Linothorax, l’armatura di lino

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Il linothorax è un tipo di corazza indossata dagli antichi opliti  greci e macedoni realizzata grazie all’utilizzo di tessuti di lino e colla animale. Sorprendentemente, l’efficacia di vari strati di lino contro lance e spade di bronzo si rivelò tale da diventare un’armatura largamente diffusa nell’esercito macedone, tanto da essere utilizzata su larga scala da migliaia di opliti e dallo stesso Alessandro Magno.

I primi cenni sul linothorax ci vengono da Omero, che nell’Iliade descrive brevemente l’armatura indossata da Aiace Oileo definendola linothorax. L’ archeologia ha reso il linothorax letterario una realtà accumulando prove sufficienti a concludere che Alessandro il Grande e i suoi soldati indossassero l’ armatura di lino come dotazione standard, in particolare gli opliti, che sembravano preferirla ai pesanti pettorali di bronzo per via del peso ridotto, del prezzo contenuto e della scarsa sensibilità termica.

I vantaggi del linothorax rispetto al bronzo
Corazza di bronzo greca
Corazza di bronzo greca del IV secolo a.C.

Al tempo, le armature di metallo erano realizzate in bronzo ed erano generalmente composte da due piastre di metallo separate: una volta unite  grazie a legacci e fibbie, formavano un guscio protettivo in grado di tenere al sicuro il petto, l’addome e la schiena.

Queste armature erano generalmente modellate sul corpo del futuro indossatore, per cui necessitavano di lunghi periodi di preparazione, erano estremamente pesanti e sotto il sole cocente diventavano dei veri e propri forni che mettevano a dura prova la resistenza di un soldato. Il linothorax, al contrario dell’armatura di bronzo, era un involucro protettivo che non accumulava calore e risultava estremamente leggero rispetto al metallo.

La costruzione del linothorax

I dettagli sulla costruzione del linothorax sono scarsi e poco precisi. Purtroppo, al momento non esiste alcun esemplare sopravvissuto al logorio del tempo e custodito in un museo; possiamo soltanto ipotizzare la tecnica di realizzazione e i materiali utilizzati dalle oltre 700 raffigurazioni sopravvissute fino ad oggi, opere che spesso rappresentano soldati protetti dal linothorax.

Linothorax, armatura di lino

La costruzione del linothorax probabilmente prevedeva la sovrapposizione di 12-20 strati di lino incollati tra loro con l’utilizzo di colla animale, fino ad ottenere un materiale spesso da 1 a 3 centimetri. Data la sensibilità della colla animale all’umidità, furono probabilmente ideati stratagemmi per proteggerla dalla pioggia e dal sudore, come uno strato interno di cuoio o composto da materiali isolanti.

Secondo Omero e altri autori della sua epoca, il linothorax era rinforzato da un foglio metallico all’altezza della vita posto su un pezzo di cuoio chiamato zoma. Alcune placche di metallo (pteryges) proteggevano parti le parti del corpo più sensibili, ma la maggior parte della protezione era fornita dalla sovrapposizione di strati di lino.

Un’armatura realizzata in questo modo richiedeva un totale di oltre 700 ore-lavoro se si considerano anche i tempi per la fabbricazione di colla e tessuti necessari per assemblare il linothorax; avendo a disposizione tessuti di lino già pronti e colla in abbondanza, il tempo richiesto per fabbricare questa corazza si riduceva a circa 3 giornate di lavoro. Non era raro inoltre che si riutilizzassero tessuti o frammenti di lino di seconda o terza mano e adesivi di scarsa qualità, riducendo il costo di produzione del linothorax al minimo.

Archeologia sperimentale: i test sul linothorax

I test effettuati su una replica realizzata dalla University of Wisconsin-Green Bay hanno dimostrato che quest’armatura è in grado di resistere efficacemente all’impatto di frecce a punta larga e ai danni da taglio delle armi di bronzo del tempo. Quando subisce un impatto, il linothorax si piega assecondando il colpo e dissipandone l’energia, riducendo cosi la lacerazione del materiale; questo tuttavia non impedisce a parte dell’ energia dell’impatto di trasferirsi al corpo dell’indossatore e di causare danni agli organi interni.

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Alla distanza di circa 15 metri, una freccia scagliata da un arco da 60 libbre penetra il linothorax di quasi 4 centimetri, una penetrazione relativamente profonda ma quasi certamente non di portata tale da mettere a serio repentaglio la vita di un oplita. Da circa 30 metri, la penetrazione si riduce a meno di un centimetro, del tutto inadatta a causare danni al soldato.

Le repliche di linothorax della University of Wisconsin-Green Bay sono spesse da 1 a 2 centimetri ed sono composte da un numero variabile di strati di lino, da 11 a 19. Quando lo si indossa, il linothorax è inizialmente rigido, ma grazie al calore corporeo tende a conformarsi alla forma e ai movimenti dell’utilizzatore, diventando molto più comodo e leggero da utilizzare rispetto alle armature di bronzo.

Le riproduzioni del linothorax hanno infine dimostrato che l’armatura era circa due terzi meno pesante di una corazza identica in bronzo e lasciava respirare la pelle di chi l’indossava, offrendo allo stesso tempo un’ottima protezione contro le armi dell’epoca.

 


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2 Comments on “Linothorax, l’armatura di lino”

  1. A proposito dei 4 cm di penetrazione vedi anche Plutarco, Curzio Rufo, Arriano a proposito della ferita subita da Alessandro stesso durante l’assedio alla fortezza di Multan contro i Malli.

    1. Grazie del contributo! Purtroppo replicare con esattezza i metodi del tempo è difficile, considerata anche la scarsità di documentazione tecnica a riguardo 🙂
      Condizioni ideali, nessun utilizzo attivo della replica, ecc… non sono ovviamente in grado di replicare con estrema precisione la reale efficacia di questo tipo di protezione. Tutto sommato mi sembra che i ricercatori abbiano fatto un discreto lavoro di ricostruzione 🙂
      L’arco da 60 libbre utilizzato nel test è anche abbastanza “leggerino” per un arco da guerra 🙂
      Per chi fosse interessato, l’episodio citato da marbet5000 potete leggerlo qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Mallian_Campaign

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