Il morbillo prima dell’era dei vaccini

Il morbillo prima dell'era dei vaccini
Condividi questo post
  •  
  •  
  •  
  •  

In epoca moderna e dopo l’introduzione di un vaccino specifico per la malattia, il morbillo viene erroneamente considerato come una malattia trascurabile e dalle conseguenze contenute. In passato, tuttavia, il morbillo è stato responsabile di epidemie cicliche che hanno provocato la morte di centinaia di migliaia di individui.

L’origine e l’identificazione della malattia

Non sappiamo con esattezza quando il morbillo emerse per la prima volta come malattia umana: è difficile distinguere con assoluta certezza i riferimenti storici alla malattia in periodi in cui veniva facilmente confusa con varicella, vaiolo o scarlattina.

Il morbillo, contrariamente al vaiolo, non lascia segni evidenti sui resti umani risalenti a secoli o millenni or sono. Alcune mummie egizie vecchie di oltre 3 millenni mostrano tracce del vaiolo, ma nessun segno dal morbillo, assente anche dai resoconti medici dell’epoca.

Il morbillo emerse probabilmente da 4.000 a 8.000 anni fa tra Medio Oriente e India sviluppandosi dal virus che sta all’origine anche della peste bovina e del cimurro canino. Recenti analisi hanno tuttavia messo in dubbio questa teoria, ipotizzando che la separazione netta del virus del morbillo da quello della peste bovina sia avvenuta in epoche più recenti.

Il primo, solido indizio di una malattia simile al morbillo in Europa risale al V secolo: nei pressi della moderna città di Vienna fu registrata un’epidemia caratterizzata da infezione respiratoria, infiammazione degli occhi e arrossamento della pelle.

Il primo manuale di distinzione e diagnosi di morbillo e varicella viene attribuita ad al-Razi (Muhammad ibn Zakariya al-Razi) intorno al IX-X secolo, autore dell’opera “Il Libro del Vaiolo e del Morbillo”. Secondo i resoconti incredibilmente dettagliati di al-Razi, il morbillo era una malattia “più temuta del vaiolo”.

Intorno all’ XI-XII secolo, grazie alla osservazioni di al-Razi, appare la prima documentazione storica che identifica e registra con una certa precisione la diffusione del morbillo in Europa e in Nord Africa.

morbillo

Nel 1676 il dottor Thomas Sydenham pubblica Observationes medicae circa morborum acutorum historiam et curationem (“Osservazioni mediche sulla storia e sulla cura delle malattie acute”), il primo trattato dopo al-Razi che descrive dettagliatamente l’infezione da morbillo e distingue la malattia da vaiolo e la scarlattina.

Occorre attendere però il 1757 per avere la prima dimostrazione del fatto che il morbillo sia una malattia causata da un agente infettivo presente nel sangue dei pazienti: grazie alle sue ricerche, il medico scozzese Francis Home tenta nel 1758 di vaccinare un paziente, senza tuttavia riuscirci.

Per le prime vaccinazioni funzionanti contro il morbillo occorrerà attendere le prime decadi del XX secolo, mentre le prime campagne di vaccinazione risalgono agli anni ’60 del 1900 grazie al lavoro del team di John Franklin Enders.

Perché il morbillo era così temuto in antichità?

Il virus del morbillo ha bisogno di una popolazione compresa tra le 250.000 e le 500.000 unità per scatenare un’epidemia; lo sviluppo delle città medievali (alcune molto popolose, come descritto in questo articolo) consentì alla malattia di propagarsi e di causare numerosissime vittime in una popolazione impreparata dal punto di vista immunologico e sprovvista di una cura.

Il virus del morbillo è altamente infettivo e si diffonde velocemente, specialmente nelle popolazioni che non hanno mai avuto a che fare con la malattia. Un paziente risulta infettivo a partire dal periodo di incubazione fino al termine della malattia; particolarmente suscettibili sono i bambini.

Verso la fine degli anni ’50 del 1900, la mortalità causata dal morbillo tra le popolazioni native del Brasile era pari al 27% degli infetti. Anche con i progressi medici dell’epoca contemporanea, una popolazione “vergine” può essere decimata dal virus del morbillo con tassi di mortalità incredibilmente elevati per il XXI secolo; nei Paesi in via di sviluppo, ancora oggi la mortalità dovuta alla malattia o alle complicazioni che può provocare è in grado di raggiungere il 10%.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Le epidemie di morbillo nei secoli passati si scatenavano con una certa ciclicità: in alcuni periodi si verificavano epidemie contenute della malattia ogni 2-5 anni. Sulle isole britanniche, tra il VI e l’ XI secolo, si registrarono per iscritto ben 49 “piaghe”, molte delle quali ritenute epidemie di morbillo: una media di 1 epidemia ogni 10 anni, giusto il tempo di far raggiungere alla popolazione locale un numero tale da consentire la propagazione di una nuova infezione.

Il morbillo può indurre complicazioni come diarrea o encefalite, e gli adulti tendono a sperimentare complicazioni più severe. In secoli ben lontani dalle conquiste della medicina moderna e caratterizzati da un basso livello di igiene, avere un sistema immunitario indebolito esponeva a seri rischi e poteva facilmente minacciare la sopravvivenza di moltissimi pazienti.

L’arrivo del morbillo nelle Americhe

Il morbillo può rivelarsi devastante in una popolazione che non ha sviluppato le difese immunitarie sufficienti a contrastare la malattia: l’epidemia di morbillo di Cuba nel 1529 causò la morte di due terzi della popolazione nativa che si stava riprendendo da un altrettanto letale epidemia di vaiolo (uno tra gli attori principali nello sterminio dei nativi americani, come spiegato in questo post).

Due anni più tardi, nel 1531, il morbillo fu responsabile per la morte di metà della popolazione nativa dell’ Honduras, causando decine di migliaia di morti anche in tutta l’America Centrale fino a colpire la civiltà Inca.

Nel 1533, verso il termine della spedizione di Francisco Pizarro in Perù, scoppiò un’altra epidemia di morbillo in Nicaragua, poco dopo il passaggio di Pizarro. Non fu l’ultimo episodio di contagio di massa della popolazione nativa: per almeno un altro secolo la popolazione nativa verrà letteralmente sterminata dal morbillo, dal vaiolo, dall’influenza e da altre malattie infettive.

All’inizio del 1850 il morbillo fa il suo ingresso su alcune isole del Pacifico, tra le quali le Hawaii e successivamente le Figi: in entrambi i casi, in meno di una decade si registrerà il decesso di un quinto della popolazione locale a causa della malattia.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Una delle tragedie sfiorate legate alla diffusione del morbillo lungo le coste atlantiche è quella che riguarda la popolazione inuit groenlandese.

Nel 1951, un viaggiatore proveniente dalla Danimarca introdusse il virus in una piccola comunità di 4262 individui, infettandoli tutti ad eccezione di cinque. Grazie all’intervento tempestivo della Danimarca nel fornire gammaglobuline ricche di anticorpi, la mortalità fu ridotta drasticamente al 2%.

Measles in antiquity and the middle ages
Timeline of measles
The History of Vaccines: Timeline
Origin of measles virus: divergence from rinderpest virus between the 11th and 12th centuries


Condividi questo post
  •  
  •  
  •  
  •  

3 Comments on “Il morbillo prima dell’era dei vaccini”

  1. Anche la peste pare esordire circa 5,6 mila anni fa e forse non casualmente queste malattie concomitano-per i motivi indicati dall’ autore-con la nascita delle civilta’ urbane del Bronzo Antico.Del virus del morbillo e’ infatti altissima sia la Virulenza e sia la Patogenicita’ , di cui proprio la prima, di un serbatoio grande nello spazio e nel tempo si avvantaggia.Comunque,fino alla vigilia della recente era vaccinale, i medici hanno molto temuto e sensibilizzato le famiglie circa i rischi dell’ “anergia post-morbillosa” ,segnatamente versus la TBC

Rispondi a Giorgio Gragnaniello Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.