La zecca, il parassita per eccellenza

La zecca
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Stare immersi nella natura comporta innegabili vantaggi per il corpo e per la mente: migliora l’umore, acuisce i sensi e dona un benessere psicofisico spesso sottovalutato dagli stili di vita moderni. Ma ogni ecosistema comporta rischi: piante velenose o irritanti, funghi letali e animali che possono mettere fine alle nostre sofferenze.

Gli animali più grandi, come tigri, lupi o orsi, costituiscono un pericolo concreto in determinate circostanze; spesso tuttavia sono gli animali più piccoli a comportare il rischio maggiore: ad esempio, le malattie trasmesse dalle zanzare uccidono ogni anno milioni di persone, una cifra ben superiore alla somma delle vittime causate da tutti i mammiferi, rettili e pesci conosciuti.

Ci sono poi animaletti e parassiti che nessuno di noi vuole conoscere per via dell’innata repulsione che suscitano a causa del loro aspetto o dei loro comportamenti istintivi.

Un parassita onnipresente

La zecca è uno degli animali che molti di noi preferirebbero non conoscere mai: ha un aspetto orribile, succhia sangue per sopravvivere e può trasmettere malattie potenzialmente fatali; ma se vogliamo accettare la natura nel suo insieme, dobbiamo anche accettare che la zecca sia parte di moltissimi ecosistemi e che, se visitiamo questi ecosistemi, prima o poi le zecche visiteranno noi.

La zecca è un aracnide parassita rimasto sostanzialmente invariato dal Cretaceo e diffuso su tutto il pianeta, specialmente in ambienti caldi e umidi. Esistono sostanzialmente due tipi di zecche: dure (famiglia Ixodidae, dal carapace resistente e dall’apparato boccale a rostro) o molli (famiglia Argasidae, prive di protezione dura per gli organi interni e con la bocca sul ventre).

Specie comuni di zecche Ixodidae
Tre delle specie comuni di zecche Ixodidae

Le zecche non fanno distinzione tra ospiti, siano essi mammiferi, uccelli, rettili o anfibi. Questo loro adattamento a quasi qualunque specie animale ha consentito alla zecca di popolare ogni fascia climatica, ad eccezione di quelle polari, seguendo gli spostamenti dei suoi ospiti.

Il ciclo vitale delle zecche

Per sostenere le zecche un ecosistema deve possedere due caratteristiche fondamentali: abbastanza popolazione animale da parassitare e umidità sufficiente da indurre la fase di metamorfosi verso la forma adulta e mantenere idratato il corpo di questi parassiti.

La zecca attraversa quattro stadi di crescita (uovo, larva, ninfa e adulto) e ogni passaggio di stadio richiede almeno un pasto a base di sangue. Le larve di zecca nascono con sei zampe, acquisendo un’altra coppia di arti dopo il primo pasto a base di sangue e passando alla fase di ninfa.

Ogni zampa è dotata di uncini e di un organo sensoriale unico, l’organo di Haller, capace di rilevare gli odori e i segnali chimici degli ospiti preferiti e avvertire cambiamenti di temperatura e correnti atmosferiche. Una ricerca condotta nel 2017 ha inoltre dimostrato che l’organo di Haller delle zecche consente alle zecche di percepire la luce infrarossa.

Con il passare delle settimane, il corpo di una zecca “dura” si indurisce nell’area dorsale mentre quello di una zecca “molle” tende a diventare più spesso, simile a cuoio sottile. A questo punto, la zecca adulta è pronta a fare quello per cui si è evoluta negli ultimi 120 milioni di anni: cibarsi di sangue senza sosta.

Come le zecche si attaccano agli ospiti

Le zecche non possono volare o saltare, ma hanno escogitato un sistema semplice ed efficiente per attaccarsi ai loro ospiti. Dopo aver rilevato la presenza di animali nelle vicinanze, si avvicinano il più possibile e attendono su foglie o erba aggrappandosi solo con le quattro zampe posteriori e protendendo in avanti quelle anteriori, nella speranza di poter rimanere impigliate nella peluria o di potersi attivamente aggrappare alla pelle dell’obiettivo.

Alcune zecche si attaccano rapidamente sulla pelle dell’animale-bersaglio mentre altre cercano zone di pelle più sottile: le operazioni di ricerca del punto più adatto al prelievo di sangue possono durare da 10 minuti a 2 ore.

Una volta localizzato il punto d’ingresso, la zecca inserisce il suo rostro e inizia a cibarsi, emettendo continuamente una sostanza anticoagulante per mantenere fluido il sangue.

Dimensioni di una zecca prima e dopo il pasto
Dimensioni di una zecca Ixodidae prima e dopo il pasto

Nelle Ixodidae (dure), il pasto dura fino a quando la zecca non è completamente piena: il suo peso può aumentare dalle 200 alle 600 volte rispetto a peso a “stomaco vuoto”. Per poter sopportare questa espansione smisurata del corpo, l’organismo della zecca cresce a livello cellulare durante un pasto, che può durare giorni o intere settimane. Nelle zecche molli (Argasidae) questo non si verifica e il loro peso aumenta da 5 a 10 volte.

Per raggiungere l’età adulta e la fase riproduttiva, una zecca Ixodidae ha bisogno di almeno tre ospiti e circa un anno di tempo. Dopo l’accoppiamento la femmina può deporre fino a 3.000 uova e non appena queste si schiudono le larve sono pronte a cibarsi di piccoli mammiferi o uccelli. Le Argasidae sono meno prolifiche (circa 300-1000 uova) ma si cibano più velocemente e più di frequente per superare le varie fasi dello sviluppo.

Malattie trasmesse dalle zecche

Il quadro dipinto fino ad ora è questo: in qualunque ambiente umido del pianeta si nasconde nell’erba e nel fogliame un piccolo aracnide affamato di sangue in attesa del passaggio di qualunque cosa respiri. E’ vero, la zecca si è evoluta per specializzarsi nel parassitismo e svolge il suo lavoro così bene che avere a che fare con animali selvatici (e spesso anche domestici) comporta sempre un faccia a faccia con almeno una zecca.

Ma il vero pericolo rappresentato dalle zecche è la trasmissione di malattie: la puntura di una zecca è sostanzialmente indolore e non pericolosa, ma questo parassita è il veicolo preferito di molte specie di batteri, virus e protozoi, alcuni innocui per l’essere umano mentre altri potenzialmente pericolosi.

Le specie di batteri del genere Rickettsia, ad esempio, sono responsabili del tifo da zecca, della febbre di Boutonneuse, della febbre africana da zecca, la febbre maculosa e la rickettsiosi, malattie solitamente trattate con antibiotici come le tetracicline. Un protozoo spesso presente nelle zecche può invece trasmettere la piroplasmosi, una malattia abbastanza rara nell’essere umano che causa ittero e febbre.

La malattia di Lyme è forse la più conosciuta tra le patologie trasmesse dalle zecche. La borreliosi (altro nome con cui è conosciuta la malattia di Lyme) è causata da batteri del genere Borrelia e inizia spesso con un eritema migrante in prossimità della puntura (50-75% dei casi).

Dopo qualche giorno si sviluppano i primi sintomi che includono mal di testa, febbre e stanchezza; se non trattati, i sintomi degenerano nell’arco di mesi in dolori articolari, paralisi facciale parziale o totale, fitte dolorose agli arti e problemi di memoria.

Per trasmettere il batterio che causa la malattia di Lyme la zecca deve rimanere attaccata all’ospite umano per almeno 18-24 ore, anche se in determinate circostanze la diffusione dei Borrelia può richiedere molto meno tempo.

Il periodo in cui si verificano la maggior parte dei contagi è quello compreso tra la primavera e la prima estate, il momento in cui le zecche trovano sufficiente umidità e calore per iniziare il loro ciclo vitale. Ogni anno, nei mesi più favorevoli, circa 65.000 persone vengono colpite dalla malattia di Lyme in Europa (circa 300.000 negli Stati Uniti), ma secondo le statistiche solo l’ 1% delle punture di zecca ottiene una diagnosi di questa malattia

Esiste infine una zecca nordamericana, la Amblyomma americanum (chiamata comunemente “zecca stella solitaria” o “zecca del tacchino”), che trasmette l’ “allergia alpha-gal”, una malattia che causa una violenta reazione allergica nei primati (uomo compreso) non appena inizia la digestione intestinale di carne bovina, suina o ovina. Il consumo di pollame o pesce invece non causa alcun problema, ma l’allergia ai quadrupedi commestibili può durare per oltre 20 anni e non esiste alcuna cura per questa condizione.

Prevenzione e rimozione di una zecca
Rimozione di una zecca: Centro Antinsetti - città Metropolitana di cagliari
Rimozione di una zecca: Centro Antinsetti – città Metropolitana di cagliari

I consigli più comuni per evitare di diventare il bersaglio preferito di ogni zecca in circolazione sono questi:

  • Indossare abiti chiari per facilitare la localizzazione di potenziali zecche, con pantaloni lunghi;
  • Evitare l’erba alta o l’erba lungo i margini dei sentieri;
  • Le zecche prediligono i percorsi battuti dai loro ospiti, evitare quindi di seguire lo stesso tragitto degli animali;
  • Verificare a intervalli regolari la presenza di zecche sul corpo, specialmente sulla testa, collo, gambe e fianchi;
  • Usare repellenti a base di dietiltoluamide e permetrina.

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La rimozione di una zecca, una volta individuato il punto d’attacco, deve essere immediata. La possibilità che il parassita trasmetta qualche malattia aumenta col passare del tempo: ogni qualche ora, la zecca rigurgita una porzione del suo pasto, iniettando nel flusso sanguigno i patogeni che ospita.

  • Non utilizzare mai alcol, acetone, trielina, ammoniaca, benzina, oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette. Il dolore causato da bruciature chimiche o dalla fiamma potrebbe forzare il rigurgito del pasto e aumentare il rischio di inoculazione di patogeni;
  • Disinfettare prima e dopo l’estrazione e seguire una profilassi antitetanica;
  • La zecca deve essere afferrata con pinze sottili in prossimità della testa: l’obiettivo è quello di evitare che anche solo parte del rostro possa rimanere all’interno dell’incisione. Con un piccolo movimento rotatorio, tentare di estrarre la zecca avendo cura di non causare compressioni del corpo o causare troppo stress al parassita;
  • Se il rostro rimane nella cute, cosa abbastanza comune, deve essere estratto con pinzette o un ago sterile;
  • Evitare di toccare la zecca a mani nude e bruciarla dopo la rimozione.

Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità
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