Alexander “Sawney” Bean e la sua famiglia di cannibali

Alexander "Sawney" Bean e la sua famiglia di cannibali
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I serial killer non sono un fenomeno moderno, ma è difficile reperire sufficienti prove storiche attendibili per ricostruire l’identità degli antichi assassini seriali. Molte fonti storiche associano le efferatezze compiute da individui profondamente disturbati a creature sovrannaturali come lupi mannari, vampiri o uomini misteriosi dominati da istinti animaleschi incontrollabili e di abilità che sfociano spesso e volentieri nella fantasia.

In rari casi, tuttavia, possiamo determinare con certezza l’identità di un antico killer seriale a partire dalla documentazione storica sopravvissuta fino ad oggi. Uno di questi casi è quello di Alexander “Sawney” Bean e della particolare predisposizione all’omicidio e al cannibalismo della sua famiglia.

La storia di Alexander Bean

La storia di Alexander Bean appare per la prima volta sul The Newgate Calendar – The Malefactors’ Bloody Register, un elenco di criminali condannati a morte pubblicato dalla Prigione di Newgate di Londra tra il XVIII e il XIX secolo.

Secondo la versione della storia presentata nella pubblicazione londinese, Sawney Bean sarebbe nato tra il XVI e il XVII secolo in East Lothian, Scozia. Incapace di portare avanti il business del padre (potatore si siepi e scavatore di fossati), lasciò casa per rifugiarsi in una caverna sulla costa in compagnia di una donna (“Black” Agnes Douglas) che condivideva le sue stesse “perverse inclinazioni”.

La caverna (probabilmente la Bennane Cave nel South Ayrshire) era profonda quasi 200 metri e l’entrata veniva ciclicamente bloccata dall’alta marea, fornendo un riparo sicuro per Bean e la sua compagna.

I due formarono per lungo tempo una coppia affiatata, specialmente nelle atrocità che vennero loro imputate: si racconta che uccisero e cannibalizzarono oltre 1.000 persone e che i loro figli e nipoti fossero il risultato di una lunga serie di incesti. Secondo il The Newgate Calendar, la coppia ebbe 8 figli, 6 figlie e un totale 32 nipoti, tutti nati e cresciuti all’interno della caverna.

L'ingresso della caverna di Sawney Bean
L’ingresso della caverna di Sawney Bean

Non essendo molto portati per il lavoro duro e onesto, Bean e la sua compagna sopravvivevano aggredendo viandanti e commercianti durante la notte. Le aggressioni non avevano il solo scopo di sottrarre ogni oggetto di qualche valore ai malcapitati: i corpi venivano trasportati nella casa-caverna durante la bassa marea per essere poi macellati e cucinati.

Cannibali e predoni

Secondo la tradizione, l’area in cui sarebbe vissuta la famiglia di Sawney Bean fu considerata per molto tempo estremamente pericolosa dagli abitanti della regione, ma nonostante le sparizioni continue nessuno si accorse per oltre 25 anni della presenza dei cannibali per via delle loro abitudini notturne.

Gli abitanti locali iniziarono ad investigare sul gran numero di sparizioni effettuando diverse battute di ricerca dei corpi delle persone scomparse, e riuscirono anche ad identificare la caverna in cui Sawney Bean viveva, ma non ritennero possibile che quell’antro buio e protetto dal mare potesse essere la casa di un essere umano, optando quindi per il linciaggio di qualche innocente come capro espiatorio.

La causa delle sparizioni divenne chiara quando una coppia di ritorno da una fiera venne aggredita dalla famiglia Bean. La donna fu immediatamente uccisa ma il marito, esperto nel combattimento e armato di pistola e spada, riuscì a tenere testa ai cannibali fino a quando alcuni residenti sulla via di casa giunsero in suo soccorso.

Alla notizia dell’esistenza confermata dei cannibali, Re Giacomo VI di Scozia decise di inviare una spedizione di 400 uomini e diversi segugi allo scopo di scovare la famiglia Bean all’interno del suo nascondiglio. I Bean vennero sorpresi dai soldati mentre affumicavano pezzi di carne umana (l’odore della carne affumicata attirò i cani verso la caverna) e furono costretti ad arrendersi.

La cattura e l’esecuzione della famiglia Bean

La famiglia Bean venne catturata viva e trasportata alla prigione di Tolbooth Jail di Edimburgo. Sawney Bean, la compagna e il resto della sua famiglia non furono sottoposti a regolare processo e si passò immediatamente all’applicazione della pena corporale prevista per i traditori, con l’aggiunta di un pizzico di perversione: gli uomini vennero lasciati morire dissanguati dopo aver amputato loro mani, piedi e genitali; donne e bambini vennero invece arsi vivi dopo aver assistito all’esecuzione dei maschi della famiglia.

Secondo la versione della storia tramandata nella città di Girvan, prima della cattura una delle figlie del cannibale riuscì a fuggire dalla caverna per ricostruirsi una vita in città. Dopo l’esecuzione del padre e del resto della sua famiglia, la donna fu identificata dagli abitanti locali e immediatamente impiccata.

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Realtà o fantasia?

Quanto c’è di vero in questa storia? Difficile dirlo con certezza. Il cannibalismo non fu evento raro nella Scozia medievale, specialmente durante il XIV° – XV° secolo, ma se anche la storia di Bean fosse vera, pare difficile che una famiglia composta da quasi 50 membri e in grado di uccidere oltre 1.000 persone sia potuta rimanere nell’oscurità per più di 25 anni.

I documenti del tempo non citano la scomparsa di centinaia di persone nell’area in cui i Bean avrebbero commesso le loro atrocità. La storia, inoltre, sembra aver fatto la sua prima apparizione nei “chapbooks“, riviste di pettegolezzi e voci spesso utilizzate per fare propaganda contro oppositori politici o religiosi.

Questi elementi hanno fatto sorgere il giustificato sospetto che la storia di Bean fosse stata montata per la alimentare la propaganda contro gli scozzesi e la ribellione giacobita, ma la storia di questa famiglia di cannibali ha molti aspetti in comune con quella di un altro leggendario cannibale scozzese, Christie Cleek, le cui imprese pare siano ben documentate da fonti del XV° secolo.

Christie Cleek fu un macellaio scozzese che durante la grande carestia del XV secolo iniziò a macellare i corpi dei compagni morti per soddisfare la fame di amici e conoscenti. I sopravvissuti alla carestia svilupparono un certo gusto per la carne umana, iniziando ad utilizzare viaggiatori e cavalli come fonte primaria di proteine animali.

Secondo le fonti dell’epoca, Christie e i suoi amici cannibali avrebbero ucciso circa 30 persone, molte meno di quante ne avrebbero uccise Bean e famiglia, ma nell’arco di 60-70 anni le leggende tendono ad ingigantirsi e a mutare nei nomi, nei luoghi e nei dettagli.

The Complete Newgate Calendar Volume I
The Grisly Deeds of Alexander Bean


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