Federico II e l’inizio dell’ornitologia moderna

Falconeria e Federico II
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Federico Ruggero Costantino di Hohenstaufen, meglio noto come Federico II di Svevia, fu un forte promotore dell’innovazione tecnologica e culturale del mondo medievale, spinto dal suo stesso interesse verso le scienze naturali, la filosofia e la matematica.

Una delle sue passioni più consolidate fu la falconeria: Federico II era un appassionato di caccia con il falco e più in generale di uccelli, così appassionato da scrivere quello che viene considerato da molti come il primo vero trattato di ornitologia moderno: De arte venandi cum avibus (“Sull’arte di cacciare con gli uccelli”).

De arte venandi cum avibus

“L’interesse di Federico nelle migrazioni degli uccelli era sostanziale” spiega Janice M. Hughes, autrice del libro The Migration of Birds: Seasons on the Wing.

“La sua opera include discussioni sui vari tipi di uccelli che migrano e dove trovarli, perché migrano, dove si spostano e in quale periodo dell’anno, e dove sostano lungo la migrazione. In generale attribuiva gli spostamenti stagionali degli uccelli all’ arrivo del clima rigido e alla conseguente scarsità di cibo, ma fu sempre attento a sottolineare che le differenti soglie di tolleranza a queste condizioni ambientali portavano a strategie migratorie differenti.”

“Per esempio” continua Hughes, ” le specie più resistenti spesso percorrevano distanze più brevi, mentre le specie dotate di particolari preferenze alimentari dovevano spostarsi più lontano per trovare cibo in abbondanza”.

De Arte Venandi Cum Avibus
Uccelli acquatici nel De Arte Venandi Cum Avibus
L’origine della falconeria

La caccia con uccelli rapaci ha origini molto antiche: le prime testimonianze di questa pratica risalgono ai Sumeri, tradizione portata avanti dagli Assiri e diventata successivamente un metodo di caccia comune tra le popolazioni dell’ Estremo Oriente come nell’Antica Cina e Mongolia.

La falconeria si diffuse in Europa solo durante il Medioevo probabilmente attraverso i contatti con il mondo arabo, tra il VI e il VII secolo. La pratica della falconeria raggiunse il culmine proprio sotto il regno di Federico II, grande appassionato di caccia con il falco.

Il libro De arte venandi cum avibus, composto da Federico II per il figlio Manfredi, non è tuttavia incentrato esclusivamente sui rapaci, ma entra nel dettaglio di molte specie di uccelli e delle loro abitudini migratorie, smentendo le idee spesso fantasiose degli autori antichi riguardo la vita di alcune delle specie di volatili meno conosciute.

Ornitologia “scientifica”

L’approccio di Federico II alla falconeria non fu quello di un hobby, ma di una vera e propria attività scientifica. Per redigere il De arte venandi cum avibus furono raccolti trattati di ornitologia e di caccia scritti dagli autori dei secoli precedenti (come Aristotele) e confrontati con le osservazioni dirette dello stesso Federico II, dei suoi falconieri e di altri esperti convocati da ogni angolo del mondo conosciuto.

Gufi nel De Arte Venandi Cum Avibus
Gufi nel De Arte Venandi Cum Avibus

La trattazione delle varie specie di uccelli rapaci e non è metodica e particolarmente moderna per il suo tempo. L’opera fu suddivisa in sei libri:

  • Libro I: vengono descritti e classificati gli uccelli secondo i loro tratti comportamentali e le loro caratteristiche morfologiche, con dettagli sugli organi interni ed esterni e sulle modalità di volo;
  • Libro II: attrezzature e pratiche per la falconeria e per la cattura e la nutrizione dei rapaci;
  • Libro III: tecniche di addestramento dei falchi a piedi, a cavallo o in congiunzione con l’utilizzo dei cani da caccia;
  • Libro IV: questo capitolo è interamente dedicato alla caccia alla gru con il girafalco (Falco rusticolus), il rapace preferito da Federico;
  • Libro V: libro dedicato alla caccia all’airone con il falco sacro (Falco cherrug);
  • Libro VI: trattazione della caccia agli uccelli acquatici con il falco pellegrino.

Sono resistite al tempo solo due copie del De arte venandi cum avibus: la prima contiene solo i primi due libri, mentre la seconda ne contiene sei ma non sembra essere la trascrizione completa dell’intera opera.

L’esemplare composto da due libri, attualmente conservato nella Biblioteca Vaticana, riporta oltre 500 immagini descrittive di circa 80 specie di uccelli, raffigurazioni estremamente dettagliate e anatomicamente corrispondenti alla realtà, colori compresi.

Falconeria e girfalco
Girfalco. Foto: JIM EASTON
Il girifalco

Per quanto Federico si sia soffermato a descrivere molte specie di falchi e di uccelli rapaci da impiegare nella caccia, la sua attenzione sembra essere focalizzata particolarmente sul girifalco, la più grande specie esistente di falco e considerata il più nobile e intelligente dei rapaci.

Federico si dimostrò inoltre particolarmente attento a trovare dettagli non concordanti con il sistema di classificazione degli uccelli elaborato da Aristotele nell’ Historia Animalium, un lavoro zoologico di enorme importanza per il mondo antico (vengono descritte ben 581 specie animali) ma spesso e volentieri infarcito di miti ed errate interpretazioni della biologia e del comportamento animale.

Oltre a consultare le opere di Aristotele, Federico II fece convocare da ogni parte del mondo conosciuto i più esperti falconieri allo scopo di attingere dal loro bagaglio d’esperienza per raffinare l’opera e la sua personale conoscenza della materia.

L’ imperatore si fece anche recapitare due trattati di particolare rilevanza per lo studio degli uccelli: De arte bersandi di Guicennas, cavaliere medievale del XIII secolo ed esperto falconiere, e il De scientia venandi per aves, traduzione latina del trattato arabo sulla falconeria dal titolo Kitāb al-mutawakkilī.

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De Arte Venandi Cum Avibus 1

American Falconry


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