Gli Immortali dell’esercito persiano

Immortali dell'esercito persiano
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Sotto l’impero degli Achemenidi, uno dei più estesi della storia antica, esisteva una divisione militare di 10.000 unità che ricopriva sia il ruolo di guardia imperiale sia quello di gruppo scelto dell’esercito regolare.

Gli Immortali (Athanatoi) persiani appartenevano ad un reparto di fanteria pesante composto principalmente da soldati scelti persiani, medi ed elamiti, ma molte delle loro tattiche e del loro equipaggiamento rimangono ancora avvolti nel mistero.

La forza dell’impero achemenide

Il primo impero persiano ebbe origine sotto la guida di Ciro il Grande, sovrano che seppe unificare le tribù persiane sotto il controllo di un solo Gran Re (Shahanshah). Dopo aver conquistato e assimilato i Medi, Cambise II, figlio di Ciro, iniziò una campagna di conquista che raggiunse il culmine con Dario I.

Cambise e Dario riuscirono a conquistare l’Egitto, la Tracia, il Caucaso e buona parte della valle dell’Indo, ma due popoli misero a dura prova la potenza militare persiana: i Cartaginesi e i Greci. I primi, sfruttando un’antica alleanza con i Fenici, sfuggirono alla conquista persiana; i secondi, invece, si opposero con le armi formando un’alleanza di città-stato che ottenne la vittoria decisiva a Maratona nel 490 a.C.

Dario non digerì mai completamente la sconfitta: dopo due spedizioni fallimentari in Grecia stava già preparando la terza quando scoppiò una rivolta in Egitto che lo costrinse a dirottare le risorse militari alla foce del Nilo; affaticato e ammalato, Dario morì nel 486 a.C..

Il figlio Serse assunse quindi la guida dell’impero, intenzionato a portare a termine ciò che il padre aveva lasciato in sospeso: schiacciare e sottomettere la Grecia ribelle.

"Celebrazione dei 2.500 anni dell'Impero Persiano", una serie di celebrazioni avvenute tra il 12 e il 16 ottobre 1971 in Iran sotto l'ultimo Shah. I figuranti rappresenterebbero il reparto degli Immortali.
“Celebrazione dei 2.500 anni dell’Impero Persiano”, una serie di festività e parate avvenute tra il 12 e il 16 ottobre 1971 in Iran sotto l’ultimo Shah. I figuranti rappresenterebbero il reparto degli Immortali.

Secondo alcune fonti, l’esercito di Dario e del figlio Serse poteva contare su numeri imponenti, così grandi da evocare terrore in qualunque regno prescelto come bersaglio per la loro campagna di conquista: 1.700.000 unità di fanteria, 80.000 cavalieri e circa 20.000 alleati arabi e libici.

Tra questa moltitudine di uomini, una sezione dell’esercito, composta da 10.000 uomini, fu definita “Immortali” (o Diecimila) da Erodoto per via delle sue caratteristiche distintive. E’ tuttavia probabile che i componenti di questo gruppo scelto si definissero Anusiya, cioè compagni.

Gli Immortali giocarono un ruolo decisivo nella conquista d’Egitto attuata da Cambise II nel VI secolo a.C. e durante l’invasione dei regni indiani di Punjab e Sindh (nell’odierno Pakistan) operata da Dario I.

Parteciparono anche alla conquista della Scizia nel 520-513 a.C. e presero parte alla celebre battaglia delle Termopili nel 480 a.C., probabilmente seguendo l’esercito persiano anche durante la campagna di occupazione della Grecia nell’anno successivo.

Una divisione di soldati scelti

Ciò che sappiamo sugli Immortali persiani viene quasi esclusivamente dalle parole di Erodoto: guidati da Idarne durante la seconda guerra persiana, erano soldati di professione che appartenevano ad una divisione di fanteria pesante composta da 10.000 unità.

Secondo Erodoto, il nome “Athanatoi” (Immortali) gli fu attribuito per via della struttura stessa della divisione: se un combattente veniva ferito, ucciso o si ammalava era velocemente sostituito da un altro per mantenere costante il numero degli Immortali.

Sparabara e Immortali
Sparabara, arciere, portatore di vessillo e Immortale

Per poter aspirare ad un posto tra gli Immortali, un guerriero doveva necessariamente essere persiano, medo o elamita. L’addestramento iniziava in tenera età e i giovani guerrieri venivano reclutati inizialmente tra gli Sparabara (scudieri) e i Takabara (fanteria leggera); quando si liberava un posto tra gli Athanatoi, i capitani degli Immortali selezionavano il miglior guerriero dai ranghi militari inferiori per inserirlo nella divisione.

Per diventare un Immortale occorreva completare tutto l’addestramento militare previsto per un soldato: arcieria, combattimento a mani nude e armato, oltre a possedere la capacità di sopravvivere in autonomia nella natura selvaggia. Il reclutamento finale nei ranghi dell’esercito avveniva intorno ai 15 anni e il congedo scattava una volta raggiunti i 50 anni d’età.

Durante i periodi di inattività, sembra che gli ufficiali Athanatoi (hazarapatish) si dedicassero alla caccia ai grandi felini per coltivare e migliorare le loro abilità guerriere: ottenere e indossare una pelle di leone era simbolo di grande capacità e coraggio.

Dotazione bellica degli Immortali

Senofonte descrive le guardie di Ciro il Grande come fanti pesantemente armati che indossavano pettorali di bronzo ed elmi (senza tuttavia definirli Immortali); anche i cavalli degli Immortali erano corazzati da piastre di bronzo che proteggevano animale e cavaliere.

I cavalieri Immortali erano equipaggiati con uno scudo di bronzo, faretre in grado di trasportare fino a 120 frecce, una mazza ferrata e due lance di bronzo o di ferro.

Erodoto invece descrive in modo differente la dotazione degli Athanatoi: scudo intrecciato ricoperto di pelle, lancia corta, faretra, spada corta, frombola e arco; alcuni reparti erano armati di sagaris, una scure d’arcione tipica delle steppe euro-asiatiche.

Sotto le vesti, gli Immortali indossavano corazze a scaglie metalliche, e le loro lance erano munite di un peso di bilanciamento metallico all’estremità opposta alla punta: la forma o il metallo del pomo di bilanciamento serviva a distinguere il rango del guerriero.

Guerriero medo (a sinistra) e persiano (destra) in abiti cerimoniali. Secondo alcuni archeologi, si tratta di Immortali.
Guerriero medo (a sinistra) e persiano (destra) in abiti cerimoniali. Seondo alcuni archeologi, si tratta di Immortali.

La maggior parte degli Immortali disponeva di lance controbilanciate da un peso d’argento a forma di melagrana, ma circa 1.000 soldati scelti avevano pomi dorati e costituivano la guardia personale dell’imperatore. Le loro lance erano più lunghe e di qualità superiore, e gli uomini di questo reparto speciale venivano selezionati tra gli Athanatoi più coraggiosi e capaci nel combattimento.

Gli Immortali viaggiavano in compagnia di una carovana di cammelli e muli che trasportavano carri pieni di tutte le risorse necessarie alla sussistenza durante le lunghe campagne militari, oltre a cibo speciale che solo gli Athanatoi potevano consumare. Nella carovana viaggiavano anche le concubine e i servitori dei guerrieri.

I dubbi sugli Immortali

Come detto in precedenza, ciò che sappiamo sugli Immortali viene prevalentemente dalle parole di Erodoto. Secondo alcuni archeologi, le guardie reali raffigurare a Susa facevano parte di questa divisione di fanteria scelta, ma non c’è alcuna prova a sostegno di questa ipotesi.

Ad oggi, non sappiamo quale fosse la loro esatta denominazione nell’esercito persiano, il loro scopo primario e la loro origine. Per quanto riguarda il loro nome, è possibile (anche se ben lontano dall’essere dimostrato) che Erodoto abbia interpretato in modo errato il termine “anusiya” (seguace) con “anausa” (immortale).

Non sappiamo se gli Immortali parteciparono all’avanzata persiana in Grecia dopo la battaglia delle Termopili. Alcuni archeologi ritengono che siano ritornati in Asia seguendo Idarne e Serse, dato che non vengono più menzionati nella documentazione relativa all’anno 479 a.C.

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