La misteriosa sega a pendolo dell’ Età del Bronzo

Ricostruzione di una sega a pendolo micenea
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L’archeologia sperimentale ha contribuito negli ultimi decenni a farci un’idea di come i nostri antenati costruissero case, imbarcazioni o oggetti d’uso comune.

Non significa necessariamente che simili metodi o tecnologie fossero realmente impiegate quotidianamente durante epoche storiche remote, ma l’ archeologia sperimentale è capace di fornire una buona approssimazione della gamma di soluzioni pratiche disponibili durante periodi che hanno lasciato poco o nulla di scritto.

Un aspetto che ha da sempre intrigato gli archeologi che si dedicano allo studio dell’ Età del Bronzo è l’abilità dimostrata dai nostri predecessori nel taglio della pietra.

In alcune circostanze, come in Egitto, abbiamo rinvenuto utensili e segni sulla roccia in grado di fornirci una spiegazione relativamente accurata di come gli antichi egizi tagliassero blocchi di calcare o granito per rifornire i cantieri delle piramidi; in altre situazioni, invece, le tecniche impiegate per il taglio della pietra sono ancora avvolte nel mistero.

Il mistero della sega a pendolo

Una particolare tecnologia probabilmente esistita circa tre millenni fa sembra aver eluso l’archeologia sperimentale per decadi: la sega a pendolo.

In nessuno scavo risalente all’Età del Bronzo è mai stato ritrovato un telaio o una lama facenti parte di questo tipo di attrezzo da taglio, ma circa 30 anni fa l’analisi di alcuni segni lasciati su blocchi di pietra utilizzati per la costruzione del Palazzo Reale di Micene, edificato circa 3.000 anni fa, aprirono il campo al sospetto che gli antichi tagliatori di pietra micenei si fossero serviti di seghe in grado di creare profonde incisioni ricurve.

Ancora oggi diversi archeologi sostengono che queste incisioni possano essere state fatte da attrezzi da taglio tradizionali, come seghe ricurve di bronzo bagnate da acqua e sabbia per aumentare il loro potere abrasivo.

Ma il ritrovamento di altri segni simili in diversi siti archeologici micenei, e la forma stessa di questi marchi sulla pietra, lascerebbero intendere, secondo alcuni studiosi, che fu impiegato uno strumento più complesso di una comune sega metallica ad azione manuale.

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Intorno agli anni ’90 del secolo scorso alcuni archeologi tedeschi proposero l’ipotesi che le incisioni micenee fossero state prodotte da uno strumento a pendolo, una sorta di sega che sfruttava l’oscillazione di un pendolo per praticare fenditure nella roccia.

Secondo uno dei ricercatori, l’attrezzo era alto tra i 3 e gli 8 metri e creava profondi tagli ricurvi che rappresentavano segmenti di cerchi geometrici imperfetti, ma è solo negli ultimi anni che alcuni studiosi si sono cimentati nell’impresa di ricreare una sega a pendolo funzionante.

La riproduzione della sega a pendolo

Nicholas Blackwell, archeologo della Indiana University Bloomington, ha ricostruito con l’aiuto di suo padre una sega a pendolo funzionante, misurando le prestazioni di diverse lame appositamente create da un fabbro di Creta specializzato nella lavorazione del bronzo.

Per costruire la sega, Blackwell ha analizzato sette differenti design ideati negli anni passati, concludendo di aver bisogno di uno schema costruttivo totalmente nuovo e relativamente semplice per ottenere un attrezzo funzionante.

Durante il test di Blackwell, la punta triangolare ha lasciato un segno irregolare e impreciso (B), mentre quella piatta dai bordi arrotondati ha tagliato la pietra con regolarità.
Durante il test di Blackwell, la punta triangolare ha lasciato un segno irregolare e impreciso (B), mentre quella piatta dai bordi arrotondati ha tagliato la pietra con regolarità.

Uno dei problemi che i costruttori precedenti non riuscirono a risolvere fu quello di costruire un pendolo che si adattasse alla profondità del taglio per penetrare la roccia esercitando costantemente una pressione verticale.

La soluzione di Blackwell è stata quella di costruire un telaio dotato di coppie di fori ovali, disposti verticalmente lungo i due pali di sostegno, in grado di ospitare il perno che consente l’oscillazione della sega: i fori ovali permettono di avere un margine verticale grazie al quale il pendolo può esercitare una pressione continua sul pezzo di roccia da tagliare prima di spostare il perno su una coppia di fori più bassa.

Le quattro lame di bronzo testate con la sega a pendolo di Blackwell
Le quattro lame di bronzo testate con la sega a pendolo di Blackwell

Le lame in bronzo utilizzate nell’esperimento di Blackwell hanno riservato qualche sorpresa.

La lama triangolare dalla punta arrotondata, inizialmente considerata ideale per effettuare i tagli osservati sulle pietre micenee, si è rivelata la meno adatta allo scopo, balzando continuamente sulle imperfezioni della roccia e causando tagli irregolari e poco profondi.

La lama più efficace si è invece rivelata piatta, con i bordi arrotondati verso l’alto: aggiungendo sabbia e acqua ogni due minuti per lubrificare il taglio e aumentare il potere abrasivo della sega, Blackwell e suo fratello sono riusciti a praticare un taglio ricurvo profondo 2,5 centimetri in circa 45 minuti su una lastra di calcare.

La tecnica d’utilizzo della sega a pendolo

I diversi tagli effettuati con la lama ricurva si sono dimostrati sostanzialmente identici a quelli d’epoca micenea. Una delle incisioni ha richiesto “solo” 24 minuti, suggerendo che una piccola squadra di operai dell’ Età del Bronzo potesse facilmente tagliare grossi blocchi di pietra nell’arco di una giornata di lavoro.

Un taglio parziale su un blocco di conglomerato lavorato in epoca micenea
Un taglio parziale su un blocco di conglomerato lavorato in epoca micenea

Quando il braccio di legno della sega entrava quasi in contatto con il blocco di pietra, uno o più operai allargavano la fenditura a colpi di martello o scalpello per consentire l’ingresso del braccio dell’attrezzo.

Ripetendo questa operazione più e più volte, era possibile segare un blocco di pietra profondo 50 centimetri in 8-10 ore.

“La sega a pendolo potrebbe essere stata la soluzione al problema miceneo di lavorare il conglomerato” spiega l’archeologo Wright del Bryn Mawr College in Pennsylvania. Il conglomerato è una roccia sedimentaria composta da granuli di svariata natura, dalla silice all’ argilla; il conglomerato miceneo è particolarmente duro e difficile da tagliare se paragonato ad altre rocce disponibili nell’area.

Nonostante l’esperimento di Blackwell si sia rivelato un successo, non dimostra affatto che la sega a pendolo fosse uno strumento reale usato dai micenei.

Jürgen Seeher, archeologo del German Archaeological Institute di Istanbul, ha proposto nel 2007 una soluzione alternativa: una sega ricurva molto lunga attaccata ad un palo di legno e tirata avanti e indietro da due uomini, sostenendo che “una sega a mano azionata da due uomini è molto più controllabile di un pendolo in sospensione libera”.

How a backyard pendulum saw sliced into a Bronze Age mystery


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