igiene – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Breve storia della rasatura e del rasoio da barba https://www.vitantica.net/2020/03/30/breve-storia-rasatura-rasoio-da-barba/ https://www.vitantica.net/2020/03/30/breve-storia-rasatura-rasoio-da-barba/#comments Mon, 30 Mar 2020 00:10:05 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4817 Quando è iniziata l’usanza di radersi la barba? Quale fu il primo utensile usato come rasoio? L’uso di strumenti per rasare barba e i capelli è più antico della storia scritta: nel corso dei millenni, l’essere umano è passato dall’impiego di strumenti rudimentali e poco efficaci, come bronzo e osso, a rasoi metallici sempre più affilati, resistenti ed efficaci.

Mediamente, il viso di un essere umano maschio e adulto è coperto da 25 centimetri quadrati di barba, l’equivalente ci circa 25.000 peli tra mento, guance e collo. La rimozione di questa peluria prevede l’uso di strumenti particolarmente affilati, in grado di scivolare sulla pelle con l’ausilio di acqua, creme o saponi.

In un remoto passato, tuttavia, ciò che si aveva a disposizione era pietra, ossa o metalli e leghe oggi considerate troppo “morbide” per la produzione di lame affilate e durature.

L’origine del rasoio da barba

L’atto di radersi è più antico della storia stessa. Ancora prima della nascita del rasoio, i peli facciali venivano probabilmente rimossi utilizzando due conchiglie come pinzette per estirparli, o impiegando frammenti di pietra tagliente (come la selce o l’ossidiana) o d’osso per tagliare la peluria indesiderata.

Rasoi di ossidiana prodotti da culture precolombiane in Messico
Rasoi di ossidiana prodotti da culture precolombiane in Messico

Alcune pitture rupestri raffigurano uomini con e senza barba, suggerendo la possibilità che circa 30.000 anni fa la rasatura o la rimozione della peluria facciale fosse una pratica relativamente comune. Selce e ossidiana (specialmente la seconda) possono consentire una rasatura facciale sorprendentemente efficace, anche se possono esporre al rischio concreto di tagli superficiali o incisioni più profonde della cute.

In alcune regioni asiatiche e in Medio Oriente non si usavano rasoi rudimentali, ma si eseguiva un’estirpazione dei peli corporei e facciali utilizzando fili ritorti che intrappolavano la peluria e la strappavano dalla pelle.

Fu tuttavia in Egitto che si stabilì la pratica regolare della rasatura tra le attività quotidiane di igiene personale. Lo storico greco Erodoto non mancò di far notare l’ossessione degli Egizi per l’igiene: si lavavano diverse volte al giorno e si rasavano volto e testa con regolarità, specialmente in ambito sacerdotale, dove i capelli e la barba erano considerati impuri e motivo di vergogna.

La rimozione dei capelli e della barba non era una pura questione estetica: il clima nordafricano e l’umidità del Nilo erano l’ambiente ideale per provocare irritazioni cutanee o infezioni accentuate dalla presenza di peli corporei, e un corpo glabro era generalmente più fresco di uno peloso.

Pulci e pidocchi erano inoltre molto comuni e molto difficili da combattere senza disporre di saponi specifici. La maggior parte degli Egizi non poteva permettersi unguenti e saponi profumati, e preferiva rimuovere totalmente l’ambiente ideale per i parassiti (capelli e peli) per impedire sul nascere la colonizzazione del proprio cuoio capelluto o di altre regioni del corpo più delicate.

I corredi funebri delle personalità egizie più prominenti prevedevano spesso la presenza di strumenti per la cura delle mani e dei piedi, oltre che cosmetici e rasoi da barba. Solo i contadini, gli schiavi, i criminali e i barbari portavano la barba, spesso considerata un segnale di trascuratezza e di scarsa igiene personale.

Rasoio e specchio egizi in bronzo
Rasoio e specchio egizi in bronzo

Le uniche eccezioni erano rappresentate dagli esponenti di famiglie particolarmente potenti: dato che Osiride aveva la barba, alcuni personaggi di spicco mantenevano i peli facciali come segno di vicinanza con il mondo divino.

I rasoi egizi erano generalmente in bronzo o in rame e avevano una forma ricurva, spesso a mezzaluna o a forma di piccola ascia, ma il loro utilizzo era sostanzialmente identico a quello dei rasoi moderni. Anche se più tenero del ferro o dell’acciaio, il bronzo può essere facilmente modellato per ottenere una lama sottile e tagliente, ideale per il taglio dei peli corporei.

La pietra pomice era un materiale comune per la depilazione: applicando “creme depilatorie” e sfregandola contro la pelle, eliminavano la maggior parte dei peli visibili attraverso un processo di abrasione.

Il rasoio nell’ Europa antica

Alcuni scavi condotti in tumuli funebri scandinavi risalenti al 1500-1200 a.C. hanno riportato alla luce alcuni rasoi di bronzo molto elaborati, con manici a forma di testa di cavallo. Questo suggerirebbe che anche in Europa alcune culture considerassero importante l’atto di radersi, ma questa attenzione per la rimozione dei peli facciali non era affatto condivisa da tutti.

Nella Grecia antica, ad esempio, i cittadini di sesso maschile davano molto valore alla propria barba, considerata simbolo di saggezza e di elevato status sociale. Molte divinità ed eroi greci avevano la barba (come Zeus o Ercole), e il taglio della barba era previsto solo durante periodi di lutto.

Fu durante il IV secolo a.C. che, promossa da Alessandro Magno, la rasatura iniziò a diffondersi in Grecia: secondo il condottiero macedone, la barba poteva essere usata dal nemico per afferrare un soldato durante il combattimento corpo a corpo.

Anche i Romani apprezzavano la barba, ma al contrario dei Greci cercavano di mantenerla costantemente corta e ben curata, oppure optavano per una rasatura completa. Secondo Livio, il rasoio fu introdotto a Roma durante il VI secolo a.C. dal re Tarquinio Prisco, ma ci volle oltre un secolo perché questo strumento diventasse d’uso comune tra la popolazione.

Rasoio romano in ferro datato tra il I e il V secolo d.C.
Rasoio romano in ferro datato tra il I e il V secolo d.C.

Nel III secolo a.C., i giovani romani celebravano il passaggio alla vita adulta sottoponendosi a rasatura della barba. Contrariamente a quanto facevano i Greci, era consentito lasciar crescere incolta la propria barba solo in caso di lutto.

Prima dell’introduzione del rasoio, i Romani erano soliti utilizzare pinzette metalliche, di legno o d’osso per estrarre i peli facciali uno ad uno. La rimozione della barba era una questione relativamente seria: una barba ben curata o una rasatura completa era uno degli elementi fisici che distinguevano un Romano da un barbaro o da un Greco.

I rasoi romani erano generalmente di ferro, ma la disponibilità di ossidiana e selce nei territori sotto il dominio di Roma consentiva di creare lame efficaci per la rasatura anche da pietra vulcanica o da materiale litico in grado di produrre fratture concoidi.

Sia ferro che ossidiana, tuttavia, presentano un problema cruciale: i rasoi di metallo e di pietra vulcanica rispettivamente si ossidano o tendono a frammentarsi a causa della fragilità del materiale, portando alla perdita del filo della lama ed esponendo il volto al rischio di ferite superficiali. I barbieri romani applicavano sui tagli facciali una lozione a base di sostanze profumate e tela di ragno impregnata d’olio d’oliva e aceto.

Dal Medioevo in poi

A partire dalle prime incursioni vichinghe dell’ VIII-IX secolo, la moda della rasatura cambiò di frequente. All’arrivo dei primi norreni sulle coste britanniche, gli invasori furono immediatamente accusati, tra le altre ingiurie, di essere sudici e dall’aspetto poco curato, con barbe e capelli molto lunghi.

Questo ritratto dei Vichinghi, che oggi consideriamo del tutto inaccurato, rilanciò la pratica della rasatura in tutta Europa, per distinguere gli uomini timorati di Dio dagli infedeli figli del demonio.

L’uso del rasoio rimase altalenante per secoli sotto l’influsso delle mode degli strati più elevati della società del tempo: Enrico VII viene annoverato tra i sovrani senza barba, ma Enrico VIII, suo successore, portava una barba corta e ben curata.

A partire dalla protesta di Martin Lutero, invece, alcuni protestanti iniziarono a lasciar da parte il rasoio in favore di una barba in grado di affermare la propria condivisione delle idee luterane.

Durante il Medioevo e oltre, l’uomo comune si rasava a casa con rasoi di ferro o bronzo; il rasoio rimarrà sostanzialmente immutato fino alla seconda metà del 1700. Chi poteva permetterselo, si recava da un barbiere o ne aveva uno tra la servitù domestica, ma la tecnologia a disposizione dei migliori barbieri del tempo rimaneva la stessa che l’uomo comune usava per tenere a bada la barba.

Rasoio in ferro del XV secolo
Rasoio in ferro del XV secolo

Tra il 1769 e il 1772 il barbiere francese Jean-Jacques Perret scrive “La Pogonotomie, ou L’art d’apprendre à se raser soi-même” (“Pogotomia, o l’Arte dell’Apprendere a Radersi”), un testo in cui analizza approfonditamente ogni minuzia della rasatura. Pochi anni prima, Perret aveva sviluppato il design moderno del rasoio a mano libera da barbiere, dotato di una lama estremamente affilata.

Tra i meriti di Perret c’è anche l’aver immaginato e creato il primo rasoio di sicurezza: si trattava di una lama dello stesso acciaio del rasoio a mano libera, ma incastrata in un telaio di legno per tenerla a distanza di sicurezza dalla pelle.

Il segreto dei rasoi di Perret era l’acciaio di Sheffield, un tipo di acciaio particolarmente duro e adatto alla fabbricazione di lame taglienti ideato da Benjamin Huntsman. Questo acciaio riscosse molto successo anche in Francia per la produzione di lame da barbiere.

Ben consapevole di sfondare il limite dell’età preindustriale, mi è impossibile non citare King C. Gillette, l’inventore del primo rasoio di sicurezza a lame rimovibili. Nel 1895, Gillette rivoluzionò il mercato dei rasoi creando un modello di business basato sulla vendita di milioni di lame economiche e sostituibili attaccate ad un manico venduto ad un prezzo pari o inferiore al costo di produzione.

Le vendite nel primo anno (1903) furono terribili: 51 rasoi e 168 lame. Nell’arco del secondo anno, invece, le vendite decollarono superando i 90.000 rasoi e oltre 123.000 lamette. Nel 1908, a sei anni dall’ apertura della Gillette Safety Razor Company, l’azienda possedeva fabbriche negli Stati Uniti, in Canada e in Europa; Nel solo 1915, la Gillette ha venduto 450.000 rasoi e oltre 70 milioni di lamette.

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Stuzzicadenti, l’origine della pulizia dentale https://www.vitantica.net/2019/02/18/stuzzicadenti-lorigine-della-pulizia-dentale/ https://www.vitantica.net/2019/02/18/stuzzicadenti-lorigine-della-pulizia-dentale/#respond Mon, 18 Feb 2019 00:10:48 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3649 Lo stuzzicadenti è un bastoncino sottile di legno, plastica, bambù, metallo, osso o altro materiale, dotato di almeno un’ estremità appuntita da inserire tra i denti per rimuovere i detriti alimentari accumulati dopo un pasto.

Primo strumento per la pulizia dei denti

Utilizzato in tutte le culture del pianeta, lo stuzzicadenti non solo è uno dei più antichi strumenti per la pulizia dentale, ma precede l’arrivo dei primi umani moderni: secondo l’antropologa Christy G. Turner della Arizona State University, alcuni teschi di Neanderthal mostrano chiari segni di denti usurati dall’uso intensivo di stuzzicadenti.

Nel 1986, in Florida furono scoperti resti umani vecchi di 7.500 anni appartenuti ad antichi nativi americani; i teschi mostravano piccoli solchi tra i molari, indizio di un utilizzo costante di stuzzicadenti.

Stuzzicadenti giapponese. E' fatto in modo tale da essere spezzato facilmente dopo l'uso.
Stuzzicadenti giapponese. E’ fatto in modo tale da essere spezzato facilmente dopo l’uso.

Uno dei ricercatori coinvolti nella scoperta, Justin Martin della Concordia University Wisconsin, ha dichiarato: “Lo smalto sui denti è piuttosto duro, quindi devono aver usato stuzzicadenti in modo abbastanza intensivo e vigoroso per creare questi solchi”.

Sulle Alpi sono stati trovati piccoli stuzzicadenti metallici risalenti all’ Età del Bronzo, oggetti che segnano l’inizio di una tradizione di stuzzicadenti di metallo che proseguirà per molti secoli fino agli strumenti d’argento o d’oro utilizzati al XVII-XVIII secolo.

Materiali e usanze legate allo stuzzicadenti

Sin dai tempi antichi, uomini celebri e gente comune hanno usato gli stuzzicadenti per la pulizia quotidiana dei loro denti. Secondo la tradizione Agatocle, tiranno di Siracusa, morì nel 289 a.C. utilizzando uno stuzzicadenti imbevuto di veleno da un suo oppositore politico.

Nel 536 a.C. viene istituita in Cina una legge che prevede che tutti i soldati utilizzassero uno stuzzicadenti per la pulizia della bocca per evitare il sempre più diffuso problema dell’alito pesante. Gli stuzzicadenti cinesi erano generalmente realizzati con rametti di salice, cedro, pesco o bambù.

Stuzzicadenti in oro con perla risalente al XVI secolo
Stuzzicadenti in oro con perla risalente al XVI secolo

Greci e Romani tenevano particolarmente all’igiene orale e crearono stuzzicadenti sfruttando materiali differenti, in particolare le penne d’uccello. Secondo Plinio il Giovane, utilizzare una penna d’avvoltoio avrebbe provocato alitosi, ma usare l’aculeo di un porcospino non avrebbe provocato lo stesso problema.

Lo stuzzicadenti divenne così popolare da meritarsi libri come il The Tanhausers Court Manners del 1393, che avvertiva che utilizzare uno stuzzicadenti durante un pasto poteva essere interpretato come una grave offesa al galateo del tempo.

Erasmo da Rotterdam, nel suo De civilitate morum puerilium (“‘educazione civile dei bambini”) del 1530, spiega che:

“Occorre prendersi cura dei denti…Se qualcosa si attacca ai tuoi denti, devi rimuoverlo, non con un coltello, o con le unghie come fanno cani e gatti, e nemmeno con un fazzoletto, ma con uno stuzzicadenti, o un aculeo d’osso ottenuto dalle tibie di galli o galline”

Per lo stuzzicadenti moderno, piccolo e in legno, occorre attendere il XVI secolo. Le monache del monastero Mos-teiro de Lorvão di Coimbra iniziarono a produrre stuzzicadenti in legno dalla forma moderna per raschiare via la confettura appiccicosa che tendeva ad attaccarsi su mani e denti.

Lo stuzzicadenti d'oro di Carlo I
Lo stuzzicadenti d’oro di Carlo I

Carlo I d’Inghilterra possedeva uno stuzzicadenti d’oro dotato di custodia, un oggetto così prezioso per lui da tenerlo anche durante la sua prigionia nel corso delle Guerra Civile Inglese. Prima della sua esecuzione, donò lo stuzzicadenti d’oro alla sua guardia per ringraziarlo del trattamento ricevuto.

Bastoncini da denti: datun e miswak

La nascita dello stuzzicadenti è quasi certamente legata ai “bastoncini da masticare” (miswak o datun) utilizzati ancora oggi da molti popoli del mondo arabo per praticare un’elementare ma efficace pulizia dentale.

I bastoncini da masticare non sono altro che ramoscelli o radici di alcune piante che vengono masticati per ammorbidire un’estremità che, una volta ridotta a fibre sottili, sarà utilizzata come rudimentale ma efficace spazzolino da denti.

Generalmente i bastoncini da denti vengono realizzati utilizzando ramoscelli o radici di piante dall’elevato contenuto di tannini o ricche di composti antibatterici che possono giovare alla salute di gengive e denti.

Miswak
Miswak

I più antichi bastoncini da masticare sono stati scoperti in Medio oriente (3.500 a.C.) e in alcune tombe egizie risalenti a III millenni prima di Cristo. In Cina, la prima citazione documentata di questo strumento per l’igiene dentale risale al 1.600 a.C.

In Africa, i bastoncini da masticare vengono generalmente realizzati con rametti del Salvadora persica, un albero conosciuto anche come “albero-spazzolino”. Nel mondo islamico, lo stesso albero viene utilizzato per produrre i miswak, bastoncini dalle blande proprietà antimicrobiche utilizzati sia come spazzolino che come stuzzicadenti.

In Europa, questo tipo di strumento veniva generalmente realizzato con rametti prelevati da alberi come melo, pero, fico, nocciolo, salice, betulla, noce o liquirizia. La liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è nota da millenni per le sue proprietà antinfiammatorie e protettrici delle mucose orali ed era spesso considerato un materiale di prima qualità per bastoncini da masticare.

The Strange History of the Toothpick: Neanderthal Tool, Deadly Weapon, and Luxury Possession
Who Invented the Toothpick?

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Breve storia del sapone https://www.vitantica.net/2018/11/12/storia-sapone/ https://www.vitantica.net/2018/11/12/storia-sapone/#respond Mon, 12 Nov 2018 00:10:39 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2605

Sapone: c’è chi lo ama morbosamente e chi lo evita attribuendogli una parte di responsabilità nei problemi ambientali e igienici moderni. Oggi come ieri il sapone è un oggetto d’uso quotidiano in grado di polarizzare le opinioni della gente, ma la sua utilità nel XX e XXI secolo è indiscutibile: pulisce, disinfetta, profuma.

Nei secoli passati, il sapone era differente dalle tavolette morbide e profumate di oggi, e molto diverso dal sapone liquido che troviamo nei dispenser venduti in ogni supermercato. Produrre e usare sapone fu, per molto tempo, una questione che faceva storcere nasi e potenzialmente molto pericolosa per via dei materiali impiegati: grassi animali e soluzioni basiche caustiche.

Il sapone nella storia
In questa tavoletta di 4.800 anni fa sono riportate le istruzioni per la bollitura di grassi e ceneri per realizzare sapone.
In questa tavoletta di 4.800 anni fa sono riportate le istruzioni per la bollitura di grassi e ceneri per realizzare sapone.

La prima traccia di sapone risale all’antica Babilonia: la formula del sapone utilizzato circa 4.200 anni fa, scritta su una tavoletta d’argilla, prevedeva come ingredienti acqua, olio di cassia e sostanze alcaline. Sotto il regno di Nabonidus (556–539 a.C.) era comune realizzare sapone usando cenere vegetale, olio di cipresso e olio di semi di sesamo.

Il papiro di Ebers (circa 1550 a.C.) suggerisce che gli antichi Egizi eseguissero bagni regolari utilizzando sapone a base di grassi vegetali e animali mescolati a sali alcalini; queste sostanze venivano impiegate anche per la preparazione della lana prima della tessitura.

Nella sua Naturalis Historia, Plinio parla del sapone dei Galli (che chiama sapo) realizzato a partire da sego e cenere, ma l’utilizzo del prodotto finale era destinato esclusivamente all’applicazione sui capelli. I Romani preferivano lavarsi utilizzando sostanze oleose profumate mescolata a sabbia fine, una mistura da cospargere sul corpo per poi raschiarla via con uno strigile.

A partire dal II secolo d.C. l’uso del sapone per l’igiene personale inizia a diventare comune. Zosimo di Panopoli, grande alchimista egizio vissuto nel 300 d.C., descrive la procedura per la produzione del sapone; prima di lui, Galeno indicò una ricetta a base di liscivia per il sapone d’uso personale e per il lavaggio dei vestiti.

Nella Cina antica una prima forma di sapone fu prodotta a partire dalla Gleditsia sinensis, una pianta considerata una delle “50 erbe fondamentali” e utilizzata in Asia almeno 2.000 anni fa per produrre detergenti e medicinali. Un altro detergente tradizionale era una miscela di pancreas di maiale e cenere vegetale chiamata “Zhu yi zi“; la ricetta moderna per la produzione di sapone fece la sua comparsa in Cina solo in tempi moderni.

Intorno all’ VIII secolo d.C. l’industria del sapone fiorì in Medio Oriente e furono realizzati i primi saponi solidi profumati. Una delle prime ricette fu descritta da Muhammad ibn Zakariya al-Razi, che trascrisse anche il metodo di produzione della glicerina a partire dall’olio d’oliva.

Sapone di Aleppo, Siria
Sapone di Aleppo, Siria

In Medio Oriente il sapone veniva prodotto tramite l’interazione tra sostanze oleose grasse, grassi animali e sostanze alcaline: in Siria, ad esempio, si utilizzava l’olio d’oliva mescolato a calce, un prodotto esportato in tutto il mondo musulmano e in Europa sotto il nome di “sapone di Aleppo”.

Intorno al VI secolo d.C. a Napoli sorse la prima gilda di produttori di sapone e nei secoli successivi Italia e Spagna diventarono importanti centri di produzione di detergenti. Intorno all’anno 800 la Spagna divenne la maggiore produttrice europea di sapone, mentre in Inghilterra si iniziò a produrlo solo intorno al 1200.

Il sapone europeo prodotto a partire dal IX secolo era a base di sego e non aveva affatto un buon odore. Per procurarsi barrette di sapone solide e profumate era necessario importarle dal Medio Oriente, centro d’eccellenza per questo genere di prodotti.

L’utilizzo del sego per il sapone mise in crisi per qualche tempo la produzione di candele: la cera era un materiale pregiato, riservato a chi poteva permetterselo economicamente, apprezzato per la scarsa produzione di fumo e il buon odore che emanava; il sego era invece la scelta più comune per le candele più economiche e diffuse, ma generava fumo fastidioso e maleodorante.

Per un salto di qualità nella produzione di sapone occorrerà attendere il XV-XVI secolo. Francia e Inghilterra iniziarono a fabbricare saponi a partire da oli vegetali, preferibili rispetto ai grassi animali. Il sapone a base di sego continuò ad essere prodotto sia industrialmente sia artigianalmente, ma pian piano fu sostituito da quello a base di olio profumato.

Sapone del Libano, prodotto secondo metodi antichi nella città di Saida
Sapone del Libano, prodotto secondo metodi antichi nella città di Saida

Nel Nuovo Mondo la procedura di produzione del sapone sbarcò assieme agli Europei, ma prima del loro arrivo i nativi utilizzavano almeno due specie di “piante del sapone“, appartenenti al genere Chlorogalum, capaci di rilasciare saponine dai loro bulbi se schiacciare e mescolate con acqua.

Come si produceva il sapone in antichità

Produrre sapone richiede essenzialmente due ingredienti: sostanze grasse e sostanze alcaline (alcali). In origine, i grassi utilizzati erano sostanze oleose di origine vegetale o grassi ottenuti dalla macellazione di animali, mentre gli alcali erano generalmente ottenuti a partire dalla cenere di materia vegetale bruciata.

Per molti secoli il grasso più utilizzato per la produzione di sapone fu il sego: era facile da ottenere ed era già impiegato per la realizzazione di candele. Il grosso inconveniente del sego è che produce un pessimo odore, sia sotto forma di candela sia come ingrediente per il sapone.
In Medio Oriente furono utilizzati, al posto del sego, liquidi oleosi profumati estratti da alberi o piante come ulivi, cedri e cipressi.

Sapone: potassa e liscivia
Sapone: potassa e liscivia

La potassa (acqua calcinata) fu la prima sostanza alcalina impiegata nella realizzazione di sapone almeno dal 500 d.C.. Si otteneva “lavando” con acqua le ceneri di materia vegetale, creando una soluzione basica.

Le ceneri di legno possono contenere dal 2,5 al 15% di carbonato di potassio, concentrato prevalentemente nelle foglie e nei rami. Il procedimento di estrazione della potassa è relativamente semplice: si inserisce la cenere di legno sopra un letto di paglia all’interno di un barile forato e si versa acqua, raccogliendo i liquidi che fuoriescono dal barile.

La soluzione di potassa così ottenuta, portata a temperatura di ebollizione assieme ad oli o grassi, iniziava un processo di saponificazione che, dopo diverso tempo, faceva emergere in superficie frammenti di sapone: una volta raccolti e pressati, questi frammenti davano origine a blocchi di detergente.

Per velocizzare il procedimento fu necessario ottenere una sostanza molto più basica della potassa: dopo aver mescolato la potassa con calce e averla riscaldata, si otteneva la liscivia (idrossido di sodio o “soda caustica”), una soluzione molto basica che, mescolata a olio o grasso, produceva sapone morbido tramite la saponificazione dei grassi.

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E’ possibile produrre la liscivia a freddo o a caldo. Il primo procedimento è sostanzialmente identico a quello utilizzato per la potassa, ma dura più tempo (dalle 3 alle 6 settimane) per dar modo alla soluzione di diventare sempre più caustica.
La produzione a caldo della liscivia prevedeva invece la bollitura a fuoco lento di una parte di cenere e cinque d’acqua, per circa 2-3 ore. Più la bollitura viene prolungata, più la liscivia sarà potente e aggressiva.

Soap
The Short History Of Soap – From Ancient Mesopotamia To Proctor & Gamble

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Timeline dell’igiene dai Babilonesi al 1700 https://www.vitantica.net/2018/08/06/timeline-delligiene-dai-babilonesi-al-1700/ https://www.vitantica.net/2018/08/06/timeline-delligiene-dai-babilonesi-al-1700/#comments Mon, 06 Aug 2018 02:00:05 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2046 Come si pulivano i nostri antenati? Quando è stato creato per la prima volta il sapone? Come veniva gestita l’igiene pubblica nell’antichità, in un tempo in cui non si era a conoscenza di microrganismi e agenti chimici in grado di contaminare l’acqua potabile?

Alcuni popoli del passato ci hanno lasciato strutture di pietra e artefatti in grado di testimoniare l’attenzione dedicata alla salute pubblica e privata, ma è molto difficile ricostruire con esattezza come e quando siano stati introdotti elementi rivoluzionari nella storia dell’igiene. I comportamenti e le tecnologie legate all’igiene sono spesso “non fossilizzabili”: è possibile che i Neanderthal e i Sapiens delle origini praticassero il grooming come le grandi scimmie, ma non potremo mai avere alcuna testimonianza archeologica di questa pratica.

Qui sotto ripercorro alcune tappe fondamentali della storia dell’igiene, momenti o periodi del passato in cui la civiltà umana ha compiuto un balzo in avanti nella lotta contro la sporcizia e le infezioni.

3500 a.C.: spazzolino da denti

Gli antichi Babilonesi ed Egizi realizzavano piccoli spazzolini da denti monouso frangiando l’estremità di una canna di fiume. Nello stesso periodo, i Babilonesi crearono tubature d’argilla per liberarsi delle acque di scarico, come a Nippur e a Eshnunna.

3000 a.C.: dentifricio

Gli Egizi perfezionano lo spazzolino da denti realizzando uno stecco di legno dotato di un’estremità ricoperta da fibre vegetali relativamente soffici. Lo spazzolino veniva impiegato in combinazione con una pasta a base di cenere, mirra, gusci d’uovo polverizzati e pomice, rinfrescando l’alito dopo la pulizia con misture floreali mescolate a miele.

Riproduzione di un antico spazzolino da denti egizio
Riproduzione di un antico spazzolino da denti egizio
2800 a.C.: sapone a Babilonia

Appare la prima testimonianza archeologica della produzione del sapone a Babilonia.

2700 a.C.: bagni con scarico

Le civiltà della Valle dell’ Indo crearono i primi sistemi pubblici di rifornimento d’acqua e i primi bagni con scarico connessi a sistemi di condutture fognarie che convogliavano le acque reflue lontano dai centri urbani.

2350 a.C.: bagni privati

Nella città indiana di Lothal appaiono i primi bagni privati all’interno di abitazioni comuni. I bagni erano collegati ad un complesso sistema fognario che scaricava le acque reflue in pozzi neri che venivano svuotati e ripuliti con regolarità.

2200 a.C.: formula del sapone

Circa un secolo dopo la prima testimonianza archeologica della produzione di sapone, Babilonia perfezionò la formula del sapone riportandola per intero su una tavoletta d’argilla: acqua, sostanze alcaline e olio di cassia (una pianta molto simile alla cannella).

2000 a.C.: purificazione dell’acqua

In alcuni testi in sanscrito appare per la prima volta un metodo di purificazione dell’acqua che prevede la bollitura e il filtraggio dei liquidi potenzialmente contaminati.

1700 a.C.: bagni con tubature

A Cnosso, Creta, vengono costruiti i primi bagni con acqua trasportata tramite tubature di terracotta. La civiltà minoica si era già resa celebre nei secoli passati per l’invenzione di complessi sistemi di tubature di terracotta che convogliavano l’acqua piovana e di scarico lontano dai centri urbani.

Una delle tubature che liberava Cnosso dalle acque di scarico
Una delle tubature che liberava Cnosso dalle acque di scarico
1600 – 1550 a.C.: igiene egizia

Il papiro Ebers, un papiro medico simile a quello di Edwin Smith, riporta che gli antichi Egizi effettuavano bagni regolarmente utilizzando sostanze simili al sapone, come un composto a base di oli vegetali utilizzato per trattare le malattie della pelle o per ripulire il corpo da una lunga giornata di lavoro sotto il sole africano.

753 a.C. – 476 d.C.: bagni pubblici romani

I Romani visitavano regolarmente i bagni pubblici; i più ricchi potevano permettersi bagni privati nelle loro ville. In questo periodo non era affatto raro l’uso di oli profumati durante i bagni caldi, o polvere di pomice e cenere da sfregare sulla pelle per eliminare le impurità.

600 a.C.: sapone fenicio

Un’antica ricetta fenicia mostra come gli Etruschi producevano il sapone: sego di capra e cenere di legno. Gli Etruschi avevano sistemi di drenaggio a cielo aperto lungo le strade delle loro città, sistemi che sfruttavano la gravità per convogliare le acque di scarico lontano dai centri cittadini tramite canali ai lati delle strade.

500 a.C.: lavaggio delle mani

Secondo l’etichetta dei gentiluomini cinesi, le mani dovevano essere lavate almeno cinque volte al giorno, i capelli ogni tre giorni ed era necessario fare un bagno caldo ogni cinque giorni.

460 – 377 a.C.: concetto di igiene

Il medico greco Ippocrate concepisce l’igiene con ottica molto moderna, definendolo “l’influenza che ha l’atmosfera, la terra e l’acqua sulla salute umana”.

Huangdi Neijing, igiene nell'antica Cina
200-100 a.C.: l’importanza dell’acqua pulita

Il “Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo” (Huangdi Neijing) specifica che “è più importante prevenire la malattia che curarla quando sopraggiunge”. In Cina era ormai noto da tempo che l’acqua pulita era fondamentale per la prevenzione delle malattie: nelle città principali venivano impiegati sistemi di filtraggio per pozzi e corsi d’acqua e diverse sezioni di polizia speciale, come la Chhii Shih (Protettori dei Cadaveri) o la Phing shih (Pattuglia Fuviale), si occupavano della rimozione di animali ed esseri umani morti che intasavano le vie acquatiche da cui la popolazione si riforniva di acqua potabile o per l’irrigazione dei campi.

47 d.C.: dentifricio romano

Il medico romano Scribonius Largus descrive diverse ricette di dentifricio (o “polvere per i denti” come veniva definita). Una di esse contiene aceto, miele e sale; un’altra invece rafano e polvere di vetro; una terza ricetta infine è una combinazione di polvere di corna di cervo, gomma aromatica e salgemma.

100 – 200 d.C.: Galeno raccomanda l’uso del sapone

Il medico greco Galeno raccomanda l’uso del sapone per pulire il corpo, gli oggetti di uso quotidiano e curare le malattie della pelle.

315 d.C.: latrine pubbliche

A Roma, una città ormai connessa da complessi sistemi di trasporto dell’acqua, si contano 144 latrine pubbliche. Le latrine pubbliche multi-seduta di Roma non erano certo pulite secondo gli standard moderni, ma rappresentavano un enorme passo avanti rispetto alla gestione dell’igiene pubblica di molte altre regioni europee e non.

600-700 d.C.: hammam

Viene inventato l’hammam (bagno turco): inizialmente gli Arabi sfruttarono gli edifici termali bizantini presenti in Siria per poi costruirne di nuovi imitandone la struttura. Il Corano dice esplicitamente che la pulizia è parte fondamentale della fede musulmana: la faccia, le mani, gli avambracci e i piedi devono essere lavati prima della preghiera, e occorre eseguire un lavaggio completo del corpo dopo il sesso.

1000 – 1200: bagni parziali

Effettuare bagni regolari diventa normale in Europa tra le classi più ricche. In questo periodo il sapone inglese subisce una tassazione eccessiva che lo rende un oggetto di lusso e ne limita la diffusione in territorio britannico. La concezione del bagno inizia a cambiare: se nei secoli precedenti i bagni pubblici erano diventati relativamente comuni e la pulizia del corpo veniva incoraggiata dalla Chiesa, nel Basso Medioevo i manuali medici raccomandavano il lavaggio delle sole parti del corpo esposte al pubblico.

Una delle miniature del Regimen Sanitatis Salernitanum
Una delle miniature del Regimen Sanitatis Salernitanum
XII – XIV secolo: norme igieniche

Viene redatto il Regimen Sanitatis Salernitanum, un trattato della Scuola Medica Salernitana che espone una serie di norme igieniche volte a prevenire alcune malattie comuni.

1240: compendio sull’igiene

Il medico inglese Gilbertus Anglicus pubblica il suo Compendium Medicinae, un compendio sull’igiene e sulla cura del corpo. Anglicus riprende concetti espressi dai medici del passato, come Ippocrate e Galeno, nel tentativo di realizzare un’enciclopedia completa della conoscenza medica del tempo.

1370: fogna chiusa

Viene costruita la prima fogna chiusa a Parigi. Il progettista fu Hughes Aubird, che decise di costruire i primi 300 metri di fognatura sotto Rue Montmartre.

1388: leggi sui rifiuti

Il parlamento inglese rende illegale gettare rifiuti e acque di scarico all’interno di fosse improvvisate o di corsi d’acqua pubblici.

XV secolo: spazzolino in Europa

In questo secolo viene importato dalla Cina o dall’Egitto lo spazzolino da denti. Il modello più diffuso in Europa aveva un manico in osso e setole realizzate dalla peluria del dorso di cinghiale, o da crine di cavallo.

1530: leggi sui pozzi neri

A Parigi ogni nuova casa deve contenere un pozzo nero. Lo scarico delle acque reflue viene regolato per legge.

Il progetto di John Harington del water con scarico per la regina Elisabetta I
Il progetto di John Harington del water con scarico per la regina Elisabetta I
1596: Sir John Harington e la toilette

Sir John Harington (l’antenato di Kit Harington, protagonista in Game of Thrones) inventa la prima toilette moderna con scarico per sua nonna, la regina Elisabetta I. Il water è collegato ad un pozzo nero che raccoglie gli scarichi reali.

1636: fognature di Parigi

A Parigi si contano almeno 24 fognature, 6 delle quali sono coperte. Secondo il rapporto che cita questi numeri, tutte le fognature della città erano intasate o rovinate dal continuo utilizzo.

1710: bidet

Il bidet fa la sua prima apparizione in Italia. Anche se si tratta di un’invenzione francese senza data certa (e non attribuibile ad alcun personaggio specifico), il suo primo riferimento nella documentazione storica appare nel 1726 in alcuni documenti italiani.

A natural history of hygiene
Timeline of hygiene
Timeline of sanitation

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