Rushlight, le luci di giunco

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I nostri antenati disponevano di ben poche fonti d’illuminazione rispetto alle civiltà moderne. Le lampade ad olio furono oggetti d’uso comune per interi millenni, ma richiedevano un rifornimento costante di combustibile; le torce imbevute di grasso animale, vegetale o di olio minerale non erano il massimo della praticità; le candele di cera costituirono per molto tempo un’alternativa funzionale ma molto costosa rispetto alle lampade ad olio, mentre quelle di sego, più economiche, emanavano un odore ben poco gradevole per via del materiale che consumavano come combustibile.

Il focolare fu per lungo tempo la principale fonte di luce nell’ ambiente domestico. In realtà, esistevano anche altre alternative, meno note in tempi moderni ma molto utilizzate nei secoli passati, perché rappresentavano fonti di luce a buon mercato e facilmente realizzabili.

Una di queste alternative era la “luce di giunco” (o rushlight in inglese), una piccola torcia realizzata con materia vegetale e imbevuta di grasso o olio.

La luce di giunco

La prima citazione di una luce di giunco risale al XVII secolo: l’antiquario inglese John Aubrey fu probabilmente il primo a descrivere questo metodo d’illuminazione, mentre Gilbert White fornì un resoconto accurato del procedimento costruttivo.

Le luci di giunco furono in uso sulle isole britanniche fino alla fine del XIX secolo, tornando ad essere utilizzate temporaneamente durante la Seconda Guerra Mondiale come luci d’emergenza.
Sappiamo tuttavia che il midollo di giunco fu utilizzato fin dall’ antica Roma come stoppino per candele e lampade ad olio; è del tutto possibile, quindi, che questo metodo di illuminazione sia molto più antico di quanto lascino supporre le prime testimonianze scritte relative al suo utilizzo.

Il giunco è una pianta acquatica cresce nelle zone paludose di Europa, Asia, Africa, Nord e Sud America. Si tratta di una pianta strutturalmente molto semplice, ma dotata di un nucleo di materia vegetale spugnosa e facilmente infiammabile.

Juncus effusus
Juncus effusus

Per realizzare una luce di giunco si raccoglieva il gambo maturo della pianta (principalmente il giunco comune, Juncus effusus, oppure Juncus maritimus e Juncus acutus) durante l’estate o l’autunno, attività generalmente svolta da donne e bambini almeno fino alla metà del 1800.

Per produrre una luce di giunco era necessario rimuovere l’epidermide verde del gambo per esporre il midollo spugnoso, avendo cura di lasciare una singola striscia di “pelle” esterna come supporto strutturale.

Dopo aver lasciato essiccare il gambo così preparato, il giunco veniva immerso una o due volte in una scodella di grasso fuso; per molto tempo fu pratica comune utilizzare grasso di maiale o di montone, perché diventano più solidi man mano che si rapprendono e hanno una consistenza che ne facilita la lavorazione.

Durata delle luci di giunco

Le fonti storiche sono discordanti sulla reale durata e qualità della fiamma prodotta da una luce di giunco. Nel “The Book of English trades, and library of the useful arts” (1827) si sostiene che una rushlight fosse mediamente lunga circa 30 centimetri e potesse bruciare per 10-15 minuti.

Secondo Gilbert White, una luce di giunco era lunga circa 72 centimetri e bruciava per quasi un’ ora ininterrottamente, producendo una luce chiara e relativamente potente.

La qualità della luce e la durata della combustione delle rushlight dipendevano ovviamente dall’abilità dell’artigiano che le produceva e dalla qualità dei materiali impiegati.

Era possibile prolungare la combustione di una luce di giunco utilizzando una fascina di rushlight, oppure producendo quelle che venivano definite “rushcandles“, candele di giunco in cui il midollo spugnoso del fusto veniva immerso più e più volte in cera o sego per ricoprirlo da più strati di materiale combustibile.

In alcune località britanniche si usava aggiungere una piccola quantità di cera prelevata da alveari selvatici o domestici, allo scopo di prolungare la durata della combustione e renderla più gradevole all’olfatto.

Nel video qui sotto, la riproduzione imperfetta di una luce di giunco sembra apparentemente produrre una fiamma pari a quella della candela utilizzata per accenderla. E’ possibile che le rushlight di buona qualità potessero illuminare quanto una candela di sego, anche se generalmente duravano meno di una candela di scarsa qualità.

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Vantaggi delle luci di giunco

Il grosso vantaggio delle luci di giunco non era la qualità della luce prodotta o la sua durata, ma il costo pressoché nullo per realizzarle. Chiunque poteva fabbricare piccole sorgenti di luce semplicemente raccogliendo giunchi e riutilizzando grasso animale o vegetale a buon mercato o di scarsa qualità.

Gilbert White sostiene che luci di giunco in grado di garantire luce per circa cinque ore fossero disponibili alla vendita nei mercati inglesi al costo di solo un quarto di penny (un farthing). Anche se una singola rushlight produceva una luce molto flebile, 3 o 4 luci di giunco accese insieme potevano fornire un’illuminazione sufficiente a condurre agevolmente le tipiche attività notturne di una casa contadina.

Fonti per “Rushlight, le luci di giunco”

Rush dips, rushlight and splint holders, nips
Rushlight: How the Country Poor Lit Their Homes (1904)
Rushlight


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