeuropea: nella regione tedesca di Hess, ad esempio, si venerava la Quercia di Donar (o Quercia di Thor), un albero sacro alle comunità pagane locali fatto abbattere per ordine di San Bonifacio nell’ VIII secolo, come racconta la Vita Bonifatii auctore Willibaldi (“Vita di San Bonifacio”).

Il Grande Pilastro

La parola sassone Irminsul deriva dall’unione di due termini: “irmin” (“grande”, in antico norreno “jörmunr“), uno dei nomi di Odino o di Yggdrasil, l’albero cosmico che connette i Nove Mondi della tradizione nordeuropea; e la parola “sûl“, traducibile con “pilastro” o “colonna” (in antico norreno “sula“).

Alcuni specifici Irminsul vengono citati da numerose fonti storiche: gli Annali del Regno dei Franchi (Annales Regni Francorum), opera che dettaglia il regno dei sovrani Franchi tra il 741 e l’ 828 d.C., afferma che Carlomagno avesse ripetutamente ordinato la distruzione di un importante Irminsul nei pressi di Heresburg, Germania, nel tentativo di debellare il paganesimo dalla regione.

Nel De miraculis sancti Alexandri, del monaco benedettino Rudolf di Fulda (865), viene descritto un Irminsul: si trattava di un enorme colonna di legno eretta nel mezzo di una radura, adorata dai pagani perché rappresentava il pilastro che sostiene l’intero universo.

Anche dopo la diffusione del Cristianesimo, nelle regioni nordeuropee il significato dell’ Irminsul non andò perduto. La cronaca del XII secolo Kaiserchronik menziona il grande pilastro in tre occasioni distinte, tra le quali un passo in cui si accenna l’origine dei nomi dei giorni della settimana.

Infine, la figura di Irmin, nipote del re Tuisto e fondatore della stirpe degli Irminoni, era probabilmente considerata una sorta di semi-divinità dei Sassoni anche per il suo nome che richiamava il pilastro sacro; ma “irmin” era anche un epiteto utilizzato per riferirsi a qualche divinità non meglio precisata ma rilevante nel pantheon germanico, e a Wodan (Odino).

Irminsul e religione

L’ Axis Mundi, il pilastro che sorregge il mondo intero, è un concetto comune non solo nelle culture germaniche, ma in tutta Europa. Rappresenta la connessione tra il cielo e la terra, il punto di giunzione tra i 4 punti cardinali principali e “l’ombelico del mondo”.

In base alla cultura d’appartenenza, il ruolo di axis mundi venne ricoperto da diversi oggetti naturali, come montagne, alberi, scale, torri, pilastri o colonne di fumo. Attorno alle diverse località sacre connesse all’axis mundi furono eretti santuari e strutture di culto di particolare importanza.

Secondo il paganesimo sassone e germanico, l’Irminsul rappresentava il sacro pilastro al centro del mondo; è quindi facile immaginare la sua rilevanza religiosa nei riti stagionali delle culture europee. L’albero cosmico presente in alcuni antichi culti pagani, come Yggdrasil nella cosmologia norrena, rappresentava i tre principali piano dell’esistenza: il cielo (le fronde), la terra (il tronco) e l’aldilà (le radici).

Nelle regioni centro e nordeuropee era tradizione erigere colonne in località particolarmente rilevanti per il paganesimo locale, come nei centri cittadini o sui crocevia. Alcune colonne venivano erette dopo un particolare evento, come racconta Widukind di Corvey: un Irminsul fu collocato nella città di Fulda dopo la vittoria dei Sassoni sui Turingi.

Disegno del rilievo di Externsteine. L'oggetto piegato verso destra a forma di "T" potrebbe essere un Irminsul
Disegno del rilievo di Externsteine. L’oggetto piegato verso destra a forma di “T” potrebbe essere un Irminsul. Wikipedia

Il pilastro che Carlomagno ordinò di distruggere sembra essere stato un Irminsul di particolare rilevanza, adorato da tutte le popolazioni sassoni. Ma diversi altri Irminsul erano presenti sul territorio: gli Irminoni realizzarono un santuario di primaria importanza (poi distrutto e saccheggiato dal sovrano franco) attorno all’ Irminsul delle Externsteine, una formazione rocciosa vicino all’odierna città di Paderborn.

Moltissime cronache contemporanee descrivono la distruzione dell’ Irminsul ordinata da Carlomagno, suggerendo che sia stato un evento di una certa rilevanza anche per i non sassoni; per i popoli germanici, la distruzione del grande pilastro costituì una vera tragedia, tale da scatenare una rappresaglia in territorio franco.

Il mistero dell’Irminsul

Ad oggi non conosciamo precisamente l’aspetto del tipico Irminsul. Non abbiamo alcun pilastro o colonna chiaramente identificabile con questo particolare oggetto di culto, ma abbiamo una possibile raffigurazione a Externsteine.

Si tratta di un’incisione nella roccia che, secondo la tradizione cristiana, riporta la “discesa dalla croce” di Gesù, ma contiene un dettaglio non presente in altre raffigurazioni simili: la figura di Nicodemo (o, secondo alcuni storici, Giuseppe d’Arimatea) non si trova su una scala, ma poggia su una struttura simile ad un albero caduto, un potenziale Irminsul.

In molte raffigurazioni dell’Irminsul il pilastro termina con una sorta di punta o cerchio in corrispondenza dell’estremità più alta. Secondo alcuni storici, questa parte terminale sarebbe identificabile con la stella polare, l’unico punto fisso nella volta celeste dell’emisfero settentrionale e il fulcro attorno a cui ruota il mondo terreno.

Nella tradizione lappone, questi pilastri avevano un volto umano intagliato in modo grezzo in corrispondenza dell’estremità superiore, ma molti storici concordano nell’affermare che gli Irminsul germanici non fossero dotati di questa caratteristica.

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Il simbolo del pilastro è comune in molte culture europee, non solo nei culti pagani. I pilastri e gli archi di alcune chiese del Medioevo hanno aspetti in comune con le possibili  raffigurazioni dell’ Irminsul oggi conosciute, talvolta con somiglianze che fugano quasi ogni dubbio sul simbolismo di quei particolari elementi architettonici.

Il casato svedese dei Vasa ha nel suo stemma un simbolo che ricorda molto l’Irminsul. Non c’è un consenso unanime sul reale significato di questo simbolo: per alcuni è uno strumento da pesca, per altri è una sorta di macchina d’assedio, ma l’unica certezza è che ricorda da vicino il pilastro sacro germanico.

THE IRMINSUL AND THE EXTERNSTEINE: FROM YGGDRASIL TO THE IRMINSUL
Re-Examining Irmin and the Irminsul
Irminsul – The Cosmic Pillar
OF IRMINSULS AND WORLD TREES

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10 miti sulla vita nel Medioevo https://www.vitantica.net/2019/06/17/10-miti-vita-medioevo/ https://www.vitantica.net/2019/06/17/10-miti-vita-medioevo/#comments Mon, 17 Jun 2019 00:10:36 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4324 Il Medioevo, forse più di altri periodi storici, è pieno di miti storicamente inaccurati o basati su dati inesistenti. Nell’immaginario collettivo, il Medioevo rappresente i “secoli bui”, un periodo di scarsa cultura, di osservanza religiosa quasi maniacale e di stratificazione sociale netta e ingiusta.

Ma nell’arco di circa 1.000 anni le evoluzioni sociali, culturali e scientifiche non furono poche, e nemmeno trascurabili. Smontando alcuni miti e leggende metropolitane che riguardano il Medioevo, diventa evidente che l’ “età di mezzo” fu un periodo molto più complesso e dinamico di quanto siamo stati portati a ritenere da libri, film e luoghi comuni.

Terra piatta

Come spiegato in questo post sull’evoluzione dell’idea di Terra piatta, i nostri antenati medievali non credevano affatto che la Terra fosse un disco. Il concetto di pianeta sferico era già noto da secoli e comunemente accettato dai dotti dell’epoca.

Paradossalmente, l’idea di una Terra piatta torna di moda nel 1800 in alcuni ambienti non legati al mondo scientifico: Washington Irving fu il primo a suggerire l’idea (poi smentita) che nel Medioevo il concetto di Terra piatta fosse una credenza diffusa e comunemente accettata.

Ius primae noctis

Verso il XVI secolo iniziò a circolare l’idea che i nobili europei medievali avessero diritto a trascorrere la prima notte di nozze dei loro sudditi in compagnia delle spose. Ciò che viene definito come ius primae noctis, o droit du seigneur in francese, è in realtà un mito: non esiste alcuna documentazione storica che attesti l’esistenza di questa usanza.

Secondo lo storico Alessandro Barbero, specializzato in storia del Medioevo:

«Lo ius primae noctis è una straordinaria fantasia che il Medioevo ha creato, che è nata alla fine del Medioevo, ed a cui hanno creduto così tanto, che c’era quasi il rischio che qualcuno volesse metterlo in pratica davvero, anche se non risulta che sia mai successo davvero. In realtà è una fantasia: non è mai esistito.»

Strumenti di tortura

La tortura fu una tradizione millenaria che solo di recente abbiamo formalmente abolito. I torturatori medievali disponevano certamente di strumenti adatti ad esprimere tutto il loro sadismo, ma non si trattava di molti oggetti che oggi attribuiamo alla tortura medievale: la vergine di Norimberga, lo strappa seno e la famigerata “pera” non furono inventati nel Medioevo ma diversi secoli più tardi.

Nel caso della vergine di Norimberga, ad esempio, si tratta di una macchina di tortura ideata nel XVIII secolo. Non esistono fonti storiche precedenti al XIX secolo che citino l’uso di questo strumento nel Medioevo.

Anche la pera orale (o quella vaginale e rettale), strumento di tortura ad espansione, è frutto della fantasia del XIX secolo e gli unici esemplari esistenti sono stati creati nel 1800.

La maggior parte dei miti legati alle torture medievali sono stati inventati tra il 1700 e il 1800 per rappresentare il Medioevo come un’ epoca buia e violenta rispetto all’età moderna.

Cinture di castità

Le storie sulle cinture di castità sono tutte molto simili: quando un signore medievale o un cavaliere si allontanavano da casa per andare in guerra o imbarcarsi per intraprendere una crociata in Terra Santa, facevano indossare alle mogli una cintura di castità per evitare ogni sorta di tradimento.

La realtà è che le cinture di castità non esistevano nel Medioevo. Le ricerche sull’origine delle cinture di castità escludono l’esistenza di questo strumento prima del XVI secolo, periodo dopo il quale furono usate molto raramente fino al XIX secolo, quando divennero relativamente comuni come oggetti per prevenire la masturbazione.

Vino, birra ma non acqua

Una leggenda piuttosto curiosa sostiene che i nostri antenati medievali bevessero vino e birra per evitare di consumare acqua, spesso inquinata dai liquami prodotti dalle città e dagli animali domestici. Escludendo una resistenza immunitaria maggiore alla nostra nei confronti di alcuni (ma non tutti) agenti patogeni presenti nell’acqua, nel Medioevo erano disponibili sorgenti d’acqua potabile un po’ ovunque.

Gli antichi, pur non disponendo della strumentazione scientifica moderna, erano perfettamente in grado di trovare fonti d’acqua fresca pulite e adatte al consumo umano. Ogni città spendeva una fortuna per cercare di mantenere un apporto d’acqua costante per ogni utilizzo, compreso il consumo umano.

Alcuni trattati medici non proibivano il consumo d’acqua, ma lo regolavano in base alla teoria degli umori: ad esempio, il Regimen Sanitatis Salerni consigliava il consumo di acqua di sorgente o di acqua piovana, ma specificava che durante i pasti era preferibile bere vino, perché l’acqua avrebbe “raffreddato lo stomaco” impedendo una corretta digestione.

Vita molto breve

La gente del Medioevo moriva intorno ai 30 anni? No. C’è differenza tra aspettativa di vita e longevità: era difficile raggiungere l’età adulta a causa di malattie, guerre e alimentazione, ma una volta raggiunta si poteva sopravvivere fino a 60-70 anni senza troppe difficoltà.

Come spiegato nel post “Speranza di vita e longevità dei nostri antenati“, la mortalità infantile era elevata rispetto agli standard moderni, ma una volta superati gli anni più duri dell’infanzia non era affatto raro raggiungere e superare i 50 anni.

Niente viaggi

I nostri antenati medievali avevano a disposizione meno mezzi di trasporto rispetto a noi, ma questo non significa affatto che non si spostassero dal loro paese natale. Abbiamo molta documentazione storica che ci parla di viaggi commerciali o di piacere, anche su distanze medio-lunghe.

I contadini si recavano in pellegrinaggio, visitavano chiese e monasteri non solo in prossimità delle loro case, ma anche oltremare. Alcuni dovevano recarsi a intervalli più o meno regolari verso i mercati dei villaggi o delle città confinanti, che in Inghilterra distavano mediamente 10-20 km l’uno dall’altro.

William Wey, uno dei primi membri dell’ Eton College, scrisse diversi resoconti dei suoi viaggi, compresi due pellegrinaggi in Terra Santa, fornendo preziosi consigli di viaggio ai suoi contemporanei: come trovare un passaggio per attraversare il Mediterraneo, come tutelarsi da fregature con un contratto di viaggio e quale fosse il posto migliore su una nave per evitare il caldo e i cattivi odori.

Scarsa igiene personale

Sicuramente l’igiene medievale non era all’altezza degli standard moderni, ma ognuno faceva quel che poteva per rimanere pulito. La documentazione e l’arte medievali ci offrono numerosi esempi di persone intente a fare il bagno e a lavarsi viso e mani.

Maino De Maineri, autore del Regimen sanitatis, parla dell’efficacia di un bagno nel ripulire il corpo dalla sporcizia accumulata durante il lavoro all’aperto, e consiglia un bagno anche per alleviare i processi digestivi e per fermare la diarrea.

Anche se per molte persone avere un bagno in casa non era un’opzione, esistevano bagni pubblici in tutta Europa: nella sola Parigi del XIII secolo era possibile trovare ben 32 stabilimenti per fare un bagno; a Southwark ne esistevano 18, tutti forniti di acqua calda.

Le “case del bagno” iniziarono il loro declino nel XVI secolo, probabilmente per un mix di moralità religiosa e per la diffusione di malattie come la peste e la sifilide (quest’ultima connessa alla presenza di bordelli negli stabilimenti di alcuni bagni pubblici).

Tutti erano estremamente religiosi

Ieri come oggi, esistevano persone molto devote e persone che semplicemente erano indifferenti alla religione. Ci sono testimonianze scritte di molti esponenti del clero che si lamentano di quante persone non si presentino a messa o non seguano alcuna pratica religiosa.

Contadini e teologi seguivano spesso una loro interpretazione della religione e ognuno di loro praticava il culto in base alle sue personali preferenze. E’ vero che esistevano dei tabù legati alla religione, ma non erano unanimamente accettati come si è portati a pensare.

Inoltre, l’Europa medievale non era popolata da soli cristiani. Anche se non esisteva un clima di diversità etnica e religiosa simile a quello moderno, moltissime città erano abitate da un mix di diverse etnie e fedi.
Per circa 800 anni buona parte della Spagna fu musulmana; a partire dall’ VIII secolo, Inghilterra e Francia ospitarono nordafricani e mediorientali in numeri sorprendenti.

Servitori di umili origini

Non tutti i servitori erano di basso rango sociale; al contrario, i servitori di uomini di potere provenivano spesso da famiglie nobili. Molti servitori erano militari, come guardie, scudieri, cacciatori e sentinelle; ciambellani, dispensieri, falconieri e maggiordomi provenivano spesso dalla nobiltà locale.

La maggior parte dei servitori nell’Inghilterra medievale era di sesso maschile: nella dimora dell’ earl del Devon erano presenti 135 membrì della servitù, solo 3 dei quali erano donne.

Servire un lord era considerato parte della formazione personale di un giovane: si trattava di un praticantato che avrebbe insegnato abilità utili in età adulta, oltre ad essere un modo per guadagnarsi il pane.

Did people in the Middle Ages take baths?
15 Myths about the Middle Ages
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Nábrók, le “necromutande” della stregoneria islandese https://www.vitantica.net/2019/05/01/nabrok-necromutande-stregoneria-islandese/ https://www.vitantica.net/2019/05/01/nabrok-necromutande-stregoneria-islandese/#respond Wed, 01 May 2019 00:10:33 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4044 Nel tranquillo villaggio di pescatori di Hólmavík si trova un museo che ospita la riproduzione di un oggetto leggendario della stregoneria islandese: il nábrók, “necromutande” (o “necropantaloni” che dir si voglia) la cui creazione prevedeva un rituale così complesso da risultare irrealizzabile.

Il Museo della Magia e della Stregoneria Islandese

Il Museo della Magia e della Stregoneria Islandese combina interessanti fatti storici relativi alla caccia alle streghe condotta in Islanda nel XVII secolo ed elementi folkloristici legati alla magia islandese di discendenza norrena, una pratica che spesso prevedeva sacrifici di sangue e rituali della tradizione magica popolare nordeuropea.

Nel 2014 gli utenti di TripAdvisor hanno classificato questo museo tra i primi dieci musei più interessanti d’Islanda, lasciando stupito e soddisfatto il curatore Sigurður Atlason, un appassionato di folklore e storia della sua isola.

“Il nostro museo è qualcosa che esula da un museo tradizionale, caratteristica che lo rende particolare. Mandare avanti il museo è stata una sfida: questo è il primo anno dall’apertura in cui siamo in grado di assumere personale. Siamo finalmente diventati un business solido” spiega Atlason.

L’idea di un museo incentrato sulla stregoneria islandese è nata nel 1996 per attrarre più visitatori in un’area così remota d’Islanda, il distretto di Strandasýsla. Nel 2000 il museo ha finalmente aperto le sue porte e anno dopo anno ha attratto sempre più visitatori provenienti da tutto il mondo.

La raccapricciante stregoneria islandese

Durante il XVII secolo l’Islanda fu coinvolta in una vera e propria caccia ai praticanti di stregoneria: l’accusa di esercitare magia nera portò alla morte diverse persone, generalmente uomini. La magia islandese, diretta discendente di quella norrena, prevedeva inoltre rituali violenti o disgustosi, come quello previsto per l’evocazione di un tilberi.

Un tilberi, o snakkur, era una creatura soprannaturale creata dai praticanti di magia nera di sesso femminile con il preciso scopo di rubare latte. Il primo riferimento letterario ad un tilberi appare solo nel XVII secolo, ma lo stesso riferimento cita una donna del 1500 punita per aver dato origine a questa mostruosità.

Un tilberi, o snakkur, veniva creato per sottrarre latte ai vicini di casa
Un tilberi, o snakkur, veniva creato per sottrarre latte ai vicini di casa

Il rituale per la creazione di un tilberi era basato su oggetti ottenuti tramite l’inganno: era necessario sottrarre durante il giorno di Pentecoste una costola da un cadavere seppellito di recente, avvolgerlo in lana grigia rubata appositamente per lo scopo e tenere il rotolo così ottenuto tra i seni per tre settimane.

Ogni domenica, durante la comunione, la donna doveva sputare il vino santo sul rotolo, vedendolo prendere vita e muoversi sempre più ad ogni messa. Al termine del rituale, la donna doveva alimentare la creatura lasciandole succhiare sangue dalla coscia: a questo punto, il tilberi era pronto per essere inviato a rubare latte dalle fattorie vicine, latte che avrebbe rigurgitato dopo il suo ritorno a casa.

Gli incantesimi islandesi erano del tutto simili ai galdrar norreni, versi usati nella magia popolare in svariate circostanze, dal rendere più semplice il parto al portare alla follia un avversario. Pare che Odino conoscesse ben 18 galdrar, tra i quali uno per creare tempeste e un altro per evocare i morti.

I galdrar e la tradizione magica popolare furono le basi per la stregoneria islandese: secondo la leggenda, intorno al XVI secolo Gottskálk grimmi Nikulásson, vescovo di Holar, raccolse tutte le conoscenze magiche e i galdrar norreni (tra i quali la procedura di creazione del nábrók) in un libro, il Rauðskinna,noto anche come Il Libro del Potere, un volume apparentemente sepolto con la salma del prelato e per secoli obiettivo della ricerca di molti praticanti della magia norrena.

Il pezzo forte: nábrók

L’oggetto più popolare del museo è la riproduzione in legno di un nábrækur, detto anche nábrók. Si tratta di mutande magiche che, secondo la magia vichinga islandese, potevano garantire un flusso infinito di monete a patto di realizzarle seguendo un rituale specifico e sanguinolento.

Nabrok

Come molti altri oggetti del museo, anche le necromutande sono state realizzate dall’artista di scena Árni Páll Jóhannsson, ottenendo l’attenzione dei media fino a raggiungere la notorietà in uno show della BBC condotto da Stephen Fry. “Lo show ha creato il caos” sostiene Atlason. “La gente entrava chiedendo se questa fosse la casa dei pantaloni magici mostrati alla BBC”.

Per quanto costituiscano il pezzo forte del museo, questi necropantaloni sono in realtà solo un oggetto leggendario, mai realizzato da nessun vichingo islandese per ovvie ragioni pratiche che saranno ben evidenti qualche paragrafo più sotto. “Ogni volta che qualcuno mi chiede se sono reali o se siano mai esistiti, devo dire la verità: i pantaloni magici sono esistiti soltanto nelle leggende popolari locali”.

La creazione e l’utilizzo del nábrók

Creare un nábrók non era soltanto difficile, ma tecnicamente impossibile. La procedura poteva iniziare anche molti anni prima di procedere con l’effettiva realizzazione dell’oggetto magico: occorreva infatti stipulare un patto con un amico convincendolo a cedere il suo corpo al futuro utilizzatore dopo una morte per cause naturali.

Alla morte dell’amico, l’indossatore delle necromutande doveva attendere la sepoltura del cadavere, riesumarlo senza farsi notare e, solo a quel punto, procedere con la preparazione vera e propria dell’oggetto magico.

Il procedimento era il seguente: occorreva scorticare il corpo dai fianchi ai piedi prestando la massima attenzione a mantenere perfettamente intatta la pelle. Ogni taglio o buco sulla pelle estratta dal cadavere (pelle che comprendeva ovviamente anche quella dei genitali) avrebbe irrimediabilmente compromesso il rituale, vanificando ogni sforzo.

Una volta ottenuti dei veri e propri pantaloni di pelle umana, era necessario indossarli a contatto diretto con la propria pelle, momento in cui avrebbero aderito con forza al corpo dell’indossatore.

Lo scopo del nábrók era quello di ottenere una riserva illimitata di denaro; per innescare questa “generazione spontanea” di monete era necessario inserire nello scroto delle necromutande una moneta sottratta ad una vedova mendicante e il simbolo magico nábrókarstafur scritto su un pezzo di pergamena.

Simbolo Nábrókarstafur
Simbolo Nábrókarstafur

A patto di non rimuovere la moneta, lo scroto del nábrók si sarebbe costantemente riempito di monete senza sosta. Ma liberarsi di questi necropantaloni ed evitare la dannazione eterna non era semplice: occorreva seguire un altro rituale.

In caso di morte imminente, era fondamentale togliersi il nábrók per non incorrere in una sorte terribile nell’aldilà. Per separarsi dalle necromutande occorreva trovare un’altra persona disposta ad indossarle ed effettuare la transizione da un indossatore all’altro in modo tale da lasciare almeno una gamba all’interno dell’oggetto magico.

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Necropants and Other Tales of 17th-Century Icelandic Sorcery

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9 cose poco note su Thor, il dio del tuono https://www.vitantica.net/2019/04/24/9-cose-poco-note-thor/ https://www.vitantica.net/2019/04/24/9-cose-poco-note-thor/#comments Wed, 24 Apr 2019 20:00:10 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4149 Scrivo questo post in attesa di Avengers:Endgame, un film che ho atteso a lungo e che spero caldamente non riesca a deludermi. Vi prego di evitare ogni forma di spoiler almeno fino al 26 aprile.

Spero che la pellicola abbia un enorme successo: davvero, me lo auguro, sia per la quantità di ore che ho “investito” nel guardare ben 21 film prima di questo, epico finale, sia per il fatto che si tratta dell’unica saga cinematografica che veda come protagonista uno tra i miei supereroi preferiti di sempre: Thor, una delle divinità più celebri della mitologia norrena.

Sappiamo tutti che Thor è il dio del tuono, del fulmine, delle tempeste, della forza e di un’altra manciata di elementi naturali. Il figlio di Odino è anche il protettore dell’umanità intera e impugna un martello magico, Mjölnir, un’arma capace di radere al suolo intere montagne.

Thor era, come tutte le divinità di ogni religione del pianeta, il tentativo di dare un senso all’esistenza umana e a quella di tutta la materia che ci circonda, vivente e non.

E come ogni divinità norrena che si rispetti, la storia di Thor, come la sua origine e il suo destino, sono ricchi di retroscena e informazioni curiose.

I molti nomi di Thor

Thor è una divinità documentata fin dall’antica Roma: Tacito, nella sua opera Germania, associa Thor a Mercurio nel descrivere la religione degli Suebi (o Svevi), un popolo germanico proveniente dal Baltico.

Essendo una divinità comune in molte culture nordiche, Thor era conosciuto con almeno 15 nomi differenti. Giusto per citarne alcuni: in antico norreno era Þórr (ᚦᚢᚱ), ðunor in antico inglese, Donar in Germania, thunar tra i Sassoni.

L’origine di “Thursday” si deve proprio alla divinità nordica: “Thor’s day” (in proto-germanico Þonares dagaz) fu accostato al giovedì quando i popoli del Centro-Nord Europa iniziarono ad adottare il calendario settimanale romano.

Il nome di Thor divenne così comune in epoca vichinga da essere un prefisso (Thórr) abbastanza diffuso nei nomi di persona e di villaggi.

Mjölnir, un martello multiuso
A sinistra, Thor e Mjölnir sulla pietra di Altuna, in Svezia. A destra, una pietra runica con la raffigurazione del martello di Thor.
A sinistra, Thor e Mjölnir sulla pietra di Altuna, in Svezia. A destra, una pietra runica con la raffigurazione del martello di Thor.

Oltre ad alcuni aspetti tipici di una divinità, come un’immortalità di base, una forza sovrumana e la capacità di evocare fulmini e scatenare tempeste, una delle caratteristiche più note di Thor è la sua capacità di impugnare Mjölnir, un martello da guerra unico e straordinariamente potente.

Intorno al culto di Thor sorsero numerosi rituali magici incentrati su Mjölnir. Repliche più o meno stilizzate del martello divino venivano utilizzate in cerimonie religiose, matrimoni, nascite e funerali.

Piccoli Mjölnir erano comuni per benedire l’unione tra due persone, per propiziare una nascita senza complicazioni, per dare addio ai cari estinti o per favorire un raccolto abbondante.

Il martello simboleggiava la sconfitta dei giganti (incarnazione del male) da parte di Thor (il campione delle forze del bene) e rappresentava un amuleto multiuso largamente diffuso.

Non solo martelli magici

Thor non impugnava soltanto un martello. In una delle differenti versioni della divinità nordica, il figlio di Odino, chiamato Thunor, era in grado di scagliare saette contro le forze del male usando un’ ascia da battaglia.

Thor inoltre indossava altri oggetti dotati di proprietà magiche, tra i quali una cintura che raddoppiava la forza (Megingjarðar) e un paio di guanti magici che gli permettevano di recuperare Mjölnir dopo un lancio.

Come mezzo di locomozione, Thor non volava in modo spettacolare come il personaggio del Marvel Cinematic Universe: sfruttava un carro trainato da due capre, Tanngnjóstr e Tanngrisnir, di cui Thor si cibava durante i suoi viaggi perché avevano la straordinaria capacità di poter rinascere il giorno dopo, a patto di mantenere ossa e pelle intatte.

Un destino legato al Ragnarök

Nel poema Völuspá, una veggente (völva) narra la storia dell’universo a Odino. In questa storia, viene citata la morte di Thor: il figlio di Odino dovrà combattere contro il serpente Jörmungandr, una creatura marina di proporzioni colossali che verrà rilasciata durante il Ragnarök, una serie di eventi che segna la distruzione e la rinascita della Terra (Midgard).

Il serpente di Midgard ha fatto di recente la sua apparizione videoludica nel gioco God of War
Il serpente di Midgard ha fatto di recente la sua apparizione nel gioco God of War.

Thor riuscirà a sconfiggere il serpente di Midgard, ma avrà solo il tempo di nove passi prima di soccombere al veleno della bestia.

A quel punto, secondo la veggente il cielo diventerà nero, il fuoco avvolgerà la Terra, spariranno le stelle, si solleverà un gran vapore e il mondo verrà ricoperto d’acqua, per poi rinascere dalle sue ceneri, verde e fertile.

Divinità d’importazione?

La figura di Thor sembra somigliare ad alcune divinità centro-nordeuropee, come il celtico Taranis, ma anche ad alcuni personaggi mitologici orientali, come Indra, divinità induista dai capelli rossi che lanciava fulmini con la sua arma.

Indra era anche il creatore di tempeste, il portatore di pioggia, il regolatore del livello dei fiumi e il dio della guerra, celebrato per i suoi poteri e la sua capacità di abbattere il male.

I punti in comune con Indra del pantheon indiano non finiscono qui: anche questa divinità, come Thor, è destinata a combattere e sconfiggere un serpente/drago gigante, Vritra. Anche l’arma di Indra, come Mjölnir, è in grado di tornare tra le mani del suo proprietario.

L’arte del travestimento
A sinistra, disegno di Thor islandese risalente al XVIII secolo; a destra, statua di Thor a Stoccolma
A sinistra, disegno di Thor islandese risalente al XVIII secolo; a destra, statua di Thor a Stoccolma.

Thor è stato protagonista di innumerevoli leggende, alcune davvero bizzarre. Una delle più particolari vede il dio del tuono impegnato in un curioso tentativo di recuperare Mjölnir.

Il martello magico, sottratto dai giganti, era stato seppellito a oltre 10 km di profondità; sarebbe stato restituito solo nel caso Freya avesse accettato il matrimonio con Thrym, il re dei giganti.

Heimdall, il dio che vigila il ponte arcobaleno Bifrost che porta ad Asgard, suggerisce quindi questo piano d’azione: Thor, travestito da Freya, sarebbe entrato nella fortezza dei giganti in compagnia di Loki, travestito da servitrice.

Thrym accolse Thor e Loki con gentilezza, offrendo un ricco banchetto per celebrare le nozze che avrebbero celebrato il giorno seguente, ma Thor si tradì velocemente divorando un intero bue, otto salmoni e ogni altro cibo presente sulla tavola, bevendo interi barili di idromele.

I sospetti di Thrym vengono fugati dalla parlantina di Loki. Si giunge quindi al momento del matrimonio: quando Mjölnir viene offerto a Thor per benedire l’unione, il dio del tuono lo afferra e inizia a uccidere ogni singolo invitato, terminando velocemente la faccenda e liberandosi finalmente degli abiti femminili che indossava.

Sangue di gigante

Asgardiani e Giganti non sono mai andati molto d’accordo; strano, considerando che Thor è nipote di giganti. Odino infatti è mezzo-gigante: sua madre Jord (“Terra”) era una gigante purosangue.

Le entità di sangue misto non sono rare nella mitologia nordica: giganti ed Æsir (una delle due tribù di divinità, assieme ai Vanir, del pantheon nordico) intrattengono rapporti non solo come nemici, ma anche come amanti o semplici popoli differenti per cultura e scopi.

Quasi imbattibile

Thor non era imbattibile. Le leggende che lo riguardano lo vedono spesso vittima di tranelli tesi dai suoi nemici; la scarsità di astuzia veniva spesso colmata dalla sagacia di Loki.

Giant Skrymir and Thor, di Louis Huard (1813-1874)
Giant Skrymir and Thor, di Louis Huard (1813-1874)

Il dio del fulmine non era imbattibile nemmeno dal punto di vista fisico, anche se ben pochi potevano competere con lui. Lo Snorra Edda di Snorri Sturluson cita la leggenda di Thor e Utgarda-Loki (noto anche come Skrimir), uno jötnar (gigante) che sfida Thor ad una gara di forza e ad una competizione alcolica.

La prova di forza non va a buon fine, e nemmeno quella di bevute (leggi questo post per qualche dettaglio in più sulla storia). Thor, sconfitto e infuriato, dichiara che avrebbe battuto chiunque nella lotta (glima); Utgarda-Loki accetta la sfida offrendo come avversario Elli, la sua nutrice, che lo sconfigge più e più volte.

Sposato con Sif

Thor non era un guerriero divino solitario, ma aveva una compagna; contrariamente a quanto rappresentato nel Marvel Cinematic Universe, non si invaghì di una terrestre, ma faceva coppia con Sif, la dea della fertilità.

Thor e Sif vivevano insieme nel Thrudheim, un’enorme residenza di 540 stanze oltre ad essere la casa più grande di Asgard. I figli del dio del tuono, Trud e Modi, vivevano insieme al figlio adottivo di Thor, Ullr, e ad un figlio illegittimo di nome Magni, nato dall’unione del dio con la jötunn Jarnsaxa.

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Thor: The God of Thunder
Thor
Thor, God of Thunder | History / Origin / Facts | Norse Mythology
Thor the Tranvestite
My Norse Digital Image Repository
Myths of Thor

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Miti e leggende metropolitane sulla storia antica https://www.vitantica.net/2018/03/02/miti-leggende-metropolitane-storia-antica/ https://www.vitantica.net/2018/03/02/miti-leggende-metropolitane-storia-antica/#respond Fri, 02 Mar 2018 02:00:49 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1396 Cintura di castità

L’esistenza delle cinture di castità medievali è stata spesso messa in discussione dagli storici moderni: tutti gli esemplari esistenti sono falsi o aggeggi anti-masturbazione inventati tra il XIX e il XX secolo nella convinzione che la masturbazione provocasse malattie mentali.

Ci sono alcune citazioni letterarie risalenti al XV-XVI secolo di strumenti che sembrano somigliare ad cinture di castità, ma la quantità e l’attendibilità delle fonti sono così scarse da essere state considerate storicamente quasi irrilevanti. La cintura di castità medievale sembra quindi essere una leggenda metropolitana.

Biblioteca reale di Alessandria

Pare che la famosa Biblioteca di Alessandria non sia stata distrutta dalle armate musulmane che catturarono la città nel 642, sotto l’ordine esplicito del califfo Omar.

In realtà, ci sono ben 4 date possibili per la sua distruzione:

  • Incendio appiccato da Giulio Cesare nel 48 a.C. durante la conquista della città;
  • Attacco ad Alessandria di Aureliano nel 270 d.C. circa;
  • Editto di Teodosio contro la “saggezza pagana” del 391 d.C.
  • Conquista araba del 642 d.C.
Terra piatta

Gli abitanti europei del Medioevo non credevano che la Terra fosse piatta, come spiegato in questo post sulla storia della teoria della Terra piatta. La nozione che si trattasse di una sorta di sfera era ormai comune dai tempi di Platone e Aristotele.

Non fu quindi Colombo a dimostrare che la Terra è sferica: le obiezioni mosse contro il suo viaggio verso Occidente dai dotti del tempo non si basavano sul concetto che il pianeta fosse piatto, ma sulla verifica degli errori di calcolo commessi dal navigatore nel calcolare la circonferenza della Terra (leggi anche questo post sui miti e le leggende metropolitane sull’esplorazione dell’ America).

mito del saluto romano
Jacques-Louis David, Le Serment des Horaces. Wikipedia
Templari

Sui cavalieri templari sono nate un’infinità di leggende, la maggior parte delle quali nemmeno si avvicinano alla realtà storica. Una delle leggende più antiche è che avessero trovato il Santo Graal, nascondendolo in una località sicura per proteggerlo; un’altra leggenda molto comune è che i Templari adorassero qualche sorta di entità diabolica, un mito nato dalle confessioni sotto tortura di alcuni cavalieri interrogati sotto l’accusa di eresia.

Una delle leggende più recenti è il tesoro dei templari di Oak Island: nata tra il XIX e il XX secolo, questa leggenda metropolitana dice che sull’isola di Oak Island canadese sia nascosto il famigerato tesoro dei templari, una ricchezza così vasta da avere un valore quasi incalcolabile.

Saluto romano

Nessuna testimonianza storicamente attendibile cita questo gesto. Il mito del saluto romano potrebbe essere nato da un dipinto di Jacques-Louis David del 1785, “Il giuramento degli Orazi“: tre soldati romani giurano di difendere la patria facendo ciò che in seguito verrà chiamato “saluto romano”. Nel corso dei due secoli successivi il mito crebbe supportato dall’arte neoclassica e in seguito dall’ideologia fascista e nazista.

Ebrei in Egitto

Non risulta alcuna prova archeologica che testimoni la presenza di Ebrei in Egitto durante il periodo descritto dalla Bibbia e nessuna traccia di una migrazione di massa lungo la Penisola del Sinai.

Inoltre, le piramidi furono costruite tramite l’impiego di operai specializzati ben pagati e non da schiavi, in un periodo 800-2.000 anni prima di quello in cui, secondo le fonti bibliche, si verificò l’Esodo.

Infine, le moderne tecnologie di analisi del DNA impiegate per determinare le migrazioni e gli incroci tra diverse etnie nell’antichità non hanno finora rilevato alcun legame genetico tra gli antichi Ebrei (che, secondo la Bibbia, erano circa 2 milioni) e gli Egizi, nonostante la presunta convivenza durata secoli.

Elmi vichinghi

I Vichinghi non indossavano regolarmente elmi muniti di corna (e probabilmente non usavano il famigerato muro di scudi). L’elmo cornuto è un’invenzione del XIX secolo, periodo in cui si verificò un revival della cultura norrena: nel 1876 l’illustratore e costumista Carl Emil Doepler creò un elmo vichingo cornuto per la rappresentazione de “L’ Anello del Nibelungo” di Wagner durante il Festival di Bayreuth, dando origine al mito dell’elmo vichingo sormontato da corna.

Interpretare correttamente alcuni aspetti del mondo norreno non è semplice: le fonti principali sono spesso infarcite da personaggi leggendari, come Ragnar Lothbrok, o sono state interpretate in modo scorretto tra il XIX e il XX secolo.

Aquila di sangue vichinga
Aquila di sangue vichinga, mito nato dall’errata interpretazione di alcuni versi scaldici
Cranio dei nemici come coppa

Rimanendo in tema Vichinghi, un’altra usanza priva di alcuna prova archeologica è l’uso come coppa del cranio dei nemici uccisi in battaglia. Il mito è nato dall’errata interpretazione nel XVII secolo di un frammento di poesia scaldica che si riferiva a corna animali usate come recipienti per liquidi.

La poesia scaldica è spesso criptica e l’errata interpretazione dei versi norreni ha portato alla nascita di alcuni leggende che persistono ancora oggi, come quella dell’ aquila di sangue vichinga.

Marco Polo e la pasta

Marco Polo non fu il primo europeo a introdurre la pasta nel Vecchio Continente dalla Cina. La leggenda metropolitana è nata dalla rivista Macaroni Journal, finanziata da un complesso di aziende alimentari per promuovere l’uso della pasta negli Stati Uniti.

Pare invece che siano stati gli Arabi a introdurre la pasta di grano duro in Europa durante la conquista della Sicilia nel VII secolo d.C.; Marco Polo probabilmente introdusse in Occidente alcuni campioni di pasta di soia.

I 300 Spartani

La leggenda dei 300 Spartani contro la macchina da guerra persiana dura da quasi 2.500 anni ma la verità storica è diversa. 300 guerrieri spartani erano sicuramente presenti alle Termopili, ma erano in compagnia di almeno 4.000 alleati durante i primi 2 giorni di scontri e nell’ultima battaglia erano presenti almeno 1.500 guerrieri greci.

700 soldati vennero reclutati da Tespie, altri 400 da Tebe, gli stessi Spartani portarono con loro circa 300 iloti (cittadini simili a schiavi, leggi questo post per la Crypteia, la polizia segreta spartana che sterminava gli iloti ogni anno) e il resto dei combattenti raggiunse il luogo dello scontro da molte altre polis. La maggior parte dei Tebani si arrese all’esercito di Serse mentre 298 Spartani (e i loro iloti) furono uccisi.

Speranza di vita e longevità

Aspettativa di vita e vita media

Gli abitanti del Medioevo (e di altre epoche storiche) non morivano improvvisamente intorno ai 30 anni come se avessero raggiunto una data di scadenza. Come spiego in questo post sull’ aspettativa di vita dei nostri antenati, una volta superati i 20-25 anni era abbastanza comune raggiungere i 60 o i 70 anni.

Buddha

Il Buddha storico (Siddhartha Gautama) non era obeso. L’immagine di Buddha “in carne” viene da un eroe della tradizione cinese del X secolo chiamato Budai: secondo il buddismo cinese, Budai era la reincarnazione di Matreya, il ristoratore del Buddismo originale dopo la perdita degli insegnamenti del Buddha storico.

La nascita di Cristo

Gesù non nacque il 25 dicembre, ma probabilmente in settembre. La data del 25 dicembre fu stabilita a tavolino da Papa Giulio I nel 350 d.C. come giorno ufficiale per le celebrazioni forse per favorire la transizione tra il paganesimo e il cristianesimo nelle regioni d’Europa in cui si festeggiava tradizionalmente il solstizio d’inverno.

Vomitoria

Vomitare durante un pasto particolarmente abbondante non era una consuetudine dell’Antica Roma. Un vomitorium era in realtà l’ingresso di uno stadio o di un teatro. Il mito dei vomitoria nasce da un’interpretazione della Lettera a Helvia di Seneca, in cui l’autore descriveva metaforicamente l’ingordigia romana: “Hanno vomitato in modo da poter mangiare e mangiato in modo da poter vomitare“.

“E’ solo una specie di tropo (equivoco, spostamento di significato)”, che gli antichi romani fossero tanto ricchi da permettersi rituali di abbuffate e di spurgo, spiega Sarah Bond, assistente professore presso la University of Iowa.

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Leggende metropolitane e miti sugli animali https://www.vitantica.net/2018/02/21/leggende-metropolitane-miti-animali/ https://www.vitantica.net/2018/02/21/leggende-metropolitane-miti-animali/#respond Wed, 21 Feb 2018 02:00:53 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1389 Il calabrone viola le leggi della fisica? Lo squalo è immune al cancro? I lemming si suicidano durante la stagione migratoria? Miti e leggende metropolitane più diffusi sugli animali.

Tori e colore rosso

I tori non sono sensibili al colore rosso. I tori dispongono di una vista dicromatica e possono distinguere chiaramente un paio di colori, tra i quali non c’è il rosso; quello che incita un toro all’attacco è il movimento.

Sudore dei cani

I cani dispongono di due tipi di ghiandole sudoripare: il primo tipo, vicino al follicolo pilifero, è responsabile dell’ “odore di cane”; il secondo si trova in maggior concentrazione sui cuscinetti delle zampe e sul naso. Il sudore non è il meccanismo principale di regolazione della temperatura corporea dei cani: la maggior parte del calore viene dissipato per ventilazione, ansimando.

Lemming e suicidio di massa

I lemming non si suicidano in massa durante le migrazioni stagionali gettandosi da una rupe. Il mito, nato intorno alla fine del XIX secolo, è stato rafforzato in tempi relativamente recenti dal film White Wilderness della Disney: durante le riprese, i fotografi hanno costretto all’angolo questi poveri animali fino a farli cadere da una collina, consacrando la leggenda metropolitana.

Esiste anche un versione più antica della “caduta dei lemmings”: secondo il geografo Zeigler, vissuto nel XVI secolo, questi animaletti precipitavano dal cielo durante le tempeste, nascendo nelle nuvole per generazione spontanea e morendo all’impatto col suolo, dando origine all’erba primaverile.

Struzzo e testa nascosta

Lo struzzo non nasconde la testa nel terreno quando per nascondersi dai predatori. Stiamo pur sempre parlando di un uccello che può correre senza problemi alla velocità di oltre 70 km/h e raggiunge i 150 kg di peso, per cui solo i grandi predatori possono avvicinarsi a lui nutrendo qualche speranza di ucciderlo.

Ciò che fanno gli struzzi in presenza di grandi predatori è abbassarsi al livello del terreno, appoggiare il collo a terra e cercare di limitare la visibilità del loro profilo imitando un cespuglio o una roccia; se il predatore si avvicina troppo, lo struzzo fugge ad alta velocità.

principio della rana bollita

Principio della rana bollita

Uno dei miti più diffusi è che le rane saltino immediatamente fuori da un recipiente colmo d’acqua bollente, ma si lascino morire se l’acqua viene riscaldata progressivamente, perché non percepirebbero l’aumento della temperatura fino a quando è troppo tardi.

“Il principio della rana bollita” è un concetto probabilmente vecchio di qualche secolo utilizzato per descrivere come la società sia in grado di accettare passivamente un sopruso, la scomparsa dell’ etica o il degrado dei costumi se il cambiamento verso il peggio avviene gradualmente e viene accettato passivamente.

La biologia ha dimostrato invece che, a contatto con acqua bollente, una rana muore quasi immediatamente; se messa in acqua progressivamente riscaldata, tenterà di fuggire una volta raggiunta una temperatura critica per il suo organismo, come moltissimi altri animali.

Gli animali non uccidono quello che non mangiano

L’essere umano viene sempre accusato (spesso giustamente) di uccidere animali senza alcuna necessità alimentare, ma la nostra specie non è l’unica a farlo: molti altri animali sono “surplus killer”, uccidono cioè molte più prede di quante ne riescano effettivamente a mangiare, lasciando corpi consumati solo parzialmente o disdegnando completamente il pasto. Tra i praticanti della predazione in eccesso ci sono volpi, lupi, coyote, gatti, cani, leoni, leopardi, procioni, donnole, ermellini, orsi, corvi, tassi, delfini, orche e ragni (leggi questo post per i piccoli killer del mondo naturale).

Alcuni di questi animali sembrano uccidere “per sport”, senza alcuna ragione. I gatti domestici ad esempio provocano ogni anno miliardi di vittime tra uccelli, piccoli mammiferi e rettili, e nella quasi totalità dei casi non uccidono per mangiare.

Nella società dei gorilla è relativamente comune che un adulto uccida un cucciolo per ottenere le attenzioni della madre; negli scimpanzé invece il cannibalismo senza alcuna ragione alimentare non è affatto raro durante le guerre tra diversi gruppi sociali, e l’uccisione di un avversario avviene nel modo più lento e doloroso possibile: la vittima viene morsa e colpita a morte con il preciso scopo di farla soffrire.

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Pesci rossi

i pesci rossi non hanno una memoria che dura qualche secondo: in realtà, possono ricordare elementi del loro habitat anche per mesi interi.

Pipistrelli ciechi

Quasi tutte le specie di pipistrelli conosciute non sono cieche, anche se usano principalmente l’ ecolocalizzazione per la caccia. Alcuni pipistrelli dispongono di una buona vista notturna, altri invece di un’eccellente visione diurna.

In base alle circostanze, i pipistrelli si affidano all’ ecolocalizzazione o alla vista durante la caccia. Molti pipistrelli della frutta si affidano quasi esclusivamente alla vista per localizzare il loro cibo preferito e spesso non dispongono di sistemi di triangolazione tramite eco come i loro cugini che si nutrono di insetti.

Altri pipistrelli, come il Rousettus aegyptiacus, usano un mix di ecolocalizzazione e vista per individuare la loro preda, combinando le informazioni ricevute tramite gli organi sensoriali per triangolare correttamente la posizione del bersaglio.

Cammelli

i cammelli non immagazzinano acqua nelle gobbe. Sono animali che eccellono nella conservazione dell’acqua corporea che ingeriscono e assimilano nell’organismo, mentre le gobbe sono riserve di grasso che metabolizzano durante i periodi di scarsità di cibo o per fornire energia durante lunghi spostamenti nel deserto: sono l’equivalente di circa 3 settimane di cibo che un cammello adulto necessita per mantenersi in vita.

Pecore e stupidità

Le pecore non sono affatto stupide. La loro intelligenza è stata studiata per decadi e la scienza la colloca poco più sotto a quella di maiali, roditori e della maggior parte delle scimmie. Le pecore imparano molto in fretta e si adattano facilmente a nuove circostanze, creano mappe mentali dell’ambiente che le circonda e hanno una discreta capacità di pianificazione.

Squali e cancro

Squali e cancro

Gli squali si ammalano di cancro, contrariamente ad una credenza molto diffusa. Il mito è nato con il libro di William Lane “Sharks Don’t Get Cancer” (1992) pubblicato in corrispondenza dell’inizio della vendita di estratti di cartilagine di squalo spacciati come validi trattamenti per diverse forme di cancro.

Sono ben documentati decine di casi di carcinoma in almeno una dozzina di specie differenti di squali, ma non esistono dati sufficienti per valutare la reale incidenza dei tumori in questi pesci.

Squali e sangue

Gli squali hanno uno straordinario senso dell’olfatto che varia da specie a specie e che non rileva soltanto la presenza di sangue ma anche di alcune secrezioni delle loro prede; per quanto sviluppato, tuttavia, l’olfatto degli squali non può determinare la presenza di sangue a distanza di decine di chilometri da una potenziale preda.

Le specie con l’olfatto più sviluppato possono rilevare la presenza di una goccia di sangue in un quantità d’acqua pari a quella contenuta in una piscina olimpionica; con direzione e velocità della corrente a favore, una ferita può attrarre squali che si trovano a qualche centinaio di metri di distanza prima che il sangue si disperda completamente nell’acqua di mare.

Squali e nuoto

Il terzo mito (parziale) che riguarda gli squali sostiene che questi pesci non possano mai smettere di nuotare per pompare costantemente acqua ricca d’ossigeno tra le branchie e continuare a respirare. La realtà è un po’ più complessa: alcune specie devono nuotare costantemente per respirare, altre pompano attivamente acqua tra le branchie e possono rimanere immobili per un periodo di tempo virtualmente illimitato.

Tutti gli squali tuttavia non dispongono di una vescica natatoria: smettere di nuotare li farebbe lentamente scendere verso il fondale, ma essendo sostanzialmente immuni agli effetti di compressione e decompressione non subirebbero comunque conseguenze letali.

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Lupi e maschio alfa

Il concetto di maschio alfa legato al mondo dei lupi, ma spesso esteso anche ad altri contesti animali o umani, è del tutto privo di fondamento nel regno del lupo.

In natura, un branco di lupi agisce spesso come una famiglia umana: la gerarchia sociale è “liquida” e gli adulti rimangono dominanti fino a quando i giovani si rendono indipendenti formando le loro famiglie; non ci sono scontri per scalzare il maschio alfa dalla sua posizione dominante e ottenere il controllo del branco, se non attacchi episodici per l’ordine di accesso a qualche risorsa alimentare.

Un individuo “alfa” (che ha combattuto per ottenere una posizione di dominanza) sembra emergere solo nei lupi in cattività, cresciuti in un ambiente circoscritto, stressati e non liberi di vagare per l’ecosistema: in queste circostanze sono frequenti gli scontri tra maschi per la priorità d’accesso al cibo.

Calabroni

Secondo una leggenda molto popolare in tutto il mondo, il calabrone non potrebbe volare per via del rapporto tra la massa dell’insetto e la sua apertura alare. In realtà, il calabrone non viola alcuna legge della fisica e le meccaniche del suo volo sono ben conosciute dalla scienza.

Battendo le ali circa 230 volte al secondo e muovendole secondo uno schema ben preciso, genera abbastanza portanza per volare senza alcun problema. Il mito si basa sullo studio Les Vol des Insectes del 1934 che utilizzava formule non corrette per calcolare gli effetti della resistenza dell’aria sul volo degli insetti.

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It’s time to stop spreading these popular myths about animals

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11 miti sulla sopravvivenza che potrebbero costarti la vita https://www.vitantica.net/2018/01/14/11-miti-sulla-sopravvivenza-che-potrebbero-costarti-la-vita/ https://www.vitantica.net/2018/01/14/11-miti-sulla-sopravvivenza-che-potrebbero-costarti-la-vita/#respond Sun, 14 Jan 2018 14:00:16 +0000 https://www.vitantica.net/?p=853 Sopravvivere nella natura selvaggia come facevano i nostri antenati preistorici non è affatto uno scherzo: pericoli mortali sono sempre in agguato, siano essi rappresentati da predatori piccoli o grandi, piante velenose o gli stessi elementi naturali, sufficienti a ridurre chiunque allo sfinimento.

Leggende popolari e Hollywood hanno contribuito a creare molti falsi miti su come agire e sopravvivere in situazioni di grave difficoltà; alcuni di questi miti sono relativamente innocui in alcune circostanze, ma potrebbero diventare velocemente letali in altre situazioni.

Bere alcool riscalda

Nell’immaginario collettivo c’è il classico San Bernardo con la fiaschetta di liquore al collo intento a salvare qualche sprovveduto, ma l’ultima cosa che si dovrebbe fare in situazioni a rischio d’ipotermia è bere alcool.

Dopo l’iniziale rush di calore, l’alcool innesca una vasodilatazione dei capillari superficiali contribuendo a disperdere il calore corporeo; il risultato è che l’organismo si raffredda più rapidamente.

Una vasca calda può curare l’ipotermia

Ovviamente la prima preoccupazione nei casi di ipotermia è quella di riportare la temperatura corporea alla normalità, ma è importante non solo il risultato ma anche la procedura di riscaldamento. Immergere una persona ipotermica in una vasca calda non farà che provocare dolori lancinanti e nei casi più gravi causare un infarto.

Il riscaldamento deve essere graduale: semplici coperte o coperte termiche, bottiglie d’acqua calda sotto le ascelle e tra le gambe, riscaldamento corpo a corpo sono i metodi migliori.

Ciò che mangiano gli animali è commestibile

errori sopravvivenza

Anche se molti degli animali più grandi che popolano la superficie terrestre sono mammiferi come noi, non significa che condividiamo gli stessi tratti biologici o le stesse abitudini alimentari.

Molti animali sono in grado di digerire piante e prede estremamente tossici consumando allo stesso tempo una vasta gamma di piante e prede commestibili anche per l’essere umano; gli scoiattoli, ad esempio, si nutrono di molte varietà di funghi, alcuni commestibili ma altri velenosissimi.

Taglia, succhia e sputa

Hollywood ci ha abituato ad un trattamento per i morsi di serpente abbastanza inaccurato e pericoloso. La tecnica che possiamo definire “taglia e succhia” prevede di incidere la pelle lungo il punto d’ingresso dei denti del serpente e iniziare a succhiare e sputare ripetutamente il veleno che fuoriesce.

Nella realtà, un’incisione di questo tipo esporrebbe la vittima a enormi rischi d’infezione, specialmente se a contatto con la saliva umana che può ospitare moltissime specie batteriche; il trattamento più semplice e efficace in assenza di siero antiveleno è quello di mantenere la calma, coprire la ferita e portare la vittima all’ospedale più vicino.

Il muschio cresce verso Nord

muschio non cresce verso Nord

Purtroppo non è così, non sempre comunque. Esistono innumerevoli specie di muschio, alcune che preferiscono un ambiente fresco e all’ombra e altri che amano il sole e il caldo. Alcune specie cresceranno quindi verso Nord e altre a Sud in base alle loro preferenze.

Il fuoco in una caverna aumenta il calore

E’ vero che un fuoco da campo acceso tra pareti di roccia contribuisce ad aumentare il calore generato. E’ anche vero tuttavia che calore e pietra non vanno spesso d’accordo: il primo favorisce l’espansione della seconda, causando crepe e fratture che possono causare la caduta di enormi rocce sulla vostra testa.

Nel migliore dei casi, si rischia di rimanere murati vivi nella caverna. Questo non significa che è necessario evitare le caverne quando si è in cerca di riparo: basta semplicemente avere buon senso e non accendere fiamme vicino alle pareti di pietra o in grotte piccole e strette.

Bere la propria urina per rimanere idratati

Uno dei più grossi miti è quello dell’urina: la si può bere in situazioni d’emergenza per rimanere idratati?
L’urina è una sostanza di scarto dell’organismo. Oltre all’evidente grande quantitativo d’acqua (95%) contiene varie sostanze di scarto (circa 3.000 composti) che possono causare seri danni ad un organismo in avanzato stato di disidratazione.

La concentrazione di queste sostanze aumenta in base al grado di disidratazione e immettendole nuovamente nell’organismo non si fa altro che sovraccaricare i reni.

Mangiare neve per assumere acqua

Sopravvivenza mangiare neve

In caso di disidratazione, la neve può rappresentare una facile opzione per reintrodurre nell’organismo preziosi liquidi vitali. Mangiare neve in situazioni di difficoltà, specialmente a rischio d’ ipotermia, è una mossa sbagliatissima: la neve è composta da ghiaccio e aria in rapporto 1 a 9 in volume.

Questo significa che dovrete ingerire un sacco di neve per bere mezzo litro d’acqua e ad ogni “sorso” gli organi vitali si raffreddano sempre più, esponendovi maggiormente al rischio di ipotermia. La neve deve essere sempre sciolta prima di essere bevuta se non si vuole rischiare il drastico abbassamento della temperatura corporea.

In presenza o in caso di attacco di un orso, fingersi morti

C’è orso e orso: fingendosi morti, un grizzly potrebbe decidere di ignorarvi e allontanarsi se accompagnato da cuccioli, ma altre specie di orsi, come l’ orso nero o alcuni orsi asiatici, potrebbero ignorare il vostro bluff e attaccarvi.

Se non si dispone di spray anti-orso o di un’arma da fuoco, la soluzione “migliore” è quella di fare un gran baccano nel tentativo di confondere o intimidire l’animale, evitando a tutti i costi il contatto visivo che potrebbe essere interpretato come una sfida.

Non tentate di scappare a meno che non abbiate un rifugio sicuro nelle immediate vicinanze o un piano di fuga realmente efficace: non è possibile battere un orso in velocità e gli orsi neri sono anche buoni arrampicatori di alberi.

Razionare l’acqua

acqua e sopravvivenza

In un deserto dal caldo africano, l’acqua è l’elemento di primaria importanza e deve essere gestita con attenzione per evitare gli sprechi.

Ma bere 2-3 volte al giorno piccole quantità d’acqua rimanendo costantemente a “bassa energia” e sull’orlo della disidratazione non ha molto senso e porta ad affaticamenti e rischi eccessivi; perché non idratarsi per bene, riportando il corpo allo stato di normalità e comportarsi in modo intelligente?

I due elementi fondamentali per utilizzare al meglio l’acqua a nostra disposizione sono il tempismo e l’ombra: trovate un posto protetto dai raggi diretti del sole, bevete la giusta quantità d’acqua per idratarvi al meglio e riservate gli spostamenti o il lavoro alle ore notturne.

Un fuoco è meglio di un riparo

Il fuoco non può proteggervi dal vento, dalla pioggia o dalla neve, tra le peggiori cause di ipotermia. Ma il vero nemico è il terreno: sedendo o dormendo a contatto con il terreno si disperde una quantità immensa di calore.

La chiave di un rifugio improvvisato è “stare lontani dal terreno”: è preferibile una sorta di letto rialzato senza alcun tetto che un riparo che vi costringerà a dormire a contatto con il terreno.

Un tetto degno di tale nome è un’attività che richiede tempo, una risorsa che in situazioni d’emergenza non abbonda: meglio spendere il proprio tempo costruendo un riparo improvvisato sollevato dal terreno, un fuoco, e se avanza tempo dedicarsi alla costruzione di un tetto.

Dead Wrong: 26 Survival Myths That Can Get You Killed

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