mais – VitAntica https://www.vitantica.net Vita antica, preindustriale e primitiva Thu, 01 Feb 2024 15:10:35 +0000 it-IT hourly 1 Mais inca e escrementi di lama https://www.vitantica.net/2018/03/29/mais-inca-escrementi-lama/ https://www.vitantica.net/2018/03/29/mais-inca-escrementi-lama/#respond Thu, 29 Mar 2018 02:00:03 +0000 https://www.vitantica.net/?p=1500 Come fecero gli Inca, 700 anni prima di Cristo, a coltivare mais in un clima rigido e difficile come quello andino senza poter contare sui grandi mammiferi che alimentarono la rivoluzione agricola nel Vecchio Mondo? Secondo Alex Chepstow-Lusty, paleoecologo del French Institute for Andean Studies di Lima, il segreto del mais inca sono gli escrementi di lama.

Mais sulle Ande

Il mais, coltura chiave nell’evoluzione sociale dell’essere umano nel Centro e Sud America, contribuì al passaggio dall’uomo cacciatore-raccoglitore a quello agricoltore-allevatore, segnando un momento fondamentale nella storia del Nuovo Mondo e in seguito rivoluzionando l’alimentazione del Vecchio dopo lo “Scambio colombiano”.

Ma come sia stato possibile coltivare coltivare mais a oltre 3.000 metri di quota è sempre rimasto un mistero fino alla pubblicazione della ricerca di Chepstow-Lusty sulla rivista scientifica Antiquity.

“Il passaggio al mais si verificò 2.700 anni fa e fu possibile grazie ad una grande disponibilità di escrementi di lama. I fertilizzanti organici hanno consentito di coltivare il granoturco ad elevate altitudini, permettendo agli Inca di insediarsi stabilmente e di fiorire come civiltà” spiega il ricercatore.

Dato che non esistono testimonianze scritte dell’antico linguaggio Inca (questa civiltà non conosceva la scrittura), i dettagli sulle loro abitudini e sulle loro tecnologie sono pochi e spesso confusi.

Lago Marcacocha
Lago Marcacocha

Ma Chepstow-Lusty è riuscito a risalire al momento in cui il mais fu introdotto nella cultura Inca analizzando i sedimenti prelevati dal fondo del Marcacocha, un lago nella regione peruviana di Cuzco che si trova a circa 4.500 metri sul livello del mare.

Come gli anelli di un albero sono in grado di dirci con una certa approssimazione l’età di una pianta e i cambiamenti climatici che ha attraversato, ogni strato di sedimenti ci racconta un pezzo del passato andino: il carotaggio del fondo del lago, un cilindro lungo ben 6,3 metri, contiene tracce di ciò che accadde nella regione fino a 4.200 anni fa.

Un alimento migliore di patate e quinoa

Chepstow-Lusty ha scoperto che i primi pollini di mais sono apparsi sul fondo del lago circa 700 anni prima di Cristo; questo dimostrerebbe che la coltivazione del mais si spinse fino ad oltre 3.000 metri di altezza sul livello del mare, zona generalmente non molto adatta all’agricoltura

Come per moltissime civiltà del passato, anche per gli Inca il mais rappresentò un punto di svolta. Fino all’introduzione di questo cereale il cibo più comune erano patate e quinoa, una pianta ricca di proteine venerata dagli Inca e capace di crescere ad oltre 4.000 metri; ma il mais è più facile da conservare e da trasportare delle patate o della quinoa, oltre a fornire un apporto calorico più alto se paragonato a quello delle altre due piante.

“Questo fa la differenza quando non esistono strade e veicoli con ruote, o quando ogni cosa deve essere trasportata sul dorso di un lama” spiega Graham Thiele, esperto dell’agricoltura andina all’ International Potato Center di Lima.

“In aggiunta” continua Thiele, “il mais era più facile da accumulare in magazzini controllati dall’aristocrazia e avrebbe supportato il prelievo delle tasse da parte delle elite emergenti Inca e Wari. Per queste ragioni, il mais supera le patate per trasportabilità, immagazzinamento e convenienza nel pagamento di un tributo“.

mais inca e escrementi di lama

Acari ed escrementi di lama

I sedimenti del lago hanno anche mostrato la presenza di acari (Cryptostigmata o Oribatida) che si nutrono di escrementi animali: il periodo di maggior abbondanza di questi animali corrisponde con la prima apparizione del mais in Perù, suggerendo che la coltivazione di questo cereale si sia verificata in corrispondenza della comparsa di branchi di grandi mammiferi.

Ma non esistendo al tempo nelle Americhe nessuno dei grandi mammiferi che caratterizzarono la rivoluzione agricola in altri continenti (come bovini e suini), gli escrementi di erbivori più diffusi all’epoca erano quelli di lama.

Questo dimostrerebbe che il mais abbia raggiunto l’inospitale ecosistema delle Ande con l’aiuto degli escrementi di lama. “Generalmente i lama pascolavano vicino al lago in cui defecavano. Le loro feci diventavano cibo per gli acari, ma fornivano anche fertilizzante che si poteva raccogliere facilmente ed utilizzare per far crescere il mais”.

Ad aggiungersi agli escrementi di lama, anche il clima avrebbe giocato un ruolo importante nel favorire l’introduzione del mais. “I campioni estratti dal Marcacocha mostrano una serie di periodi di siccità associati con un aumento delle temperature, dati che coincidono con profondi cambiamenti sociali verificatisi ogni 500 anni a partire dal 700 a.C.” spiega Chepstow-Lusty.

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Llama muck and maize revolution drove Inca success

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Le piante prima della domesticazione https://www.vitantica.net/2017/09/04/le-piante-prima-della-domesticazione/ https://www.vitantica.net/2017/09/04/le-piante-prima-della-domesticazione/#comments Mon, 04 Sep 2017 20:41:54 +0000 https://www.vitantica.net/?p=48 Tutta la frutta, la verdura e i tuberi che mangiamo oggi sono il risultato di un processo di domesticazione spesso iniziato migliaia di anni fa e culminato con l’ottenimento di piante in grado di massimizzare la produzione di materiale commestibile, migliorare il sapore delle varietà selvatiche o di sopravvivere senza sviluppare tossine potenzialmente pericolose.

Mais, angurie e banane non sono emersi con la forma che oggi conosciamo: osservando una banana selvatica di qualche secolo fa è assai difficile classificarla in relazione alle varietà moderne più diffuse.

Stesso discorso vale per molta altra frutta o moltissime qualità di ortaggi, totalmente irriconoscibili dai loro antenati grazie a secoli o millenni di selezione artificiale operata dall’uomo.

 

Mais

Mais prima della domesticazione
Le grosse pannocchie di granturco che oggi possiamo gustare sulle nostre tavole sono frutto di selezioni e incroci iniziati oltre 10.000 anni fa in Messico allo scopo di produrre cibo di prima necessità in quantità.

Prima della domesticazione, le piante di mais avevano pannocchie lunghe 2-3 centimetri composte da 20-30 semi e ogni pianta ospitava una singola pannocchia; dopo secoli di selezione artificiale attuata dai nativi americani, il mais fu in grado di far crescere più pannocchie lunghe oltre 10 centimetri su una sola pianta.

Grano

Grano prima della domesticazione
La domesticazione del grano risale ad almeno 10 millenni fa e fu un mix di intervento umano e casualità: i semi delle varietà selvatiche tendono a staccarsi più facilmente dalla loro sede e a cadere a terra ad eccezione dei semi più voluminosi, facilitando la raccolta e di conseguenza la selezione di piante più produttive e dai semi che non si staccano disperdendosi nel terreno.

Carota

carota prima e dopo la domesticazione
La carota fu inizialmente coltivata per le sue foglie aromatiche e i suoi semi, fino a quando non si scoprirono le potenzialità alimentari della sua grossa radice. Inizialmente il sapore era molto amaro e legnoso, ma la selezione attuata dall’uomo culminò con una radice dolce e più tenera da masticare, la varietà moderna di carota.

Pesca

Pesca prima della domesticazione

L’origine della pesca è probabilmente cinese, come testimoniano alcuni reperti risalenti a circa 6.000 anni prima di Cristo. Erano il cibo preferito di re e imperatori, anche se il loro aspetto era del tutto differente da quello moderno. Dopo millenni di selezione, le pesche sono 16 volte più grandi dei loro antenati selvatici e contengono oltre il 25% in più di succo.

La prima domesticazione della pesca sembra essersi verificata in Cina circa 8.000 anni fa, nella provincia di Zhejiang. Una delle prime pesche dall’aspetto moderno fa la sua comparsa in Giappone circa 6.700 anni fa: il nocciolo era significativamente più grande rispetto alle varietà selvatiche e il frutto conteneva polpa in quantità maggiori.

Anguria

Anguria prima della domesticazione
L’ anguria è una pianta che sembra abbia avuto origine in nella parte meridionale dell’Africa, regione in cui cresce ancora spontaneamente e in svariate varietà selvatiche.

La sua domesticazione risale ad almeno 4.000 anni fa e proseguì fino a tempi molto più recenti fino ad ottenere le varietà moderne di anguria: fino al XVII secolo, infatti, l’anguria era suddivisa in 6 cavità a forma di spicchio, aveva meno polpa commestibile rispetto alle varietà moderne e conteneva numerosi semi.

Melanzana

Melanzana prima della domesticazione

La melanzana in passato si presentava in diverse forme e colori, dal blu al giallo, dalla forma sferica o oblunga; i fiori e le foglie erano tossici se consumati in gran quantità. La melanzana moderna invece è scura, violacea e oblunga, è ricca di polpa ed è semplicemente deliziosa.

La sua domesticazione ha inizio nella preistoria in Asia, ma il primo documento scritto sulla coltivazione della melanzana risale al 544 d.C. ed è contenuto nel trattato cinese Qimin Yaoshu. La melanzana fu introdotta dalle popolazioni arabe nelle regioni del Mediterraneo in epoca medievale.

Banana

Banana prima della domesticazione
La banana ha una storia antichissima e la sua domesticazione risale ad almeno 10.000 anni fa, rappresentando uno dei primissimi esempi di domesticazione nella storia dell’essere umano moderno. La banana nasce nel sudest asiatico ed è una pianta sempreverde il cui tronco è, al contrario di un albero, composto da strati compatti di foglie. In origine, la banana aveva una buccia rossa o verde ed era ricca di semi; la “banana dolce” e gialla che apprezziamo oggi è il risultato di una mutazione genetica scoperta nel 1836 in Giamaica.

La domesticazione della banana ha portato, nell’arco degli ultimi secoli di selezione artificiale e di riproduzione tramite talea, ad una scarsa varietà genetica, lasciando in esistenza solo una manciata di cultivar (razze) di banana che condividono la stragrande maggioranza del loro corredo genetico; tra queste c’è la famosa Cavendish, la varietà più prodotta ed esportata al mondo e che occupa quasi completamente il mercato.

La scarsa varietà genetica della banana ha portato a disastri naturali ed economici notevoli: la coltivazione di una varietà “cugina” della Cavendish, la Gros Michel, è diventata impraticabile su larga scala per via di un fungo che ne ha decimato la produzione negli anni ’60 del 1900.

Prima di quel periodo, quasi tutte le banane in commercio erano di varietà Gros Michel, ma il fungo che causa la “malattia di Panama” trovò un bersaglio ideale in questo cultivar di banane e sterminò la quasi totalità delle piantagioni sudamericane nell’arco di qualche anno.

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