Nave romana con vasca per pesci

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Un’ ipotesi molto interessante è stata formulata nel 2011 dagli archeologi dell’ Università Ca’ Foscari di Venezia e pubblicata sulla rivista on-line International Journal of Nautical Archaeology: un tubo di piombo ritrovato nel relitto di un’ antica nave romana apparterrebbe ad un sistema di pompaggio utilizzato sulle navi di 2.000 anni fa per mantenere il pesce fresco e vivo fino al porto più vicino.

Si è sempre ritenuto che il consumo di pesce nell’antichità dovesse avvenire a poca distanza dai porti per ovvie ragioni logistiche: è difficile trasportare il pesce su lunghe distanze (e con carri trainati da buoi) mantenendolo fresco: senza alcun refrigeratore, il pesce ha poche ore di vita prima di iniziare a marcire. Nel corso della storia umana sono nati molti metodi per preservare il cibo, come la salatura, ma niente può sostituire il sapore del pesce fresco di giornata.

Ma la teoria elaborata dall’ archeologo marino Carlo Beltrame sostiene che i Romani potessero servirsi di vasche d’ acqua salata a bordo della navi da pesca per conservare vivo il pesce durante il trasporto lungo il Mediterraneo.

Il relitto in cui è stato scoperto il tubo di piombo appartiene ad una nave romana affondata attorno al II secolo d.C. a 10 chilometri dalla costa di Grado, nel Golfo di Trieste. E’ stata scoperta nel 1986, recuperata tra il 1999 e il 2000 ed è ora custodita al Museo di Archeologia Subacquea di Grado. Le nave è lunga 16,5 metri e trasportava contenitori simili a vasi pieni di pesce sotto sale, come sardine e sgombri sotto sale.

Al momento della scoperta del tubo, che penetrava all’interno dello scafo per una lunghezza di circa 1,3 metri e con un diametro di 7-10 centimetri, gli archeologi sono rimasti spiazzati dal trovare un oggetto così insolito a bordo di una nave. A cosa serviva un tubo di piombo a bordo di un peschereccio?

Tubo di piombo ritrovato nel relitto
Tubo di piombo ritrovato nel relitto

Il team di Beltrame sostiene che il tubo fosse collegato ad una pompa a pistone azionata da una leva, anche se la pompa non è ancora stata rinvenuta nei pressi del relitto. I Romani avevano accesso a questo genere di tecnologia, ma non risulta che questo particolare tipo di pompe venisse montato anche sulle navi da pesca del tempo.

Il passo successivo è stato quello di formulare ipotesi sulla possibile funzione di questa pompa: serviva per liberarsi dell’acqua di sentina sul fondo della nave, o per altri scopi?

Beltrame sostiene che le pompe di sentina erano più sicure e comuni del tipo di pompa che si ipotizza possa essere stato utilizzato a bordo della nave. “Nessun marinaio avrebbe bucato la chiglia creando un’altra strada di accesso allo scafo per l’acqua di mare” dice Beltrame.

La seconda alternativa è che questa pompa, invece, servisse a portare acqua sulla nave per combattere incendi e per la pulizia dei ponti, un sistema relativamente comune sulle imbarcazioni che hanno solcato il Mediterraneo. Ma per Beltrame le dimensioni ipotetiche della pompa non erano tali da servire allo scopo.

Quello che rimane, quindi, è una terza possibile funzione: immettere acqua in vasche per i pesci. I ricercatori hanno calcolato che per una nave delle dimensioni del relitto di Grado la cisterna per i pesci avrebbe potuto contenere circa 4 metri cubi d’acqua, sufficienti a mantenere in vita 200 chilogrammi di pesce.

Schema che mostra il possibile funzionamento della pompa
Schema che mostra il possibile funzionamento della pompa

Per rifornire il pesce di ossigeno, l’acqua della vasca doveva subire un ricambio completo ogni 30 minuti. La pompa avrebbe fornito un flusso quasi costante di 252 litri al minuto, rimpiazzando l’intero contenuto di liquido nella vasca in soli 16 minuti.

Per quanto affascinante come idea, siamo sempre nel campo delle ipotesi. Ad oggi non c’è nessuna traccia dell’esistenza di una pompa simile collegata ad una vasca per pesci, come sottolinea Tracey Ruhll, storica della Swansea University. Anche se, a suo parere, i ricercatori hanno scartato l’ipotesi della pompa-idrante troppo frettolosamente, il tubo potrebbe essere effettivamente servito per mantenere vivo del pesce. “Prove letterarie e archeologiche suggeriscono che il pesce venisse effettivamente trasportato vivo e fresco sia dai Greci che dai Romani, su una scala ridotta ma significativa” dice Rihll.

Se l’ ipotesi della vasca per pesci a bordo della nave di Grado fosse vera, questo cambierebbe il modo in cui abbiamo dipinto le abitudini alimentari e commerciali degli antichi. Una vasca di questo tipo presupporrebbe l’esistenza di un commercio di pesce fresco e vivo sul Mediterraneo. “Cambierebbe completamente la nostra idea del mercato del pesce dell’antichità” dice Beltrame. “Pensavamo che il pesce dovesse essere mangiato vicino ai porti in cui approdavano le navi. Con questo sistema, potevano trasportare pesce fresco quasi ovunque”.


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2 Comments on “Nave romana con vasca per pesci”

  1. Salve a Tutti,
    da appassionato a me viene in mente anche un’altra ipotesi: e se il pesce vivo potesse servire a rifornire allevamenti rivenditori, oppure personali, di o per ricchi maganti nei loro lussuosi banchetti?
    Ostentando la propria ricchezza, offrendo a tutti gli invitati cibi e stranezze provenienti da tutto l’impero…
    Vi è testimonianza anche a Villa Gregoriana a Tivoli, dove è attestata la presenza di questa vasca interrata con tanto di nicchie ricavate con anfore e giare nelle pareti per fornire nascondigli ed habitat alle specie ospitate.
    Grazie dell’attenzione

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