betulla – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Birra di betulla e Medovukha https://www.vitantica.net/2020/08/17/birra-di-betulla-e-medovukha/ https://www.vitantica.net/2020/08/17/birra-di-betulla-e-medovukha/#respond Mon, 17 Aug 2020 00:09:32 +0000 http://www.vitantica.net/?p=4955 La linfa di betulla, una bevanda zuccherina apprezzata da millenni come preziosa fonte di vitamine e zuccheri, si presta anche alla produzione di liquidi fermentati se correttamente lavorata.

La birra di betulla è un prodotto dal sapore fresco, sostanzialmente privo di alcol o a bassissima gradazione alcolica (2-4%). La fermentazione non è esclusivamente funzionale all’aumento del contenuto alcolico, ma è un procedimento innescato naturalmente o artificialmente allo scopo di rendere la bevanda leggermente frizzante.

Oggi esistono numerose varietà di birra di betulla, differenti sia per colore che per sapore. Il colore dipende dalla specie di betulla da cui è stata estratta la linfa o dalla presenza di coloranti naturali o artificiali, mentre il sapore è determinato dalla miscela di erbe impiegata per aromatizzare la bevanda.

Birra di betulla e bevande affini

La birra di betulla iniziò ad essere prodotta dai primi esploratori e coloni occidentali in Nord America, spesso come sostituto a liquori dalla più alta gradazione alcolica e più costosi. John Mortimer, nel suo libro “The Whole Art of Husbandry” del 1707, afferma che la birra di betulla veniva prodotta in casa dalla fascia più povera della popolazione, dato che necessitava di ingredienti poco costosi e disponibili in quasi ogni cucina.

Distillatore per birra di betulla al festival tradizionale di Kutztown, Pennsylvania
Distillatore per birra di betulla al festival tradizionale di Kutztown, Pennsylvaniacicib

Una delle più antiche ricette della birra di betulla risale al 1676 e si trova nell’opera Vinetum Britannicum, di John Worlidge:

Ad ogni gallone, aggiungi una libbra di zucchero raffinato e fai bollire per circa un quarto d’ora o mezz’ora; fai raffreddare e aggiungi un po’ di lievito per far fermentare la bevanda e liberarla dalle scorie che il liquore e lo zucchero possono produrre: poi metti la bevanda in un barile e aggiungi un pizzico di cannella e noce moscata, circa una mezza oncia per entrambi ogni dieci galloni; circa un mese dopo il composto va imbottigliato; e in pochi giorni si avrà un vino frizzante molto delicato, dal sapore simile a quello del Reno. […] Questo liquore non è di lunga durata, a meno che non venga conservato al fresco.

Fino alla fine del 1800 in Russia, Ucraina e Bielorussia, fu molto popolare la medovukha, una bevanda simile all’idromele ma più economica e veloce da produrre. I due ingredienti principali sono la linfa di betulla e il miele fermentato. Il miele fermenta naturalmente nell’arco di 15-50 anni, ma oltre 700 anni fa le popolazioni slave escogitarono un metodo per velocizzare la fermentazione del miele sfruttando il calore.

Preparazione della birra di betulla

Il primo passo è quello di ottenere grandi quantità di linfa di betulla, estratta generalmente da metà inverno fino a metà primavera. Ogni albero, dipendentemente dalla specie, può arrivare a produrre oltre 4 litri di linfa ogni giorno, buona parte della quale può essere estratta dal tronco senza rischiare di uccidere la pianta. Per produrre una quantità minima di birra di betulla occorre partire da almeno 4-5 litri di linfa.

L’albero preferito per produrre birra è la “betulla nera” (Betula lenta), chiamata anche “betulla dolce”, una pianta tipicamente nordamericana che può raggiungere i 30 metri di altezza e che produce grandi quantità di linfa molto zuccherina. Sono tuttavia adatte anche altre specie, come la comune betulla bianca (Betula alba o pendula).

La finestra temporale per la raccolta della linfa corrisponde al periodo in cui il liquido zuccherino percorre in grandi quantità i capillari dell’albero. Se raccolta prima della comparsa delle prime foglie verdi, o in tarda primavera, la linfa di betulla può risultare amara.

La linfa deve essere versata in un contenitore capiente, addizionata di zucchero (o miele) e scaldata a fuoco basso. La quantità di zuccheri da aggiungere alla linfa varia in base alla tipologia: occorrono circa 5 litri di miele o 4 kg di zucchero ogni 20 litri di linfa per ottenere una corretta fermentazione.

Portare a ebollizione continuando a mescolare per sciogliere completamente lo zucchero: una volta dissolto tutto lo zucchero, rimuovere dalla fiamma e lasciar raffreddare il composto prima di travasarlo nel contenitore destinato alla fermentazione. A questo punto occorre aggiungere il lievito di birra (17-25 grammi), per poi coprire il recipiente con un panno per proteggerlo da insetti, batteri e muffe.

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Il composto deve riposare e fermentare per una o due settimane, fino a quando si schiarisce; a questo punto è pronto per l’imbottigliamento. Se mantenuta chiusa in un luogo fresco, asciutto e buio, la birra di betulla può conservarsi per circa 3 mesi.

In alternativa alla linfa di betulla è possibile utilizzare rametti e corteccia prelevati dallo stesso albero, immergendoli in acqua e portando il tutto a ebollizione prima di rimuovere la materia vegetale e aggiungere zucchero. La bollitura della corteccia richiede più tempo rispetto alla linfa: lo scopo è quello di ammorbidire il materiale e forzare il rilascio degli olii essenziali che contiene.

Medovukha

La medovukha viene tradizionalmente preparata all’inizio della primavera partendo da contenitori da 20 litri pieni di linfa di betulla mescolata a 3 litri di miele. I contenitori vengono quindi chiusi da panni di cotone e lasciati al buio e al caldo per diverse settimane.

Una volta iniziata la fermentazione la superficie della miscela di linfa e miele inizierà a produrre schiuma, che pian piano diminuirà di volume fino a sparire; a quel punto viene aggiunto un altro litro di miele per innescare nuovamente la fermentazione.

La seconda fermentazione dura 1-2 settimane. Una volta pronta, la medovukha viene versata in piccole bottiglie che verranno sigillate dopo aver aggiunto polline fresco.

La quantità di alcol e il sapore della medovukha variano col tempo: una bevanda “giovane” avrà uno scarso contenuto alcolico e un sapore di limonata; dopo averla lasciata invecchiare per diversi mesi e aggiungendo altro miele, la medovukha può arrivare ad avere un contenuto alcolico pari al 16%.

Birch beer
Vinetum Britannicum
Birch Beer Recipe
Birch Mead Medovukha

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Documentario: come intagliare un kuksa https://www.vitantica.net/2019/09/13/documentario-intagliare-kuksa/ https://www.vitantica.net/2019/09/13/documentario-intagliare-kuksa/#respond Fri, 13 Sep 2019 00:10:44 +0000 https://www.vitantica.net/?p=4514 Il guksi (in finlandese, kuksa) è una coppa tradizionale del popolo Sami ottenuta da legno di betulla, generalmente utilizzando come materia prima un grosso nodo presente sul tronco dell’albero.

L’utente YouTube Zed Outdoors spiega in questo video il procedimento per la creazione di un kuksa, dalla selezione del legno all’impermeabilizzazione del prodotto finito.

La selezione del nodo è fondamentale per ottenere un kuksa di lugna durata. Se è troppo umida, occorre farla seccare per 2-3 estati; se è troppo secca e presenta crepe, non produrrà un buon guksi; se è troppo irregolare, troppo piccola o troppo grande, sarà scartata.

Traditional Sami Kuksa
Traditional Sami Kuksa

Il nodo dell’albero viene plasmato in modo grezzo e lasciato ad essiccare per evitare che si manifestino fratture durante la lavorazione. I kuksa realizzati con nodi di betulla durano più a lungo di quelli ottenuti a partire dal semplice legno del tronco.

Se lasciato seccare all’aria dopo l’utilizzo, e con una breve pulizia regolare con acqua, il kuksa può durare una vita intera. L’utilizzo di detergenti potrebbe danneggiarlo irreparabilmente, creando fratture o rovinando la venatura del legno.

Il tipico kuksa ha un manico allo stesso livello del bordo della coppa, una forma caratteristica dei guksi finlandesi. Il manico consente una presa comoda e salda della mano; talvola, in base alle dimensioni della coppa, è dotato di più fori per l’inserimento delle dita.
La coppa del kuksa può resistere senza problemi all’acqua bollente e non risente degli sbalzi di temperatura.

Per evitare che il legno si secchi eccessivamente, il guski viene modellato nell’arco delle prime 24 ore dal taglio del nodo o del tronco. Prima di rifinirlo, viene immerso in acqua salata per circa 1 ora o avvolto in fogli di carta o tessuto per due settimane; in questo modo si evita che il legno perda umidità troppo velocemente, causando fratture.

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Dopo la rifinitura e l’eventuale decorazione, il kuksa viene levigato e oliato per impregnare il legno e renderlo impermeabile. Anche se inizialmente ciò che si beve potrebbe avere un sapore “legnoso”, con il passare del tempo e l’utilizzo costante ogni resto vegetale scomparirà, lasciando inalterato l’aroma della bevanda.

Kuksa
KUKSA – CRAFTING THE TRADITIONAL WOODEN CUP
Guksi

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Le lettere di corteccia di betulla di Novgorod https://www.vitantica.net/2018/12/12/lettere-corteccia-betulla-novgorod/ https://www.vitantica.net/2018/12/12/lettere-corteccia-betulla-novgorod/#respond Wed, 12 Dec 2018 00:10:16 +0000 https://www.vitantica.net/?p=3171 Le superfici di scrittura più note e comuni nel mondo antico sono l’argilla, la pergamena, il papiro e la carta ottenuta dalla polpa di fibre vegetali. Anche se questi supporti si diffusero su larga scala in diverse epoche storiche, ci furono altri materiali impiegati in passato per scambiare messaggi scritti tra persone comuni: uno di questi fu la corteccia di betulla.

Come già spiegato in altri post, la betulla fu in passato una vera e propria miniera di materiali: dal catrame con cui si fabbricavano colle e impermeabilizzanti fino alla corteccia, impiegata per costruire contenitori o per fabbricare esche per il fuoco. Ed è proprio sulla corteccia di betulla che sono stati scritti centinaia di messaggi scoperti nelle ultime decadi tra Russia, Ucraina e Finlandia, specialmente nei dintorni della città di Novgorod.

Le lettere su corteccia di Novgorod

Novgorod si trova a circa 200 km da Sanp Pietroburgo ed è circondata da dense foreste di betulle. I suoi abitanti hanno una lunga tradizione di lettere scritte su corteccia di betulla, un materiale facile da trovare, soffice e facilmente manipolabile come superficie di scrittura.

Nel 1951, l’archeologo russo Artemiy Artsikhovsky scoprì a Novgorod un piccolo frammento di corteccia di betulla segnato da disegni e lettere in linguaggio kareliano, un idioma nato tra Russia e Finlandia. Incuriosito dal ritrovamento, Artsikhovsky dedicò gli anni successivi alla ricerca di altri documenti simili, trovandone oltre 1.200 in altre località come Smolensk, Torzhok, Pskov, Mosca e Vologda.

Lettera di corteccia di betulla
Lettere di corteccia di betulla

I documenti su corteccia di betulla (chiamati berestyanáya grámota, o beresty, dalla parola beresta che significa “corteccia di betulla”), realizzati tra l’XI e il XV secolo, sono stati compilati da persone comuni e contengono informazioni sulla vita quotidiana degli antichi abitanti di Russia, Ucraina e Finlandia. La loro esistenza era già stata citata in alcuni manoscritti slavi, ma il ritrovamento di questi testi ha cambiato radicalmente la comprensione che gli archeologi avevano della cultura e del linguaggio delle regioni in cui furono redatti.

La maggior parte dei documenti è costituita da lettere scritte in lingue simili a dialetti derivati dallo slavo o dall’antico linguaggio norreno. Molte riguardano affari economici o questioni personali, alcune addirittura riportano oscenità anche molto elaborate.

I documenti si sono conservati straordinariamente bene considerando che si tratta di materiale facilmente deperibile. La loro conservazione è stata resa possibile dalla particolare composizione del terreno di Novgorod: quando venivano gettati nel fiume Volchov, venivano sospinti verso le vicine torbiere per poi finire sepolti sotto lo spesso strato di torba e argilla che li ha protetti dal decadimento per secoli.

Gli esercizi e i disegni di Onfim
Esercizi di scrittura di Onfim
Esercizi di scrittura di Onfim

Alcuni dei documenti più interessanti sono quelli che riguardano Onfim, un ragazzino di 6-7 vissuto a Novgorod durante il XIII secolo. Di Onfim possediamo ben 17 documenti in corteccia, cinque contenenti solo testo e i rimanenti corredati da illustrazioni.

Uno dei disegni di Onfim raffigura un cavaliere che infilza con una persona a terra con la sua lancia, un tema spesso presente nelle raffigurazioni prodotte dal ragazzino tra le quali ci sono frecce, cavalli, nemici sconfitti e un disegno in cui ha ritratto se stesso in compagnia del padre con la didascalia “Questo è il mio papà. Lui è un guerriero. Quando sarò grande voglio diventare come lui“.

Uno dei disegni di Onfim
Uno dei disegni di Onfim

I documenti contenenti solo testo sono invece evidenti esercizi di scrittura, probabilmente “compiti a casa” assegnati dal suo educatore. Onfim si esercitava nella scrittura dell’alfabeto ripetendo sillabe e scrivendo passi dei salmi a lui familiari. In uno dei suoi esercizi, Onfim scrisse “Signore, aiuta il tuo servitore Onfim“, frase seguita da frammenti dei Salmi 6:2 e 27:3; in un altro, invece, Onfim saluta un amico scrivendo “Saluti a Danilo da Onfim“.

Il contenuto delle altre lettere di corteccia
Lettera di corteccia di betulla
Lettera di corteccia di betulla

Il libro di Simeon Dekker, Old Russian Birchbark Letters, è uno dei capisaldi della berestologia, lo studio della paleografia slava. Grazie al suo libro siamo in grado di leggere le traduzioni di alcune di queste lettere, riportate qui sotto:

Lettera da Žiznomir a Mikula:

Hai comprato una schiava a Pskov. E adesso la principessa mi ha arrestato per questo. Ma adesso la mia famiglia ha garantito per me. E adesso mando una lettera a quell’uomo e gli chiedo se ha un’altra schiava. E voglio comprare un cavallo e farci sedere il magistrato e far iniziare uno svod [la procedura legale per tracciare un’intera catena di acquisti fino all’originale venditore e quindi il ladro]. E se non hai preso il denaro, non prendere niente da lui.

Lettera da Boris a Nastas’ja:

Appena arriva questa lettera, mandami un uomo su uno stallone perché qui c’è molto lavoro da fare. E mandami una maglia; ho dimenticato di portarla.

Lettera da Radko al padre:

Ti ho mandato la merce a Smolensk. Ma hanno ucciso Putlia e vogliono me e Vjaceska invece che Foma, dicendo “paga 400 grivnas o chiama Foma qui, altrimenti ti mettiamo in galera”.

Lettera da Tesko a Vdovin:

Perché stai facendo male ai maiali degli altri? Nozdr’ka l’ha fatto sapere a tutti. E hai messo in disgrazia l’intera Ljudjin . E’ arrivata una lettera dall’altro lato del fiume. Riguardava dei cavalli, hai fatto la stessa cosa con loro.

Testamento di Marija:

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Qui io, Marija servitrice di Dio, mentre lascio questo mondo, scrivo il mio testamento al termine della mia vita. Lascio i miei possedimenti a Maksim, perché non ho figli. Fate in modo che si ricordi di me.

Medieval Daily Life on Birchbark

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Contenitori di corteccia https://www.vitantica.net/2017/09/23/contenitori-di-corteccia/ https://www.vitantica.net/2017/09/23/contenitori-di-corteccia/#respond Sat, 23 Sep 2017 06:00:27 +0000 https://www.vitantica.net/?p=317 I contenitori di corteccia sono stati probabilmente il primo tipo di recipiente utilizzato dai nostri progenitori: per produrre un contenitore di corteccia non è nemmeno necessario saper manipolare il fuoco, solo una buona dose di pazienza, ingegno e manualità.

Le comunità di cacciatori-raccoglitori erano note per sfruttare ogni risorsa disponibile nell’ambiente che li circondava, in primo luogo gli alberi. Seguendo con occhio attento lo scorrere delle stagioni, i nostri antenati si accorsero che durante la primavera, specialmente con l’approssimarsi dell’estate, la corteccia degli alberi, un materiale flessibile e spesso impermeabile, poteva essere facilmente separata dal tronco in grosse sezioni.

Questi fogli di corteccia, impiegati anche per la costruzione di canoe dai nativi nordamericani, si prestavano particolarmente alla realizzazione di contenitori per liquidi come acqua o linfa.

Gli alberi migliori per ottenere corteccia

Nella nostra fascia temperata, gli alberi che forniscono ottimi fogli di corteccia sono la betulla e il pioppo, anche se la betulla, nell’arco di millenni, si è fatta un nome come miglior materiale per contenitori.

In realtà, sono molti gli alberi che possono offrire corteccia adatta alla fabbricazione di recipienti, ma spesso tende ad essere più difficile da distaccare dal tronco o da lavorare rispetto a quella della betulla.

corteccia di betulla
Estrazione della corteccia di betulla
corteccia olmo
Corteccia di olmo, più rigida di quella di betulla

Occorre selezionare un albero relativamente giovane tra maggio e luglio, dotato di corteccia flessibile e sottile e dal diametro di 10-20 centimetri. I nostri antenati non solo selezionavano alberi con queste caratteristiche perché risultava più facile abbatterli a colpi di asce di pietra o di strumenti litici ancora più primitivi, ma anche perché è più semplice estrarre un intero foglio di corteccia da un albero dal diametro contenuto. Spesso inoltre si servivano di alberi caduti la cui corteccia si poteva ottenere con poco sforzo ed evitando di danneggiare alberi vivi.

Separazione della corteccia

Dopo aver praticato due incisioni circolari distanti quanto la larghezza del foglio di corteccia che volete ottenere, fermandosi prima di raggiungere lo strato fibroso, si procede ad incidere il tronco lungo una linea verticale da cui si inizierà a separare la corteccia dall’albero.

La separazione della corteccia dal resto della pianta è la fase più delicata perché il foglio potrebbe spezzarsi durante l’operazione e si corre il rischio di danneggiare irreparabilmente l’albero. La procedura di base è la seguente:

  • Colpire gentilmente la corteccia con una pietra o un bastone per facilitare la separazione delle fibre del legno;
  • Fare leva sull’incisione verticale con un bastone appuntito o uno strumento d’osso, iniziando a sollevare un lembo del foglio di corteccia;
  • Prestare attenzione a non danneggiare eccessivamente lo strato fibroso: un albero generalmente ha discrete possibilità di sopravvivenza se si rimuove soltanto lo strato superficiale, ma danneggiando il livello più interno si interrompe il flusso di linfa dalle radici alla cima, condannando la pianta a morte certa;
  • Tirare gentilmente la corteccia per “sfogliarla” dal tronco, aiutandosi con il bastone quando il foglio diventa difficile da separare.

Una volta ottenuto il foglio di corteccia, si può dare spazio alla fantasia realizzando ogni tipo di contenitore facendo “origami” e cucendo i punti di giuntura con fibre vegetali ricavate da piante spontanee o radici.

piegare corteccia di betulla

La corteccia di betulla

La corteccia di betulla fornisce un materiale inizialmente soggetto a fratture, ma scaldandolo brevemente vicino ad una fiamma o esponendola a vapore diventa molto più flessibile e lavorabile.

Questa corteccia è impermeabile, dura come il cartone ed è stata impiegata fin dalla preistoria anche per scopi artistici; può essere facilmente lavorata con strumenti da taglio in pietra e piegata ad angolo retto senza comprometterne la resistenza.

I contenitori di corteccia di betulla erano chiamati “wiigwaasi-makak” (“scatola di betulla”) dai Chippewa e costituivano un oggetto fondamentale per la loro vita quotidiana, usato anche per la raccolta della linfa d’ acero e di betulla; alcuni recipienti di corteccia erano addirittura adatti alla cottura di zuppe.

La realizzazione di questi contenitori non era molto differente dalla tecnica impiegata anche per la costruzione di canoe: un foglio di corteccia veniva piegato secondo la forma desiderata e cucito con cordame ottenuto da radici di conifere. Eventuali fori o fratture potevano essere facilmente riparati applicando catrame o colla di betulla o pino.

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Per saperne di più: In Praise of the Birch

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Catrame di betulla https://www.vitantica.net/2017/09/07/catrame-di-betulla/ https://www.vitantica.net/2017/09/07/catrame-di-betulla/#respond Thu, 07 Sep 2017 17:43:08 +0000 https://www.vitantica.net/?p=158 L’utilizzo nell’Europa settentrionale del catrame di betulla come mastice di qualità superiore risale ad almeno 200.000 anni fa. Ne sono state trovate tracce (con tanto di impronta di un pollice impressa sul catrame) su una punta di lancia neanderthal, ominidi già noti per la loro capacità di distillare la corteccia di betulla per molteplici finalità.

Pezzi di catrame di betulla utilizzato come gomma da masticare risalgono ad almeno 11.000 anni fa;l’ ascia di rame di Otzi, vecchia di 5.300 anni, fu saldata al manico con catrame di betulla. Gli esempi appena riportati sono indicativi degli svariati utilizzi di questo materiale adesivo e dell’importanza che ha rivestito nel corso della storia antica.

Catrame di betulla

Il catrame di betulla di betulla è un materiale plastico termicamente sensibile che si presenta allo stato solido a temperatura ambiente, ma non appena si superano i 30°C inizia ad ammorbidirsi fino a prendere fuoco una volta raggiunta la temperatura di ignizione pari a 180°C, facilmente ottenibile con qualunque fiamma viva.

La sensibilità termica e la capacità di modellarlo a piacimento sono caratteristiche che rendono il catrame di betulla un ottimo collante e impermeabilizzante, facile da trasportare allo stato solido e semplice da utilizzare dopo una breve esposizione al calore.

L’ olio di betulla

Il catrame di betulla non viene estratto direttamente dal tronco dell’albero, come lo sciroppo di betulla, ma viene prodotto a partire dall’ olio resinoso ottenibile da alcune parti della pianta.

Riscaldando la corteccia o le radici di betulla in una camera di combustione dallo scarso afflusso d’aria (sigillato da un coperchio forato, ad esempio), con un procedimento di carbonizzazione simile a quello usato per creare il carbone di legna, l’ olio di corteccia di betulla trasuderà dal materiale vegetale per raccogliersi sul fondo del contenitore.

Per raccogliere l’olio occorre praticare una piccola apertura in fondo del contenitore e posizionare un altro recipiente sotto di esso all’interno di una buca nel terreno o di un bagno d’acqua, per consentire all’olio colato di raffreddarsi.

La corteccia e le radici di betulla vengono inserite nella camera di combustione in posizione verticale per aiutare l’olio a scivolare per gravità verso la parte inferiore del contenitore.

La camera di combustione può essere una struttura di terra, roccia o argilla, oppure un recipiente improvvisato come una lattina. Se si utilizza un forno naturale di argilla e roccia, è possibile scavare un buco nel terreno in cui inserire il recipiente di cattura dell’ olio.

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Il fuoco deve ardere dalle 4 alle 8 ore ininterrottamente per poter estrarre ogni residuo d’olio contenuto nella corteccia. Dopo che il fuoco si sarà spento sarà possibile estrarre il recipiente di raccolta.

L’olio di corteccia di betulla ha l’aspetto dell’ olio per motori e un odore molto pungente, simile a quello dell’acquaragia: contiene infatti trementina, una sostanza composta da terpeni e utilizzata ancora oggi come solvente.

Produrre catrame
Catrame di betulla ottenuto con un solo contenitore, un mix di cenere di legno e olio rappreso
Catrame di betulla ottenuto con un solo contenitore, un mix di cenere di legno e olio rappreso

Per ottenere il catrame dall’olio di betulla è necessario far bollire lentamente l’olio per eliminare l’acqua in eccesso e far addensare il composto. I vapori sprigionati dall’olio in ebollizione sono molto infiammabili (oltre che irritanti per le mucose) ed è consigliabile svolgere questa attività all’aperto prestando molta attenzione quando si manipola il recipiente dell’olio.

Ad intervalli regolari sarà indispensabile verificare se si è raggiunta la giusta densità lasciando raffreddare il contenitore per qualche minuto e immergendolo in acqua fredda. Se in breve tempo l’olio non raggiunge lo stato solido, occorre rimetterlo sul fuoco per eliminare altra acqua.

Questo procedimento di verifica della densità deve essere costante e frequente, dato che l’olio può facilmente bruciarsi facendo fallire il vostro tentativo di ottenere catrame di betulla di qualità.

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Il catrame di betulla così ottenuto è assolutamente a prova d’acqua e può essere utilizzato per sigillare cuciture in cuoio su mocassini, stivali o qualunque oggetti necessiti di una copertura impermeabile.

E’ stato utilizzato nell’antichità su vasta scala per impermeabilizzare la chiglia di barche e navi di legno (come le canoe a scafo monossilo) e come repellente per i molluschi che si attaccano allo scafo.

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Acqua e succo di betulla https://www.vitantica.net/2017/09/05/succo-di-betulla/ https://www.vitantica.net/2017/09/05/succo-di-betulla/#respond Tue, 05 Sep 2017 17:03:23 +0000 https://www.vitantica.net/?p=95 Conosciuto da millenni in qualunque latitudine sia in grado di ospitare le betulle, il succo di betulla (o acqua di betulla) è una prelibatezza ormai dimenticata che in tempi antichi ha svolto ruoli vitali per la sopravvivenza invernale e per i rituali religiosi dei nostri antenati.

Il succo di betulla, fresco o fermentato, è una bevanda tradizionale di molti Paesi del pianeta, dalla Finlandia alla Polonia, fino alle regioni settentrionali della Cina. E’ utilizzata da secoli nella medicina tradizionale di queste culture come tonico, rivitalizzante e fonte di preziose vitamine durante i mesi più rigidi dell’anno.

Acqua di betulla

Quella che viene anche definita “acqua di betulla” non è altro che la linfa che viene secreta da quattro specie di betulle tra cui la betulla bianca (Betula alba) e la betulla argentata (Betula pendula). La linfa contiene antiossidanti, vitamine del gruppo C e B e zuccheri come fruttosio e glucosio.

La linfa di betulla è una bevanda che può essere consumata fresca o dopo un processo di fermentazione naturale che trasforma parte degli zuccheri in alcool. Appena estratta la linfa di betulla è simile all’ acqua  anche se leggermente più densa. Al gusto rivela il suo basso contenuto zuccherino e il sapore diventa più acidulo se lasciata fermentare per qualche giorno.

Estrarre la linfa di betulla

Il periodo migliore per la raccolta dell’acqua di betulla è tra la metà di marzo e l’inizio di aprile, momento in cui questi alberi massimizzano la produzione di nutrienti per riprendersi dalle fatiche dell’inverno. Se si attende la comparsa delle prime foglie verdi, la linfa assumerà un sapore più amaro, non sempre piacevole al palato.

linfa di betulla

Il metodo di raccolta della linfa di betulla consiste nel praticare un foro nella corteccia dell’albero fino a raggiungere il libro, la zona del tronco ricca di canali che trasportano la linfa zuccherina.

Nel momento in cui verrà intaccata questa regione del fusto, vi accorgerete della fuoriuscita di qualche goccia di una sostanzia chiara simile all’acqua. L’estrazione dell’acqua di betulla, se praticata con perizia, evita danni permanenti alla pianta e può essere ripetuta l’anno successivo senza conseguenze deleterie per l’albero.

Una volta forato l’albero occorrerà creare un semplice “scivolo” di legno o utilizzare qualunque materiale vegetale o animale cavo per convogliare parte delle riserve di linfa della betulla verso il recipiente di raccolta.

Anche se c’è chi ritiene che si possano raccogliere fino a cinque litri di acqua al giorno da una singola betulla (con produzioni fino a 10 litri per le betulle più grandi e anziane), è preferibile non attingere tanto intensamente alla “dispensa” di un albero così prezioso, specialmente se lo scopo è quello di avere piante sane, forti e produttive in grado di fornire linfa per molti anni.

Aumentare le quantità di linfa raccolte costringerà inoltre ad ampliare i fori di estrazione praticati nel tronco o a praticarne di nuovi, causando ulteriore stress all’albero.

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Come preservare le betulle dopo l’estrazione della linfa

Dopo aver raccolto la quantità desiderata di linfa è necessario sigillare il foro utilizzato per l’estrazione. I nostri antenati realizzarono velocemente che un foro aperto nel tronco espone le betulle all’attacco di batteri e insetti golosi di linfa zuccherina, uno degli alimenti più ambiti in natura.

La betulla fortunatamente fornisce un’infinità di materiali, compreso il legno adatto per creare un tappo che funga da sigillo per il foro di estrazione della linfa.

E’ importante evitare quanto possibile di lasciare spiragli e fessure in grado di far penetrare organismi potenzialmente nocivi servendosi anche di frammenti di corteccia dell’albero, una materiale molto simile alla carta e ampiamente utilizzato fin dal Neolitico per un’infinità di applicazioni, dal fuoco all’arte.

La betulla è in grado di recuperare velocemente e con poco dispendio di energie da un foro del diametro di circa 1 centimetro, formando un nodo protettivo che nel corso dei secoli servì ad identificare le betulle già utilizzate per l’estrazione della linfa.

Come consumare l’acqua di betulla

La linfa di betulla può essere consumata fresca, appena estratta dall’albero, oppure dopo averla lasciata fermentare naturalmente, un processo che inizia non appena la linfa entra in contatto con l’aria.

I metodi di conservazione tradizionali prevedevano il filtraggio (che allunga la vita del succo fresco da 2-5 giorni a circa 3 settimane) e la bollitura fino alla trasformazione della linfa in sciroppo (non molto differente da quello d’acero ampiamente consumato in Nord America).

Dato l’elevato contenuto di minerali e vitamine, l’acqua di betulla è stata impiegata nel corso dei secoli come toccasana, medicinale e cosmetico. Nelle regioni dell’Est Europa era impiegata per la cura della calvizie, per l’infertilità, per le malattie della pelle e per i problemi di stomaco.

In Russia e in Svezia, l’acqua di betulla veniva utilizzata per lavarsi la faccia, per limitare la comparsa delle lentiggini, per alleviare lo scorbuto e come rivitalizzante.

In Romania invece la medicina popolare la consiglia per trattare i calcoli renali, come diuretico o per curare la scabbia, anche se la sua reale efficacia nel trattamento di malattie gravi non è mai stata scientificamente dimostrata.

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