Doggerland, l’antico paradiso preistorico sul fondo del Mare del Nord

Doggerland nel mesolitico
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Fino a circa 12.500 anni fa, il Mare del Nord aveva un aspetto decisamente diverso rispetto a quello moderno: Gran Bretagna, Danimarca, Germania e Paesi Bassi erano uniti da una massa di terra emersa chiamata Doggerland, una distesa principalmente pianeggiante ricoperta da tundra, foreste e paludi.

L’esistenza di Doggerland, una regione ormai sommersa dalle acque del Mare del Nord da almeno 8.000 anni, fu per la prima volta ipotizzata nel libro “A Story of the Stone Age” del 1897 scritto da H.G. Wells, anche se ai tempi non era ancora possibile dimostrarne l’esistenza attraverso prove archeologiche.

Le prime prove archeologiche di Doggerland

Le prime testimonianze dell’esistenza, all’inizio del Neolitico, di una massa di terra emersa nel Mare del Nord furono recuperate nel 1913 dal paleobiologo Clement Reid: alcuni resti di piante acquatiche e non, ossa animali e artefatti di selce risalenti al 8-10.000 anni fa e recuperati dal fondale marino iniziarono a suggerire che Doggerland fosse stata ben più che una striscia di terra emersa disabitata, ma una zona ricca di vita animale e un’ importante riserva di caccia e pesca per gli abitanti del Nord Europa.

Le scoperte avvenute nell’arco del XX secolo, tra cui un arpione di corno e un cranio di Neanderthal di 40.000 anni fa, contribuirono a rafforzare l’idea che Doggerland fosse stata una regione ricca di attività umana alla fine dell’ultimo periodo glaciale.

Evoluzione di Doggerland durante i millenni
Evoluzione di Doggerland durante i millenni
Doggerland: un paradiso selvaggio nel Mare del Nord

Circa 450.000 anni fa, uno strato di ghiaccio ricoprì la maggior parte del Mare del Nord; 18.000 anni fa il ghiaccio si era parzialmente sciolto, la glaciazione stava giungendo al termine e il livello del mare era di ben 120 metri più basso rispetto a quello odierno.

La temperatura media era di 4-5°C inferiore ai livelli del XXI secolo, ma nei successivi 3-4.000 anni il clima iniziò a diventare sempre più caldo, favorendo la diffusione di animali ed esseri umani che si erano rifugiati a Sud per evitare il gelo della glaciazione.

Il livello dei mari più basso e lo scioglimento progressivo dei ghiacci che ricoprivano il Mare del Nord contribuirono alla formazione di una vasta regione pianeggiante ricoperta principalmente da foreste e fiumi a Sud, mentre le coste rivolte a Nord erano costellate da lagune e paludi.

I reperti finora recuperati dal fondale marino ci parlano di grandi mandrie di erbivori e migliaia di esseri umani che iniziarono a ripopolare aree in precedenza ricoperte dai ghiacci o inadatte a fornire sufficienti risorse per la sopravvivenza a causa del clima estremamente rigido.

Intorno a 13.000 anni fa il clima mutò nuovamente: il rilascio di grandi quantità di acqua dolce dovuto allo scioglimenti delle riserve glaciali modificò radicalmente la corrente del Golfo e quella nord-atlantica portando ad un rapido raffreddamento climatico che durò 1.500 prima di stabilizzarsi.

La fauna e la flora che si erano stabilite a Doggerland furono costrette ad adattarsi in attesa di un progressivo riscaldamento climatico in grado di rendere più vivibile la regione.

Mappa approssimativa di Doggerland realizzata da Vince Gaffney della University of Birmingham
Mappa approssimativa di Doggerland realizzata da Vince Gaffney della University of Birmingham

Circa 11.000 anni fa, Doggerland si era trasformata un vero e proprio paradiso terrestre per l’uomo del Mesolitico: enormi foreste di quercia, olmo, betulla, salice e pino ricoprivano la superficie della regione e fornivano riparo a cavalli selvatici, uri, cervi, alci e cinghiali, oltre che a piccoli mammiferi e uccelli.

Una quantità incalcolabile di fiumi solcava la superficie di Doggerland fornendo pesce a volontà agli innumerevoli predatori acquatici e alla popolazione umana locale.

A Nord, le lagune che si affacciavano sul mare erano un terreno di pesca ideale per molluschi e crostacei; a Sud invece il Canale della Manica ospitava la foce di un fiume che raccoglieva le acque del Tamigi e del Reno.

La scomparsa di Doggerland

Il destino di Doggerland era tuttavia segnato fin dal principio: se le glaciazioni avevano sottratto acqua all’Atlantico e al Mare del Nord per ricoprire di ghiaccio una parte del pianeta, il riscaldamento climatico iniziò a rilasciare nei millenni successivi all’emersione di Doggerland un’enorme quantità d’acqua che ben presto colmò i 120 metri di differenza tra il livello del mare durante la fine del Pleistocene e quello registrato in tempi moderni.

Tra i 10.000 e gli 8.500 anni fa Doggerland fu reclamata dal mare e iniziò a sparire sotto il livello crescente dell’acqua. In meno di 2.500 anni ciò che un tempo era una vasta massa di terra abitata da innumerevoli specie di piante ed animali diventò un’isola: Dogger Bank, la zona più elevata della regione, restò per qualche secolo l’unica testimonianza emersa dell’esistenza di Doggerland, fino al terribile tsunami di Storegga.

Frana di Storegga che inondò Dogger Bank
Frana di Storegga che inondò Dogger Bank
La frana di Storegga

8.200 anni fa, la piattaforma continentale della Norvegia (la zona costiera tra il Mare del Nord e il Mare di Norvegia) subì uno smottamento di proporzioni ciclopiche:da una porzione della piattaforma lunga 290 km si staccò un volume totale di 3.500 km cubici di detriti, l’equivalente di una massa di roccia e fango vasta quanto l’Islanda e spessa 34 metri.

La frana di Storegga, come viene definita dagli esperti, fu una delle frane più vaste mai registrate dalla scienza e le sue conseguenze risuonarono lungo tutta la porzione settentrionale dell’Atlantico: in Scozia, lo tsunami penetrò per oltre 80 km nell’entroterra, con un’onda alta probabilmente 4 metri rispetto agli attuali livelli di marea.

Al tempo della frana di Storegga, Dogger Bank era un’isola il cui punto più alto era a soli 5 metri sopra il livello del mare e destinata inevitabilmente a sparire nell’arco di qualche secolo o millennio a causa dell’innalzamento progressivo delle acque del Mare del Nord.

Lo tsunami causato dalla frana di Storegga inondò violentemente l’isola di Dogger Bank sommergendola completamente e trasformandola in un enorme banco di sabbia conosciuto in tempi moderni con lo stesso nome: Dogger Bank attualmente si estende oggi per 260 km di lunghezza e 97 km di larghezza nel bel mezzo del Mare del Nord, ad una profondità compresa tra i 15 e i 36 metri.

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British Atlantis: archaeologists begin exploring lost world of Doggerland


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