religione – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 I testi sacri sono davvero la fonte della moralità moderna? https://www.vitantica.net/2021/08/28/i-testi-sacri-sono-davvero-la-fonte-della-moralita-moderna/ https://www.vitantica.net/2021/08/28/i-testi-sacri-sono-davvero-la-fonte-della-moralita-moderna/#comments Sat, 28 Aug 2021 00:10:36 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4223 La mia modestissima e opinabilissima opinione sulle religioni è che ognuno è libero di credere a ciò che vuole a patto che non si vadano a ledere diritti e progressi sociali acquisiti negli ultimi 200 anni.

Ciascuno è libero di credere a serpenti parlanti, a paradisi, inferni e limbi, praticare il culto come, dove e quando gli pare; ma se si ha davvero fede e si ha intenzione di attenersi ai precetti contenuti nei libri sacri, non mi sembra coerente fare ciò che viene definito “cherry-picking”: selezionare e considerare rilevanti solo gli aspetti più gradevoli di una religione.

Il cherry-picking non solo è scorretto, ma diminuisce le necessità di dibattito sui moltissimi aspetti contraddittori di alcune tra le religioni più diffuse sul pianeta. Se, da una parte, ci piace immaginare che personaggi come Gesù siano in grado di esprimere solo concetti positivi, dall’altra c’è la realtà dei fatti: alcune parole e precetti di molte figure religiose appartengono ad un passato in cui la società era enormemente diversa, e non sono più applicabili alla vita del XXI secolo.

Le contraddizioni dei testi sacri della tradizione cristiana sono molte e spesso prone a interpretazioni diverse, tanto che esistono attualmente oltre 20.000 denominazioni cristiane differenti e migliaia di sette, senza contare denominazioni e sette esistite in passato, ognuna fondata su una personale interpretazione dei testi sacri.

Basti pensare alle tre interpretazioni di questo estratto dei Numeri 14:34:

Versione CEI

“Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant’anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità.”

Versione Riveduta

“Come avete messo quaranta giorni a esplorare il paese, porterete la pena delle vostre iniquità per quarant’anni, un anno per ogni giorno, e saprete che cosa sia cadere in disgrazia presso di me.”

Bibbia Diodati

“In base al numero dei giorni che avete impiegato ad esplorare il paese, cioè quaranta giorni, per ogni giorno porterete la vostra colpa un anno, per un totale di quarant’anni; e voi conoscerete cosa sia l’essermi ritirato da voi.”

Perché versioni apparentemente così simili ma, in sostanza, differenti? A parte ovvie ragioni di traduzione, “Ostilità” esprime un concetto diverso da “cadere in disgrazia” e da “essermi ritirato da voi”.

Forse siamo istintivamente portati a credere a ciò che vogliamo e a interpretarlo strumentalmente, oltre ad ignorare o minimizzare il brutto o lo sconveniente. Ma cosa c’è di così sconveniente in un libro come la Bibbia, a detta di molti la fonte della moralità moderna?

Questo post non è un attacco alla religione cristiana o alle religioni più in generale. Come ho anticipato all’inizio del post, ognuno è libero di credere a ciò che vuole (“a patto che…”); ma non si può non far notare che i valori presenti nei testi sacri delle maggiori religioni del pianeta sono a volte contraddittori con la società del XXI secolo.

E’ ovviamente necessario un minimo di contestualizzazione per comprendere il perché furono messi per iscritto alcuni concetti riportati più avanti nel post: il momento storico non condannava con forza la schiavitù, anzi; la donna godeva di tutt’altra considerazione rispetto alla maggior parte dei paesi moderni e la popolazione ebraica o cristiana si trovava sotto la pressione di nemici o occupanti.

Ma resta il fatto che, se davvero si vuole accettare di aver fede in un testo sacro, non si può selezionare solo ciò che c’è di buono (e che non fu esclusiva dell’Ebraismo o del Cristianesimo) e si deve accettare un confronto costruttivo e sereno sulle sue contraddizioni.

Questo post è il primo di una serie che proseguirò in futuro, in cui elencherò i versi più “sconvenienti” o contraddittori dei testi sacri di maggior rilevanza nel panorama religioso moderno.

La donna

“Non permetto a nessuna donna d’insegnare, né di comandare al marito; le donne devono starsene tranquille. Perché? Perché Dio creò per primo Adamo e poi Eva. E non fu Adamo a lasciarsi ingannare da Satana, ma Eva, che si rese colpevole di peccato.” (Timoteo 2:12-14)

“Così dice il SIGNORE: «Ecco, io farò venire addosso a te delle sciagure dall’interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole; poiché tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al sole»” (Samuele 12:11-12)

“Quando una donna avrà perdite di sangue per le mestruazioni, la sua impurità durerà sette giorni; e chiunque la toccherà sarà impuro fino a sera. Ogni letto sul quale si sarà messa a dormire durante la sua impurità sarà impuro; e ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà impuro. Chiunque toccherà il suo letto si laverà le vesti, laverà se stesso nell’acqua e sarà impuro fino a sera. Chiunque toccherà qualsiasi mobile sul quale la donna si sarà seduta si laverà le vesti, laverà se stesso nell’acqua e sarà impuro fino a sera. Se qualche cosa si trovava sul letto o sul mobile dove la donna sedeva, chiunque tocca quella cosa sarà impuro fino a sera. Se un uomo si unisce a lei così che l’impurità di questa lo tocca, egli sarà impuro sette giorni; e ogni letto sul quale si coricherà sarà impuro.” (Levitico 15:19:24)

“Quando ella sarà purificata del suo flusso, conterà sette giorni e poi sarà pura. L’ottavo giorno prenderà due tortore o due giovani piccioni e li porterà al sacerdote all’ingresso della tenda di convegno. Il sacerdote ne offrirà uno come sacrificio per il peccato e l’altro come olocausto; il sacerdote farà per lei, davanti al SIGNORE, l’espiazione del flusso che la rendeva impura.” (Levitico 28:30)

“Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l’afferra e pecca con lei e sono colti in flagrante, l’uomo che ha peccato con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d’argento; essa sarà sua moglie, per il fatto che egli l’ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita.” (Deuteronomio 22:28)

Famiglia

“Se alcuno viene a me, e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i figliuoli, e i fratelli, e le sorelle, anzi ancora la sua propria vita, non può esser mio discepolo.” (Luca 14:26, parole di Gesù)

“Se un uomo ha un figlio caparbio e ribelle, che non ubbidisce alla voce di suo padre né di sua madre e che non dà loro retta neppure dopo che l’hanno castigato, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della sua città, alla porta della località dove abita, e diranno agli anziani della sua città: «Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce, è senza freno e ubriacone»; allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno a morte. Così toglierai via di mezzo a te il male, e tutto Israele lo saprà e temerà”. (Deuteronomio 21:18-21)

“Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.” (Matteo 19:29)

“Dio, infatti, ha detto: Onora tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre sia punito di morte;” (Matteo 15:4)

“E aggiungeva: «Siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte»” (Marco 7:9-13. Critica di Gesù verso chi non rispetta la legge dell’ Antico Testamento)

Schiavitù

“Ora quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non si è preparato e non ha fatto la sua volontà riceverà molte battiture. Ma colui che non la conosciuta, se fa cose che meritano le battiture, ne riceverà poche. A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto è stato affidato, molto piú sarà richiesto” (Luca 12:47-48)

“Ma se lo schiavo fa questa dichiarazione: “Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero”; allora il suo padrone lo farà comparire davanti a Dio, lo farà accostare alla porta o allo stipite; poi il suo padrone gli forerà l’orecchio con una lesina ed egli lo servirà per sempre.” (Esodo 21:5-6)

“Poiché essi sono i miei servi che ho fatto uscire dal paese d’Egitto; non devono essere venduti come si vendono gli schiavi.” (Levitico 25:42)

“Quanto allo schiavo e alla schiava che potrete avere in proprio, li prenderete dalle nazioni che vi circondano; da queste comprerete lo schiavo o la schiava.” (Levitico 25:44)

“Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi. Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei.” (Esodo 21:7-8)

Violenza

“Così parla l’Eterno degli eserciti: Io ricordo ciò che Amalek fece ad Israele quando gli s’oppose nel viaggio mentre saliva dall’Egitto. Ora va’, e percuoti Amalec, e distruggete al modo dell’interdetto tutto ciò che è suo; e non risparmiarlo; anzi fa’ morire uomini e donne, fanciulli e bambini di poppa, buoi e pecore, cammelli ed asini.” (Samuele 15:2-3)

“O figliuola di Babilonia, che devi esser distrutta, beati chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! Beato chi piglierà i tuoi piccoli bambini e li sbatterà contro la roccia!” (Salmi 137:8-9)

“Cadano loro addosso carboni accesi! Siano gettati nel fuoco, in fosse profonde, da cui non possano risorgere.” (Salmi Salmi 140, preghiera per essere protetti nella persecuzione)

“E durante l’assedio e nell’angoscia alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto del tuo seno, le carni dei tuoi figli e delle tue figlie, che il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà dato.” (Deuteronomio 28:53)

“Proclamate questo fra le nazioni! Preparate la guerra! Fate sorgere i prodi! S’accostino, salgano tutti gli uomini di guerra!” (Gioele 3:9)

“Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi.” (Numeri 31:17-18. Mosè ordina di uccidere)

“Se un uomo o una donna sono negromanti o indovini dovranno essere messi a morte; saranno lapidati; il loro sangue ricadrà su di loro” (Levitico 20:27)

Non classificabili

“L’eunuco a cui sono state infrante o mutilate le parti, non entrerà nella raunanza dell’Eterno. Il bastardo non entrerà nella raunanza dell’Eterno; nessuno de’ suoi, neppure alla decima generazione, entrerà nella raunanza dell’Eterno. L’Ammonita e il Moabita non entreranno nella raunanza dell’Eterno; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella raunanza dell’Eterno; ” (Deuteronomio 23:1-3)

“Osservate i miei statuti: Non far coprire la tua bestia da altra di diversa specie; non seminare il tuo campo di diverse specie di semenze; e non portare addosso veste contesta di diverse materie.” (Levitico 19:19)

“Non taglierete in tondo i capelli ai lati del capo, né spunterai gli orli della tua barba.” (Levitico 19:27)

“La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Non nasca mai più frutto da te». E subito quel fico si seccò.” (Matteo 21:18-19. Gesù maledice e dissecca un albero di fico)

The Dark Bible: Morality And Contradictions
Violence more common’ in Bible than Quran, text analysis reveals
New Testament Cruelty

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Matthew Hopkins e il “The Discovery of Witches” https://www.vitantica.net/2020/10/05/matthew-hopkins-the-discovery-of-witches/ https://www.vitantica.net/2020/10/05/matthew-hopkins-the-discovery-of-witches/#comments Mon, 05 Oct 2020 00:19:25 +0000 http://www.vitantica.net/?p=4974 Quando si parla di stregoneria, sono due i principali eventi storici che vengono facilmente ricordati: la pubblicazione del Malleus Maleficarus, un testo intriso di superstizione e misoginia, e i processi per stregoneria di Salem.

I processi di Salem sono, in realtà, parte di una catena di eventi più ampia che coinvolse le colonie del New England e del Massachusetts. Ciò che accomuna questa serie di procedimenti giudiziari volti a determinare l’uso di magia nera da parte degli imputati è un testo pubblicato nel 1647 dal titolo “The Discovery of Witches“, il cui autore è ritenuto responsabile del 20% delle esecuzioni per stregoneria avvenute tra il XV e il XVII secolo in Inghilterra.

Matthew Hopkins, uno dei più celebri cacciatori di streghe della storia, svolse la sua attività contro la magia nera per soli 3 anni, ma fu un personaggio di enorme peso nei procedimenti giudiziari per stregoneria avvenuti nell’arco di oltre 50 anni.

Demoni e streghe

Nel 1599 Re Giacomo VI di Scozia scrisse una dissertazione filosofica sulla negromanzia contemporanea intitolandola “Daemonologie, In Forme of a Dialogue, Divided into three Books: By the High and Mighty Prince, James &c.“. L’opera includeva anche diversi studi di demonologia e magia nera, elencando informazioni sull’interazione tra demoni ed esseri umani e toccando anche figure mitologiche come vampiri e lupi mannari.

Re Giacomo non fu indotto a scrivere il “Daemonologie” spinto dalla sua passione per l’occulto, ma fu influenzato anche dallo svolgimento dei processi per stregoneria di North Berwick, iniziati nel 1590 e che culminarono con l’esecuzione di un celebre stregone nel 1591. Re Giacomo iniziò il suo libro affermando:

“La spaventosa abbondanza, in questo tempo e in questo paese, di questi detestabili schiavi del Demonio, streghe o incantatori, mi ha spinto (amato lettore) a pubblicare questo mio trattato per risolvere i dubbi sul fatto che questi assalti di Satana siano realmente praticati, e che sia necessario punirli severamente”.

Circa vent’anni dopo dalla pubblicazione del “Daemonologie” nacque Matthew Hopkins, figlio di un vicario puritano di Suffolk. Poco si conosce sulla sua infanzia e sulla sua educazione, ma sappiamo che rimase particolarmente colpito dai resoconti dei processi per stregoneria inglesi che si svolsero prima e dopo la sua nascita.

In giovane età Hopkins finì sotto l’ala protettrice di John Stearne, un cacciatore di streghe di Suffolk noto come “il pungolatore di streghe”. I due si incontrarono, secondo Hopkins, nel 1644 in occasione di un processo per stregoneria: Stearne aveva accusato di stregoneria 23 donne, e Hopkins fu scelto come assistente del cacciatore. Nel corso del processo 4 imputate morirono in prigione, mentre le rimanenti 19 furono trovate colpevoli e impiccate.

L’incontro tra Hopkins e Stearne culminò con la pubblicazione del “The Discovery of Witches“, un libro che influenzò enormemente la caccia alla streghe dei successivi 50-60 anni.

Cacciatori itineranti

Hopkins e Stearne iniziarono a viaggiare per l’ East Anglia con l’intento di eliminare streghe dal Suffolk, dall’Essex, dal Norfolk, dal Cambridgeshure e dall’Huntingdonshire, probabilmente muniti di salvacondotti che consentivano loro facili spostamenti tra le diverse contee coinvolte nella Guerra Civile Inglese.

Matthew Hopkins e il "The Discovery of Witches"

I due erano accompagnati da un seguito di donne e dichiaravano (senza ragione) di essere ufficiali del parlamento inviati con il preciso scopo di catturare e processare streghe. A spingerli non era la carità cristiana: i costi dei loro servizi servivano a coprire la compagnia e tre cavalli, e ammontavano a circa 20 scellini per città. In casi eccezionali i prezzi lievitavano enormemente: per la cittadina di Stowmarket furono richieste 23 sterline (l’equivalente di quasi 4.000 euro del 2020) più la copertura delle spese di viaggio.

Il Parlamento non era ignaro delle “gesta” di Hopkins e Stearne, soprattutto alla luce del fatto che la coppia impiegava metodi non convenzionali o non ufficialmente tollerati, come la tortura.

Il sistema di tortura preferito da Hopkins era la privazione del sonno: impedendo agli accusati di dormire per giorni interi, si tentava di sbriciolare ogni resistenza psicologica nei confronti degli accusatori, portando alla confessione di peccati o reati spesso mai commessi.

Stearne invece prediligeva il “pricking“: pungere con aghi o spilloni il corpo dell’accusato nel tentativo di provocare dolore o sanguinamento. Secondo le credenze popolari, chiunque non avesse provato dolore o non avesse sanguinato era di fatto invischiato nella magia nera.

In base alla stessa, assurda “logica”, una persona che non annega o galleggia dopo essere stata legata ad una sedia e immersa in acqua, deve essere considerata una strega: ha rinnegato il suo battesimo e di conseguenza dovrebbe essere respinta dall’acqua. Questo metodo fu abbandonato da Hopkins e Stearne nel 1645 a causa del fatto che era considerato illegale usare questo test senza il consenso dell’imputato.

I risultati di Hopkins

La coppia di cacciatori di streghe non fu esente da forti critiche fin dall’inizio del loro operato. Hopkins e Stearne furono interrogati per rispondere delle accuse di tortura e per chiarimenti sui prezzi che chiedevano per le loro prestazioni.

Al momento del loro ritiro, i due cacciatori di streghe avevano di certo accumulato una discreta fortuna: considerando che la retribuzione giornaliera di un agricoltore ammontava all’epoca a circa 6 pence, la base di 20 scellini richiesti ad ogni città equivaleva a circa un mese e mezzo di paga di un mezzadro.

Nel 1647 i due si ritirarono dall’attività, pubblicando nello stesso anno “The Discovery of Witches”, un libro che avrebbe costituito le basi per i processi di stregoneria nelle colonie nordamericane.

Il diretto operato di Hopkins e Stearne portò alla condanna per stregoneria di più persone rispetto ai precedenti 160 anni di caccia alle streghe. Si pensa che tra il 1644 e il 1647 Hopking sia stato coinvolto nell’esecuzione di oltre 100 donne accusate di stregoneria.

Matthew Hopkins – The Real Witch-Hunter
Matthew Hopkins
The Witch-finder General

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L’importanza dell’amore romantico nell’antichità https://www.vitantica.net/2020/02/24/amore-romantico-antichita/ https://www.vitantica.net/2020/02/24/amore-romantico-antichita/#respond Mon, 24 Feb 2020 00:10:58 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2255 Segui il tuo cuore” è una delle frasi più comuni quando si parla del complesso ammasso di sentimenti che definiamo come amore romantico. In tempi moderni, l’amore romantico è considerato di primaria importanza quando ci si trova di fronte a decisioni come la scelta di un partner per la vita. Ma in passato, fino ad un periodo relativamente recente, l’unione tra uomo e donna seguiva ben altri parametri.

Gli esseri umani, contrariamente ad altri animali, si sono evoluti privilegiando l’attaccamento emotivo verso i propri simili rispetto ad altri aspetti dei rapporto interpersonali. E’ un meccanismo che ci ha consentito di sopravvivere, di prosperare, di costruire vaste comunità, rivelandosi talvolta molto più efficace di zanne, artigli o altre armi naturali.

La nostra specie (e molto probabilmente, in passato, tutti gli esponenti Homo più intellettivamente elevati) sviluppa una lealtà e un attaccamento istintivo verso persone che dimostrano lo stesso grado di attaccamento e lealtà.

Questo è sostanzialmente l’amore: dimostrare lealtà e attaccamento per altre persone fino a sottovalutare o ignorare un pericolo imminente o ad alterare la propria visuale della realtà.

Questa perdita di razionalità e oggettività è considerato oggi un valore primario, ma in passato molti hanno messo in discussione, se non addirittura criticato e condannato in modo aspro, questo tipo di sentimento.

Secondo Platone, ad esempio, la più alta forma d’amore sarebbe l’amore fraterno, un sentimento che non vede coinvolta la sessualità e che esclude la passione e il romanticismo, evitandoci di compiere gesti razionalmente ridicoli o ingiustificati.

Come Platone, molti altri antichi pensatori valutavano l’amore romantico come qualcosa di incredibilmente stupido e controproducente per la vita civile. Per buona parte della nostra storia, l’amore romantico è stato visto come una sorta di malattia, qualcosa che costringe l’essere umano a compiere atti che, razionalmente, non sognerebbe mai di compiere; molte culture trattavano l’amore romantico come un male che tutti sono destinati a provare prima o poi nel corso della propria esistenza, ma di cui tutti dovrebbero liberarsi per poter convivere con il prossimo e non perdere di vista la realtà.

Romeo e Giulietta come modello per l’irrazionalità

Storie come Romeo e Giulietta o l’Iliade non sono propriamente celebrazioni dell’amore romantico, ma una dimostrazione letteraria di come questa forma d’amore possa essere deleteria per il viver comune e civile, un messaggio chiaro sulle conseguenze nefaste dell’amore romantico e irrazionale.

Per millenni l’essere umano ha celebrato unioni tra coppie senza valutare l’amore come un requisito primario per un matrimonio felice. C’è una ragione, anzi, ci sono diverse ragioni per questo: l’amore romantico aiuta ad arare i campi o a mungere una mucca? Aiuta a pagare le imposte o ad avere figli in salute e in gran numero? Contribuisce alla protezione dei confini, alla stabilità del governo o alla tutela del nucleo familiare?

L’amore romantico porta scarsi contributi ai fattori che rendono stabile e duratura una coppia, una comunità o un intero Stato. Certo, può aiutare a sopportare meglio i difetti dell’altro, ma la realtà farà sempre capolino prima o poi, sbattendoci sul muso il fatto che gli “occhi dell’amore” avevano alterato la nostra visione della realtà.

Forza e resistenza aiutano ad arare i campi e a mantenere sano il bestiame; una buona costituzione dei genitori aumenta la percentuale di successo nell’avere figli sani; una consistente dote matrimoniale o l’attitudine a lavorare sodo erano fondamentali per la stabilità economica di una famiglia; l’unione di due nobili, non necessariamente basata sull’amore reciproco, ha contribuito per millenni alla pace di intere regioni.

La famiglia è l’unica parte razionale

E’ per questi motivi che i matrimoni passati erano organizzati dalle famiglie. Le famiglie avevano meno tendenza a provare sentimenti romantici per il partner del figlio o della figlia, erano portate a giudicare più obiettivamente il valore economico e sociale dell’unione e le conseguenze che un matrimonio poteva avere sui due gruppi familiari coinvolti.

Il matrimonio per scopi puramente economici ha contribuito a promuovere la sopravvivenza di interi clan e l’amore romantico rappresentava non solo uno spiacevole inconveniente, ma anche una vera e propria minaccia alla sopravvivenza della comunità.

Non deve sorprendere che all’origine di tutti i matrimoni, indipendentemente dalla cultura e dai diritti goduti dalle donne, ci sia un contratto tra moglie e marito. I due contraenti definivano una serie di regole che la logica e il buon senso dell’epoca ritenevano le più adeguate per garantire la sopravvivenza del clan o della famiglia d’appartenenza.

Questo tuttavia non significa che la parola “amore” fosse un tabù in passato. La definizione di questo sentimento è stata fatta da moltissimi pensatori antichi, ma il “vero amore” viene solitamente definito come benevolenza, supporto del partner, pietà, amore fraterno, e raramente come amore romantico nel senso moderno del termine e con accezione positiva. L’amore romantico fu spesso e volentieri considerato inopportuno, scomodo, se non addirittura pericoloso.

Irrazionalità come valore

Tutto iniziò a cambiare con la rivoluzione industriale: salari più o meno stabili, trasferimento dalle campagne alle città e lontananza dai problemi della terra resero gli individui più economicamente indipendenti dalle famiglie d’appartenenza. A questi fattori si unì anche la nascita del concetto dei diritti individuali e la sempre più smaniosa ricerca della felicità, elementi tipici del Romanticismo.

Spinti da un individualismo sempre più pronunciato, uomo e donna iniziarono a interpretare passione e idealizzazione del partner come pilastri per un rapporto inscindibile e duraturo, tralasciando il fatto che questi sentimenti sono solo la fase iniziale dell’amore e non strettamente indispensabili alla sopravvivenza di una coppia.

Il XX secolo non fece altro che cementare l’idea che l’amore romantico fosse un valore primario e fondamentale per una vita felice e realizzata. L’amore romantico divenne un vero e proprio business multimiliardario facendo leva sulle nostre passioni e sul bisogno innato di lealtà e attaccamento emotivo che ogni uomo, donna o bambino è naturalmente portato a provare.

Il XX secolo contribuì anche a creare un’idea dell’amore romantico del tutto lontana dalla realtà: una relazione, per funzionare, deve basarsi su presupposti come l’affidabilità, la fiducia giustificata, la responsabilità, la tolleranza e una visione oggettiva e condivisa della realtà; tutti elementi che iniziano a fare capolino quando la cortina fumogena amorosa si dirada, mostrandoci la realtà in tutta la sua potenza e facendo sgretolare l’idealizzazione del partner tipica dell’amore romantico.

A BRIEF HISTORY OF ROMANTIC LOVE AND WHY IT KIND OF SUCKS

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Le divinità dell’ alcol https://www.vitantica.net/2019/06/19/divinita-alcol/ https://www.vitantica.net/2019/06/19/divinita-alcol/#respond Wed, 19 Jun 2019 00:10:33 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4202 Nel corso della storia umana, l’alcol ha giocato un ruolo di primo piano nella vita quotidiana e nella sfera religiosa dei nostri antenati. Anche se molte divinità associate all’ebbrezza e al consumo di alcol nacquero con scopi differenti, come la protezione del raccolto o per favorire la fertilità, altre furono dedicate esclusivamente al consumo di bevande alcoliche.

Dioniso / Bacco

Nato come divinità protettrice della vegetazione in età arcaica, col passare del tempo Bacco divenne il dio dell’ebbrezza e del vino, e più in generale dell’estasi.

A Roma fu identificato con Bacco (in antico greco, Bákkhos era il nome di Dioniso quando si lasciava andare all’estasi) e veniva generalmente raffigurato vestito di pelle di leopardo a bordi di un carro e in compagnia di un corteo composto da sacerdotesse, animali e satiri.

Dioniso non era esclusivamente legato al vino, ma anche all’ edera: era usanza far macerare le foglie di alcune specie di edera nel vino per favorire il rilascio di sostanze psicotrope nelle bevande alcoliche.

Il culto di Dioniso era caratterizzato da una forte presenza femminile (le baccanti): durante le cerimonie in suo onore, i partecipanti cercavano di riprodurre il corteo soprannaturale che accompagnava la divinità (chiamato tiaso) intonando canti ed eseguendo danze rituali. Uno tipo di rituale particolarmente cruento eseguito durante queste cerimonie era lo sparagmòs: dilaniare animali a mani nude per nutrirsi delle loro carni.

Liber Pater

Divinità italica del vino e della fecondità, oltre che patrono della plebe romana. Non si hanno molte informazioni sul culto di Liber durante le prime fasi dell’era repubblicana, ma sembra sia stata la risposta popolare alla proibizione dei Baccanali del 186 a.C. (“senatus consultum de Bacchanalibus“).

Prima della sua introduzione ufficiale nel pantheon romano (i Liberalia in suo onore venivano celebrati il 17 marzo), Liber era l’accompagnatore di due divinità arcaiche: Cerere e Libera. Liber Pater fu introdotto nella tradizione romana in corrispondenza della caduta della monarchia e della formazione della repubblica.

Liber fu gradualmente assimilato a Bacco , ereditandone i miti e l’iconografia. Secondo Plinio, Liber fu “il primo a stabilire la pratica di vendita e d’acquisto; inventò inoltre il diadema, l’emblema della regalità, e la processione di trionfo”.

Fufluns
Statuetta in bronzo raffigurante il Dionysos etrusco (Fufluns), nudo e con in mano il kantharos, il tipico bicchiere da vino che lo contraddistingue
Statuetta in bronzo raffigurante il Dionysos etrusco (Fufluns), nudo e con in mano il kantharos, il tipico bicchiere da vino che lo contraddistingue

Equivalente etrusco di Dioniso e Bacco, figlio di Semia, dea della terra, e di Tinia, dio del cielo. A lui furono dedicate città e montagne sacre, come Populonia e il monte Bibele.

Fufluns viene citato nel “fegato etrusco”, un modello in bronzo di fegato di pecora che reca iscrizioni usate dagli aruspici per le loro divinazioni.

In occasione della vendemmia, gli Etruschi effettuavano sacrifici taurini in onore di Fufluns. Fufluns non era soltanto il dio della vendemmia e del vino, ma anche della vegetazione e della crescita di ogni cosa vivente.

Acratopotes, il bevitore di vino puro

Gli antichi Greci erano soliti consumare il loro vino diluendolo con acqua: bere vino “puro” era considerato sconveniente e portava facilmente all’ubriachezza molesta. Acratopotes (o Akratos), tuttavia, si guadagnò il titolo di “bevitore di vino non mescolato ad acqua”: era una divinità venerata in Attica e considerato uno dei compagni divini di Dioniso, il dio dell’ebrezza.

Ceraon

Mescolare vino ad acqua era ritenuto così importante in Grecia da far nascere l’esigenza di una divinità che presiedesse all’operazione. Ceraon era un semi-dio che sovrintendeva l’atto di mescolare acqua e vino, ed era così importante da meritarsi una statua a Sparta.

Ægir

Ægir era uno jötunn, creature simili a giganti o troll in costante competizione con le divinità tradizionali del pantheon norreno. Generalmente associato all’oceano, Ægir era in realtà un amico degli dei ed era celebre per organizzare numerosi ed elaborati banchetti per gli esseri divini nordeuropei.

Nel Lokasenna, Ægir organizza un sontuoso banchetto per gli dei producendo birra con un enorme calderone donatogli da Thor e Tyr, ottenuto dalla vittoria contro il gigante Hymir.

Du Kang

Du Kang

Detto anche Shao Kang, è una delle figure cinesi a cui si attribuisce l’invenzione delle bevande alcoliche. Sia in Cina che in Giappone è considerato il patrono dei vinificatori (chiamati toji nel Sol Levante).

Più che una divinità, Du Kang è un personaggio semi-leggendario elevato al rango di divinità. Non sappiamo con certezza in che periodo sia vissuto: alcuni autori lo collocano al fianco dell’ Imperatore Giallo, altri ritengono che il suo vero nome fosse Shao Kang, il sesto sovrano della dinastia Xia.

A Du Kang viene anche attribuita l’invenzione indiretta dell’aceto Chinkiang: suo figlio Heita, per una dimenticanza, lasciò fermentare un vaso di vino per 21 giorni, creando il primo aceto nero di riso.

Methe

Nella mitologia greca, Methe è la personificazione dell’ubriachezza e fa parte del seguito di Dioniso. Secondo Pausania, Methe era raffigurata nel tempio di Asclepio a Epidauro nell’atto di bere del vino.

Nelle Dionisiache di Nonno di Panopoli, Methe è la moglie di Stafilo. Quando Stafilo muore improvvisamente il mattino dopo aver celebrato un banchetto in onore di Dioniso, il dio decide di rendere immortale la memoria di Methe associando il suo nome allo stato di ebbrezza.

Tepoztecatl

Tepoztecatl

Nella mitologia azteca, Tepoztecatl è la divinità del pulque, dell’ubriachezza e della fertilità. Secondo il mito, Tepoztecatl era figlio di Mayahuel, la divinità dell’agave americana, e di Patecal, il dio che scoprì il processo di fermentazione.

In onore di Tepoztecatl furono eretti templi e monumenti, tra i quali il sito archeologico di El Tepozteco, in Messico. Il sito era meta di pellegrinaggio di fedeli che provenivano non solo dalle regioni limitrofe, ma anche dal Chiapas e dal Guatemala.

Le celebrazioni in onore di Tepoztecatl venivano svolte generalmente durante l’autunno e consistevano nel consumo di grandi quantità di pulque, una bevanda alcolica prodotta dall’agave.

Inari Okami

Conosciuto anche come Oinari, è il kami (spirito) delle volpi, della fertilità, del riso e del sakè. A partire dal XVI secolo divenne anche il patrono dei fabbri e dei guerrieri, finendo per diventare una delle divinità principali dello Shintoismo con oltre 32.000 santuari sparsi per tutto il Giappone.

Inari ha assunto diverse forme nella tradizione giapponese: un anziano che offre riso, una giovane divinità del cibo, un bodhisattva androgino, una volpe o un serpente/drago.

Ninkasi
Tavoletta mesopotamica con il censimento delle scorte di birra
Tavoletta mesopotamica con il censimento delle scorte di birra

Figlia del re di Uruk e della sacerdotessa del tempio di Inanna, Ninkasi era la divinità tutelare dell’alcol nell’antica Mesopotamia sumera.

Ninkasi era la personificazione stessa della birra ed era spesso associata alle pratiche di guarigione perché nata dalla dea Ninhursag: mentre la divinità prestava cure al malato Enki (dio dell’acqua, della conoscenza e della creazione), tra le divinità secondarie generate con lo scopo di curare la divinità creatrice nacque Ninkasi.

Uno dei più antichi poemi sumeri, l’ “Inno a Ninkasi”, è in realtà una ricetta per la produzione di birra e una delle prime attestazioni dell’attività delle donne nella produzione di alcolici.

Nephthys

Chiamata anche Nebthet o Nebet-Het, Nephthys è la divinità egizia che sovrintende al consumo di birra. E’ la sorella di Iside e Osiride, e la moglie di Seth.

Nephthys era considerata la nutrice del faraone regnante e secondo la mitologia egizia era in grado di incenerire i nemici del sovrano con il suo alito di fuoco.

Nephthys era una divinità benevola e le celebrazioni in onore di questa dea prevedevano rituali in cui la birra scorreva a fiumi.

Gambrinus

Gambrinus

Icona europea della birra, delle bevute e della gioia di vivere, è il soggetto di molte canzoni e storie che lo dipingono come un re/duca/conte delle Fiandre.

L’origine di Gambrinus è incerta e ad oggi è considerato un personaggio semi-leggendario. Negli Annali di Bavaria di Johannes Aventinus, Gambrinus sarebbe riconducibile al sovrano germanico Gambrivius, che secondo la leggenda apprese i segreti della distillazione da Osiride e Iside.

Alcune fonti sostengono che Gambrinus fosse identificabile con Giovanni di Borgogna, ritenuto l’inventore della birra di malto e luppolo; altre ancora affermano che Gambrinus fosse un coppiere alla corte di Carlo Magno.

THE GODS OF ALCOHOL
List of deities of wine and beer

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Le origini del Natale https://www.vitantica.net/2018/12/04/origini-del-natale/ https://www.vitantica.net/2018/12/04/origini-del-natale/#respond Tue, 04 Dec 2018 00:10:42 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3021 Quando fu celebrato il primo Natale della storia? Perchè la data del 25 dicembre è così significativa per il Natale? A quale epoca storica risalgono alcune delle tradizioni natalizie più diffuse?  Se vi siete mai posti almeno una di queste domande, questo post potrebbe fornirvi qualche risposta.

Quando fu celebrato il Natale per la prima volta?

Il primo Natale documentato nella storia, in data 25 dicembre, fu celebrato a Roma nel 336 d.C., ma la celebrazione subì un calo di popolarità fino al IX secolo. Prima del IV secolo, la festa apparentemente non esisteva, o non era ancora stata fissata nella data del 25 dicembre: non solo manca dalla documentazione storica a riguardo, ma molti autori antichi, come Origene di Alessandria o Arnobio, ridicolizzano l’idea di festeggiare la data di nascita di una divinità citando santi cristiani (Geremia e Giobbe) che maledicono il giorno della loro nascita.

I Donatisti nordafricani, eretici secondo il Concilio Laterano I del 314, festeggiavano il Natale con un banchetto, suggerendo l’ipotesi che la celebrazione fosse stata istituita intorno al 311, data di nascita del donatismo africano.

Perchè fu scelto il 25 dicembre come giorno per il Natale?

Nessuno lo sa con certezza, anche se ci sono forti indizi di un collegamento con le festività romane. La narrativa tradizionale cristiana dice che Giuseppe e Maria arrivarono a Betlemme, ma non specificano la data precisa della nascita di Cristo. Il 25 dicembre fu stabilito come data standard per la Natività verso la metà del IV secolo d.C. dalla Chiesta Occidentale, una data successivamente adottata anche nella Chiesa d’Oriente. Ma prima di allora, almeno dal 200 d.C., era consuetudine tra le comunità di cristiani orientali festeggiare la Natività il 6 gennaio.

Nel III secolo si scatenò la ricerca sulla precisa data di nascita di Gesù. Le date proposte furono il 20 maggio, il 18-19 aprile, il 25 marzo, il 2 gennaio, il 17 novembre e il 20 novembre. La scelta del 25 dicembre si basò su vari elementi: era la data del solstizio invernale sul calendario romano e si trovava a 9 mesi di distanza dal 25 marzo (presunta data del concepimento o della nascita di Gesù secondo il De Pascha Computus del 243 d.C.).

Il 25 dicembre era il giorno più corto dell’anno, un evento simbolico che collegava la nascita di Cristo alla luminosità sempre crescente del sole nei giorni successivi a questa data. Il 25 dicembre era anche la data della celebrazione del Natalis Solis Invicti romano, stabilita da Aureliano nel 274 d.C. e che si sovrappone ai festival invernali della tradizione pagana e ai Saturnali; alcuni teologi del IV secolo ritenevano invece che la data di nascita di Gesù fosse il 28 marzo, giorno in cui, secondo la Genesi, fu creato il Sole.

Origini del Natale

L’ipotesi di un collegamento diretto con la festività del Natalis Solis Invicti sembra essere supportata da una nota presente in un manoscritto del XII secolo del vescovo siriano Jacob Bar-Salibi:

Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno

Il culto del Sole era così radicato anche tra i primi cristiani da portare papa Leone I ad affermare nel 460 d.C.:

È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.

A quando risale l’usanza di fare doni a Natale?

L’usanza di fare doni a Natale sembra essere connessa con i Saturnali romani. Il festival veniva celebrato dal 17 dicembre fino al 23 dello stesso mese e prevedeva un banchetto pubblico seguito da uno scambio privato di doni. Durante i Saturnali era concesso il gioco d’azzardo, i padroni servivano cibo a servi e schiavi, e veniva eletto il “Re dei Saturnali”, un individuo che poteva impartire ordini ai cittadini romani e fare da ministro nei matrimoni.

San Nicola, vescovo di Myra, è noto per la sua attenzione verso i bambini, la sua generosità e il fatto di portare doni a Natale. Durante il 6 dicembre, giorno in cui si celebrava il santo, era usanza scambiarsi doni. Fu probabilmente la figura che, più di ogni altra nella storia, ispirò il personaggio di Babbo Natale.

Il Natale è sempre stata una festa per famiglie?

Niente affatto. Nel Medioevo il Natale era una celebrazione spesso collegata a momenti di ebrezza e scherzi carnevaleschi. Per la sua natura anche troppo giocosa e libertina, il Natale fu bandito numerose volte in passato: i Puritani bandirono la celebrazione nel 1647 perchè troppo pagana e non legata alle Sacre Scritture. Per le stesse ragioni, i pellegrini del New England disapprovavano il Natale.

Quali sono le influenze pagane nel Natale?

Natale: Koliada

Baciare sotto il vischio è un’usanza che ha origini celtiche. I festival invernali, molto comuni nelle comunità pagane specialmente se collegate al solstizio d’inverno, sono alla base di molte tradizioni natalizie sopravvissute fino ad oggi, come gli atti caritatevoli e il consumo di alcune pietanze. Il festival celtico-norreno chiamato Yule, termine ancora oggi usato come sinonimo di Natale, è all’origine di pratiche come il consumo di prosciutto nei Paesi scandinavi, cibo tradizionalmente legato al Natale. Anche le canzoni di Natale sembrano provenire dai Saturnali e dal festival di Yule.

Il festival di Koliada (o Koleda), celebrato nell’Europa dell’Est, oggi è un sinonimo di Natale e prevedeva canti e divertimenti in onore della dvinità slava Kolyada, la dea che fa alzare il Sole nel cielo ogni giorno. Il festival è particolarmente apprezzato dai bambini, che si recano di casa in casa a cantare e a fare gli auguri ricevendo in cambio dolci e piccole somme di denaro.

Il Natale fu sempre una festività di spicco?

Durante il Medioevo, l’attenzione era focalizzata sull’Epifania e sull’arrivo dei Magi. Il Natale ritornò ad acquistare importanza dopo l’incoronazione di Carlo Magno, avvenuta il giorni di Natale nell’anno 800; Carlo Magno inaugurò una tradizione di incoronazioni natalizie tra i regnanti europei: Edmondo dell’Anglia orientale fu incoronato nel Natale dell’855, mentre Guglielmo I d’Inghilterra il 25 dicembre 1066 nell’Abbazia di Westminster.

Verso la fine del Medioevo, il Natale era diventato una celebrazione così importante da far registrare numeri incredibili: Re Riccardo II d’Inghilterra celebrò il Natale del 1377 allestendo un banchetto in cui furono serviti 28 buoi e 300 capre.

Quando iniziò l’usanza delle decorazioni natalizie?

Le prime rappresentazioni della Natività (i presepi) sembrano risalire alla Roma del X secolo, ma furono popolarizzate da San Francesco d’Assisi a partire dal 1223 e si diffusero rapidamente in Europa. Nel XV secolo, a Londra era usanza che ogni casa venisse decorata da vischio, leccio, alloro e qualunque altra pianta stagionale verde: l’agrifoglio era utilizzato come protezione contro i pagani e le streghe e rappresentava simbolicamente la Corona di Spine della Crocifissione.

L’albero di Natale sembra essere collegato a tradizioni pagane connesse al solstizio d’inverno: durante il VII secolo San Bonifacio, al tempo missionario in Germania, abbattè una quercia dedicata a Thor indicando come più appropriato un abete, la cui forma triangolare rapresenterebbe simbolicamente la Trinità.

A quando risalgono le canzoni di Natale?

La prima canzone di Natale documentata è l’inno latino “Veni redemptor gentium” di Ambrogio, vescovo di Milano, nel IV secolo. Il “Corde natus ex Parentis” di Prudenzio, composto nel 413 d.C., viene cantato ancora oggi in alcune chiese. Intorno al IX-X secolo i monasteri europei introdussero alcuni canti da eseguire il giorno di Natale per festeggiare la nascita di Cristo.
Verso il XIII secolo Italia, Francia e Germania avevano già una forte tradizione i canti natalizi in linguaggio nativo. Il primo canto natalizio in inglese fece la sua comparsa nel 1426: John Awdlay compose 25 canti di Natale che venivano eseguiti di fronte ad ogni casa.

Christmas
Sol Invictus

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Le bottiglie della strega https://www.vitantica.net/2018/10/29/bottiglie-della-strega/ https://www.vitantica.net/2018/10/29/bottiglie-della-strega/#respond Mon, 29 Oct 2018 00:05:33 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2477 La superstizione è stata per lungo tempo parte integrante della vita quotidiana dei nostri antenati: sciamanesimo, magia e creature soprannaturali popolavano il mondo degli antichi e acquisirono nei secoli lo status di eventi ed entità reali. Non dovrebbe quindi sorprendere che, in antichità, anche la gente comune ricorresse quotidianamente a pratiche magiche allo scopo di controllare o tentare di influire su eventi futuri, come il raccolto o il successo negli affari.

La bottiglia della strega nasce come protezione soprannaturale contro la stregoneria e le entità malvagie che popolavano il mondo antico. Abbiamo tracce delle bottiglie delle streghe fin dal XVII secolo, epoca a cui risale la prima descrizione di questo oggetto creato con il preciso scopo di fornire protezione contro la magia nera, anche se la tradizione ebbe probabilmente origine almeno nel XVI secolo.

Protezione contro gli influssi negativi e le streghe

Nel 1681, il “Saducismus Triumphatus, or Evidence concerning Witches and Apparitions” di Joseph Glanvill, un libro che tenta di dimostrare l’esistenza del soprannaturale e delle streghe screditando gli scettici dell’epoca, descrive la bottiglia della strega come un contenitore in cui vengono inseriti oggetti e feticci di tutti i tipi che forniranno protezione contro ogni influsso negativo ultraterreno.

Brocca di Bellarmino del 1650
Brocca di Bellarmino del 1650

La documentazione più antica relativa alle bottiglie della strega parla di amuleti, gatti essiccati, teschi di cavallo tritati, scarpe e altri oggetti rituali inseriti all’interno in una “brocca di Bartmann”, o “brocca di Bellarmino”, dal nome dell’inquisitore cattolico del XVI secolo Roberto Bellarmino, noto per la persecuzione dei protestanti e per aver partecipato alla condanna di Giordano Bruno.

La brocca di Bellarmino è un contenitore di ceramica reso liscio e lucente gettando sale sulla sua superficie durante la fase di cottura ad alta temperatura. Le brocche di Bartmann utilizzate per le bottiglie della strega hanno spesso elaborate decorazioni rappresentanti un uomo barbuto; a causa del costo di questo genere di contenitori, dopo il XVII secolo e con il miglioramento dei processi di fabbricazione del vetro le bottiglie della strega divennero sempre più spesso bottiglie o piccole fiale di vetro.

Il rituale di preparazione della bottiglia della strega

La procedura di preparazione di una bottiglia della strega prevede varie fasi. Inizialmente viene riempita con urina, capelli o unghie appartenenti alla vittima di un incantesimo o della persecuzione di un demone, oppure un filo rosso per intrappolare gli spiriti. Successivamente, nella bottiglia venivano inseriti rosmarino, aghi o spilli, e vino rosso, oggetti che avrebbero contribuito ad annullare ogni influsso negativo a cui era soggetto il malcapitato.

Bottiglia della strega in vetro
Bottiglia della strega in vetro

La bottiglia della strega veniva quindi seppellita nell’angolo più remoto della proprietà, sotto il centro della casa o in un posto insospettabile e difficilmente raggiungibile. Si riteneva che dopo la sepoltura la bottiglia avrebbe catturato ogni influenza malvagia impalandola negli aghi, affogandola nel vino e allontanandola col rosmarino.

Gli ingredienti della bottiglia della strega potevano variare in base alla località: acqua di mare, terra, sabbia, pietra, piume, conchiglie, erbe aromatiche, fiori, monete o cenere erano tutti validi per allontanare gli spiriti maligni.

Alcune bottiglie della strega non venivano seppellite, ma utilizzate come contro-incantesimo per uccidere una strega o una creatura del Male, gettandole nelle fiamme e rompendo ogni genere di incantesimo nefasto.

Bottiglia della strega scoperta lungo il Tamigi nel 1926
Bottiglia della strega scoperta lungo il Tamigi nel 1926

Secondo la tradizione, una bottiglia della strega aveva durata virtualmente illimitata, a patto di mantenerla integra e nascosta. Molti si ingegnavano per nascondere le bottiglie in luoghi segreti: alcuni contenitori, ancora integri, sono stati ritrovati a distanza di secoli sotto il focolare di case antiche e  ormai distrutte, nascosti nel tentativo di celarli da sguardi indiscreti.

La bottiglia di Reigate
Bottiglia della strega di Reigate
Bottiglia della strega di Reigate

Una della bottiglia della strega più celebre è la brocca di Reigate. Realizzata intorno al 1685 ma sepolta verso il 1720, fu utilizzata come semplice contenitore per quasi 40 anni prima di essere riciclata come strumento magico. La bottiglia è stata trovata nei dintorni di Londra, sepolta in una vecchia casa in rovina e analizzata dalll’esperto inglese Alan Massey, specializzato nello studio delle bottiglie della strega.

All’interno della bottiglia sono stati trovati nove spilli piegati a forma di “L”, capelli umani, fibre di lana e foglie d’erba, oltre a tracce d’urina della persona a cui la bottiglia era destinata.

Fino ad ora sono state rinvenute otto potenziali bottiglie della strega nei soli Stati Uniti. La bottiglia più celebre, identificata come “la bottiglia della strega di Essington”, scoperta dall’archeologo Marshall Becker, è stata rinvenuta sull’isola Great Tinicum in Pennsylvania.

How to Kill a Witch – The Reigate witch bottle
Witch bottle

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L’esorcismo di Martha Brossier https://www.vitantica.net/2018/10/05/esorcismo-martha-brossier/ https://www.vitantica.net/2018/10/05/esorcismo-martha-brossier/#respond Fri, 05 Oct 2018 02:00:32 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2217 Fino alla metà del XVI secolo la Chiesa, in particolar modo l’istituzione dell’Inquisizione romana, aveva rafforzato l’idea che streghe o demoni fossero entità reali e che potessero prendere possesso dei corpi e delle menti dei comuni mortali, specialmente se di sesso femminile (come tentò di dimostrare Heinrich Kramer con il Malleus Maleficarum).

La storia di Martha Brossier si sviluppa proprio in questo contesto infarcito di superstizione e rientra nella categoria delle possessioni demoniache.

Figlia di un tessitore di Romorantin, nata nel 1556 e morta in data ignota, Martha fu una ragazza francese che raggiunse la massima notorietà intorno ai 22 anni per l’ ipotetica possessione demoniaca che dominava la sua esistenza.

La bimba posseduta e la strega

La storia della presunta possessione di Martha Brossier inizia a 20 anni, quando la giovane diventa apparentemente la vittima di Anne Chevreau, una donna di mezza età non sposata che viveva in solitudine e con la reputazione di essere una strega.

Martha fu considerata fin da piccola un soggetto anomalo: usciva di notte sola, vestita in abiti maschili, e con l’avanzare dell’età non aveva mai mostrato alcun interesse per il matrimonio.

Ma con il manifestarsi di comportamenti ancora più bizzarri, come le strane voci gutturali che provenivano dalla sua bocca chiusa, gli abitanti di Romorantin giunsero quasi immediatamente alla conclusione che si trattasse di stregoneria, una sorta di incantesimo oscuro scagliato dalla Chevreau sulla povera Martha.

L’accusa di stregoneria nei confronti della Chevreau terminò con la sua incarcerazione, ma gli strani comportamenti di Martha ebbero un seguito del tutto differente.

Fenomeno da baraccone demoniaco

I suoi genitori videro nella presunta possessione della figlia un’opportunità per facili guadagni: girando di villaggio in villaggio, iniziarono ad esporla al pubblico durante gli “attacchi demoniaci” di cui era preda quasi  quotidianamente.

Secondo i resoconti dell’epoca, Martha soffriva di un’inspiegabile difficoltà respiratoria ed era dotata dell’abilità di estendere la lingua fuori dalla bocca oltre al limite considerato umanamente possibile.

I suoi “attacchi demoniaci” si manifestavano con movimenti convulsi della bocca, una faccia deformata dallo sforzo e dal dolore, occhi che ruotavano all’indietro e arti contorti in posizioni innaturali.

Usava spesso parole violente pronunciate con voce profonda (talvolta in inglese o in greco) ed era in grado di compiere balzi da sdraiata, come se qualcuno stesse cercando di trascinarla violentemente sollevandola e gettandola ripetutamente a terra.

A True Discourse, Upon the Matter of Martha Broissier of Romorantin: pretended to be possessed by a Devil
“A True Discourse, Upon the Matter of Martha Broissier of Romorantin: pretended to be possessed by a Devil” di Abraham Hartwel
I dubbi dei teologi

Nel giro di poco tempo Martha divenne una piccola celebrità in Francia. Il vescovo di Parigi, Hendri de Gondi, fece esaminare la ragazza da cinque membri della sua facoltà di teologia accompagnati da Michel Marescot, medico personale del Re di Francia.

Anche se tre dei cinque membri della facoltà giunsero alla conclusione che si trattasse di una finta possessione, probabilmente dovuta a qualche malattia mentale, il vescovo decise comunque di procedere con un esorcismo della ragazza, convinto che la possessione demoniaca fosse genuina.

Michel Marescot si accorse quasi immediatamente che c’era qualcosa di strano nelle manifestazioni demoniache di Martha e decise di sottoporla ad un test.

Durante l’esorcismo condotto dal vescovo, Martha si dimostrò irriverente e violenta, come previsto da una persona posseduta da uno spirito maligno; non appena gli assistenti del prelato riuscirono a restringere i suoi movimenti, posizionarono un frammento della “vera croce di Cristo” nella sua bocca, causandole ciò che vennero interpretati come atroci tormenti.

Esorcismo con inganno

Ciò che il vescovo, i suoi assistenti e la stessa Martha non sapevano era che Marescot aveva sostituito la reliquia con un semplice pezzo di legno.

Dopo la spiegazione di Marescot, il vescovo di Parigi non sembrò tuttavia convinto che la possessione fosse fasulla; ma il medico reale non era tipo da darsi per vinto di fronte a questo genere di difficoltà: trovò come alleato l’arcivescovo di Lione, Charles Miron, e insieme a lui elaborò due ulteriori test per verificare l’autenticità della possessione.

Nel primo, fece bere alla ragazza semplice acqua di fonte spacciandola per acqua santa; nel secondo, ordinò un esorcismo (condotto dall’arcivescovo) con tanto di frammento proveniente dalla “vera croce di Cristo”: in realtà, la reliquia non era altro che una comune chiave avvolta da seta rossa, mentre le parole in latino recitate da Miron erano versi dell’ Eneide di Virgilio.

Martha reagì al finto esorcismo come se si trattasse di un autentico rituale di espulsione dei demoni, convincendo Marescot e Miron che la ragazza non fosse affatto posseduta.

La reazione alla finta acqua santa fu pressoché identica, consolidando ulteriormente l’idea della finta possessione demoniaca.

Successivamente, sul caso di Martha intervenne addirittura il parlamento francese, nominando 11 medici che dichiararono unanimamente l’assenza di qualunque fenomeno riconducibile a possessione demoniaca.

Scoprirono inoltre che le voci che sembravano scaturire dalla sua bocca chiusa erano frutto di un abile utilizzo dell’arte del ventriloquio.

Nonostante questo, la Bossier continuò i suoi tour per la Francia fino alla morte, sostenuta da centinaia di spettatori che ritenevano genuine le sue manifestazioni di possessione demoniaca.

The Mysterious Exorcism of Martha Brossier

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Malleus Maleficarum, il Martello delle Streghe https://www.vitantica.net/2018/09/24/malleus-maleficarum-il-martello-delle-streghe/ https://www.vitantica.net/2018/09/24/malleus-maleficarum-il-martello-delle-streghe/#respond Mon, 24 Sep 2018 02:00:57 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2167 Il Malleus Maleficarum è uno dei più noti trattati medievali sulla stregoneria, celebre sia in epoca moderna che nel contesto storico della sua pubblicazione. Scritto nel 1486 da Heinrich Kramer e Jacob Sprenger e pubblicato l’anno seguente, fu ideato con lo scopo di fornire un manuale passo-passo per la battaglia contro il Male e fornire a inquisitori e magistrati del tempo gli strumenti necessari per identificare, accusare e interrogare chiunque fosse stato sospettato di praticare la magia nera.

L’origine del Malleus Maleficarum

Sia Kramer che Sprenger erano domenicani e inquisitori della Chiesa Cattolica, esperti quindi nei procedimenti giudiziari volti a determinare la colpevolezza o l’innocenza di un potenziale adoratore del Demonio.

La presentazione ufficiale dell’ opera avvenne il 9 maggio del 1487 alla Facoltà di Teologia dell’Università di Colonia, ma ricevette moltissime critiche da parte dei teologi della Santa Inquisizione che la giudicarono non etica e ricca di procedure illegali, oltre che inconsistente con le dottrine demonologiche cattoliche.

La creazione del Malleus Maleficarum fu il frutto dell’esperienza inquisitoria in Tirolo di Kramer: nel 1484 il domenicano iniziò una persecuzione sistematica di chiunque fosse sospettato di stregoneria, una persecuzione non esente da critiche: Kramer fu bandito da Innsbruck e definito dal vescovo locale come “un vecchio uomo rimbambito” a causa della sua particolare inclinazione ad appioppare un verdetto di colpevolezza anche in assenza di prove valide e alla sua tendenza a focalizzarsi sulle abitudini sessuali delle presunte streghe.

Kramer si vantava di aver processato personalmente 100 donne, condannandone al rogo almeno la metà. I suoi metodi prevedevano, oltre a pratiche particolarmente crudeli spesso sanzionate o non contemplate dalla Chiesa, il forzare le accusate a disegnare e a descrivere nel dettaglio i loro atti sessuali, cosa che di certo non contribuì al suo buon nome in molte cittadine europee.

Estratto dalla seconda stampa del Malleus Maleficarum
Estratto dalla seconda stampa del Malleus Maleficarum

La scrittura del Malleus Maleficarum fu per Kramer una sorta di giustificazione per i processi e le persecuzioni di cui si rese protagonista durante i suoi anni di attività inquisitoria.

Il nome di Sprenger fu aggiunto successivamente nel 1519, a 33 anni dalla prima pubblicazione e a 24 anni dalla morte dello stesso Sprenger; ad oggi alcuni storici dubitano che possa essere considerato a tutti gli effetti uno degli autori dell’opera e ritengono che fosse uno dei principali oppositori delle attività di Kramer; altri, invece, propendono per l’ipotesi che Sprenger abbia partecipato solo marginalmente alla stesura del testo.

Il Malleus Maleficarum diventa il manuale dei cacciatori di streghe

Tra il 1487 ed il 1520, il Malleus fu adottato come manuale primario dai cacciatori di streghe europei (ma non dall’ Inquisizione, almeno ufficialmente, anche se riscosse molto successo tra ecclesiastici e giudici).

L’opera fu pubblicata in venti edizioni in meno di 40 anni e altre sedici dal 1574 al 1669, divenendo una delle cause scatenanti di grandi e piccoli processi di stregoneria o di focolai di “panico da magia nera” in tutta Europa.

Se durante il 1400 era raro essere processati per pratiche magiche proibite, la sempre più difficile lotta alle eresie cristiane spianò la strada ai processi per stregoneria del 1500, secolo in cui l’esistenza della magia nera era ormai un’idea consolidata in Europa.

Leggendo l’opera appare evidente come il testo abbia contribuito ad alimentare la fobia bei confronti di tutto ciò che poteva apparire anormale: il Malleus Maleficarum accusa le streghe di eresia, malvagità fine a se stessa, infanticidio, cannibalismo, di effettuare incantesimi oscuri nei confronti dei loro oppositori e dei ministri di Dio, di procurare sfortuna o malattie tramite sortilegi, senza contare poteri del tutto fuori dall’ordinario come la terrificante capacità di sottrarre il pene agli uomini.

L’introduzione del Malleus Maleficarum contiene la bolla papale “Summis desiderantes affectibus“, indirizzata a Heinrich Institoris (il nome con cui era conosciuto Kramer) e Jakob Sprenger.

Secondo la data riportata sul documento, la bolla sarebbe stata emessa nel 1484, due anni prima del termine del Malleus Maleficarum, e approvata da una commissione di teologi dell’Università di Colonia; secondo gli storici, la bolla non fu un’approvazione papale ufficiale dell’opera di Kramer e Sprenger, ma una forzatura dei due autori per giustificare i loro metodi e la loro visione della stregoneria.

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Il contenuto del Malleus Maleficarum

Il corpo principale del Malleus Maleficarum si divide in tre sezioni:

Prima sezione

Dato che il Demonio esiste e ha il potere di fare cose strabilianti, anche le streghe esistono e non hanno altro in mente che aiutare il Maligno nella sua opera di corruzione del genere umano.

Il potere del Diavolo è ai suoi massimi quando interviene la sessualità umana. Le donne libidinose fanno sesso col Demonio e ogni forma di stregoneria contemplerebbe il peccato carnale.

In questa sezione si accenna anche a Incubi e Succubi, a incantesimi d’amore e d’odio utilizzati dalle praticanti della stregoneria, a come la magia nera possa trasformare un uomo in una bestia, fino a trattare aborti e deformità causate da incantesimi malvagi.

Seconda sezione

Questa parte del Malleus Maleficarum tenta di spiegare i poteri attribuiti ad una praticante di magia nera. Si inizia mostrando i poteri delle streghe e le loro strategie di reclutamenti di adepti. Viene anche spiegato come le streghe lancino i loro incantesimi e i rimedi per proteggersi contro di essi.

Scorrendo l’indice, si notano spiegazioni su come il Diavolo possa impossessarsi di un corpo umano, come le streghe possano spingere un uomo a commettere atrocità e omicidi, addirittura come possano generare uragani e tempeste.

Terza sezione

La terza sezione spiega i metodi di caccia alle streghe ed è specialmente rivolta agli accusatori e ai magistrati coinvolti nei processi di stregoneria. E’ una guida passo dopo passo su come condurre un processo, da come procedere con l’accusa fino ai metodi di interrogatorio (e di tortura) dei testimoni. Ad esempio, una donna che non piange durante il processo è da considerarsi automaticamente una strega.

Uno dei particolari più agghiaccianti riguarda le procedure ideali per ottenere una confessione: i carcerieri preparano gli strumenti di tortura, per poi spogliare la testimone per accertarsi che gli abiti non contengano “residui di stregoneria”.

Il giudice tenta quindi di persuadere l’interrogata a rendere spontanea testimonianza; nel caso la prigioniera non avesse intenzione di confessare, si iniziano ad applicare i metodi di tortura per gradi: prima la punizione corporale, seguita da una pausa per ottenere una “libera” confessione.

Streghe raffigurate nel "The History of Witches and Wizards", 1720
Streghe raffigurate nel “The History of Witches and Wizards”, 1720
Malleus Maleficarum: espressione di superstizione, misoginia e sadismo

Il Malleus Maleficarum si dimostra un chiaro lavoro impregnato di misoginia, di ignoranza, di superstizioni e di crudeltà disumana. Ogni piccola imperfezione o ogni comportamento ambiguo venivano considerati una prova schiacciante di colpevolezza.

Per un inquisitore ottuso come Kramer, malattie, tempeste e fenomeni naturali anomali erano prove evidenti dell’esistenza del Demonio e della stregoneria, che si manifestavano soprattutto attraverso la donna per via della naturale debolezza del suo essere femminile (secondo gli autori, la parola femina deriva da fe + minus, o “fede minore”).

Tutte queste farneticazioni sull’effettiva esistenza del Male e su vaste comunità di streghe nascoste in ogni ombra erano poi infarcite da un sadismo che ha ben pochi precedenti. Basti pensare ad uno dei metodi suggeriti per verificare se una donna fosse o meno una strega: si lega un sasso al collo e la si getta in acqua. Se galleggia, è indemoniata e deve quindi essere messa al rogo; se affoga, è ugualmente colpevole e peccaminosa.

Gli argomenti per la discriminazione delle donne sono ben evidenti nel manuale, a partire dal titolo: Maleficarum è un chiaro riferimento alla malvagità femminile. Anche se le argomentazioni misogine non rappresentano una novità in Europa, sono tuttavia una selezione delle congetture e dei pensieri discriminatori più radicati del tempo.

Kramer e Sprenger dipingono un’immagine duale del mondo, un costante scontro tra poli opposti: Dio e Satana, Maria ed Eva, gli uomini e le donne. Ogni principio positivo è accoppiato ad un concetto negativo e la perfezione non è data da un sottile equilibrio tra gli opposti ma dall’ eradicazione totale dell’elemento negativo.

Secondo il Malleus, l’unico modo in cui una donna può salvarsi dalle sue passioni evitando di diventare una servitrice del Demonio è quello di dedicare la sua intera esistenza alla castità; dato che la vita monastica non era alla portata di tutte le donne, la conclusione più naturale era che la maggior parte delle donne sono destinate alla dannazione e che l’eradicazione fisica delle streghe fosse un atto necessario per la salvezza dell’uomo.

Malleus Maleficarum

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La più antica tavola astrologica conosciuta https://www.vitantica.net/2018/09/10/la-piu-antica-tavola-astrologica-conosciuta/ https://www.vitantica.net/2018/09/10/la-piu-antica-tavola-astrologica-conosciuta/#respond Mon, 10 Sep 2018 02:00:04 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2130 Nel 2012 un team di archeologi ha terminato la ricostruzione della più antica tavola astrologica mai ritrovata in Europa, scoperta oltre un decennio fa all’interno di una grotta in Croazia.

La tavola, giunta in tempi moderni sotto forma di frammenti, risalirebbe ad oltre 2.000 anni fa, è composta da 30 pezzi d’avorio ed è stata incisa con le raffigurazioni dei segni zodiacali tradizionali per la cultura occidentale, anche se sono visibili solo l’immagine greco-romana del Cancro, dei Gemelli e dei Pesci.

La scoperta della carta astrologica d’avorio

La tavola astrologica è stata scoperta nel 1999 all’interno di una grotta che si affaccia sull’Adriatico chiamata dai locali “Spila” (che significa semplicemente “caverna”), ma al tempo degli scavi nessuno si accorse che una sezione della caverna era stata sigillata da detriti di roccia, probabilmente per proteggere dall’invasione romana il contenuto di una camera segreta.

La moglie di Stašo Forenbaher, archeologo dell’Istituto di Ricerca Antropologica di Zagabria, fu la prima a notare l’antro nascosto della caverna.

Rimuovendo le rocce che bloccavano l’ingresso si scoprì un condotto lungo circa 10 metri ricoperto da un sottile strato di calcare che “si rompeva sotto i piedi man mano che si procedeva, il che significa che nessuno aveva messo piede in quel luogo per molto, molto tempo” spiega Forenbaher.

Simbolo dei Pesci nel frammento della tavola astrologica croata
Simbolo dei Pesci nel frammento della tavola astrologica croata

All’interno di questa stanza segreta, gli archeologi hanno trovato una stalagmite di forma fallica, numerose coppe rimaste inutilizzate per centinaia di anni e frammenti di avorio riconducibili ad un unico artefatto.

“Nel corso degli scavi sono saltati fuori questi piccoli pezzi di avorio, ma sul momento non abbiamo realizzato cosa potessero essere. Sono quindi seguiti anni di ricostruzioni, scoprendo sempre nuovi frammenti e cercando di capire come metterli insieme”.

Astrologia greco-romana di origine babilonese

Dopo la ricomposizione dei frammenti disponibili, gli archeologi si trovarono di fronte ad una tavola astrologica, probabilmente la più antica mai scoperta.

La tavoletta risalirebbe a circa 2.200 anni fa, poco prima che l’astrologia babilonese iniziasse a diffondersi nel Mediterraneo divenendo particolarmente popolare in Egitto, al tempo governato da una dinastia di regnanti di origine greca.

“L’archeologia babilonese si è trasformata diventando l’astrologia greca, che è essenzialmente la versione moderna dell’astrologia” spiega Alexander Jones, professore dell’Institute for the Study of the Ancient World. La tavoletta sarebbe quindi un’espressione della cultura astrologica premoderna.

“La tavoletta mostrava al suo utilizzatore la posizione di ogni pianeta, la posizione del Sole, della Luna e in quale punto dello zodiaco erano sorti o tramontati sull’orizzonte al momento della nascita” continua Jones.

“E’ probabilmente più antico di ogni altro esemplare simile. E’ anche più antico di ogni altro oroscopo scritto risalente al mondo greco-romano. Abbiamo molti oroscopi in forma scritta, su papiro o su parete, ma nessuno antico come questo”.

Simbolo dei Gemelli in un frammento della tavoletta astrologica croata
Simbolo dei Gemelli in un frammento della tavoletta astrologica croata
Avorio africano

E’ difficile stabilire dove la tavoletta sia stata realizzata: l’Egitto è una delle origini proposte. L’avorio utilizzato per creare l’artefatto proverrebbe dall’Africa e potrebbe essere stato conservato anche per decadi prima del suo utilizzo, trattandosi di una materia rara e molto costosa.

L’avorio potrebbe essere giunto in Europa lungo una rotta che attraversava l’Adriatico e che terminava nel regno degli Illiri, antica popolazione di lingua indoeuropea apparentemente arretrata rispetto alla tecnologia del tempo, ma che da qualche anno sta riservando qualche sorpresa.

E’ possibile che un astrologo proveniente da una delle colonie greche in contatto con gli Illiri possa aver raggiunto la caverna per avere una previsione del futuro. “Non sembra proprio il luogo più pratico per fare un oroscopo, ad esempio per calcolare le posizioni dei pianeti” dice Jones.

L’altra ipotesi è che la tavoletta astrologica possa essere giunta in Illiria attraverso uno scambio di beni, senza che gli Illiri ne potessero comprendere pienamente la funzione o intuire il reale significato di quei segni. Se fosse questo il caso, la tavola e le coppe costituirebbero l’offerta ad un’ipotetica divinità collegata alla caverna.

“C’è realmente la possibilità che la tavola astrologica possa essere stata un offerta assieme ad altri oggetti speciali comprati o saccheggiati da una nave di passaggio” spiega Forenbaher.

Le coppe scoperte nella caverna, infatti, sono quasi tutte di origine straniera e potrebbero essere anch’esse frutto di furti o scambi commerciali.

Non si ha ancora alcun indizio su quale possa essere stata la divinità connessa alla caverna, ma si pensa che la stalagmite di forma fallica (che potrebbe essere di origine del tutto naturale) sia stata per i locali una sorta di oggetto magico.

“Di certo aveva un significato importante. Questo è un posto in cui gli oggetti venivano offerti ad un qualche potere sovrannaturale, a qualche entità trascendentale” conclude Forenbaher.

Good Heavens! Oldest-Known Astrologer’s Board Discovered

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