gatto – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Il gatto nell’antico Egitto https://www.vitantica.net/2018/11/28/gatto-antico-egitto/ https://www.vitantica.net/2018/11/28/gatto-antico-egitto/#respond Wed, 28 Nov 2018 14:00:01 +0000 https://www.vitantica.net/?p=2932 I gatti furono considerati animali sacri nella società egizia per oltre 30 secoli. La dea-gatta Bast (nota anche come Bastet), inizialmente divinità al pari di Sekhmet, la dea-leonessa della guerra e della violenza, divenne nei secoli una figura protettiva nel pantheon egizio, assumendo il ruolo di patrona della fertilità, della maternità e della vita domestica.

Dopo la morte, molti gatti godevano degli stessi “diritti funerari” dei loro padroni umani: venivano mummificati e i loro corpi offerti a Bastet o a Iside. Il gatto, oltre ad essere un simbolo di grazia e benevolenza, era apprezzato dagli Egizi per la sua abilità di cacciatore: liberava campi e case dai roditori nocivi e poteva competere con i temibili cobra.

La domesticazione del gatto nell’antico Egitto

Una recente analisi del DNA delle specie moderne di felini ha stabilito che i primi gatti ad essere addomesticati, probabilmente in Mesopotamia, furono i gatti selvatici africani (Felis silvestris lybica), circa 10.000 anni fa.

Nell’antico Egitto erano prevalenti due specie di gatti: il gatto della giungla (Felis chaus) e il più comune gatto selvatico africano. Il gatto selvatico africano fu il primo a subire il processo di domesticazione all’inizio del Periodo predinastico (IV millennio a. C.).

La domesticazione del gatto selvatico nacque probabilmente dall’esigenza di avere un predatore domestico in grado di contenere il numero di ratti, serpenti e parassiti che affollavano i granai egizi, specialmente i depositi che appartenevano a nobili, sacerdoti e sovrani. Fu solo tra il XVI e l’XI secolo a.C. che i gatti iniziarono ad assumere un ruolo sempre meno legato alla caccia di parassiti e sempre più di compagnia.

Felis silvestris lybica
Gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica)

L’arte figurativa egizia del XIV secolo a.C. ha lasciato diverse testimonianze del rapporto uomo-gatto: la Grande Sposa Reale Tiy (moglie di Amenofi III) e sua figlia Sitamon sono state raffigurate insieme a una gatta e un’oca domestiche. Sullo schienale del trono della principessa Sitamon, è stata raffigurata una gatta seduta sotto lo scranno dove siede la regina Tiy.

Il gatto nella religione egizia
Bastet e Sekhmet

Sekhmet, la dea-leonessa della guerra, della violenza, delle infezioni e delle guarigioni dalle malattie, era inizialmente una divinità strettamente legata a Bast, ma col passare del tempo le due figure iniziarono ad assumere connotati differenti fino a diventare antitetiche.

Mafdet, invece, era una divinità dai connotati felini (a volte più simile ad una mangusta o uno zibetto) che proteggeva da serpenti e scorpioni e sovrintendeva la giustizia legale e la pena di morte.

La prima testimonianza archeologica di una divinità felina è una coppa di cristallo del 3.100 a.C., decorata con una rappresentazione della dea Mafdet con testa di leonessa. Inizialmente anche Bastet veniva raffigurata come una dea leonina, protettiva e guerriera come Sekhmet ma ben distinta in quanto a personalità.

Durante la XXII dinastia (945 a.C. – 715 a.C.), la figura di Bast subì una mutazione passando dall’essere una divinità guerriera e leonina all’essere una dea protettiva e rassicurante dalle sembianze di gatto.

Poiché i gatti domestici tendono ad avere un comportamento mite e protettivo nei confronti del padrone e della sua casa, gli Egizi cominciarono a vedere Bastet come una madre, raffigurandola di frequente in compagnia dei suoi cuccioli; tra le donne egizie che desideravano una gravidanza era comune indossare un amuleto di Bastet circondata da gattini.

Gatti nell' antico Egitto

Il Gatto di Eliopoli

Il gatto maschio assunse un ruolo differente e fu associato alla divinità solare Ra: il suo compito era quello di difendere il Sole dagli attacchi del demone Apopi e di sorvegliare l’Albero della Vita Eterna (Ished), sulle cui foglie il dio Thot scriveva i nomi dei sovrani egizi.

Il Grande Gatto di Eliopoli, incarnazione di Ra, fu spesso raffigurato nelle pitture parietali funebri relative ad alcuni passi del Libro dei morti: appare sulle pareti delle tombe di Deir el-Medina (vicino a Tebe), e nello stesso Libro dei morti l’entità stessa fornisce una definizione del suo ruolo nel pantheon egizio nel XVII capitolo:

Io sono questo Grande Gatto che si trovava al lago dell’albero “ished” in Eliopoli, quella notte della battaglia in cui fu compiuta la sconfitta dei sebiu, e quel giorno dello sterminio degli avversari del Signore dell’Universo.

La venerazione dei gatti

Erodoto di Alicarnasso, nelle sue Storie, cita il rispetto e gli onori funebri riservati ai gatti deceduti:

«Quando, poi, scoppia un incendio, i gatti sono presi da fenomeni strani. Gli Egiziani, infatti, disponendosi a regolare distanza, fanno loro la guardia, trascurando, perfino, di spegnere il fuoco; ma i gatti sgusciando tra uomo e uomo, o, magari, saltandoli via, si gettano nel fuoco. Quando ciò avviene, è grande il dispiacere che prende gli Egiziani. Se in una casa un gatto viene a morire di morte naturale, tutti quelli che vi abitano si radono le sopracciglia. […] I gatti vengono portati nella città di Bubasti in locali sacri e ivi vengono sepolti, dopo essere stati imbalsamati.»

Diodoro Siculo narra di un particolare episodio che vede coinvolto un cittadino romano e un gatto, un episodio che dimostra la venerazione che gli Egizi avevano per i loro amici a quattro zampe: intorno al 60 a.C., l’uomo fu sorpreso a uccidere un gatto, scatenando l’ira della folla che lo catturò e lo uccise senza alcun processo e ignorando il volere del faraone, che propose l’idea di graziare l’assassino di felini.

Bubasti, la città dei gatti
Mummia di gatto
Mummia di gatto

Durante il X secolo a.C. Bubasti (in origine Par Bastet, letteralmente “Città di Bastet”), città nei pressi del delta del Nilo, divenne ufficialmente la sede del culto del gatto. Il culto di Bastet si era ormai esteso in modo virale per tutto il regno e la divinità era diventata la guardiana della fertilità e della maternità.

Il culto dei gatti faceva affluire ogni anno a Bubasti migliaia di adoratori. Nel centro della città si trovava il santuario di Bastet, un tempio che secondo Erodoto aveva dimensioni enormi: circa 180 metri di lunghezza; a poca distanza dal tempio si trovava una delle più grandi necropoli feline dell’intero Egitto, dove migliaia di mummie di gatto venivano sepolte all’inizio del loro viaggio verso l’aldilà.

Secondo la leggenda, una leonessa caduta nel lago del tempio ne era uscita tramutata in una docile gatta, accolta poi nel santuario come incarnazione di Bastet.

A Bubasti si svolgevano, sempre secondo Erodoto, i festeggiamenti periodici della dea Bastet, rituali che prevedevano una lunga processione di barche sacre accompagnata da musica durante la quale centinaia di artigiani avevano la possibilità di vendere statuette e amuleti di gatti; una volta giunti al tempio, i fedeli partecipavano ad un banchetto in cui il vino scorreva a fiumi.

I gatti delle famiglie più ricche potevano aspirare ad una mummificazione a regola d’arte e alla sepoltura nei pressi del tempio di Bastet a Bubasti o in altre necropoli solitamente destinate a sepolture umane, come Saqqara e Beni Hasan, anche se molti gatti appartenuti alla gente comune venivano ugualmente mummificati e sepolti in cimiteri dedicati ai felini.

La gatta Myt del principe Thutmose, figlio di Amenofi III, fu sepolta nella necropoli di Menfi all’interno di un piccolo sarcofago di pietra decorato da incisioni propiziatorie per il suo futuro incontro nell’aldilà con la dea Iside.

Why the Ancient Egyptians Loved Their Kitties
Cats in ancient Egypt

]]>
https://www.vitantica.net/2018/11/28/gatto-antico-egitto/feed/ 0
Gatto e uomo: le origini della convivenza https://www.vitantica.net/2017/10/17/gatto-e-uomo-origini-della-convivenza/ https://www.vitantica.net/2017/10/17/gatto-e-uomo-origini-della-convivenza/#respond Tue, 17 Oct 2017 02:00:49 +0000 https://www.vitantica.net/?p=693 La relazione tra esseri gli umani e i gatti è probabilmente più antica di quanto si possa immaginare: la domesticazione dei felini di piccola taglia è generalmente datata a circa 8.000 anni fa, ma una scoperta del 2004 a Cipro sembrerebbe retrodatare il rapporto tra uomo e gatto di almeno 1500 anni, se non addirittura a circa 12.000 anni fa.

Per svelare ulteriori dettagli sull’origine della domesticazione del gatto, un team multidisciplinare ha condotto nel 2016 uno studio genetico sui resti di 290 antichi gatti domestici rinvenuti in 30 siti archeologici sparsi su tutto il pianeta: i campioni più antichi risalgono ad un periodo compreso tra il 6.900 a.C. e il 1.900 a.C., periodo in cui molti degli abitanti europei conducevano ancora una vita da cacciatori-raccoglitori; il più recente, invece, risaliva al XVIII secolo.

Due fasi della domesticazione del gatto

I risultati di questa ricerca hanno rivelato alcune sorprese. Secondo gli autori della ricerca, tutti i gatti moderni discendono da un’unica specie, il Felis silvestris; in aggiunta, sembra che i gatti abbiano iniziato ad accompagnare l’essere umano in due ondate: la prima sembra essere stata una relazione tra gatti selvatici e popolazioni di cacciatori-raccoglitori che si stavano convertendo all’agricoltura, come dimostrerebbe il gatto di Cipro; la seconda, invece, si verificò qualche millennio dopo e contribuì alla diffusione dei gatti domestici dall’ Antico Egitto al resto del mondo.

Prima dell’agricoltura, era il cane (o il lupo addomesticato) l’animale più utile per l’essere umano: aiutava nella caccia, si sbarazzava degli scarti indesiderati e contribuiva alla difesa la comunità.

Con la nascita dei primi insediamenti stabili e del primi surplus di granaglie, si rese necessaria la presenza di un predatore naturale addomesticato per eliminare la prima piaga del mondo agricolo, i topi.

Gatto selvatico scozzese
Gatto selvatico scozzese
Autodomesticazione del gatto

Contrariamente alla domesticazione del lupo, che ha richiesto un intervento umano attivo per addestrare e ammansire i primi esemplari, gatti si sono fondamentalmente addomesticati da soli per convenienza: si sono autoinvitati nei nostri insediamenti agricoli per via dell’abbondanza di prede e col passare del tempo l’essere umano si è reso conto della loro utilità e ha iniziato tollerare sempre di più la loro presenza.

Per molti millenni, il gatto selvatico è rimasto fondamentalmente immutato pur sviluppando una tolleranza crescente alla nostra presenza: la nascita delle razze moderne, infatti, iniziò tra il XVIII e il XIX secolo durante le prime sperimentazioni di selezione dei tratti cromatici o morfologici più particolari o apprezzati dalla moda del tempo.

L’incredibile adattabilità e opportunismo del gatto selvatico gli ha permesso di conquistare quasi ogni habitat, ma la sua forte diffidenza nei confronti dell’essere umano e le sue abitudini solitarie devono aver rappresentato un grosso ostacolo all’inizio del processo di domesticazione.

Gli esemplari più curiosi, impavidi o costretti dalla fame iniziarono a spingersi furtivamente nei granai dei nostri antenati seguendo le tracce dei roditori di cui si nutrivano; col trascorrere del tempo, si accorsero probabilmente che un granaio, oltre a fornire l’habitat ideale per le loro prede naturali, era un ottimo ambiente per trascorrere la notte al caldo, e che la loro presenza iniziava ad essere tollerata, se non addirittura ricompensata, da quei grossi e bizzarri animali bipedi.

Gatto e uomo nella storia

Migliaia di anni dopo, i felini nordafricani acquisirono uno status di divinità con l’apparizione nel pantheon egiziano della dea Bastet (adorata fin dal 2890 a.C.), dotata di una testa felina e in principio divinità della guerra nel Basso Egitto sotto il nome di Sekhmet, per poi divenire una divinità protettrice nei secoli successivi.

I gatti erano considerati sacri al punto da punire talvolta con la morte chi ne avesse ucciso uno; moltissimi gatti vennero inoltre mummificati per accompagnare i loro padroni nell’oltretomba.

Gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica)
Gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica)

Secondo una leggenda diffusa probabilmente nel II secolo a.C., la Battaglia di Pelusio (525 a.C.) combattuta tra Persiani ed Egiziani fu decisa a “colpi di gatto”: consapevoli dell’importanza e della sacralità dei gatti per i loro nemici, i Persiani legarono un gatto ad ogni scudo, costringendo gli egizi alla resa. Per quanto si tratti probabilmente di una leggenda priva di alcun fondamento storico, dimostra comunque quanto fosse nota nel mondo antico la relazione tra uomo e gatto in Egitto.

L’arrivo della cristianità e la sua diffusione sull’intero continente europeo relegò il gatto al ruolo di creatura infida, se non addirittura legata al concetto stesso di Male. Ma una roccaforte di “adoratori dei gatti” riuscì a resistere anche nell’Europa cristianizzata: nella cultura vichinga, i gatti erano animali sacri alla dea Freja, divinità dell’amore, della fertilità e della morte.

Dalla ricerca emerge che i Vichinghi portassero con loro almeno un gatto durante i viaggi in mare, specialmente quelli che coinvolgevano il trasporto di cibo: la presenza dei felini contribuiva a tenere sotto controllo l’attività dei topi.

Si trattava di gatti addomesticati da lungo tempo, dato che le dimensioni di un esemplare domestico tendono spesso ad essere inferiori rispetto alla sua controparte selvatica, il Felis silvestris.

Il Felis silvestris, definito genericamente “gatto selvatico”, è un felino che ha ottenuto un enorme successo evolutivo in buona parte degli ambienti conosciuti, dalle foreste del Nord Europa alle savane africane.

Il gatto selvatico non è molto differente da alcune razze domestiche moderne, ma il suo manto presenta meno varietà cromatica e l’animale tende ad essere più grosso dei gatti addomesticati: in base alla sottospecie, può raggiungere i 13 kg di peso per 120-130 cm di lunghezza (80 cm di corpo e circa 40 di coda).

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

]]>
https://www.vitantica.net/2017/10/17/gatto-e-uomo-origini-della-convivenza/feed/ 0