La capacità di orientamento dei pigmei Mbendjele BaYaka

La capacità di orientamento dei pigmei Mbendjele BaYaka
Condividi questo post
  •  
  •  
  •  
  •  

Come possono i cacciatori-raccoglitori che vivono nelle foreste più dense e impervie trovare la via di casa attraverso una spessa coltre di vegetazione che limita enormemente la visibilità?

Una ricerca condotta al Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Leipzig ha mostrato che il popolo Mbendjele BaYaka della Repubblica del Congo è in grado di indicare destinazioni fuori dal loro campo visivo con un livello di precisione straordinario. La capacità d’orientamento inoltre aumenta in base alla visibilità del sole, specialmente tra i bambini.

Orientarsi nella foresta

Il senso dell’orientamento all’interno di una foresta fitta e ricca di pericoli è una’abilità fondamentale per la sopravvivenza di un cacciatore-raccoglitore. I rischi non solo soltanto rappresentati da animali in grado di tendere agguati o presi alla sprovvista: non trovare più il percorso verso il villaggio o l’impossibilità di raggiungere risorse alimentari possono mettere in discussione la sopravvivenza di un’intera comunità.

Ma come è possibile sapere esattamente dove ci si trova all’interno di un ambiente che non offre riferimenti visivo-spaziali certi e in costante mutamento? Per scoprirlo, Haneul Jang e i suoi coleghi del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology hanno studiato il popolo congolese dei Mbendjele BaYaka.

Gli antropologi hanno condotto più di 600 test di orientamento con 54 individui Mbendjele BaYaka, sia uomini che donne, di età compresa tra i 6 e i 76 anni, scoprendo che sono dotati di uno straordinario senso della direzione e sono in grado di indicare la posizione di un obiettivo distante senza alcun riferimento spaziale certo.

I Mbendjele BaYaka

Il popolo Mbendjele BaYaka (chiamato anche Aka o Bayaka) è costituito da pigmei nomadi Mbenga che occupano 11 zone ecologiche del bacino del fiume Congo. Gli Aka sono tradizionalmente cacciatori-raccoglitori e basano la loro dieta su ben 63 piante diverse, 28 specie di selvaggina, 20 specie di insetti e una vasta gamma di noci, frutti, funghi e radici.

Solo di recente i Mbendjele BaYaka hanno iniziato a dedicarsi a piccole attività agricole stagionali. Per tutta la loro esistenza hanno condotto uno stile di vita nomade e basato sullo scambio: dai Ngandu, ad esempio, ottengono cetrioli, zucche, gombo, papaya, mango, ananas e riso in cambio di selvaggina e miele.

Gli Aka vivono in una società in cui la distinzione di ruoli tra uomini e donne è quasi nulla: i padri Mbendjele BaYaka spendono più tempo con i loro figli rispetto ai padri di qualunque altra cultura tradizionale conosciuta. Gli uomini aiutano le donne nelle loro attività quotidiane, compresa la cura dei figli, grazie anche allo stretto legame che si forma tra moglie e marito; dal canto loro, le donne partecipano alle attività di caccia senza alcun limite.

Un giovane Mbendjele punta ad  una risorsa alimentare durante il test condotto da Haneul Jang per verificare l'accuratezza del suo senso dell'orientamento nella foresta.
Un giovane Mbendjele punta ad una risorsa alimentare durante il test condotto da Haneul Jang per verificare l’accuratezza del suo senso dell’orientamento nella foresta.

“L’uguaglianza di genere tra i Mbendjele BaYaka può portare ad attività di raccolta su lunga distanza da parte delle donne, come per la caccia e la pesca che praticano gli uomini. Questo può consentrie alle donne e agli uomini di sviluppare abilità d’orientamento simili” spiega Haneul Jang.

Donne e uomini si sono infatti dimostrati capaci in egual misura di orientarsi nella foresta più fitta e di indicare la direzione di oltre 60 obiettivi distanti fuori dal loro campo visivo.

“I nostri risultati sono consistenti con gli studi precedenti che hanno scoperto che non ci sono differenze di sesso nelle capacità d’orientamenti delle società cacciatrici-raccoglitrici in cui entrambi i sessi viaggiano attivamente lontano da casa”.

“In contrasto con gli uomini e le donne della nostra società” aggiunge Karline Janmaat, che ha supervisionato la ricerca, “in cui le donne hanno ancora più probabilità di lavorare a casa o vicino a casa rispetto agli uomini, abbiamo osservato che sia gli uomini che le donne Mbendjele BaYaka viaggiano lontano da casa, e non soprende il fatto che siano ugualmente bravi nelle attività di orientamento”.

Abilità appresa fin da piccoli

Gli antropologi hanno scoperto che i bambini Aka sono in grado di orientarsi nella foresta fin dall’età di 6 anni, e con un’accuratezza del tutto paragonabile a quella degli adulti. Quando il sole era alto e ben visibile tra gli alberi, inoltre, l’accuratezza dei bambini è cresciuta sensibilmente, specialmente nei test condotti in aree distanti o a loro poco familiari.

“Diversamente dagli adulti, che hanno un ottimo senso della direzione in aree distanti anche se non possono vedere la posizione del sole, i bambini compiono errori di orientamento grossolani in aree poco conosciute in cui non possono vedere il sole. Comunque, se riescono a vederlo, la loro precisione aumenta considerevolmente” afferma Jang.

“I Mbendjele BaYaka vivono in una foresta pluviale di pianura, in cui orientarsi è difficile per via della fitta vegetazione e dell’assenza di punti di riferimento distanti, come le vette delle montagne. I popoli che vivono in questo tipo di ambiente potrebbero avere la necessità di imparare fin da piccoli come usare la posizione del sole per stabilire una direzione”.

Quando il sole non è visibile

Le culture cacciatrici-raccoglitrici hanno più volte dimostrato di essere in grado di orientarsi in modo efficace e istintivo, che si tratti di popoli delle savane o delle foreste pluviali. Il sole non è l’unico punto di riferimento: nelle regioni tropicali, durante la stagione delle piogge, la nostra stella risulta spesso non visibile sulla volta celeste, vanificando ogni tentativo di trovare la giusta direzione basandosi sul sole.

I cacciatori-raccoglitori, oltre ad una memoria spaziale a volte più addestrata della nostra e più capace di comporre mappe mentali dell’ecosistema, sono abilissimi nell’individuare e interpretare gli indizi del territorio, dall’aspetto delle piante alle tracce animali, da piccole alterazioni del terreno alle ombre proiettate dalla flora.

Le più recenti ricerche sull’intelligenza spaziale umana (come la teoria di Silverman e Eals del 1992) supportano l’ipotesi che la capacità di navigare un ecosistema sia legata a diversi meccanismi specializzati connessi al significato e alla rilevanza di alcuni elementi dell’ambiente naturale.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Ad esempio, nella maggior parte dei casi le donne appartenenti a società cacciatrici-raccoglitrici si rivelano particolarmente abili nel localizzare risorse alimentari vegetali in relazione ad altri punti di riferimento: ricordano molto bene la presenza di piante commestibili nell’area che circonda il loro insediamento, un’abilità che si può rivelare molto utile per orientarsi nella foresta.

La navigazione nello spazio avviene secondo due strategie differenti. Nelle strategie egocentriche, si tende a memorizzare la disposizione spaziale dell’ambiente in base alla posizione dell’osservatore, ricordando in seguito la sequenza di punti di riferimenti. Sono tecniche di orientamento spaziale che si basano su punti di riferimento locali (come risorse alimentari) e sulla direzione intrapresa per navigare all’interno di un ambiente familiare. Un esempio di strategia egocentrica è la navigazione che utilizza una sequenza di movimenti come “avanti 10 passi, gira a destra, avanti 5 passi, gira a sinistra”.

La strategia allocentrica, invece, è più adatta alla navigazione in vaste aree o in regioni poco conosciute, pur essendo efficace anche nella navigazione locale: si basa principalmente su una mappa mentale dello spazio creata a partire da punti di riferimento ben visibili e riconoscibili, indipendentemente dal fatto che costituiscano o meno una risorsa utile. Un esempio di navigazione allocentrica è l’utilizzo dei punti cardinali per creare una mappa spaziale in grado di determinare la direzione da seguire per raggiungere la destinazione designata.

Sun, age and test location affect spatial orientation in human foragers in rainforests
Navigation skills develop early on among rainforest hunter-gatherers
Cognitive adaptations for gathering-related navigation in humans
Memory for Body Movements in Namibian Hunter-Gatherer Children


Condividi questo post
  •  
  •  
  •  
  •  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.