Grandi guerrieri d’Oriente

Grandi guerrieri d'Oriente
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La storia di terre lontane come India, Cina e Giappone viene spesso sottovalutata da noi europei. Si tratta di regioni che per millenni interi sono state caratterizzate da ondate di conquista e di disgregazione, da riunificazioni e separazioni continue che hanno portato alla nascita di guerrieri e generali rimasti nella leggenda.

La memoria di alcuni di questi personaggi sopravvive ancora oggi nella tradizione popolare ed è stata ulteriormente rafforzata da pellicole cinematografiche di grande successo, da libri di grande tiratura e addirittura da videogames forse meno conosciuti in Occidente ma molto popolari sul vastissimo mercato asiatico.

 

Prithviraj Chauhan (XVII secolo)

Prithviraj Chauhan

Prithviraja III, signore della guerra indiano della dinastia Chahamana, ereditò il trono all’età di 11 anni dopo essere stato dichiarato il legittimo successore grazie alle sue prodezze in battaglia e al coraggio dimostrato in innumerevoli scontri armati.

Secondo la tradizione, Prithviraja fu in grado di sconfiggere un leone a mani nude, un gesto che solo pochi altri uomini della leggenda furono in grado di compiere. Non solo: Prithviraja era in grado di combattere bendato, colpendo il bersaglio con un arco senza mai sbagliare.

La sua capacità di combattere in totale cecità gli tornò utile quando fu catturato da Muhammad di Ghor: i suoi carcerieri lo torturarono e gli bruciarono i bulbi oculari servendosi di ferri arroventati. Quando Muhammad decise di ridicolizzare il suo prigioniero illustre organizzando una gara di tiro con l’arco, Prithviraja colpì senza esitazione il centro del bersaglio lasciando sbalorditi i presenti.

Prithviraja riuscì a liberarsi dalla sua prigionia uccidendo in un sol colpo Muhammad dopo aver seguito il suono della sua voce.

 

Tsutsui no Jomyo Meishu (XII secolo)

Tsutsui no Jomyo Meishu

Il Giappone sembra essere stata la terra natale di molti guerrieri leggendari, ma samurai e shinobi non furono gli unici gruppi guerrieri ad addestrare combattenti capaci e temibili: Tsutsui no Jomyo Meishu fu infatti un monaco guerriero vissuto nel XII secolo ed è considerato uno dei combattenti più temibili dell’intera storia del Giappone.

Armato di naginata, spada, arco e una faretra ricolma di frecce, Jomyo Meishu si rese noto per la difesa del suo monastero sul fiume Uji contro le schiere di samurai Taira bramose di conquista. A separarlo dal nemico c’era solo un ponticello di legno composto da due lunghe travi che solcavano il corso d’acqua.

Lasciandosi alle spalle i suoi compagni, Jomyo Meishu scagliò una freccia verso il nemico (colpendo alla gola un soldato) e gridò “Sono il monaco Jomyo Meishu di Tsutsui, un guerriero che vale migliaia di uomini. Se qualcuno si considera alla pari, che si faccia avanti. Lo incontrerò!“.

I samurai Taira risposero al fuoco, mancandolo di un soffio. Jomyo Meishu svuotò quindi la sua faretra colpendo mortalmente 12 samurai e ferendone altri 11, senza mai mancare il bersaglio.

Ancora insoddisfatto, Jomyo Meishu attraversò con furia le travi di legno brandendo la sua naginata e uccidendo cinque uomini in un batter d’occhio. L’arma si incagliò nel corpo di un sesto soldato, costringendo il guerriero ad estrarre la sua spada: armato di katana uccise altri otto uomini fino alla rottura dell’arma sul cranio del nono samurai Taira.

Ma Jomyo Meishu non aveva finito: estrasse il pugnale e continuò a combattere fino a rimanere a mani nude. A quel punto fu preso con la forza dai suoi compagni e condotto lontano dalla battaglia.

 

Miyamoto Musashi (XVI – XVII secolo)

Musashi Miyamoto

E’ molto difficile riassumere la vita di Miyamoto Musashi in qualche paragrafo, ma molti guerrieri antichi e moderni lo considerano il più grande spadaccino di tutti i tempi. La sua carriera iniziò da ragazzino, quando decise che avrebbe dedicato la sua vita al perfezionamento dell’arte della scherma.

Iniziò a vagabondare per il Giappone all’età di 15-16 anni lasciando l’eredità di famiglia al marito della sorella e sconfiggendo avversari di ogni scuola di scherma armato soltanto di un bokken, una spada di legno usata per l’allenamento. Dopo la Battaglia di Sekigahara, Musashi sparì dalla circolazione per 2-3 anni apparendo nuovamente nelle cronache a Kyoto, ormai ventenne.

Uno dei momenti che lo resero immortale nella storia della scherma fu la faida contro la scuola Yoshioka di Kyoto, una delle otto scuole più rinomate della città. Dopo aver sconfitto il maestro (Seijuro) e suo fratello (Denshichiro) presentandosi in ritardo, come suo solito, per innervosire il suo avversario, Musashi si trovò nella rete di una cospirazione che coinvolse ogni membro della scuola rivale e volta ad uccidere il guerriero leggendario.

Dopo l’organizzazione di un terzo duello da svolgersi durante la notte (l’avversario sarebbe stato Yoshioka Matashichiro, al tempo dodicenne), Musashi si insospettì e si recò sul luogo dello scontro diverse ore prima scoprendo che la scuola Yoshioka aveva intenzione di nascondere spadaccini e arcieri nella boscaglia per ucciderlo non appena si fosse fatto vivo per il duello.

Al momento opportuno, Musashi uscì dal suo nascondiglio uccidendo in un sol colpo il suo avversario con il bokken; ritrovatori circondato, estrasse le sue due spade (vere) e si ricavò una via d’uscita a colpi di fendenti, sparendo nella notte in una scia di sangue.

Il suo duello più famoso fu quello del 1612 con Sasaki Kojiro, spadaccino noto come “Il Demone delle Province Occidentali”: Musashi si presentò in ritardo all’appuntamento e armato di un bokken ricavato sul momento dal remo della barca che lo aveva trasportato fino al luogo dello scontro.

 

Hattori Hanzo (XVI secolo)

Hattori Hanzo, guerrieri d'oriente

Hattori Hanzo è considerato il più celebre ninja della storia del Giappone. La sua abilità nel combattimento e nelle tecniche di evasione era tale da fargli conquistare il nome “Hanzo il Demone”; era anche noto per la sua estrema abilità nel maneggiare la lancia.

La famiglia Hattori fu una servitrice di minore entità del clan Matsudaira (successivamente noto come Tokugawa) che risiedeva nella provincia di Iga, nota per le sue spie e circondata da un alone di mistero.
Il suo addestramento iniziò in tenera età e le sue prime missioni da shinobi si svolsero a 12 anni. Nel corso degli anni successivi perfezionò le abilità da ninja e da samurai raggiungendo livelli considerati soprannaturali dai suoi nemici.

All’età di 16 anni partecipò alla sua prima vera battaglia, l’assedio al Castello di Udo. Negli anni successivi partecipò al salvataggio di ostaggi Tokugawa al Castello di Kaminogo e partecipò all’assedio del Castello di Kakegawa nel 1569.

 

Xiahou Dun (II – III secolo d.C.)

Grandi guerrieri d'Oriente

Chiamato “il Drago con un solo occhio”, Xiahou Dun era così temibile da costringere alla fuga qualunque soldato comune. La sua figura entrò nella leggenda quando fu colpito all’occhio durante una battaglia contro Lu Bu: dopo aver estratto la freccia dall’orbita, si infilò il bulbo oculare in bocca e iniziò a masticarlo.

La tradizione lo dipinge come un eroe modesto e rispettoso, oltre che ligio al dovere: nelle “Cronache dei Tre Regni” si racconta che scese in guerra accompagnato dal suo educatore per terminare la sua formazione.

All’età di 13-14 anni pare che uccise un uomo che aveva osato insultare il suo maestro e da allora la sua fama crebbe a dismisura fino a diventare uno degli uomini di fiducia di Cao Cao.

 

Wu Mei (o Ng Mui, XVII secolo)

Ng Mui

Considerata un vero e proprio genio delle arti marziali, Wu Mei faceva parte dei leggendari “Cinque Anziani dello Shaolin” e sopravvisse alla distruzione del tempio sotto la dinastia Qing. Figlia di un generale della corte imperiale Ming, aveva ricevuto un’educazione da nobile e aveva iniziato l’addestramento alle arti marziali in tenera età.

La sua abilità più nota era quella di riuscire ad “assorbire” le tecniche marziali di altre scuole, capacità che la portò ad elaborare una serie di nuove metodologie di combattimento a mani nude tra cui il Wing Chun, Ng Mui e Airone Bianco.

 

Lu Bu (II secolo d.C.)

Grandi guerrieri asia

Descritto come un uomo imponente e che incuteva un timore irrefrenabile, Lu Bu possedeva incredibili abilità di combattimento, era un arciere formidabile e un cavaliere esperto. Era soprannominato “Generale Volante” per la sua abilità marziale e cavalcava un destriero che chiamava “Lepre Rossa”.

Una delle sue caratteristiche più note era il suo scarso senso di lealtà: era noto per i suoi cambi di schieramento in base alla convenienza e cambiò ben cinque maestri, servendoli per poi tradirli per ragioni più o meno futili; intrattenne addirittura una relazione amorosa con la moglie di uno dei maestri e adorava andare a letto con le compagne dei suoi soldati.

Secondo i resoconti dell’epoca, possedeva un temperamento mutevole, aveva una scarsa capacità di pianificazione e di gestione del suo battaglione, era costantemente corroso dal sospetto e non era in grado di gestire i suoi subordinati.

La sua serie di tradimenti fu interrotta da signore della guerra Cao Cao, che lo condannò all’impiccagione.

 

Dian Wei (II secolo d.C.)

Montagna d’uomo che brandiva due alabarde del peso di 20 kg ciascuna. Servì sotto Cao Cao fino a ricoprire il ruolo di comandante e di guardia personale del signore della guerra. Dian Wei aveva l’ambizione di diventare uno youxia, un eroe popolare traducibile come “vigilante errante”.

Secondo la leggenda, poteva impugnare 10-12 lance in una volta sola e indossare una doppia armatura senza perdere in forza e velocità. Nel ruolo di guardia personale, brandiva un’ascia gigante dalla lama di 33 centimetri e stazionava di fronte alla tenda di Cao Cao dall’alba al tramonto, dormendo di fianco alla tenda del suo comandante quasi ogni notte.

Incontrò la morte nella Battaglia di Wancheng coprendo la fuga di Cao Cao dall’esercito di Zhang Xiu.

 

Saito Musashibo Benkei (XII secolo)

Monaco guerriero Benkei

Noto fin dall’adolescenza come Oniwaka (“figlio di un demone”), Benkei era un uomo enorme dalla forza straordinaria che, secondo la tradizione, sconfisse almeno 200 uomini in battaglia e quasi un migliaio in duello.
Ricevette un’educazione guerriera viaggiando per svariati monasteri buddisti del Giappone, prediligendo la naginata come arma primaria.

Benkei si rese noto girando i dintorni di Kyoto ogni notte nel tentativo di ottenere 1000 spade da altrettanti samurai, guerrieri che lui considerava vanitosi e arroganti. Dopo aver collezionato 999 spade ci fu l’incontro che cambiò la sua esistenza: un piccolo uomo dall’aspetto nobiliare lo sconfisse in duello, rivelando successivamente di essere Minamoto no Yoshitsune, uno dei più celebri samurai e generali dell’intera storia del Giappone.

L’episodio della sua morte ha un livello di epicità incredibile: per difendere il suo signore, Benkei si posizionò sul ponte che costituiva l’unica via d’accesso al Castello di Koromogawa, dove si nascondeva Yoshitsune. Dopo aver perso qualche dozzina di uomini per mano del monaco guerriero, il nemico decise di abbattere il gigante a colpi di frecce: man mano che Benkei uccideva soldati, venivano scagliate frecce nei punti vitali senza tuttavia ottenere alcun risultato apparente.

Dopo la morte di circa 300 soldati per mano del guerriero, il nemico rimase impietrito nell’osservare Benkei trafitto da decine di frecce ma ancora in piedi, immobile, stagliarsi sul ponte. Con timore alcuni soldati si avvicinarono e si accorsero che il gigante era in realtà morto da diversi minuti, per quanto continuasse a reggersi sulle sue gambe.


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2 Comments on “Grandi guerrieri d’Oriente”

  1. Musashi,forse autore anche di un celebre libro di tecnica del combattimento,sarebbe stato l’iniziatore della tecnica di combattimento con 2 spade.Se cosi’ fosse,doveva avere forse la dote innata di un perfetto ambidestrismo,come un cervello a specchio:dote peraltro perseguita dopo di lui dalla cultura giapponese tradizionale;addirittura,la stimolazione del “cervello di destra”,intuitivo e non deduttivo,poco sfruttato dalla cultura occidentale.Da qui,si vuole,l’enorme differenza con la scherma occidentale e le sue “parate di seconda,diterza…ecc”,codificate e ragionate,come peraltro tutta la nostra epistemologia.

  2. Grazie per il commento 🙂 “Il libro dei cinque anelli” mette in luce un Musashi che va ben oltre il semplice spadaccino: il “Libro del Vuoto” è forse l’espressione più descrittiva del suo metodo di combattimento e di ciò che hai definito con “intuitivo e non deduttivo”.
    Il profondo studio delle tecniche di scherma della sua epoca e della tradizione in cui era immerso, unite all’esperienza, lo hanno probabilmente portato ad un livello di combattimento ad altissimo contenuto di memoria muscolare e di intuitività. Una cosa è combattere solo con l’istinto; unire l’istinto innato alla conoscenza è un mix perfetto per reagire nel modo più appropriato a quasi ogni situazione.
    Musashi fu inoltre un’ottima mente strategica, dote che lo ha sicuramente aiutato nell’elevarsi sopra altri spadaccini del suo periodo 🙂

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