Tela di ragno, bendaggio naturale

Tela di ragno, bendaggio naturale
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Le proprietà meccaniche della tela di ragno sono ormai note in epoca moderna: un singolo filo di ragnatela può esprimere, a parità di peso, una resistenza alla tensione e una robustezza superiori a quelle dell’acciaio.

Le caratteristiche della tela di ragno, tuttavia, non passarono inosservate anche nel mondo antico: viene tradizionalmente impiegata come esca nella pesca con l’aquilone praticata da alcune comunità marittime del Pacifico, e fu per secoli apprezzata nella medicina occidentale come bendaggio antisettico.

Tessuto naturale dalle proprietà straordinarie

Le caratteristiche della tela di ragno sono dovute ad una combinazione di proteine cristalline ed elastiche, mescolate ad altri elementi come zuccheri, lipidi e pigmenti che agiscono come aggreganti o protezioni della fibra.

Ogni ragnatela intessuta in natura è costituita da due categorie di seta: la prima categoria è occupata da filamenti rivestiti da un liquido appiccicoso, utilizzati per la cattura delle prede; il secondo tipo di seta, invece, chiamato genericamente “dragline”, è dotato di grandi proprietà elastiche e di resistenza, rese possibili da due proteine specifiche a base di alanina, glicina, glutamina e prolina.

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La tela di ragno viene prodotta a richiesta da un ghiandole filatrici, o seritteri, e può vantare diverse conformazioni in base all’utilizzo finale. I filamenti strutturali, ad esempio, sono molto robusti e possiedono scarse proprietà adesive; quelli intermedi, invece, sono incredibilmente elastici, resistenti e appiccicosi, dato che sono quelli con più probabilità di intrappolare una preda.

Fibre di tipo tubolare sono genericamente utilizzate per creare sacche protettive per le uova, mentre per avviluppare la preda in un bozzolo per poterla consumare comodamente viene creata una seta straordinariamente forte, circa tre volte più robusta di quella strutturale.

Qualunque sia la fibra creata dalla ghiandola, ogni filamento possiede anche proprietà antisettiche che lo proteggono dall’azione di microrganismi che potrebbero danneggiare la ragnatela.

Uso in medicina

Le caratteristiche della seta di ragno furono ben comprese dai nostri antenati, che utilizzarono per millenni questo materiale naturale nel trattamento delle ferite aperte, anche se l’uso in medicina fu spesso limitato a causa della reperibilità stessa del materiale.

Estrarre tela di ragno in quantità sufficiente alla produzione di bendaggi o tessuti richiede una quantità immane di ore-lavoro: nel 2019, per realizzare il tessuto in tela di ragno più grande del mondo (3,4 per 1,2 metri) fu necessario fu necessario il lavoro di 82 persone nell’arco 4 anni per lavorare la seta di ragno estratta da oltre 1 milione di ragni.

Bozzolo di Cheiracanthium punctorium. Foto di Rainer Altenkamp
Bozzolo di Cheiracanthium punctorium. Foto di Rainer Altenkamp

Potrebbero essere necessarie fino a 3 ragnatele complete e in ottimo stato per il trattamento di una ferita lunga qualche centimetro e non troppo profonda, motivo per cui l’impiego della seta di ragno in medicina non ha mai raggiunto la diffusione conosciuta da altri tipi di bendaggio.

Un’altra considerazione necessaria è relativa alla conoscenza dei ragni locali. Alcuni ragni tessitori comuni in Europa possono dimostrarsi particolarmente aggressivi in determinate circostanze, esponendo al rischio di morsi potenzialmente molto dolorosi e pericolosi.

I ragni della specie Segestria florentina, ad esempio, tessono una tipica ragnatela tubolare che può fornire molta seta, ma sono dotati di grossi cheliceri che possono infliggere dolorose perforazioni.
Il ragno dal sacco giallo (Cheiracanthium punctorium), invece, crea piccoli bozzoli di seta per scopi riproduttivi, ma se disturbato può mordere e iniettare un veleno che provoca dolori simili a quelli di una puntura di vespa, con conseguenza più tossiche in caso di reazione allergica.

In ogni caso, la scarsa reperibilità e il pericolo di essere morsi non impedì l’uso della tela di ragno nella medicina tradizionale europea: sui Carpazi, per esempio, la seta di ragno viene ancora oggi usata per medicare ferite aperte non troppo profonde; la medicina popolare ritene che la seta di ragno faciliti la guarigione e la coagulazione del sangue (credenze supportate dalle proprietà blandamente antisettiche e la presenza di vitamina K nei filamenti).

Greci e Romani conoscevano le proprietà medicinali della tela di ragno: inserivano nelle ferite aperte seta non più vecchia di qualche giorno e priva di impurità avvolgendola per ottenere una sorta di tampone che inserivano nel taglio.

Per verificare l’efficacia di questo trattamento, nel 2018 un team di biologi ha monitorato le modalità di guarigione delle ferite inflitte ad alcuni conigli e successivamente medicati con placebo, metodi tradizionali e seta di ragno. I risultati hanno evidenziato l’efficacia della tela di ragno nel velocizzare la guarigione dei tessuti.

Medicare una ferita con la tela di ragno

Il requisito primario per l’uso della seta di ragno per il trattamento delle ferite è utilizzare materiale non contaminato. Le ragnatele prelevate devono essere possibilmente recenti, e necessariamente prive da ogni residuo di pasti effettuati dal proprietario.

Eliminate eventuali fonti di contaminazione, i residui di fogliame e i resti di insetti, la ragnatela deve essere semplicemente modellata in una pallina di seta e inserita nel taglio. Le proprietà coagulanti della vitamina K diminuiranno la fuoriuscita di sangue e favoriranno la guarigione dei tessuti, mentre le caratteristiche antisettiche dei composti presenti nella tela terranno alla larga la maggior parte degli agenti microbici.

Per proteggere ulteriormente la ferita era buona norma utilizzare un bendaggio più tradizionale, come tessuto pulito attorno alla parte lesa. Era necessario mantenere asciutta la ferita per favorire la guarigione.

Una volta rimarginata buona parte della ferita, la ragnatela veniva rimossa a mano ammorbidendola con acqua calda per facilitare l’estrazione.

Non solo ferite

Nel 1817 il medico Robert Jackson pubblicò un trattato dal titolo “Sketch of the History and Cure of Febrile Diseases“, in cui descriveva i sintomi e le cure per diversi disturbi di tipo febbrile.

Diverse pagine del trattato sono dedicate all’impiego della seta di ragno come medicinale ad uso interno:

“La ragnatela, e perfino il corpo abitato in precedenza da un ragno, sono impiegati dai popoli di alcune nazioni come rimedio per la malaria e la febbre; ma, quando menzionato da alcuni scrittori medici, viene solitamente menzionato per essere messo in ridicolo; o si suppone che produca un effetto, cosa che l’esperienza ha dimostrato, per trasmettere disgusto all’idea di ingoiare un ragno, o una ragnatela.”

Il dottor Jackson ritiene che le proprietà medicinali della ragnatela siano state troppo a lunghe ignorate senza alcuna ragione. A supporto della sua idea descrive l’uso di seta di ragno in un ospedale dell’esercito nel 1801, un trattamento a quanto pare utilizzato da tempo nella struttura medica citata.

I dettagli sui suoi esperimenti che coinvolgevano la seta di ragno possono essere letti qui: The spider’s web cure.

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