Khutulun, la principessa lottatrice

Khutulun, principessa guerriera
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L’impero mongolo del XIII secolo non è mai stato un tipico esempio di emancipazione femminile: struttura fortemente patriarcale e donne che, fin dalla tenera età, sfacchinavano come muli per tutta la giornata senza godere di tutto il rispetto a loro dovuto.

In questo clima caratterizzato da uomini dominanti e forgiati dal temibile clima asiatico emerse una figura femminile poco conosciuta in Occidente, ma che si è scavata una nicchia nella storia per le sue capacità marziali: Khutulun.

Khutulun, figlia di Kaidu

Khutulun (“Luce di luna” o “Luna splendente”), nota anche come Aigiarne, Aiyurug, Khotol Tsagaan o Ay Yaruq, fu l’unica figlia del Khan Kaidu, cugino di Kublai Khan e padre di 14 figli maschi.

La sua storia raggiunge i confini d’Europa grazie a Marco Polo e al grande storico e medico persiano Rashid al-Din ma fino ad oggi non ha goduto del rispetto che meriterebbe se non per un’apparizione nello show televisivo “Marco Polo”.

Khutulun nacque intorno al 1260, circa vent’anni prima che suo padre diventasse il più potente sovrano mongolo (khan) dell’Asia Centrale, con domini che si estendevano dalla Mongolia all’India. Secondo Marco Polo, Khutulun aveva seguito il padre in battaglia innumerevoli volte specialmente quando la diatriba tra Kublai (più aperto alle tradizioni cinesi) e Kaidu (seguace delle antiche vie mongole) si fece più intensa.

Educazione da figlio maschio

Khutulun fu cresciuta seguendo l’educazione ricevuta da ogni altro ragazzo della sua età: cavalli, tiro con l’arco, saccheggi e wrestling. Come ogni altro membro maschile della sua comunità si dedicava ad attività solitamente riservate agli uomini, come affilare spade, mungere yak, bere sangue e rispondere con la violenza a qualunque insulto ricevuto.

Khutulun si dimostrò abile in ogni disciplina o mestiere in cui si cimentò, ma il wrestling fu l’attività che la rese celebre in tutta la Mongolia. Secondo la tradizione, nessun uomo o donna riuscì mai a batterla nella lotta libera mongola, uno sport al tempo estremamente violento e che prevedeva l’uso di pugni, calci e altri colpi diretti.

Giunta in età da matrimonio, la madre tentò innumerevoli volte di convincerla a trovare un buon partito, un’ottima dote e a sistemarsi definitivamente come una brava donna mongola. Khutulun tuttavia era innamorata della guerra e del combattimento; la sua risposta all’insistenza della madre fu: “Va bene, mi sposerò, ma solo con un uomo che riuscirà a battermi in uno scontro di wrestling”.

Khutulun rappresentava una sposa estremamente appetibile per molti giovani cavalieri mongoli: era figlia di uno degli uomini più potenti dell’Asia, pare fosse molto bella e certamente era ricca oltre l’immaginazione della maggior parte dei maschi adulti mongoli dell’epoca. Una folta schiera di pretendenti al ruolo di marito fece visita alla principessa senza tuttavia ottenere la sua mano: uno per uno furono messi al tappeto dalla ragazza.

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La sfida di Khutulun

Khutulun, colma di fiducia nelle sue abilità da combattente, si spinse addirittura a proclamare una competizione pubblica, accettando la sfida di ogni uomo del suo regno a patto che, se fosse stato sconfitto, avrebbe sborsato ben 10 cavalli (o 100, a seconda delle fonti) come risarcimento. Secondo Marco Polo, al tempo del suo incontro con Khutulun la ragazza possedeva già 10.000 cavalli e non era ancora stata sconfitta da nessun guerriero, mongolo o straniero.

Pare che Khutulun finì comunque per sposare qualcuno, probabilmente per mettere fine alle dicerie su una presunta storia d’amore incestuosa con il padre. Le fonti storiche non consentono di avere un quadro chiaro sull’identità del fortunato, ma secondo Rashid al-Din Khutulun la principessa sposò Mahmud Ghazan, settimo reggente di una regione dell’odierno Iran.

Secondo una versione forse più romanzata, Khutulun sposò un soldato scelto inviato da Kublai Khan ad uccidere il padre Kaidu. Abtakul, questo era il suo nome, fu catturato e condannato a morte per decapitazione; la madre del sicario supplicò per giorni interi di salvare il figlio e giustiziare lei al suo posto, ma Abtakul si fece avanti annunciando che non avrebbe mai permesso che la madre venisse decapitata al suo posto e che avrebbe accettato la condanna a morte come un vero uomo mongolo. Impressionato, il Khan Kaidu decise di annullare l’esecuzione e concedere ad Abtakul la libertà.

Scelta per la successione

Poco prima della morte di padre, avvenuta nel 1301, Khutulun divenne la prima scelta per la successione al trono di Kaidu, ma l’opposizione dei 14 fratelli e il suo disinteresse per le ragioni di stato la portarono a declinare l’offerta e a stipulare un accordo di successione con uno dei suoi fratelli: a lui il trono e a lei la posizione di generale.

Dopo aver trascorso 5 anni come generale del suo clan, Khutulun morì all’età di 45-46 anni probabilmente in battaglia o assassinata da un sicario di un clan rivale (o della sua stessa famiglia).

Nel corso dei secoli successivi si perse memoria della sua storia ma nel 1710 lo scrittore francese Francois Petis de La Croix compose una storia vagamente basata sul suo personaggio dal titolo “Turandot“, ripresa e modificata successivamente nell’opera italiana di Giacomo Puccini che porta lo stesso nome.

La memoria di Khutulun è ancora viva in Mongolia: la principessa è un simbolo di forza e di caparbietà. La veste tradizionale utilizzata nel wrestling mongolo è un omaggio alla sua grandezza e le danze di vittoria eseguite dopo un combattimento onorano la memoria della più grande lottatrice della storia mongola.

Khutulun
The Wrestler Princess


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