Amazzonia abitata durante l’Olocene

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L’immagine dell’Amazzonia come luogo incontaminato sta pian piano lasciando il posto all’idea che l’essere umano abbia radicalmente modificato l’ecosistema pluviale sudamericano per millenni (leggi questo post per saperne di più).

In una recente ricerca della Penn State University, si ipotizza che i primi insediamenti a Llanos de Moxos, nel bel mezzo dell’ Amazzonia boliviana, non risalgano a 2.500 anni fa, ma siano databili ad un periodo compreso tra 10.000 e 4.000 anni fa.

Popoli amazzonici dell’ Olocene

“Da molto tempo sapevamo che le società complesse di Llanos de Moxos nell’Amazzonia sud-occidentale, in Bolivia, emersero circa 2.500 anni fa, ma nuove prove suggeriscono che l’essere umano si sia insediato nella regione 10.000 anni fa, durante il primo periodo dell’Olocene” sostiene Jose Capriles, assistente professore di antropologia.

“Questi gruppi” continua Capriles, “erano cacciatori-raccoglitori; tuttavia, i nostri dati mostrano che iniziarono ad esaurire le loro risorse locale e a stabilire comportamenti territoriali, che forse li condussero a domesticare alcune piante come le patate dolci, la cassava, le arachidi e i peperoncini, come metodo per ottenere cibo”.

Il team di Capriles ha condotto scavi archeologici e analisi dei reperti su tre “isole stagionali”: Isla del Tesoro, La Chacra e San Pablo. Queste isole si trovano nella savana di Llanos de Moxos, un territorio che periodicamente, seguendo il ritmo stagionale, viene invaso dalle acque.

Llanos de Moxos, conosciuta anche come “savana di Beni”, è un’area di 126.000 chilometri quadrati che si estende principalmente sul territorio boliviano, sconfinando in Brasile e Perù.

La regione occupa l’angolo sud-occidentale del bacino del Rio delle Amazzoni ed è attraversata da numerosi corsi fluviali che, ogni anno, inondano la pianura sommergendone circa la metà.

Isla del Tesoro, La Chacra e San Pablo
Isla del Tesoro, La Chacra e San Pablo

“Queste isole si ergono sopra la savana che le circonda, per cui non vengono sommerse durante la stagione delle piogge. Crediamo che i popoli locali utilizzassero questi siti di continuo come accampamenti stagionali, in particolare durante le lunghe stagioni umide, quando la maggior parte di Llanos de Moxos viene inondata”.

Transizione da nomadismo a sedentarietà?

E’ ormai assodato che Llanos de Moxos era abitata da popolazioni stanziali almeno 2 millenni prima dell’arrivo degli Europei: i canali, i tumuli e le vie di comunicazione che sono state scoperte fino ad oggi risalgono ad un periodo compreso tra il 1100 a.C. e il 1450 d.C..

Ma nonostante i sospetti sulla presenza di insediamenti ancora più antichi, fino ad ora non esisteva alcuna prova della presenza umana nella regione oltre i 2.000 anni prima di Cristo.

Durante i recenti scavi, gli archeologi hanno scoperto resti umani sepolti intenzionalmente secondo una procedura differente da quella dei cacciatori-raccoglitori ma più simile a quella delle società complesse e stanziali, caratterizzate da una gerarchia politica e dalla produzione di cibo.

“Se si tratta di cacciatori-raccoglitori che si spostavano di frequente, è insolito che seppellissero i loro morti in località specifiche; di solito lasciano le salme vicino al luogo del decesso”. Secondo Capriles, è raro trovare nella regione esseri umani o resti archeologici risalenti a periodi che precedono la lavorazione della terracotta.

“Il terreno tende ad essere molto acido, cosa che spesso rende difficile la conservazione di resti organici. Inoltre, la materia organica si deteriora velocemente in ambienti tropicali e questa regione manca totalmente di ogni tipo di roccia utile a realizzare strumenti di pietra, quindi non abbiamo utensili litici disponibili per le analisi”.

Le modifiche all'ambiente apportate dai primi abitanti di Llanos de Moxos
Le modifiche all’ambiente apportate dai primi abitanti di Llanos de Moxos

Caprile sottolinea il fatto che le ossa umane presenti su queste isole si sono conservate, nonostante le condizioni avverse, grazie alla presenza sul posto di latrine e rifiuti umani contenenti abbondanti frammenti di conchiglie, gusci di lumache, ossa animali e altra materia organica. “Nel corso del tempo, l’acqua ha dissolto il carbonato di calcio delle conchiglie, e i carbonati sono precipitati sulle ossa, fossilizzandole”.

I primi dominatori del fuoco

Non è stato possibile utilizzare la datazione al  carbonio-14 per stimare l’età dei resti umani perché le ossa erano fossilizzate, tecnicamente trasformate in pietra; la datazione al radiocarbonio è stata invece effettuata sui resti di carbone e sui gusci di lumaca, ottenendo una stima sull’arco temporale in cui questi siti furono occupati da esseri umani.

“I resti abbondanti di terra e legno bruciati suggeriscono che questi popoli usassero il fuoco, probabilmente per ripulire il terreno, cucinare e tenersi al caldo durante i giorni di pioggia” sostiene Capriles.

Umberto Lombardo, ricercatore dell’ Università di Berna e uno tra i primi archeologi ad analizzare i siti di Llanos de Moxos, spiega che quando i ricercatori scoprirono questi siti archeologici nel 2013 furono in grado di trarre conclusioni basandosi soltanto su prove indirette, specialmente le analisi geochimiche.

“Data l’assenza di prove dirette, molti archeologi erano scettici nell’accettare le nostre scoperte” spiega Lombardo. “Non erano del tutto convinti che queste isole fossero siti archeologici dell’ Olocene. Questo studio fornisce prove valide e definitive dell’origine antropogenica di questi siti, perché gli scavi hanno rivelato sepolture umane del primo Olocene”.

Rimane tuttavia un buco temporale tra i popoli scoperti dal team di Capriles, vissuti tra i 10.000 e i 4.000 anni fa, e l’emergere di società complesse nella regione boliviana circa 2.500 anni fa. “I popoli che abbiamo trovato sono diretti predecessori delle società complesse che si svilupparono successivamente? Ci sono ancora domande che hanno bisogno di risposte e speriamo di poterle fornire attraverso la ricerca futura”.

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