spade – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Il machete, arma bianca multiuso, robusta e affidabile https://www.vitantica.net/2019/11/04/machete-arma-bianca-multiuso-robusta-affidabile/ https://www.vitantica.net/2019/11/04/machete-arma-bianca-multiuso-robusta-affidabile/#respond Mon, 04 Nov 2019 00:10:25 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4639 Chiunque sia stato nella giungla potrà essere testimone dell’estrema utilità e versatilità di un machete. Per molti esperti di survival, un machete di buona qualità è l’unico strumento in grado di garantire la sopravvivenza in una giungla o foresta densamente popolata da vegetazione.

Definizione di machete

Il machete (chiamato cutlass nelle regioni caraibiche anglofone) può vantare numerosissime variazioni regionali e imitazioni, ma tipicamente si tratta di un’arma bianca robusta e potente lunga da 32 a 60 centimetri, dotata di una lama spessa meno di 3 millimetri in corrispondenza del dorso.

La robustezza di un machete è la sua dote primaria. Essendo uno strumento da taglio utilizzato per recidere con potenza liane e piante dal fusto di piccolo-medio diametro, la lama deve essere in grado resistere a numerosi impatti violenti.

L’affilatura di un machete è considerata un aspetto secondario, al contrario dei coltelli di precisione, in quanto la forza dell’impatto con il materiale ligneo è spesso sufficiente a causare tagli profondi.

La maggior parte dei machete vengono temprati fino a raggiungere una buona robustezza e un discreto grado di flessibilità. In questo modo potranno resistere meglio alle fratture e alla scheggiatura, saranno più facili da affilare ma saranno incapaci di trattenere per molto tempo un filo tagliente.

Il produttore di machete storicamente più celebre nell’ America Centrale fu la Collins Company: dal 1845, l’azienda specializzata in asce iniziò a produrre machete di ottima qualità, così robusti e affidabili che ancora oggi una lama di buona qualità viene definita “una Collins”.

Machete collins su invaluable.com
Machete collins su invaluable.com

A metà del 1900 la produzione su larga scala coincise con un declino dei materiali e delle tecniche di fabbricazione del machete. Oggigiorno la maggior parte dei machete fatti in serie vengono realizzati un un’unico pezzo di acciaio di spessore uniforme che viene lavorato con macchinari abrasivi lungo uno dei lati allo scopo di ottenere una lama.

Variazioni del machete

Il machete è molto simile come forma al falcione medievale, una spada corta e tozza divenuta popolare a partire dal XIII secolo. Al contrario del falcione, il machete non possiede una guardia ed è dotato di un’elsa semplice priva di protezione per la mano.

Nelle Filippine si utilizza tradizionalmente il bolo, una sorta di machete dalla lama affusolata che si allarga in corrispondenza della punta per rendere più efficiente il taglio di potenza. Il bolo viene impiegato ancora oggi nella quotidianità rurale, ma fu utilizzato anche come arma per scontri armati, come accadde durante la Rivoluzione Filippina contro le autorità coloniali spagnole.

Il Malesia e in Indonesia si usano rispettivamente il parang e il golok, armi simili al machete ma dalla lama più corta e tozza, adatte per il taglio di vegetazione legnosa.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Il machete barong, comune nel Sud-est asiatico, ha invece una configurazione più affusolata, con una lama a forma di foglia. La sua punta non consente di concentrare al meglio tutta la potenza del fendente, ma è capace di creare tagli netti e precisi, oltre che perforare efficacemente.

Il kukri nepalese, anche se non viene tecnicamente considerato un machete, riveste spesso il ruolo di “abbattitore” di rami e liane. Il kukri è il coltello tradizionale dei Gurkha e l’arma da taglio d’ordinanza dell’esercito nepalese.

Il taiga è un machete multiuso di origini russe in dotazione alle forze speciali. Può fungere da machete, ascia, coltello, sega e pala grazie alla forma della lama, che si allarga verso la punta per facilitare il taglio.

L’importanza del machete nelle culture rurali

Il machete moderno è un’invenzione abbastanza recente. Prima della metallurgia industriale, fabbricare un’arma da taglio come il machete richiedeva molte ore-lavoro; la costruzione di un machete diventa di gran lunga più semplice se questo utensile viene prodotto su larga scala tramite processi meccanizzati.

Nonostante la sua “breve” vita, il machete moderno ha subito riscosso un grande successo tra i popoli che vivevano negli ambienti più inospitali della Terra, o nelle regioni rurali in cui era necessario l’impiego di uno strumento da taglio robusto e affidabile.

I cacciatori-raccoglitori di tutto il mondo si adattarono molto velocemente all’uso del machete, arrivando a considerarlo uno strumento indispensabile per la vita nella natura selvaggia.

Il machete semplifica enormemente ogni lavoro che richiede l’impiego di uno strumento da taglio: è utile per il taglio di prodotti alimentari di grandi dimensioni, per sfoltire il sottobosco o per recidere le canne da zucchero. Se manovrato con perizia, può costituire un’arma bianca vera e propria, oltre che un pratico strumento da taglio in sostituzione di un’ascia o una lama da intaglio.

Gli Aka africani, ad esempio, insegnano a maneggiare il machete ai propri figli quando raggiungono questi la tenera età di 8-11 mesi. Imparando a perforare il terreno con bastoni da scavo, a scagliare piccole lance o a tagliare col machete la vegetazione del sottobosco, i piccoli Aka vengono quasi immediatamente immersi nella realtà quotidiana che vivranno durante l’adolescenza e l’età adulta, e iniziano ad affinare le abilità che garantiranno la loro sopravvivenza in futuro.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Ancora oggi molte persone che vivono nelle regioni rurali di Ecuador, Brasile e Mesoamerica usano quotidianamente il machete per ripulire i campi, tagliare legna, canne da zucchero e liane, o per lavori che richiedono una certa precisione.

Il machete e l’abilità nel manovrarlo sono sempre stati considerati un’accoppiata simbolo di mascolinità e il suo utilizzo non è limitato all’agricoltura: può rivelarsi un’arma da taglio estremamente pericolosa, come testimonia l’uso barbaro del machete durante diversi conflitti bellici e guerre civili accaduti nell’ultimo secolo.

Fonti per: “Il machete, arma bianca multiuso, robusta e affidabile”

What Is a Machete, Anyway?
Give Your Baby a Machete and Other #BabySlatePitches
LIFE HACK: USING THE MACHETE AS AN EFFECTIVE WEAPON
Machete History: The Rise of a Super Tool

]]>
https://www.vitantica.net/2019/11/04/machete-arma-bianca-multiuso-robusta-affidabile/feed/ 0
Katana: storia e curiosità sulla più celebre spada giapponese https://www.vitantica.net/2018/12/26/katana-storia-curiosita-spada-giapponese/ https://www.vitantica.net/2018/12/26/katana-storia-curiosita-spada-giapponese/#respond Wed, 26 Dec 2018 00:10:56 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3389 Sulla katana circolano storie e leggende che talvolta sfiorano l’inverosimile. Nel corso dei secoli, a queste spade sono stati attribuiti poteri quasi sovrannaturali, ma quanto c’è di vero negli aspetti più straordinari della katana?

Affrontare in modo approfondito la storia delle spade giapponesi richiederebbe interi volumi dedicati alla loro evoluzione, alle tecniche costruttive e al ruolo sociale che la katana ha ricoperto fin dall’inizio dell’età classica giapponese.

Mi limiterò, quindi, a riportare alcune informazioni e curiosità su cui basare i vostri approfondimenti personali.

Katana e spade lunghe giapponesi

La katana viene generalmente definita come una spada nihonto dalla lama leggermente curva, dal taglio singolo e dalla lunghezza di 60-70 centimetri (l’equivalente di 2 shaku – o piedi – giapponesi).

La katana non è molto differente dalla spada tachi (e come essa appartiene alla categoria generica delle “spade lunghe”, o daito), un’arma più lunga e con una curvatura della lama più pronunciata; non è raro che le due tipologie di spade giapponesi siano distinguibili solo dalla firma sul codolo (nagako).

Tipologie di katana
Tipologie e stili di katana

La veloce estrazione della katana dal suo fodero, possibile grazie alla lama generalmente più corta (e più pesante, a parità di lunghezza) di quella del tachi, era perfetta per lo stile di combattimento giapponese, in cui il colpo più veloce, generalmente un fendente, doveva essere in grado di abbattere all’istante un avversario.

Anche il modo di indossare la spada lunga subì dei cambiamenti dopo l’origine della katana: quest’arma consentiva di estrarre e colpire l’avversario in un unico gesto, a patto che fosse indossata in modo differente rispetto al tachi.

La storia della katana

La spada che oggi chiamiamo katana sembra aver assunto la sua forma definitiva verso la fine del XIV secolo. In origine fu essenzialmente un’evoluzione della spada tachi nata per rispondere all’esigenza di lame agili e versatili utilizzabili anche in spazi ristretti.

Se si parla di katane tradizionali, i metodi di produzione dell’acciaio e le tecniche costruttive non hanno subito cambiamenti o evoluzioni da almeno 500 anni; sotto molti aspetti, la katana è un “residuo fossile” del Giappone medievale.

Utilizzare il termine katana per definire ogni spada giapponese dotata di certe caratteristiche, indipendentemente dalla collocazione temporale dell’ arma in esame, non è del tutto corretto.

Come capita per i cambiamenti sociali avvenuti nelle culture presenti e passate, anche la concezione della guerra e delle armi ha attraversato periodi differenti; una katana prodotta prima dell 1573 (periodo Muromachi) veniva realizzata utilizzando tecniche costruttive differenti rispetto ad una katana prodotta in tempi relativamente moderni.

Evoluzione della katana nel corso della storia giapponese
Evoluzione della katana nel corso della storia giapponese
Periodizzazione

La produzione di spade giapponesi è stata periodizzata in sei fasi:

  • Jokoto (spade antiche fino al 900 d.C.)
  • Koto (dal 900 al 1596)
  • Shinto (1596–1780)
  • Shinshinto (1781–1876)
  • Gendaito (spade moderne, dal 1876 al 1945)
  • Shinsakuto (spade nuove, dal 1953 a oggi)

La spada tachi, nata intorno al periodo Heian (782 – 1180) dopo che i giapponesi appresero la tecnica della tempra differenziale dai cinesi, fu il primo stadio dell’evoluzione della spada lunga giapponese. Venivano indossate con il filo della lama rivolto verso il basso ed erano armi spesso impugnate da cavalieri.

Durante il periodo Kamakura (1181 – 1330) i fabbri giapponesi perfezionano l’arte costruttiva delle spade fino a formare quelle che vengono definite “Cinque Scuole” di spadai: Yamashiro, Yamato, Bizen, Soshu e Mino.

In questo periodo appaiono i primi riferimenti a due differenti stili di spada: uchigatana e tsubagatana, spade relativamente economiche destinate a guerrieri di basso rango.

Durante il periodo Muromachi (1392 – 1573) la katana divenne sempre meno un’arma da cavalleria per trasformarsi in spada da fanteria: la lama si accorciò, la curvatura fu sempre meno pronunciata e iniziò la pratica di indossarla con il filo tagliente rivolto verso l’alto.

La natura del combattimento corpo a corpo iniziò a mutare: i samurai del periodo Muromachi iniziarono ad essere coinvolti in combattimenti molto ravvicinati che richiedevano un’estrazione veloce della spada e periodi di risposta molto ridotti.

L’acciaio tamahagane
Acciaio tamahagane
Acciaio tamahagane

Ci sono dei punti in comune tra presente e passato, caratteristiche che possono definire in modo più o meno preciso una katana giapponese autentica, come il tipo di acciaio utilizzato per forgiarla.

Una katana realizzata con metodi tradizionali viene prodotta a partire dall’acciaio tamahagane, una combinazione di acciaio ad alto e basso contenuto di carbonio. Questo tipo di composizione consente di ottenere lame allo stesso tempo estremamente affilate ma difficili da rompere in combattimento.

L’acciaio tamahagane veniva prodotto tradizionalmente solo 3-4 volte all’anno tramite un processo che richiedeva 5 giorni tra la costruzione della fornace (tatara), la produzione vera e propria dell’acciaio e la pulitura finale della lega. Per ottenere circa 2 tonnellate di acciaio (delle quali solo la metà era di qualità tamahagane) venivano utilizzate 13 tonnellate di carbone e 8 di sabbia nera (satetsu).

Il processo di creazione dell’acciaio tamahagane consentiva di rimuovere parte delle impurità del metallo e controllare la quantità di carbonio nell’acciaio. Il ferro più “vecchio”, dotato di un contenuto di ossigeno più alto, era particolarmente adatto alla creazione di tamahagane e consentiva di ottenere lame forti, resistenti e flessibili.

La forgiatura di una katana
Lavorazione dell’acciaio tamahagane

Una volta acquistata una porzione di tamahagane, il fabbro iniziava a comporre un “puzzle” di frammenti di acciaio in base al contenuto di carbonio dei frammenti stessi, portando il tutto ad elevata temperatura per ottenere un lingotto lavorabile.

Il lingotto veniva allungato, martellato e piegato su se stesso diverse volte (da 10 a 16) per eliminare la maggior parte delle impurita residue che avrebbero potuto compromettere la resistenza e l’integrità della futura lama.

Per fornire ulteriore resistenza alla spada, verso il termine della forgiatura alcuni fabbri piegavano ad angolo acuto il lingotto per inserire al suo interno un pezzo di acciaio “dolce”, più morbido e meno fragile rispetto a quello esterno. In questo modo si poteva ottenere una lama dalla superficie esterna dura e dotata di un’anima interna morbida, massimizzandone la resistenza.

La tempra differenziale

Il fabbro procedeva quindi con la lavorazione del lingotto per ottenere una bozza della forma finale della spada. La curvatura della lama emergeva spontaneamente temprando l’acciaio attraverso una tecnica definita “tempra differenziale“: ogni costrutture di spade ricopriva la lama con diversi strati di un composto realizzato con argilla, acqua e ingredienti minerali (ogni artigiano aveva la sua personale ricetta), distribuendo uno spesso strato della mistura sulla superficie della lama.

L’argilla fungeva da isolante termico: dopo aver scaldato la lama, l’acciaio rovente veniva immerso in acqua e la differenza di sensibilità termica delle varie sezioni d’acciaio faceva incurvare leggermente la lama, donando alla spada la sua forma caratteristica.

Quando l’acciaio con un contenuto di carbonio pari allo 0,7% viene scaldato oltre i 750°C, diventa austenite, un materiale che cambia rapidamente struttura (diventando martensite) se raffreddato rapidamente.

Hamon sulla lama, risultato della tempra differenziale
Hamon sulla lama, risultato della tempra differenziale

Le zone della lama non coperte dalla mistura di argilla diventavano dure e rigide (martensite) a causa del repentino abbassamento di temperatura, mentre le aree coperte diventano un mix di ferrite e perlite, materiali più morbidi della martensite. Questa differenza strutturale tra le diverse regioni della lama era alla base della durezza e della flessibilità della katana.

Il risultato collaterale di questa tempra con l’argilla (chiamata tsuchioki) era la creazione di un hamon, un motivo a linee ondulate o geometriche sul filo della lama che spesso veniva utilizzato come “firma” dal costruttore.

La rifinitura della katana

La forgiatura e la tempra della lama rappresentano solo metà del processo di creazione di una spada così particolare. Il passo successivo è la pulitura e l’affilatura, operazioni che vengono eseguite da esperti artigiani che si dedicano esclusivamente al perfezionamento di una lama grezza.

Gli artigiani che si dedicano all’affilatura non partecipano alla selezione del metallo e alla sua lavorazione, ma si limitano esclusivamente al perfezionamento di una lama grezza.

L’affilatura e la pulitura di una lama dura da una a tre settimane e viene eseguita utilizzando diverse pietre abrasive dalla grana progressivamente più fine; queste pietre, tramite un processo di micro-abrasione, doneranno alla spada la lucentezza di uno specchio.

La lucentezza non è un elemento puramente estetico: una superficie liscia aiuta la lama a scivolare dolcemente all’interno di un corpo umano, evitando la tipica suzione prodotta dai tessuti viventi perforati da un corpo estraneo.

Katana: storia e curiosità sulla più celebre spada giapponese

Per dare una vaga idea di cosa comporti il processo di pulitura, ecco una brevissima sintesi: è suddiviso in due parti, Shitaji (pulitura iniziale) e Shiage (pulitura finale). Lo Shitaji richiede almeno 10-12 ore di lavoro al giorno per 4-6 giorni; durante questa fase il corpo della lama viene lavorato per lucidarlo a specchio.

Lo Shiage, invece, consiste nell’affilatura estrema del filo della lama e richiede almeno 3 giorni di lavoro. Si procede con l’affilatura tramite frammenti di pietra abrasiva sempre più piccoli e dalla grana sempre più fine, abilmente tenuti tra le dita per farli strisciare lungo il filo tagliente della katana.

Come accennato all’inizio di questo post, descrivere nel dettaglio l’intero processo di costruzione di una katana potrebbe occupare interi volumi, per cui passiamo ad alcune curiosità poco note prese dal sito “THE JAPANESE SWORD GUIDE” (vedi elenco delle fonti in fondo al post)

Come custodire correttamente una katana

Se maneggiata con poca cura, una katana può danneggiarsi irreparabilmente. La lama dovrebbe essere custodita all’interno del suo fodero in posizione orizzontale, con il filo tagliente rivolto verso l’alto.

La lama deve essere pulita e oliata a intervalli regolari: l’umidità della pelle umana potrebbe compromettere l’integrità della spada causando la formazione di ruggine. Per evitare che arrugginisca o che venga aggredita dalla muffa, una katana deve essere ispezionata di frequente ed esposta all’aria.

L’olio utilizzato durante la manutenzione della lama di una katana si chiama “choji” ed è composto da una mistura di olio minerale e olio di chiodi di garofano in rapporto 10:1 o 100:1.

Come riconoscere una katana autentica
Katana custodita al Tokyo National Museum denominata "Ishida Masamune"
Katana custodita al Tokyo National Museum denominata “Ishida Masamune”

Il primo consiglio importante è su come distinguere una lama prodotta in serie (come quelle costruite durante la Seconda Guerra Mondiale) o una replica moderna da una di stampo antico realizzata con metodi tradizionali.

Le repliche moderne sono per lo più in alluminio, per cui basta una semplice calamita per capire se si tratta di una riproduzione a basso costo. Se riuscite a trovare un numero di serie, inoltre, significa che la lama è sicuramente moderna e prodotta tramite catena di montaggio automatizzata.

Il fatto che la lama sia in acciaio, tuttavia, non garantisce la sua autenticità. E’ possibile ottenere falsi di discreta qualità in modo relativamente facile, specialmente se vengono etichettati come “armi ninja”, anche se non esiste alcuna documentazione storica che testimoni l’utilizzo di spade diverse dalla katana da parte degli shinobi giapponesi.

Se la lama presenta una grana visibile (hada), è molto probabile che sia stata realizzata a mano. Alcune spade antiche potrebbero non mostrare alcuna grana per via dell’erosione, ma un’analisi al microscopio dovrebbe poter constatare la realtà.

Occorre verificare anche la presenza dell’hamon, il motivo decorativo sul filo della lama. Le repliche e i falsi hanno una linea di tempra generalmente rettilinea, invece delle linee curve degli esemplari autentici realizzati a mano.

L’esame del codolo non è sempre risolutivo: si tratta della parte della lama in cui vengono generalmente inseriti numeri di serie, firma dell’artigiano, o marchi militari. Durante la Seconda Guerra Mondiale, molte spade furono forgiate in serie con firme false per dare più prestigio alla lama; nei secoli passati, invece, sono state prodotte numerosissime lame autentiche prive di firma.

Il test della katana: tameshigiri
tameshigiri
Tameshigiri

Secondo la pratica tradizionale del tameshigiri (“prova di taglio”), le katane venivano messe alla prova dai più forti spadaccini del periodo Edo contro sacchi di riso, bambù, tappeti arrotolati o piccole lamine d’acciaio.

Il tameshigiri prevedeva tuttavia anche l’utilizzo di bersagli umani come cadaveri o criminali condannati a morte. Se la katana si dimostrava capace di tagliare carne e ossa di un prigioniero (la potenza di taglio veniva incisa sul codolo con iscrizioni tipo “5 corpi con un colpo di taglio sul fianco“), poteva essere considerata una lama degna di nota.

Oggi i test di taglio vengono condotti su tatami arrotolati al cui interno è stato inserito un palo di bambù verde per simulare la consistenza delle ossa umane. Una lama tale da meritarsi il titolo di katana tradizionale può tagliare due o più di questi bersagli con un solo fendente, se impugnata da un abile spadaccino.

Il test della katana: kabutowari

Un altro test di taglio, praticato anche in epoca moderna, è il kabutowari, il “taglio dell’elmo”. Si tratta di colpire un elmo tradizionale kabuto con una katana, e osservare le conseguenze per valutare l’efficacia e la resistenza della spada.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Contrariamente alla credenza comune che una katana possa facilmente tagliare un’armatura metallica, sono moltissimi gli esempi di kabutowari terminati con un catastrofico fallimento.

Decine, se non centinaia di spade si sono piegate o sono rimaste irrimediabilmente scalfite dal test contro un elmo kabuto; la produzione di acciaio secondo metodi tradizionali, specialmente in passato, non era affidabile quanto i metodi moderni e molte imperfezioni della lama tendevano a rimanere nascoste fino alla prova sul campo.

L’ultimo kabutowari noto risale al 1994, quando il maestro di spada Obata Toshishiro colpì un elmo originale del 1573-1602 con una katana shinken, lasciando uno squarcio di 13 centimetri sulla parte superiore dell’armatura senza nemmeno scalfire la superficie dell’arma.

Le katane Muramasa

La qualità di alcune katane è rimasta leggendaria, tanto da far nascere miti e superstizioni sul loro conto. Un esempio tra tutti è la spada chiamata “Nuvola Bianca”, realizzata tra il 1504 e il 1520 dal maestro Masatoshi della scuola Muramasa.

Nuvola Bianca è un perfetto esempio di lama Muramasa “maledetta” (leggi questo post sulla leggenda delle lame maledette Muramasa). Come recitava la superstizione del tempo, “una lama Muramasa ha sempre qualcosa di malvagio, e una volta che lascia il suo fodero non vi ritorna mai prima di aver visto il sangue“; una vera e propria lama demoniaca che scatenava un’incontrollabile sete di sangue nell’uomo che la impugnava.

La prova di taglio di Nuvola Bianca, effettuata nel 1659, può fornire qualche indizio sulle ragioni di una paura così irrazionale nei confronti di una semplice spada: attraversò due cadaveri come se fossero burro, fendendo inoltre quasi 30 centimetri di sabbia sotto di loro.

Katana
The Myth and the History of the Japanese Sword
THE JAPANESE SWORD GUID
Kabutowari
A sword named White Cloud

]]>
https://www.vitantica.net/2018/12/26/katana-storia-curiosita-spada-giapponese/feed/ 0
Documentario: i segreti della spada giapponese https://www.vitantica.net/2018/10/06/documentario-segreti-spada-giapponese/ https://www.vitantica.net/2018/10/06/documentario-segreti-spada-giapponese/#respond Sat, 06 Oct 2018 02:00:18 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2224 La spada giapponese viene spesso considerata l’anima stessa del samurai. La creazione di questi strumenti, che racchiudono bellezza, forza e tradizione, è rimasta avvolta nel mistero per oltre mille anni.

Yoshindo Yoshihara è un moderno costruttore di spade giapponesi e forse il fabbro più conosciuto oltre i confini nazionali. I suoi capolavori sono stati acquistati per esibizioni al Metropolitan Museum di New York, per il Museum of Fine Arts di Boston o donati ad autorità internazionali come re Gustav di Svezia.

Questo video segue la realizzazione di una katana secondo le tecniche e i segreti di Yoshindo Yoshihara, a partire dalla selezione del metallo adatto all’arma per terminare con il delicato e lungo lavoro di affilatura.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

]]>
https://www.vitantica.net/2018/10/06/documentario-segreti-spada-giapponese/feed/ 0
Timeline delle armi dalla preistoria al XVII secolo https://www.vitantica.net/2018/09/21/timeline-armi-bianche/ https://www.vitantica.net/2018/09/21/timeline-armi-bianche/#respond Fri, 21 Sep 2018 02:00:46 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2159 Stilare una timeline dettagliata dell’ evoluzione delle armi bianche è un’impresa difficile, forse addirittura quasi impossibile se l’obiettivo è quello di stabilire con precisione date, luoghi e modalità d’impiego per ogni arma conosciuta.

Nel mio piccolo, ho tentato di creare una lista cronologicamente ordinata della comparsa delle armi (ad esclusione di quelle portatili da fuoco, per le quali creerò in futuro un post dedicato) più conosciute. Sicuramente avrò dimenticato alcune delle armi preferite da qualche lettore, per questo vi invito a segnalarmi armi bianche e dettagli storici sulla loro apparizione per completare la cronologia pubblicata in questo post.

??? a.C.: clave e mazze primitive

E’ impossibile sapere quando i primi esponenti del genere Homo abbiano iniziato ad usare bastoni di legno per colpire prede e avversari, ma sappiamo per certo che la clava primitiva, un semplice bastone di legno o osso, fu la prima arma bianca contundente impugnata dai nostri predecessori.

400.000 a.C.: lancia di legno

Nel 1995 vicino a Schöningen , Germania, vengono trovati resti di lance di legno risalenti a circa 400.000 anni fa. L’ origine della lancia potrebbe essere ancora più antica: alcune popolazioni moderne di scimpanzé senegalesi sono stati filmati mentre davano la caccia a piccole scimmie armati di lance improvvisate; è possibile quindi che la lancia sia stata utilizzata dai nostri parenti Homo ben prima di 400.000 anni fa.

40.000 – 25.000 a.C.: propulsore

L’invenzione dell’ atlatl non ha una data precisa, ma risalirebbe a qualche decina di migliaia di anni fa. E’ possibile che i primi atlatl siano stati realizzati in Nord Africa per poi diffondersi successivamente in tutto il mondo.

23.000 a.C.: boomerang

Il boomerang più antico ha 23.000 anni e non è australiano: è stato scoperto in una caverna polacca, è stato realizzato utilizzando l’avorio della zanna di un mammut e non tornava indietro dopo il lancio (come quasi tutti i boomerang conosciuti).

20.000 a.C.: punte di freccia

La più antica punta di freccia in nostro possesso ha circa 20.000 anni, suggerendo che l’ arco sia stata un’invenzione precedente di almeno qualche millennio. Ci sono tuttavia indizi che indicherebbero che l’arco possa essere stata un’invenzione più antica: un frammento di roccia scoperto in Sud Africa e risalente a 64.000 anni fa potrebbe essere la più antica punta di freccia mai scoperta, ma sulla sua reale identità gli archeologi sono ancora dubbiosi (potrebbe essere la punta di un proiettile di atlatl).

6.000 a.C.: il primo arco

Il più antico arco esistente, scoperto in Danimarca, è un arco di Holmegaard vecchio di circa 8.000 anni. L’invenzione dell’arco di Holmegaard è probabilmente più antica di almeno 2-3.000 anni.

4-3.000 a.C.: armi di bronzo

L’inizio dell’ Età del Bronzo vede la comparsa delle prime armi metalliche, come spade corte e pugnali. Sebbene meno dure della pietra, rappresentarono una vera e propria rivoluzione in campo bellico per via della loro versatilità e facilità di lavorazione.

2.500 a.C.: arco composito

In questo periodo l’essere umano termina la domesticazione del cavallo e fanno la loro prima apparizione gli archi compositi, generalmente più corti di un arco tradizionale in solo legno e più adatti ad essere utilizzati a dorso di cavallo.

Khopesh dell' antico Egitto
Khopesh dell’ antico Egitto
II millennio a.C.: khopesh

Nasce il khopesh, una spada a falce di bronzo che verrà impiegata da popoli mediorientali ed Egizi.

1.800 a.C.: carro da guerra

In Mesopotamia viene impiegato per la prima volta il carro da guerra.

XI secolo a.C.: torri d’assedio

I Babilonesi sono i primi ad utilizzare torri d’assedio in Medio Oriente.

VIII secolo a.C.: xiphos

Primo riferimento dello xiphos, la spada corta greca, nell’Iliade. Lo xiphos diverrà parte della panoplia dell’ oplita greco durante l’ Età del Ferro.

500 a.C.: trabucco a trazione

In Cina viene inventato il primo trabucco a trazione, un sistema di leve molto simile al trabucco che non sfrutta la gravità ma la forza manuale di una dozzina di persone. Quest’arma può lanciare palle di pietra a oltre un centinaio di metri.

340 a.C.: catapulta

I Macedoni inventano la catapulta, uno strumento d’assedio derivato dalla balista e che verrà utilizzato da Alessandro il Grande.

IV secolo a.C.: balestra

In Cina viene inventata la prima balestra, molti secoli prima che quest’arma facesse la sua apparizione in Europa. Nello stesso periodo gli inventori cinesi realizzano anche la “zhuge nu“, la balestra a ripetizione utilizzata per la difesa delle mura durante gli assedi.

399 a.C.: katapeltikon

Diodoro Siculo descrive un’invenzione chiamata katapeltikon, una catapulta in grado di scagliare frecce a lunghe distanze.

Sarissa macedone
Sarissa macedone
IV-III secolo a.C.: sarissa

Filippo di Macedonia, e successivamente suo figlio Alessandro, introduce la sarissa nell’esercito macedone e addestra i soldati al suo utilizzo. La sarissa diventerà uno degli elementi chiave per le vittorie militari macedoni in Grecia, Egitto e Asia.

III secolo a.C.: gladio

Entra in uso il gladio (gladius hispaniensis) tra i soldati dell’antica Roma. Durante la prima guerra punica (264 – 241 a.C.) viene impiegato per la prima dai Romani volta il corvo, un sistema di abbordaggio navale basato su una passerella mobile e una serie di uncini che agganciavano la nave nemica.

I secolo d.C.: gastraphetes

La prima descrizione dei gastraphetes è di Erone. L’inventore descrisse queste balestre basandosi sugli schemi di Ctesibio (285 – 222 a.C.) e identifica queste armi come le progenitrici delle catapulte (secondo l’autore, inventate intorno al 420 a.C.).

353 d.C.: onagro

Ammianus Marcellinus, soldato e storico romano, descrive l’ onagro, una macchina d’assedio che basa il suo funzionamento sulla torsione di una matassa.

III – IV secolo d.C.: spatha

I legionari romani iniziano ad utilizzare la spatha, con la lama in acciaio lunga dagli 80 ai 100 centimetri.

IV secolo d.C.: francisca

Nasce la francisca, una scure da lancio utilizzata dai Franchi e Visigoti.

VI secolo d.C.: trabucco bizantino

I Bizantini sviluppano una loro versione di trabucco a trazione umana, simile come concetto a quello inventato dai Cinesi circa 1.000 anni prima.

672 d.C.: fuoco greco

Primo impiego del fuoco greco, una delle armi incendiarie più distruttive e temute della storia.

Riproduzione di un seax o scramasax vichingo
Riproduzione di un seax o scramasax vichingo
VII secolo d.C.: scramasax

Vengono creati i primi langseax e scramasax, armi tipiche dei popoli norreni e germanici.

IX-X secolo: spade Ulfberht

In Europa vengono prodotte centinaia di spade Ulfberht, armi di transizione tra la spada vichinga e la spada del cavaliere. Nel corso dell’ XI secolo il design di queste spade verrà copiato da altri fabbri, generando un mercato di “finte Ulfberht” che durerà fino al XII secolo.

1040 circa: polvere da sparo cinese

Un manuale di guerra cinese riporta la prima descrizione conosciuta della polvere da sparo.

X secolo: freccia a razzo

In Cina vengono realizzate le prime frecce-razzo alimentate da polvere nera.

X secolo: asce da battaglia vichinghe

In questo secolo si diffondono in Europa su scala relativamente ampia le asce da battaglia norrene.

XII secolo: trabucco a contrappeso

Mardi ibn Ali al-Tarsusi, esperto militare arabo e consulente di Saladino, è il primo a descrivere un trabucco a contrappeso, azionato dalla gravità e non dalla forza umana.

XII secolo: misericordia

Prime testimonianze d’utilizzo della misericordia in Europa, un pugnale simile ad uno stiletto e impiegato per dare il colpo di grazia ad un avversario mortalmente ferito.

XII secolo: spada sayf

Si diffonde tra i Curdi la spada sayf, a doppio filo, dritta e con una nervatura centrale.

1132: cannoni Huochong

Il generale cinese Han Shizhong usa cannoni “Huochong” per espugnare una città nella regione del Fujian

XII secolo: granate

In Cina fanno la loro apparizione versioni rudimentali di granate, lanciate contro il nemico per scagliare frammenti di coccio o metallo ad alta velocità in grado di menomare gravemente i soldati avversari.

arco
Arco lungo inglese
1200 circa: arco lungo inglese

In Galles nasce il primo arco lungo inglese, in legno di tasso.

XIII secolo: baselardo

Si diffonde in Europa il baselardo, un’arma piatta e corta simile alla daga dalla tipica impugnatura a “T”.

1327: cannone in Europa

In quest’anno viene prodotta la più antica illustrazione europea di un cannone. Nello stesso anno, gli Inglesi utilizzarono alcuni cannoni per sconfiggere gli Scozzesi.

1346: arco lungo inglese determinante a Crécy

Gli Inglesi utilizzano intensivamente l’arco lungo sul campo di battaglia di Crécy: sfruttando il vantaggio di gittata offerto dall’arma rispetto alle balestre genovesi (e il numero superiore di arcieri rispetto ai balestrieri nemici), l’arco lungo contribuì alla vittoria militare segnando una pagina importante della storia militare britannica.

XIV secolo: alabarde

Tra il XIV e il XV secolo vengono introdotte le alabarde e altre armi inastate nella fanteria.

XIV secolo: Manuale del Drago di Fuoco

Viene redatto il trattato militare Huolongjing (Manuale del Drago di Fuoco), che descrive congegni bellici basati sulla polvere da sparo

XIV: goedendang

Nelle Fiandre si diffonde l’uso del goedendang, un’arma simile ad una lancia dotata di una pesante punta di metallo all’estremità di un manico robusto.

XIV – XV secolo: martelli d’armi

In Europa vengono sviluppate le forme definitive dei martelli d’armi per far fronte all’evoluzione delle armature, sempre più efficaci contro i fendenti o gli affondi di spada.

XIV – XV secolo: l’efficacia delle alabarde

Le alabarde, relativamente semplici da produrre e molto versatili in battaglia, si dimostrano armi efficaci contro lance, picche e combattenti a cavallo.

XV secolo: bombarde

In Europa vengono prodotte le bombarde, pezzi d’artiglieria utilizzati sia per scopi offensivi che difensivi.

1453: bombarda a Costantinopoli

I Turchi terrorizzano Costantinopoli utilizzando una bombarda in ferro del peso di 19 tonnellate, capace di scagliare pesanti pietre oltre la cinta muraria della città.

XV – XVI secolo: cinquedea

In Italia entra in uso la cinquedea, un’arma bianca corta e larga che termina con una punta acuminata.

XV secolo: spada claymore

In Scozia nasce la spada chiamata claymore, dalla tipica guardia a crociera, rimasta in uso fino al XVIII secolo.

Conrad Haas
XVI secolo: il primo trattato di missilistica

Conrad Haas, ufficiale d’artiglieria, scrive il Manoscritto di Sibiu, il primo trattato di missilistica della storia.

XVI secolo: spadona Zweihänder

Entra in uso la Zweihänder, un’enorme spada a due mani utilizzata dai Lanzichenecchi

XVII secolo: spada yatagan

Si sviluppa lo yatagan, un’arma da taglio tipica dei Balcani e utilizzata per oltre due secoli.

History of weapons
Medieval weaponry

]]>
https://www.vitantica.net/2018/09/21/timeline-armi-bianche/feed/ 0
Spade: luoghi comuni e miti da sfatare https://www.vitantica.net/2018/08/09/spade-luoghi-comuni-miti/ https://www.vitantica.net/2018/08/09/spade-luoghi-comuni-miti/#respond Thu, 09 Aug 2018 02:00:11 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2039 Spade pesanti quanto un incudine, acciaio dalle proprietà quasi mistiche e tecniche di combattimento spettacolari ma poco pratiche. A tutto questo ci hanno abituato i film di Hollywood e Internet: sulle spade circolano preconcetti, luoghi comuni e leggende metropolitane che durano da ormai troppo tempo.

Le spade, soprattutto le spadone, sono estremamente pesanti

Come spiegato nel post “Quanto pesa una spada?“, il peso delle spade è stato per lungo tempo sopravvalutato, in particolare da persone che non hanno mai avuto l’occasione in vita loro di brandire un’ arma bianca degna di tale nome e pronta per l’uso pratico sul campo.

In realtà le spadone da combattimento, anche di dimensioni straordinarie, non superavano mai i 3,5-4 kg di peso massimo; le spade a una mano o a “una mano e mezza” pesavano invece 1,3-1,7 kg in media.

L’acciaio di una spada di ottima fattura viene piegato almeno 1000 volte

Per ottenere una stratificazione del metallo utile sia a livello strutturale che estetico, i fabbri costruttori di spade piegano il blocco di metallo grezzo su se stesso, generando “fogli” di materiale fusi tra loro.

Ma non è necessario piegare il metallo centinaia o migliaia di volte per ottenere il risultato desiderato: il numero di piegature è generalmente compreso tra le 8 e le 12, in rari casi si attesta a 16.

Si tratta in realtà di un frequente fraintendimento tra il numero di piegature dell’acciaio e il numero di strati che queste piegature generano. Provate a piegare in due un foglio di carta per 10 volte: se riuscirete nel’impresa, avrete oltre 2000 strati di carta.

Questo è ciò che succede se si prova a parare un fendente con il filo della propria spada (vedi in fondo al post).
Questo è ciò che succede, nella migliore delle ipotesi, se si prova a parare un fendente con il filo della propria spada (vedi in fondo al post).
Le migliori spade non si rompono mai

Come tutti gli oggetti che devono continuamente subire o infliggere forti impatti, qualunque spada è prima o poi destinata a rompersi: il momento potrebbe non arrivare mai nell’arco di una vita umana, ma è il destino di ogni artefatto bellico impiegato sul campo.

Inoltre, anche le spade apparentemente perfette possono nascondere problemi nella loro struttura metallica: una tempra effettuata male, ad esempio, potrebbe causare difetti strutturali che verranno alla luce solo dopo il primo, reale utilizzo.

Per verificare la qualità di una spada, occorre fletterla il più possibile senza causarne la rottura

Un concetto comune tra gli appassionati di spade moderni è che la flessibilità sia l’elemento determinante primario per una spada di qualità, ma l’atto di piegare in modo estremo la lama di una spada per dimostrarne la resistenza non fa altro che danneggiare la struttura metallica dell’arma e non costituisce uno stress-test affidabile.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Una buona spada deve essere sicuramente flessibile, ma non deve comportarsi come una molla: un certo grado di rigidità è necessario per poter impartire colpi potenti e precisi.

Storicamente il test praticato da quasi qualunque fabbro consisteva nel colpire un blocco di legno o di ferro con la parte piatta e con il filo dell’arma, per poi procedere ad un test di flessibilità per nulla estremo come quelli praticati oggi; infine, si verificava la capacità di penetrazione dell’arma tentando di perforare un foglio metallico, pratica nota come “test di Toledo“.

Tutte le spade erano estremamente costose

Verso l’inizio del Medioevo, possedere una spada era certamente segno di benessere economico: la maggior parte delle truppe era armata di lancia o ascia, armi meno costose da realizzare e da acquistare rispetto ad una spada (richiedevano meno ferro e manodopera).

Con l’approssimarsi del Basso Medioevo invece, le spade iniziarono ad essere prodotte con metodi più economici, facendo crollare drammaticamente i pezzi: intorno al 1340 una spada economica arrivò a costare circa 6 pence, l’equivalente di circa due giorni di paga di un arciere.

Le spade erano prerogativa della nobiltà

Anche se per diverso tempo non furono armi accessibili ai ceti più bassi, le spade non furono impugnate esclusivamente da membri della nobiltà o da sovrani.

Ci sono innumerevoli testimonianze documentali che dimostrano l’uso di spade da parte di civili tra l’ XI e il XVII secolo; intorno al XVI secolo, le spade diventarono armi relativamente comuni per l’autodifesa grazie alla loro efficacia e alla loro praticità nei combattimenti a breve distanza.

Il concetto che solo i cavalieri potessero indossare una spada non è corretto, per lo meno in Europa. Chiunque fosse in grado di comprare e manutenere una spada poteva indossarla e utilizzarla in battaglia senza alcun limite di casta.

Verso la fine del XV secolo esistevano gilde dedite all’addestramento al combattimento con la spada composte principalmente da mercanti e artigiani; all’inizio del XVI secolo, portare una spada alla cintura era abbastanza comune in Europa per gentiluomini, marinai, commercianti, nobili e mercenari.

Sguscio centrale in questa replica di una spada medievale
Sguscio centrale in questa replica di una spada medievale
Il “colasangue” serviva a far defluire più facilmente il sangue nemico

Il nome più appropriato per il colasangue, la scanalatura che corre lungo il lato piatto di una lama, è sguscio.

Sebbene il sangue sia uno dei maggiori nemici di una spada (può causare l’ossidazione della lama se non rimosso dall’arma), lo sguscio aveva tutt’altro scopo: serviva ad alleggerire una spada rimuovendo materiale dalla regione della lama che avrebbe causato meno perdite nella stabilità strutturale.

Le spade di bronzo sono meno dure di quelle di ferro

Anche se è vero che il bronzo è una lega sicuramente più morbida dell’acciaio, le prime spade di ferro non avevano prestazioni molto differenti da quelle in bronzo utilizzate nei secoli precedenti: tendevano a piegarsi e avevano difficoltà a mantenere il filo.

Senza l’aggiunta della giusta quantità di carbonio durante la lavorazione, il ferro dolce non muta le sue proprietà e rimane un metallo relativamente morbido; più il contenuto di carbonio aumenta, più l’acciaio diventa duro e resistente a scapito della duttilità.

Il filo della spada è utilizzato anche per parare i colpi avversari

Non c’è alcuna prova che dimostri che il filo di una spada venisse utilizzato anche per parare i colpi dell’avversario; anzi, esiste documentazione storica che suggerirebbe proprio il contrario.

Gli schermidori preferivano di gran lunga bloccare i fendenti nemici utilizzando la parte piatta della lama o la zona dell’arma in prossimità della guardia, per evitare di compromettere il filo tagliente della spada o causarne la rottura.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Top Myths of Renaissance Martial Arts
Understanding the Origins of Misconceptions

]]>
https://www.vitantica.net/2018/08/09/spade-luoghi-comuni-miti/feed/ 0
Muramasa Sengo, creatore di spade maledette https://www.vitantica.net/2018/07/28/muramasa-sengo-spade-maledette/ https://www.vitantica.net/2018/07/28/muramasa-sengo-spade-maledette/#respond Sat, 28 Jul 2018 02:00:02 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2061 Riuscite a ricordare il nome di un antico costruttore di spade? Ben poche persone sono in grado di farlo considerato che ben pochi spadai sono rimasti celebri per le loro creazioni: uno di questi “eletti” è Sengo Muramasa, fondatore dell’omonima scuola di spadai giapponesi e uno dei più abili fabbri della storia delle armi da taglio.

Secondo la tradizione, durante la lavorazione delle sue spade più micidiali Sengo infondeva parte del suo animo malvagio nell’acciaio nelle lame, donando alle armi da lui prodotte una sete di sangue inestinguibile. Scremando tra realtà e fantasia, sappiamo che il clan Muramasa produsse realmente alcune delle lame più affilate mai viste in Giappone: tutte le scuole della provincia di Ise, da cui molto probabilmente Sengo Muramasa apprese i segreti dell’acciaio, erano note per creare armi estremamente taglienti fin dall’inizio del periodo Muromachi (dal XIII al XVI secolo).

La scuola Muramasa inizia la sua produzione qualche generazione prima del 1500, anche se l’arma più antica prodotta dalla scuola e sopravvissuta fino ad oggi risale al 1501; il clan Muramasa continuò a fabbricare spade per circa un secolo prima di acquistare la nomea di fabbricanti di spade maledette.

Alcuni contemporanei di Sengo sostenevano che l’abilità del clan Muramasa derivasse dagli insegnamenti di colui che viene considerato il più grande costruttore di spade della storia giapponese, Okazaki Masamune, ma Muramasa e Masamune vissero in due epoche distanziate da diversi secoli di storia, rendendo del tutto impossibile questa versione della storia.
E’ più probabile, invece, che Muramasa Sengo abbia svolto il ruolo di apprendista in una qualche scuola di artigiani della provincia di Ise, perfezionando per anni la conoscenza dell’acciaio prima di dare origine alla sua famigerata scuola di spadai.

La cattiva reputazione delle lame Muramasa non inizia con la nascita del clan e la comparsa delle prime affilatissime spade, ma ha origine del XVII secolo, quando lo shogun Tokugawa Ieyasu salì al potere nel 1603. Secondo il racconto degli storici del tempo (tutt’altro che attendibili e obiettivi), Ieyasu si era ferito da solo con una wakizashi Muramasa in gioventù e aveva perso alcuni familiari e amici proprio a causa di lame prodotta dal clan.

Lancia yari firmata da Muramasa.
Lancia yari firmata da Muramasa. Fonte: Japanese Sword Online Museum

Secondo la narrazione di fonti vicine a Tokugawa Ieyasu, nel 1535 Kiyoyasu, nonno di Ieyasu, fu ferito a morte con una lama Muramasa dal suo servitore Abe Masamoto. Matsudaira Hirotada, padre di Ieyasu, subì una sorte simile circa 10 anni dopo quando fu attaccato e ucciso da un suo servitore con un’altra lama Muramasa. Vicenda differente (ma dal risultato pressoché identico) fu quella di Nobuyasu, figlio di Ieyasu costretto al seppuku da Oda Nobunaga nel 1579: la sua testa venne recisa alla fine del rituale con una lama Muramasa.

Visti gli infelici precedenti della sua famiglia con le lame Muramasa, Ieyasu ordinò che tutti i samurai al suo servizio non potessero indossare lame prodotte dal clan di Sengo e la letteratura giapponese dell’epoca rincarò la dose trovando nelle spade maledette un oggetto ideale da popolarizzare. Iniziò a circolare la voce che le spade Muramasa, una volta estratte, dovessero essere toccate dal sangue prima di essere rinfoderate per non incorrere in una maledizione che avrebbe portato alla follia i possessori di queste armi.

Nel volgere di pochi anni le spade Muramasa acquisirono una tale reputazione che molti possessori di lame “maledette” fecero rimuovere completamente il codolo firmato (nakago) o limare la firma del clan della loro spada, specialmente la moltitudine di samurai che non potevano permettersi l’acquisto di una nuova arma; allo stesso tempo nacque un mercato semi-clandestino di finte lame Muramasa, particolarmente ricercate da tutti gli oppositori dello shogunato Tokugawa.

Ad ingigantire ulteriormente la reputazione delle spade Muramasa contribuì la leggenda che racconta del confronto tra una lama prodotta da Masamune e una spada Muramasa. Come accennato in precedenza, i due fabbri vissero in due epoche distinte, ma vale la pena citare questa storia anche se palesemente inverosimile e cronologicamente inesatta.

Tanto Muramasa custodito al British Museum
Tanto Muramasa custodito al British Museum

In una sfida tra allievo e maestro, Muramasa propone a Masamune di fabbricare la spada più affilata del Giappone. Entrambi lavorano senza sosta per settimane e a lavoro compiuto decidono di mettere alla prova i loro capolavori immergendoli in un corso d’acqua con il filo della lama rivolto contro corrente.

La spada di Muramasa (Juuchi Yosamu – Diecimila Notti di Gelo) tagliò qualunque cosa avesse osato sfidare il suo filo terribilmente tagliente: pesci, foglie, l’aria stessa che soffiava attorno alla parte di lama che emergeva dall’acqua; la spada di Masamune (Yawarakai-Te – Mani Tenere), invece, non tagliò nulla, risultando all’apparenza meno affilata di quella creata da Sengo.

Un monaco che aveva assistito alla scena si avvicinò a Muramasa, intento a vantarsi della qualità della sua lama: “La prima delle spade” iniziò a spiegare il monaco, “è sicuramente una spada sopraffina, ma è assetata di sangue, è una lama malvagia, dato che non discrimina tra chi o cosa tagliare. Potrebbe tagliare farfalle o decapitare, senza alcuna distinzione. La seconda spada è sicuramente la migliore delle due, perché non taglia senza ragione ciò che è innocente“.

Esistono differenti versioni della leggenda, versioni che sicuramente non contribuiscono a creare un quadro realistico sul personaggio di Muramasa Sengo, sulla cui vita si sa pochissimo. Sappiamo tuttavia che le lame del clan Muramasa, oltre ad essere estremamente affilate, mettono in risalto un’abilità decorativa del tutto unica e distintiva. Ad esempio l’hamon, l’effetto visivo che appare sul filo della lama dopo la tempra dell’acciaio, è quasi del tutto speculare sui due lati, un effetto difficile da ottenere dato che occorre saper lavorare con estrema precisione l’argilla che ricopre la lama al momento della tempra.

Katana Muramasa "Myōhō-renge-kyō" del 1513
Katana Muramasa “Myōhō-renge-kyō” del 1513

Nonostante la loro cattiva reputazione alimentata da oltre due secoli di shogunato Tokugawa, le spade Muramasa ricompaiono durante la Restaurazione Meiji alla cintura di alcuni ufficiali governativi giapponesi. Nell’anno 1823 tornano a fare notizia per via di un incidente nel castello di Edo (l’attuale Tokyo):

“Si racconta di un incidente verificatosi al castello di Edo” scrisse il contemporaneo Albert Yamanaka “Si dice che Matsudaira Geki abbia ucciso tre uomini verso i quali nutriva un forte risentimento da lungo tempo, e la spada che usò Geki era una Muramasa. Geki stava lavorando con altre 5 persone alla libreria di Nishimaru, quando si è alzato improvvisamente e ha iniziato a brandire la spada senza dire una parola, momento in cui si presume che sia caduta la testa di Honda Iori. Toda Hikonoshin si è alzato e ha iniziato a scappare, ma Geki lo ha colpito diagonalmente con un colpo attraverso le spalle. Numata Sakyo è stato tagliato lungo la vita, con un secondo colpo sulle spalle. I tre sono stati uccisi con 4 colpi. […] Questo dimostra le capacità di una lama Muramasa nelle mani di un discreto spadaccino”.

Cosa rimane oggi delle spade Muramasa? Molte leggende e poche lame, purtroppo. Una di queste spade, prodotta dalla scuola Muramasa nel corso del XVI° secolo (probabilmente da Sengo stesso), è custodita al Museo Nazionale di Tokyo, ma si tratta di un esemplare più unico che raro: la messa al bando durante lo shogunato Tokugawa contribuì a rallentare enormemente la produzione di spade Muramasa originali, portando il clan sull’orlo dell’estinzione.

The curse of Muramasa

]]>
https://www.vitantica.net/2018/07/28/muramasa-sengo-spade-maledette/feed/ 0
Khopesh, la spada a falce dell’ antico Egitto https://www.vitantica.net/2018/07/19/khopesh-spada-falce-antico-egitto/ https://www.vitantica.net/2018/07/19/khopesh-spada-falce-antico-egitto/#comments Thu, 19 Jul 2018 02:00:47 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1864 Il mondo antico era ricco di armi da taglio dalle forme più disparate: lame uncinate o ondulate sono solo alcune delle geometrie che gli antichi idearono per rendere più efficaci i loro strumenti di morte. Nell’elenco delle lame dalla forma insolita c’è il khopesh, una spada “a falce” in dotazione alla fanteria dell’ antico Egitto per oltre un millennio.

Struttura del khopesh

Il tipico khopesh era in bronzo (intorno al 1.200 a.C. si iniziò ad impiegare il ferro), lungo dai 50 ai 60 centimetri e dalla caratteristica lama ricurva che ricorda un falcetto, capace di offendere da un lato, contundere brutalmente dall’altro e afferrare il nemico grazie alla geometria ad uncino della sua punta.

L’origine esatta del khopesh è difficile da collocare sulla linea temporale: sappiamo che la sua prima apparizione documentata è sulla Stele degli Avvoltoi, una stele di origine sumerica risalente a circa 4.500 anni fa che rappresenta Eannatum, sovrano della città di Lagash, che impugna un khopesh.

E’ possibile quindi che la tecnologia del khopesh sia giunta in Egitto tramite i Cananei o qualche popolazione mediorientale con cui gli Egizi intrattenevano scambi commerciali.

Khopesh decorato ritrovato a Nablus e risalente al XVIII secolo a.C.
Khopesh decorato ritrovato a Nablus e risalente al XVIII secolo a.C.

Nel corso dei secoli molti faraoni sono stati ritratti mentre impugnavano un khopesh, che col tempo sostituì la mazza come simbolo di regalità, o sepolti in compagnia di alcune di queste spade.

Alcune di queste armi sono sono state affilate per l’impiego sul campo o riportano segni di usura, mentre altre sembrano essere state intenzionalmente realizzate senza un filo tagliente, suggerendo l’idea che i khopesh trovati in molte sepolture siano in realtà armi cerimoniali mai utilizzate in battaglia.

Il tipico khopesh veniva realizzato fondendo il bronzo e versando il metallo fuso in uno stampo: una volta raffreddato, lo stampo veniva aperto o rotto per estrarre la spada completa di manico, un unico blocco di bronzo che rendeva l’arma più resistente rispetto a quelle con lame innestate su impugnatura di legno o corno.

La lama del khopesh è tagliente solo nel lato esterno e periferico dell’arma (contrariamente alla falce, che ha il lato interno affilato), in corrispondenza della curvatura accentuata che dona a questa spada il suo aspetto caratteristico; il lato interno è invece arrotondato o piatto.

E’ possibile che il khopesh si sia evoluto dalle asce “epsilon“, impiegate comunemente in battaglia dalle armate mediorientali e successivamente adottate anche dagli Egizi, che le usavano manovrandole con una mano sola per avere l’altra libera di impugnare uno scudo.

Khopesh del XV secolo a.C. scoperto a Gerusalemme
Khopesh del XV secolo a.C. scoperto a Gerusalemme
Vantaggi e svantaggi del khopesh

Il khopesh è un’ arma relativamente pesante in rapporto alla sua lunghezza. Lo spessore della sezione della lama può essere considerato eccessivo per gli standard moderni e il bronzo non è affatto una lega leggera; secondo gli archeologi, il khopesh ideale dovrebbe avere un peso compreso tra i 650 e i 750 grammi per essere manovrato con precisione, ma molti esemplari superano abbondantemente questo limite supportando l’ipotesi di un uso rituale di queste armi.

La forma del khopesh non offre particolari vantaggi per l’utilizzatore: la porzione tagliente della lama è relativamente ridotta rispetto a spade ricurve come le scimitarre e la forma stessa dell’arma conferisce al khopesh un baricentro spostato verso la punta, aspetto che può rendere meno efficace un fendente.

Questo tipo di spada richiedeva inoltre una quantità superiore di metallo rispetto a lame di ferro dritte o ricurve in modo uniforme, anche se le metodologie impiegate per la fabbricazione di un khopesh erano decisamente più semplici di quelle utilizzate successivamente per la lavorazione del ferro.

Alcune delle tipologie di khopesh prodotte durante la Tarda Età del Bronzo. Fonte: The Tell Apek Khopesh
Alcune delle tipologie di khopesh prodotte durante la Tarda Età del Bronzo. Fonte: The Tell Apek Khopesh

Il khopesh forniva però un grande vantaggio nel combattimento contro un nemico armato di scudo di legno o pelle, molto usati tra le antiche popolazioni africane come i Nubiani: la porzione tagliente della lama, che appesantiva l’estremità dell’arma opposta al manico, era ideale per penetrare nel telaio di uno scudo e renderlo sostanzialmente inutilizzabile dopo pochi colpi potenti.

La replica del khopesh

Anche se interamente realizzato in bronzo, un metallo più “morbido” dell’acciaio, il khopesh era un’arma estremamente efficace per la sua epoca. Alcune riproduzioni messe alla prova su carcasse di maiale hanno dimostrato di poter infliggere profonde ferite ai tessuti molli anche se impugnate da combattenti non esperti.

Anche se non fosse stato in grado di lacerare i tessuti o le protezioni del nemico, il khopesh era comunque capace di causare traumi estesi e spesso fatali se inflitti a zone sensibili e delicate del corpo umano.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Bronze Age Military Equipment
A Visual History of Ancient Egyptian and Mesopotamian Swords, Blade, and Axes
Warfare and Weaponry in Dynastic Egypt

]]>
https://www.vitantica.net/2018/07/19/khopesh-spada-falce-antico-egitto/feed/ 2
Quanto pesa una spada? https://www.vitantica.net/2018/07/14/quanto-pesa-una-spada/ https://www.vitantica.net/2018/07/14/quanto-pesa-una-spada/#respond Sat, 14 Jul 2018 02:00:12 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1966 Quanto pesa una vera spada da combattimento? Alcuni show televisivi e molti romanzi fantasy ci hanno erroneamente abituato a enormi e pesanti spade d’acciaio dal peso compreso tra i 4 e i 6 kg, superando addirittura i 7 kg in casi rari e particolari.

Ma l’archeologia, il peso specifico dell’acciaio e la realtà della scherma sembrano dimostrare esattamente il contrario: le spade, medievali e non, erano relativamente leggere e manovrabili.

I requisiti di peso di una spada

Secondo Jody Samson, il fabbro che realizzò le spade per il film Conan il barbaro, la spada “Atlantean” del protagonista era lunga 1 metro in totale e pesava circa 4 kg (8,5-9 libbre).

Quattro chilogrammi di peso potrebbero sembrare una mole sopportabile da chiunque, anche da chi non dispone della muscolatura di Arnold Schwarzenegger; ma un tale peso in un oggetto lungo oltre un metro è tutt’altro che facilmente manovrabile e porta velocemente all’affaticamento.

Arnold e la spada "Atlantean" di Conan il Barbaro, probabilmente la spada più pesante mai usata da un attore hollywoodiano e più pesante di una spadona a due mani, lunga quasi il doppio.
Arnold e la spada “Atlantean” di Conan il Barbaro, probabilmente la spada più pesante mai usata da un attore hollywoodiano e più pesante di una spadona a due mani, lunga quasi il doppio.

Non esiste una vera e propria letteratura specifica in grado di definire con certezza il peso medio di una spada risalente al Medioevo, ma abbiamo a disposizione nei musei di tutto il mondo intere collezioni di armi rinvenute in una moltitudine di siti archeologici: la celebre collezione di spade del Wallace Collection Museum di Londra, ad esempio, contiene dozzine di esemplari il cui peso è generalmente inferiore al chilogrammo.

La spada perfetta per ogni utilizzo non esiste, ma i fabbri del passato hanno fatto di tutto per ottenere il miglior compromesso tra resistenza, flessibilità e peso.

Una buona spada deve avere sufficiente massa da poter supportare i colpi delle armi nemiche senza deformarsi, ma deve essere abbastanza leggera da poter mantenere il vantaggio tattico sull’avversario: ogni grammo di peso e la distribuzione della massa sono fondamentali per un’arma bilanciata, rapida e durevole.

I pesi delle spade distribuiti nel corso di 7 secoli. In rosso le spade della Royal Armouries Collection, in blu la Wallace Collection e i triangoli verdi rappresentano le spade dello Stibbert Museum.
I pesi delle spade distribuiti nel corso di 7 secoli. In rosso le spade della Royal Armouries Collection, in blu la Wallace Collection e i triangoli verdi rappresentano le spade dello Stibbert Museum. Fonte: A club with an edge
I limiti di peso di una spada

Provate ora a impugnare un oggetto pari a 1-1,5 kg di peso (come una bottiglia d’acqua minerale) con la vostra mano dominante e a sollevare il braccio teso, come se voleste puntare una spada verso un opponente immaginario.

Ripetete questo movimento per almeno una ventina di volte: buona parte di chi sta leggendo avvertirà un formicolio all’altezza della spalla e del braccio, segno che il muscolo si sta affaticando.

Questo piccolo e stupido esercizio non è fine a se stesso: il movimento appena compiuto, anche se ben lontano dall’essere raffinato ed efficiente, è la base delle tecniche di scherma. Se un peso da un chilogrammo è in grado di affaticare velocemente molte persone non allenate, immaginate quanto può affaticare l’uso ripetuto di una spada che pesa 4-5 kg.

E’ fondamentalmente impossibile superare i 2,5-3 kg di peso mantenendo inalterata la velocità e l’agilità di una spada e i fabbri medievali erano ben consapevoli dal rapporto tra peso e rapidità.

Una spada medievale rappresentava il culmine di un’evoluzione tecnologica delle armi da taglio durata oltre un millennio: erano armi leggere, agili, ben più che le semplici “mazze con bordi affilati” dalla scarsa capacità di taglio.

La spada di San Maurizio pesa 1130 grammi. Fonte: Spada detta di San Maurizio con custodia
La spada di San Maurizio pesa 1130 grammi. Fonte: Spada detta di San Maurizio con custodia
La spada di San Maurizio

La spada di San Maurizio e le sue repliche sono un esempio perfetto di tecnologia bellica medievale: risalente al 1250 circa e custodita ai Musei Reali di Torino, è la tipica spada da cavaliere medievale prodotta tra il X e il XIII secolo sul modello della spada carolingia del IX secolo e della spatha.

Con una lama lunga mediamente 75-80 centimetri, la spada del cavaliere superava appena il chilogrammo di peso ed era un’arma a doppio taglio impugnata con una mano sola.

La spada di San Maurizio rientra perfettamente nella media degli artefatti prodotti nello stesso periodo: le spade realizzate in Europa tra il IX e il XV secolo pesavano mediamente 1,3 kg, peso ridotto progressivamente a 0,9 kg durante il XVI secolo.

Le spade franche “Ulfberht” erano anch’esse leggere e maneggevoli, con un peso medio di circa 1,2 kg (coerente con il peso dell’ arma più comune tra i popoli norreni, l’ascia da battaglia), mentre le “spade lunghe” realizzate a partire dal XIII secolo pesavano circa 1-1,5 kg distribuiti su oltre 100 centimetri di lunghezza.

Secondo l’esperto di calibro mondiale Ewart Oakeshott:

“Le spade medievali non erano affatto eccessivamente pesanti e nemmeno tutte uguali – il peso medio di una spada di dimensioni normali è tra 1,1 kg e 1,6 kg. Anche la grande spada a una mano e mezza pesava raramente più di 1,8 kg. Questo genere di peso, per uomini che si addestravano all’uso della spada dall’età di sette anni (e che dovevano essere tipi tosti per sopravvivere oltre quell’età), non era affatto eccessivo da risultare poco pratico”.

La spada a due mani

Una delle eccezioni a questi limiti di peso era la spada (o spadona) a due mani, un’arma da fanteria dalle dimensioni enormi in uso tra il XV e il XVI secolo: una lunghezza totale di 150-175 centimetri e un peso massimo di 3,6 kg (anche se mediamente una spadona pesava 1,5-2 kg).

Pur trattandosi di armi rinascimentali e non medievali, le “epees a deux main” o “zweihänder” sono un raro esempio di spade particolarmente pesanti, ma nulla a che vedere con i 5-7 kg delle armi da taglio citate all’inizio del post e nemmeno con i 4 kg per un metro di lunghezza della Atlantean di Conan.

Un membro della Dragon Preservation Society si è divertito a calcolare la lunghezza di un'ipotetica spada dal peso di 7-9 kg modellata sullo stile della spadona a due mani dei Lanzichenecchi. Questo è stato il risultato.
Un membro della Dragon Preservation Society si è divertito a calcolare la lunghezza di un’ipotetica spada dal peso di 7-9 kg modellata sullo stile della spadona a due mani dei Lanzichenecchi. Questo è stato il risultato.

 

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Le spadone a due mani erano armi molto lente (ma sorprendentemente versatili) e i combattenti Lanzichenecchi che le impugnavano (Doppelsoldners) erano uomini estremamente robusti e temerari che ricevevano una doppia paga per il loro servizio nell’esercito e per il fatto di rappresentare la prima linea di fanteria incaricata seminare il panico, sparpagliare il nemico e tranciare le picche avversarie.

Questi uomini erano anche incaricati del trasporto di enormi spade da parata (Paratschwert), armi cerimoniali non adatte al combattimento che potevano raggiungere un peso di 7 kg.

Spada di William Wallace
Spada di William Wallace

Verso la fine del XVI secolo, la praticità delle enormi spade a due mani iniziò ad essere annullata dai progressi in campo bellico e ad essere sostituita da picche e altre armi inastate: il perfezionamento dell’archibugio rese inutili e controproducenti le cariche dei doppelsoldners.

Una spada a due mani (non zweihänder) riuscì tuttavia a ricavarsi una nicchia nella storia: prodotta nel XIII secolo, la spada di William Wallace (sulla cui autenticità ci sono ancora molti dubbi) ha una lama lunga 132 centimetri e pesa 2,7 kg.

What did Historical Swords Weigh?
The Weighty Issue of Two-Handed Greatswords
Sword Facts and Myths

]]>
https://www.vitantica.net/2018/07/14/quanto-pesa-una-spada/feed/ 0
Le spade di ferro prima dell’acciaio https://www.vitantica.net/2018/02/28/le-spade-di-ferro-prima-dellacciaio/ https://www.vitantica.net/2018/02/28/le-spade-di-ferro-prima-dellacciaio/#respond Wed, 28 Feb 2018 02:00:41 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1402 Le prime spade dell’Età del Ferro erano molto differenti da quelle d’ acciaio apparse nei secoli successivi e le loro prestazioni erano bene o male identiche a quelle delle armi di bronzo realizzate nello stesso periodo.

Fu solo con l’immissione controllata di carbonio durante il processo di lavorazione del ferro che i fabbri dell’antichità riuscirono ad ottenere l’acciaio, un materiale dalle proprietà meccaniche superiori e ideale per la realizzazione di armi affilate, flessibili e durature.

Le prime spade di ferro

Le prime spade di ferro battuto iniziano a fare la loro apparizione in Europa circa 3.200 anni fa, ma la loro produzione non si diffuse fino all’ VIII secolo a.C.. Sebbene esistano esemplari di spade corte di ferro molto più vecchie, si tratta quasi sempre di armi molto pregiate destinate alle élite regnanti e realizzate con ferro meteorico.

Nel Vecchio Continente, la cultura celtica di Hallstatt sembra essere stata la prima ad utilizzare il ferro per la produzione di spade: nell’arco di due secoli (dall’ VIII al VI secolo a.C. circa) furono realizzate spade corte di bronzo e di ferro in egual misura, dalla tipica elsa col pomo “ad antenna”; fu solo con la cultura di La Tene (Svizzera) che venne realizzata la prima spada di ferro battuto dall’aspetto moderno.

Prima di arrivare alla produzione di spade, la cultura di Hallstatt si servi inizialmente del ferro per realizzare picconi e scalpelli utili ad estrarre sale dalle miniere di salgemma locali, che nel corso di qualche secolo diventarono il fulcro del commercio del sale nella regione prima di essere sostituite dalle vicine miniere di Hallein.

Evoluzione dell'elsa nelle prime spade di ferro
Evoluzione dell’elsa nelle prime spade di ferro

I fabbri dell’Età del Ferro furono costretti ad effettuare una transizione da bronzo a ferro e all’inizio non fu affatto semplice. Le prime spade di ferro battuto avevano prestazioni essenzialmente identiche a quelle di bronzo: tendevano a piegarsi dopo un certo numero di impatti e perdevano velocemente l’affilatura (a volte più velocemente rispetto alle armi di bronzo).

Ma l’uso del ferro comporta anche vantaggi innegabili: è uno dei metalli più diffusi in natura ed esistono almeno tre minerali dai quali è possibile estrarlo; il bronzo, invece, richiede rame, sufficientemente abbondante nella crosta terrestre, e stagno, un metallo relativamente raro, specialmente in antichità.

Ferro battuto

Le prime spade di ferro venivano indurite a colpi di martello, cercando di comprimere il più possibile il metallo per indurirlo e diminuirne la duttilità, ma nel corso del tempo ci si rese conto che con l’aggiunta di carbonio (sotto forma di carbone o di fibre vegetali) e con il processo di tempra si poteva ottenere un metallo molto più duro, flessibile e affilato capace di creare armi superiori: l’acciaio.

spade di ferro
Spade di ferro europee: in alto, spada del 1.000 a.C. rinvenuta in Repubblica Ceca e lunga 110 centimetri; in basso, Gundlingen di 53 centimetri scoperta in germania, con pomo bronzeo ad antenna.

Prima di aggiungere e dosare consapevolmente carbonio (anche se le contaminazioni accidentali erano del tutto naturali, utilizzando carbone come combustibile), le spade di ferro utilizzavano un procedimento che può essere definito “indurimento da battitura” nato con la produzione di armi e utensili di bronzo.

Dato che il bronzo non può essere temprato come l’acciaio, per indurirlo è necessario riscaldarlo e allungarlo a colpi di martello fino ad ottenere la forma desiderata: man mano che le dimensioni aumentano e lo spessore si riduce, il bronzo tenderà a indurirsi e a diventare meno duttile.

Dopo secoli di utilizzo di questa tecnica di indurimento del bronzo, i fabbri dell’Età del Ferro fecero affidamento su ciò che conoscevano per lavorare un metallo dalle proprietà ancora poco note e manipolabili. Battendo ripetutamente il ferro tenero per allungarlo e ottenere la forma desiderata, ne diminuivano parzialmente la duttilità e lo rendevano più resistente.

Spade più lunghe: Mindelheim e Gundlingen

Il ferro battuto consentì per la prima volta di produrre più facilmente spade di lunghezza superiore ai 60 centimetri: oltre queste dimensioni il bronzo tende a diventare un materiale dalle scarse proprietà meccaniche e poco pratico per ottenere lame lunghe e resistenti.

Per essere utile nel combattimento, una spada deve essere sufficientemente flessibile da non deformarsi o rompersi quando subisce un impatto, ma abbastanza dura lungo i bordi da poter ottenere un’affilatura in grado di durare nel tempo. Il ferro battuto, tuttavia, non permetteva di ottenere il giusto compromesso tra durezza e flessibilità, rendendo le prime spade dell’Età del Ferro superiori solo in lunghezza a quelle di bronzo.

Spada di tipo Mindelheim, piegata e sepolta ad Hallstatt
Spada di tipo Mindelheim, piegata ritualmente e sepolta ad Hallstatt

Le spade “Mindelheim” e “Gundlingen“, create dalla cultura di Hallstatt, furono probabilmente le prime spade europee ad effettuare la transizione tra bronzo e ferro. Le Gundlingen erano gli esemplari più comuni e somigliavano molto ai modelli in bronzo ancora in uso durante la loro produzione, anche se erano più lunghe (dai 70 ai 75 centimetri).

Le Mindelheim erano invece un’evoluzione delle spade Gundlingen, più decorate, più lunghe (solo due spade Mindelheim sono più corte di 80 centimetri) e dalla forma più simile a quella di una spada moderna.

Le prime spade di ferro dalle performance migliorate fecero la loro apparizione quando iniziò lo sfruttamento di giacimenti di minerali ferrosi che contenevano impurità di manganese, nickel, tungsteno, zolfo e arsenico: zolfo e arsenico venivano rimossi naturalmente dal calore del forno, mentre il manganese, il tungsteno e il nickel contribuivano a rendere il ferro più rigido. In antichità, i minerali di questo tipo venivano considerati superiori per la produzione di spade ed erano quasi esclusivamente impiegati per realizzare armi da taglio di primissima scelta.

Anche dopo aver ottenuto il controllo dell’acciaio (nel VI secolo a.C. in India esisteva una discreta produzione di “acciaio Wootz” apprezzato in tutto il mondo conosciuto), il ferro dolce continuò a trovare applicazioni belliche nonostante le sue proprietà meccaniche inferiori.

Il pilum, il tipico giavellotto romano per distanze ravvicinate, aveva la parte terminale di ferro dolce (esclusa la punta) per piegarsi all’impatto e incastrarsi nel telaio di uno scudo, rendendolo quasi inutilizzabile.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Iron Age sword
The Mystique and Magic of the Sword
The Mindelheim Sword

]]>
https://www.vitantica.net/2018/02/28/le-spade-di-ferro-prima-dellacciaio/feed/ 0