La zanzara e la malaria

Zanzara e repellenti
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Pensando ad una vita a totale contatto con la natura, come quella condotta dai nostri antenati preistorici, viene in mente una vasta gamma di pericoli generalmente rappresentati da predatori ben identificabili o dall’aspetto terrificante come serpenti, lupi, orsi o alligatori. Ma gli animali più pericolosi spesso sono minuscoli, se non addirittura invisibili.

Tra questi killer invisibili c’è la zanzara, un insetto dall’incredibile successo ecologico rimasto sostanzialmente immutato per 80 milioni di anni e che si è diffuso in qualunque continente ad eccezione dell’Antartide.

In epoca moderna le zanzare causano tra i 300 e i 500 milioni di casi di malaria e quasi 3 milioni di morti ogni anno, rappresentando un rischio concreto di contrarre svariate malattie per il 40% della popolazione mondiale di oltre 90 Paesi.

In passato, la malaria era ancora più letale e l’impatto della malaria non può essere trascurato nella storia dell’ Homo sapiens: con l’inizio della rivoluzione neolitica la pressione evolutiva creata dalla malaria ebbe come conseguenza la selezione naturale per mutazioni resistenti al plasmodio (come la talassemia e l’anemia falciforme), mutazioni ormai ben diffuse e radicate nel Mediterraneo già 2.000 anni fa.

Il ciclo vitale della zanzara

Il ciclo vitale delle zanzare inizia con la deposizione di 100-200 uova da parte di un esemplare femmina; ogni uovo creerà una larva che raggiungerà la fase adulta nell’arco di circa 40 giorni. Le larve di zanzara trascorrono la maggior parte del loro tempo a nutrirsi di alghe e batteri, interrompendo la caccia solo per riaffiorare in superficie per una boccata d’ossigeno.

Larve di zanzara
Larve di zanzara

Dopo la metamorfosi in pupa, la zanzara perde totalmente il suo appetito ma mantiene la necessità di riaffiorare per respirare; generalmente sosta in prossimità della superficie per immergersi soltanto se si sente minacciata. Dopo qualche giorno, la pupa emerge in superficie, la schiena si apre e la zanzara adulta è libera di librarsi in volo.

Femmine affamate di sangue

I maschi di zanzara si nutrono principalmente di nettare e zuccheri durante i loro 5-7 giorni di vita per prepararsi alla formazione di un grosso sciame dentro il quale si accoppieranno con le femmine; queste, una volta fecondate, andranno in cerca di un pasto completo a base si sangue o zuccheri per produrre e far sviluppare completamente le uova fecondate dal maschio.

Dopo un pasto corposo, le femmine smettono di nutrirsi per qualche giorno e dedicano tutte le loro energie allo sviluppo delle uova; dopo aver deposto la prole, il ciclo di fecondazione, alimentazione e deposizione di uova si ripete fino alla morte della zanzara.

Le femmine di zanzara prediligono “donatori” di sangue di tipo “Zero” o mammiferi che emettono grandi quantità di calore corporeo o anidride carbonica dalla respirazione. Dei suoi 72 recettori di odori presenti nelle antenne, almeno 27 sono esclusivamente dedicati alla percezione dei sottoprodotti della traspirazione della pelle.

Le zanzare tuttavia sono molto adattabili: prelevano sangue da qualunque preda riescano a trovare, sia esso un mammifero, un rettile, un uccello o un altro insetto.

Zanzare si nutrono di un bruco: Penn State entomology
Zanzare si nutrono di un bruco: Penn State entomology

Durante il prelievo di sangue, le zanzare iniettano la loro saliva all’interno della preda: la saliva agisce da anticoagulante per evitare che la proboscide della zanzara rimanga incastrata o venga otturata da un un grumo di sangue.

E’ durante questa iniezione di liquido anticoagulante che la zanzara trasmette microrganismi patogeni all’interno dell’ospite. La saliva è anche responsabile per la sensazione di prurito scatenata dalla risposta alla puntura di zanzara da parte del sistema immunitario.

Zanzara che si nutre di sangue. Foto di Jena Johnson
Zanzara che si nutre di sangue. Foto di Jena Johnson
Come si proteggevano dalle zanzare i nostri antenati?

In base alla loro distribuzione geografica, alcune specie di zanzara possono trasmettere queste malattie:

  • Malattie virali come la febbre gialla, la dengue e la chikunguya, trasmesse principalmente dalla zanzara Aedes aegypti.
  • Malaria, causata da diverse specie di Plasmodium e trasmessa dalle zanzare del genere Anophele.
  • Zika, che causa febbre, dolori articolari e congiuntiviti, fino a microcefalia nel feto se contratta durante la gravidanza.

Come veniva affrontata nell’antichità la minaccia delle zanzare? Con buon senso e repellenti naturali, se escludiamo le innumerevoli idee assurde che i nostri antenati elaborarono per affrontare le malattie che li affliggevano.

Uno dei primi espedienti, scoperto ed utilizzato probabilmente da prima del Neolitico, fu l’utilizzo di uno spesso strato di fango o argilla cosparso sul corpo: il fango forma una barriera quasi impenetrabile per la proboscide delle zanzare ma tende a seccarsi e a cadere. Non è inoltre indicato nel caso si avessero ferite aperte da mantenere pulite per evitare infezioni.

Il buon senso diceva anche di tenersi lontani da qualunque pozza di acqua stagnante : in epoca medievale si riteneva che gli antichi Romani avessero scoperto che la malaria veniva trasmessa dai terribili miasmi emessi dalle acquitrini durante la decomposizione della materia organica, una spiegazione basata sull’osservazione dei casi di “febbre di palude” che si scatenavano più o meno regolarmente in tutta Europa.

Anche se il concetto di miasma malarico è stato del tutto superato dalla scienza moderna, si basava su fatti reali: le femmine di zanzare depositano le loro uova nell’acqua stagnante, sia essa una pozzanghera o una palude, e una volta raggiunta l’età adulta tenderanno a stazionare nei pressi dell’acqua in attesa del primo banchetto a sangue caldo.

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Un metodo efficace per tenere alla larga la maggior parte delle zanzare è quello del fumo: gettare legna umida sul fuoco da campo produrrà una colonna di fumo che terrà lontane le zanzare. L’effetto repellente del fumo aumenta se si utilizzano escrementi secchi di erbivori come combustibile.

Piante utili come repellenti per zanzare

L’Achillea millefoglie, una pianta che cresce spontaneamente in tutto l’emisfero boreale, può essere usata sia come repellente per zanzare sia come trattamento per ferite infette. Per utilizzarla come repellente, occorre bruciare le foglie o i fiori freschi o secchi sul fuoco; ridurre i fiori in poltiglia, invece, per creare una “pasta” cicatrizzante.

Achillea millefoglie
Achillea millefoglie: Herb Rally

Consumare aglio contribuisce ad allontanare le zanzare. L’odore corporeo alterato dalla presenza dell’aglio, infatti, è repellente per le zanzare quanto lo è per gli esseri umani. L’aglio inoltre ha proprietà antibiotiche e antibatteriche preziosissime che tornano sempre utili anche nel caso delle minuscole incisioni provocate dalle zanzare.

Un ultimo metodo in grado di ridurre il numero di punture di zanzare è quello di cospargere il corpo di grasso o olio. Queste due sostanze tendono a rendere più difficile la penetrazione del rostro della zanzare nella pelle del loro bersaglio e ad intasare la proboscide impedendo la suzione del sangue.

Anche se non è utile come repellente per zanzare, il chinino (in lingua Quechua il termine quina indica la “corteccia sacra” dell’albero della china) è invece un efficace rimedio contro la malaria introdotto dai gesuiti in Europa durante il XVII secolo.

Le prime bacche dell’ albero della china (genere Cinchona) arrivarono dal Perù in Spagna nel 1632, anche se la prima descrizione dell’effetto della corteccia dell’albero della china è più antica di almeno 50 anni.

Gli indiani Quechua usavano la corteccia degli alberi del genere Cinchona per creare un tonico in grado di curare la diarrea, uno dei principali effetti dell’infezione da plasmodio e causa di disidratazione potenzialmente fatale negli affetti da malaria.

Durante il XVII secolo la corteccia di cinchona, chiamata anche chinino, pulvis gesuiticus o corteccia peruviana, divenne una delle merci più pregiate prodotte in Sud America e destinate al mercato europeo.

Post inizialmente scritto il 9 settembre 2017 e modificato il 22 aprile 2018


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One Comment on “La zanzara e la malaria”

  1. Probabilmente fu l’osservazione empirica della relativa immunita’ dalla sifilide, dei colpiti da febbri malariche periodiche croniche a ingenerare la speranza di curare il “mal francese” con fortissimi bagni turchi o procurando la febbre,molto prima della scoperta scientifica della spirocheta pallida e della sua sensibilita’ a temperature > 41 gradi ca.

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