L’ arco di Holmegaard

replica di arco di Holmegaard
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La produzione di archi per la caccia o la guerra fu un’ abilitá che si perfezionò nell’arco di svariati millenni. I nostri antenati furono costretti a sperimentare con materiali differenti e ad aguzzare l’ingegno per escogitare soluzioni creative a problematiche sempre diverse, spesso dipendenti dalla disponibilità locale di materiali o dal grado di sviluppo tecnologico raggiunto dalle comunità di cacciatori primitive o semi-primitive.

E’ molto probabile che i primi archi per la caccia non fossero molto differenti dagli “archi di sopravvivenza” realizzati ancora oggi: imperfetti, poco potenti e dalla scarsa longevità, rappresentarono tuttavia una soluzione immediata alla necessità di procacciarsi prede di piccole o medie dimensioni, generalmente molto sfuggenti e difficilmente avvicinabili.

Ancora oggi molte comunità di cacciatori-raccoglitori impiegano armi da lancio considerate rozze per gli standard moderni, come gli archi africani che non riescono a raggiungere un allungo completo per via dei limiti fisici dei materiali utilizzati (legno troppo duro, fragile o tenero) o per colpa delle tecniche di lavorazione primitive (strumenti di pietra o di metallo grezzo e scarsa consapevolezza delle moderne tecniche di arcieria).

Questo non significa tuttavia che non svolgano il loro compito, per quanto limitato possa essere il loro impiego, o che non utilizzino soluzioni ingegnose per ovviare ai limiti della tecnologia utilizzata.

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Arco di tipo Holmegaard

Quello che viene chiamato arco di tipo Holmegaard rappresenta un tipico esempio di arco imperfetto e al contempo rivoluzionario. Realizzati nello spazio di oltre 4.000 anni, gli esemplari più antichi sono stati scoperti in Danimarca (a Holmegård, Ringkloster o Møllegabet) e sono realizzati in legno di olmo, un materiale non particolarmente ambito nell’ arcieria moderna (anche se io stesso ho realizzato due archi in legno di olmo che non hanno nulla da invidiare ad armi in materiale più pregiato).

Il loro profilo piramidale è considerato talvolta “eccessivo”: flettenti troppo lunghi e larghi lo rendono generalmente ingombrante e meno performante rispetto ad armi più sottili e leggere.

Nonostante la sua struttura, l’ arco di Holmegaard è un mix di soluzioni adottato dai nostri antenati per superare i limiti imposti dalla tecnologia e dai materiali disponibili in epoca preistorica; sottovalutare la capacità offensiva di queste armi è un errore grossolano: molte pitture rupestri europee dimostrano che erano adatte alla caccia di animali di grossa taglia, come cervi o ibex.

Uno dei due archi di Holmegaard
Uno dei due archi di Holmegaard

Il tipico arco di Holmegaard ha flettenti larghi con una sezione biconvessa. L’impugnatura è sottile e rigida anche durante la messa in tensione dell’arco. Gli archi rinvenuti finora hanno una lunghezza compresa tra 150 e 170 centimetri, con flettenti larghi poco meno di 6 centimetri.

Avendo flettenti molto ampi, questi archi potevano essere realizzati anche a partire da legname più comune e meno denso, come acero, frassino, quercia e olmo. Secondo le analisi degli archeologi e la presenza di anelli molto sottili sul legno, gli alberi abbattuti per la fabbricazione di questi archi crescevano principalmente in località coperte dall’ombra.

I due archi di Holmegård

Da Holmegård abbiamo due archi recuperati dalle paludi di torba danesi: uno quasi completo e un altro frammentato, entrambi in legno di olmo e risalenti a 8.500 anni fa. L’arco completo misura circa 152 centimetri in lunghezza, ha flettenti larghi 4,4 centimetri che si riducono di dimensioni verso le punte fino a raggiungere 1,9 centimetri di larghezza.

Il secondo arco invece si è rotto poco sotto l’impugnatura; la lunghezza del frammento (circa 90 centimetri) farebbe pensare ad una lunghezza totale dell’arma completa di 165-180 centimetri.

Replica di arco di Holmegaard
Replica di arco di Holmegaard

L’arco di Holmegaard è considerato non molto efficiente secondo gli standard moderni, ma ciò che lo rende meno potente rispetto ad un arco del XX secolo è anche un fattore che contribuisce al suo successo. I cacciatori-raccoglitori hanno da sempre privilegiato la resistenza e la praticità alla potenza: rimpiazzare uno strumento utile come un arco di legno pregiato richiede tempo e molto lavoro, elementi che in uno stile di vita semi-primitivo non abbondano di certo.

Un arco eccessivamente lungo e largo potrà anche essere meno potente e manovrabile di uno più leggero e minuto, ma è anche capace di sopportare maggiormente lo stress dovuto ad un utilizzo costante, prolungato e in condizioni ambientali non ideali.

Non bisogna inoltre sottovalutare la capacità offensiva di un arco di Holmegaard: il fatto che un gruppo di cacciatori potesse abbattere grosse prede è un indizio evidente della loro potenza. Anche se le repliche moderne di archi di Holmegaard hanno prestazioni tali da renderli adatti alle competizioni, gli archi di Holmegaard originali non erano così rifiniti da ottenere performance moderne ma svolgevano egregiamente il loro compito nelle situazioni più disparate.

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