10 animali terrificanti del Pleistocene

Gigantopithecus
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Con l’approssimarsi di Halloween ho pensato di fare un post che descrivesse brevemente alcuni degli animali  più spaventosi incontrati dai nostri antenati nell’arco del Pleistocene. Non si tratta necessariamente di predatori: ho cercato di includere anche animali tendenzialmente pacifici ma che, considerate la mole e le loro armi naturali, potevano facilmente trasformarsi in killer.

Ho anche tentato di selezionare animali che i nostri antenati cacciatori-raccoglitori avrebbero potuto realmente incontrare durante i loro spostamenti per la ricerca di risorse o per battute di caccia. Alcune di queste bestie erano in diretta competizione per le risorse con l’uomo, specialmente gli animali più opportunisti come orsi, metalupi e grandi felini.

 

Megaterio (Megatherium)
Megatherium
Megatherium

Genere che racchiude diverse specie di bradipi giganti vissuti nelle Americhe fino alle fine del Pleistocene (per un articolo sulla caccia al bradipo gigante, clicca qui). Poteva facilmente raggiungere le 4 tonnellate di peso ed era lungo fino a 6 metri, dimensioni che lo rendevano grande quanto un elefante africano ma di certo non l’ animale più massivo in circolazione nel suo habitat.

Le sue zampe anteriori, lunghe fino a 2 metri e dotate di lunghi artigli ricurvi, potevano mettere fuori gioco qualunque carnivoro terrestre del suo tempo, anche se esemplari giovani o malati potevano diventare (con parecchio sforzo) preda di smilodonti o branchi di metalupi o lupi grigi.

 

Gigantopithecus
Gigantopithecus
Gigantopithecus

Il Gigantopiteco è un genere ormai estinto di grandi scimmie sopravvissuto almeno fino a 100.000 anni fa, condividendo almeno 10.000 anni di storia con i primi Homo sapiens.

I resti fossili del Gigantopithecus sono pochissimi: abbiamo a disposizione più denti che ossa, denti spesso rinvenuti in negozi di medicina tradizionale cinese. Abbiamo anche qualche osso mascellare, ma niente ossa pelviche o delle gambe in grado di fornirci informazioni sul suo metodo di locomozione, bipede o quadrupede.

Le dimensioni di un gigantopiteco sono incredibili per una grande scimmia: probabilmente simile nell’aspetto ad un orangutan, poteva raggiungere i 600 kg di peso e superare i 3 metri di altezza, almeno 8 volte più pesante rispetto ad un orangutan moderno.

 

Aquila di Haast (Harpagornis moorei)
Aquila di Haast
Aquila di Haast

Questo volatile estinto intorno al 1400 viveva in Nuova Zelanda ed è associato alla leggenda Maori di Pouakai, un uccello mostruoso che uccide e si nutre di bambini. Si tratta della più grande specie di aquila mai esistita sulla Terra.

Una femmina adulta (più grande dei maschi) poteva raggiungere i 15 kg di peso con un’apertura alare fino a 3 metri, circa il 40% più grossa delle più grandi aquile moderne. Era armata di un becco di oltre 10 centimetri di lunghezza e artigli tra i 6 e gli 11 centimetri, armi naturali che gli consentivano di uccidere i moa, uccelli terrestri che potevano raggiungere i 230 kg di peso.

L’apertura alare relativamente corta rispetto alle dimensioni del corpo consentiva all’aquila di Haast di cacciare in foreste e macchie di vegetazione, compiendo rapidi movimenti in volo.

L’aquila di Haast piombava sulle prede alla velocità di circa 80 km/h: considerando il suo peso, la forza d’impatto era pari a quella di un blocco di cemento di 15 kg che cade dall’ottavo piano.

 

Megalania (Varanus priscus)
Varanus priscus
Varanus priscus

Specie di  varano australiano vissuto almeno fino a 40-30.000 anni fa (datazione del fossile più recente in nostro possesso). I primi aborigeni incontrarono probabilmente questo rettile enorme e feroce: era lungo tra i 5.5 e i 7 metri e poteva pesare tra i 300 e i 600 kg.

Il Megalania è stato probabilmente il più grande varano mai esistito ma nonostante le sue dimensioni poteva compiere sprint di 9-10 km/h per brevi tragitti, bene o male la stessa velocità di un coccodrillo d’acqua dolce moderno.

Come il varano di Komodo, suo parente moderno, si nutriva di carogne o cacciava animali come marsupiali giganti, mammiferi di taglia medio-grande e uccelli terrestri.

 

Orso gigante dal muso corto (Arctodus simus)
Arctodus simus
Arctodus simus

Gigante diffuso nelle Americhe fino a 11.000 anni fa e non molto differente nell’aspetto da un orso Kodiak moderno, ma incredibilmente più grosso: poteva superare i 900 kg di peso, era alto circa 180 cm al garrese e si stagliava per quasi 3,5 metri in posizione bipede.

Una serie di incisioni causate dall’orso gigante dal muso corto, scoperte sul soffitto della Caverna di Riverbluff in Mossouri, sembrerebbero indicare che questo animale poteva raggiungere con le zampe l’altezza di be 4,57 metri.

Considerate le dimensioni e la sua dieta principalmente carnivora, questo orso doveva ingurgitare almeno 16 kg di carne o pesce al giorno per sopravvivere. Era opportunista come gli orsi bruni moderni ma non disdegnava la caccia di grossi mammiferi in caso di necessità; potendo raggiungere i 60 km/h di velocità ed essendo munito di formidabili armi naturali, è possibile che tendesse agguati nella boscaglia e inseguisse le sue prede per brevi tratti.

 

Smilodonte (genere Smilodon)
Smilodonte
Smilodonte

Nota come “tigre dai denti a sciabola”, in realtà non è strettamente imparentata con i felini. Visse sul territorio americano fino a circa 10.000 anni fa e il suo genere racchiude tre specie: la più grossa, Smilodon populator, poteva raggiungere i 400 kg di peso e i 120 cm di altezza al garrese.

La sua dotazione di zanne è ormai famosa: i canini raggiungevano i 30 centimetri di lunghezza e si serravano con una forza incredibile, lasciando poche speranze a qualunque preda fosse finita tra le sue fauci.

 

Xenosmilus (Xenosmilus hodsonae)
Xenosmilus hodsonae
Xenosmilus hodsonae

Anche se il più famoso del grandi felini del Pleistocene è lo smilodonte, lo Xenosmilus era un predatore ugualmente terrificante: era lungo quasi due metri (coda esclusa) e pesava fino a 400 kg, con un corpo estremamente robusto e canini meno prominenti di quelli della tigre dai denti a sciabola.

 

Leone di caverna (Panthera leo spelaea e Panthera leo atrox)
Panthera leo atrox
Panthera leo atrox

Grande felino vissuto fino a circa 10.000 anni fa in Europa, Asia e America. La sottospecie europea (Panthera leo spelaea) era lunga oltre 2 metri (coda escluda), alta circa 120 cm al garrese e pesava fino a 360 kg; il leone nordamericano (Panthera leo atrox) era ancora più grande, con i suoi 400 kg di peso e una lunghezza di oltre 2,5 metri.

Il leone di caverna americano era più grande del 25% rispetto ad un leone africano moderno; anche se più piccolo di altri predatori come l’orso dal muso corto, era certamente uno dei più temibili per le sue abilità feline: compiere balzi fenomenali, correre a velocità considerevoli e tendere agguati.

I leoni di caverna sono uno dei soggetti più comuni nelle pitture rupestri del Paleolitico ed erano probabilmente legati a qualche rituale religioso dei nostri antenati preistorici.

 

Mammut lanoso (Mammuthus primigenius)
Mammuthus primigenius
Mammuthus primigenius

Il mammut lanoso, del tutto estinto circa 5.000 anni fa, aveva bene o male le stesse dimensioni di un elefante africano moderno: un maschio adulto poteva raggiungere i 3,5 metri di altezza e pesare fino a 6 tonnellate.

Era coperto da un folta pelliccia, aveva orecchie più piccole dei suoi parenti africani per minimizzare l’impatto del freddo su appendici così delicate, e aveva due lunghe zanne ricurve che potevano superare i 4 metri e pesare 90 kg ciascuna.

I nostri antenati che cacciavano i mammut lanosi non dovevano solo affrontare la furia di un animale di 4-6 tonnellate armato di zanne lunghe qualche metro, ma dovevano anche superare la pelle (spessa fino a 2,5 cm) e lo strato di grasso sottostante (circa 10 centimetri) che proteggeva l’animale dal gelo.

 

Rinoceronte gigante siberiano (Elasmotherium)
Elasmotherium paragonato ad un rinoceronte moderno
Elasmotherium messo a confronto con un rinoceronte moderno

Genere estinto circa 20-30.000 anni fa che racchiude tre specie: la più conosciuta, Elasmotherium sibiricum, era grande quanto un piccolo mammut e aveva un corno enorme sulla fronte.

Raggiungeva i 4,5 metri di lunghezza (la specie E. caucasicum superava i 5 metri), i 2 metri di altezza al garrese e un peso di 3,5-4,5 tonnellate. Il corno sul cranio raggiungeva probabilmente i due metri di lunghezza.


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