Le armi dell’ Esercito di Terracotta

Esercito di terracotta
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Il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang, fu un personaggio leggendario quanto particolare: fece giustiziare eruditi e bruciare libri (stando ai suoi detrattori dell’epoca), era talmente ossessionato con l’ immortalità da morire da avvelenamento da mercurio, diede inizio ai lavori di costruzione della Grande Muraglia e, come tocco finale, fu sepolto in un mausoleo grande quanto un’intera città in compagnia di migliaia soldati di terracotta.

Secondo le stime più recenti, ciò che viene definito l’ Esercito di Terracotta conterebbe oltre 8.000 fanti, 130 carri da guerra trainati da 520 cavalli di terracotta e almeno 150 cavalieri, oltre ad una folta schiera di ufficiali governativi, acrobati e musicisti.

Sima Qian, storico che narrò i lavori di costruzione della tomba dell’imperatore circa un secolo dopo la morte del monarca, racconta che i lavori ebbero inizio nel 246 a.C. quando Qin aveva 13 anni e che durarono circa 40 anni; l’opera di costruzione coinvolse circa 700.000 persone tra scavatori, scultori, carpentieri, architetti, alchimisti e fabbri.

Ed è proprio del lavoro dei fabbri che hanno partecipato alla realizzazione dell’Esercito di Terracotta che parleremo in questo post. Dalle tre fosse in cui sono stati scoperte le migliaia di soldati di terracotta sono state estratte decine di migliaia di armi di bronzo, oggetti che ancora oggi sono in corso di studio e di catalogazione da parte degli archeologi di tutto il mondo e che hanno sollevato un importante interrogativo: come fu possibile organizzare e portare a termine la realizzazione di decine di migliaia di armi in soli 38 anni?

Una quantità immensa di armi
Distribuzione delle armi in una delle tre fosse che ospitano i guerrieri di terracotta
Distribuzione delle armi in una delle tre fosse che ospitano i guerrieri di terracotta

Armare un esercito non è un compito facile, anche se si tratta di soldati di terracotta difficilmente destinati ad una battaglia reale. E’ un lavoro che richiede una quantità immensa di fabbri, una pianificazione scrupolosa e un’enorme disponibilità di fondi economici.

Molti rimangono stupiti dai lineamenti sempre diversi dei soldati (furono utilizzati almeno 10 stampi per le teste, aggiungendo dettagli dopo la cottura dell’argilla), dall’incredibile livello di dettaglio dei loro volti e dallo sguardo risoluto ma assente che li caratterizza; ben pochi sanno, tuttavia, che ciascuno di questi soldati era dotato di un armamentario degno di un guerriero in carne ed ossa.

Fino ad ora sono state rinvenute oltre 40.000 punte di freccia, centinaia di grilletti per balestre, spade di bronzo, lance e alabarde in uno stato di conservazione tale da poter offendere mortalmente ancora oggi. Molte delle armi in dotazione ai soldati di terracotta furono saccheggiate poco dopo il termine dei lavori o finirono per disgregarsi col passare del tempo (soprattutto le parti in legno), ma rimangono ancora moltissimi oggetti a testimoniare l’incredibile lavoro dei fabbri cinesi.

L’elemento ancora più sorprendente di questo apparato bellico è rappresentato dai tempi di realizzazione: per edificare il mausoleo, costruire l’armata di terracotta e le armi ad essa destinata furono necessarie solo quattro decadi, un’opera titanica se si considerano i mezzi tecnologici dell’epoca.

L’analisi della distribuzione delle armi ha contribuito a svelare alcune delle strategie delle armate di Qin: i grilletti di balestra evidenziano la posizione dei balestrieri sui fianchi e nelle prime linee, mentre le armi da carro posizionano queste letali macchine da guerra verso il centro della formazione da battaglia.

Le balestre
La balestra più completa scoperta nel sito degli scavi. Ha un arco di 145 centimetri ed è lunga 130 centimetri.
La balestra più completa scoperta nel sito degli scavi. Ha un arco di 145 centimetri ed è lunga 130 centimetri.

Ad oggi sono stati rinvenuti 250 grilletti da balestra in bronzo, l’unica parte dell’arma in grado di conservarsi con il trascorrere dei secoli. Ogni grilletto è composto da un meccanismo in tre parti unite da due perni: l’analisi dettagliata di questi pezzi ha mostrato piccole differenze di costruzione legate molto probabilmente a stampi di forme differenti provenienti da botteghe che seguivano differenti metodologie di fusione e lavorazione del bronzo.

Da queste piccole differenze emerge un quadro complesso e differente dalla catena di montaggio che ci si aspetterebbe per realizzare decine di migliaia di oggetti: ogni bottega era incaricata di armare una sezione dell’esercito di terracotta e le armi che i guerrieri indossano rispecchiano particolari metodi di fusione e di lavorazione del bronzo. Questo metodo di lavoro consentì ad ogni fabbro di operare indipendentemente dal resto delle botteghe coinvolte nella realizzazione degli armamenti dei soldati di terracotta.

Punte di freccia

Le punte di freccia sono l’arma più comune nelle fosse che ospitano i soldati di terracotta e sono raccolte in gruppi da 100, rappresentando la dotazione standard di ogni faretra da balestriere. Le punte hanno una forma triangolare e un punto di congiunzione cilindrico che un tempo le teneva attaccate al fusto della freccia.

Contrariamente ai grilletti da balestra, le frecce sono tutte molto somiglianti, con variazioni di forma e dimensioni statisticamente non rilevanti, almeno in apparenza. Le punte hanno un contenuto di stagno più alto del normale per ragioni pratiche: il bronzo ad alto contenuto di stagno tende ad essere più duro e affilato, un materiale ideale per un’arma penetrante come la punta di una freccia.

Il raggruppamento delle frecce indicherebbe che la loro realizzazione sia avvenuta suddividendo i fabbri in “cellule” semi-autonome che sfruttavano gli stessi forni per metalli e gli stessi stampi per ottenere punte di freccia molto simili tra loro e dalla composizione chimica quasi identica.

Grilletti e frecce, quindi, furono realizzati in tempi relativamente brevi e in grandi quantità grazie al lavoro parallelo di diverse officine, autonome nelle procedure di fusione e modellazione del bronzo. Questo metodo di lavoro, molto diverso da una singola e mastodontica catena di montaggio, richiede fabbri esperti e strumentazione ridondante, ma è molto meno suscettibile a cambiamenti nel progetto iniziale: dato che il mausoleo di Qin rimane ancora oggi un’opera unica nel suo genere, è plausibile che i progetti iniziali possano aver subito modifiche in corso d’opera.

L’organizzazione del lavoro

 

Tipi di statue presenti nell'esercito di terracotta di Qin
Tipi di statue presenti nell’esercito di terracotta di Qin

Ma come mantenere uno standard quando sono al lavoro fabbri con diversi livelli di competenza e differenti mezzi tecnici a disposizione? Analizzando le lance, le spade e le alabarde è possibile risalire fino a 4 livelli di supervisione indicati dalle iscrizioni incise sulle armi.

Il primo livello era probabilmente un controllo di qualità operato dagli stessi fabbri, mentre l’ultimo, riservato alle armi da assegnare a ufficiali o generali dell’armata di terracotta, era rappresentato dallo stesso Primo Ministro di Qin e dai suoi funzionari di rango più elevato.

Le lunghe iscrizioni di lance e alabarde forniscono numerose informazioni, come la bottega di produzione e il fabbro responsabile della realizzazione dell’arma. L’analisi minuta dei segni di lima rimasti impressi sui punti di giunzione o sulle lame delle armi ha inoltre rivelato incisioni in grado di separare il lavoro di una bottega da un altro: il lavoro di affilatura sembra essere stato effettuato utilizzando sistemi rotatori differenti da fabbro a fabbro, con solchi caratteristici che hanno lasciato segni distinguibili su ogni lama o punta di freccia.

I fabbri che lavorarono all’ Esercito di Terracotta sembrano quindi aver operato in celle semi-indipendenti assegnate a particolari sezioni dell’esercito d’argilla, con vari livelli di supervisione decentralizzata fino ad un controllo di qualità centrale operato da alti funzionari governativi.

Le armi dell’esercito di terracotta dovevano rispettare uno standard severo, come se fossero destinate a soldati pronti a scendere in guerra; alcune mostrano addirittura segni di utilizzo, lasciando intendere che fossero state realmente impiegate in battaglia. Non erano armi cerimoniali, ma vere e propri strumenti da combattimento destinati ad accompagnare l’imperatore Qin nell’aldilà.

Making Weapons for the Terracotta Army


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