10 metodi di esecuzione più crudeli dell’antichità

esecuzione pena capitale
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Nel corso dei millenni, l’essere umano ha speso un tempo insolitamente lungo e fin troppe risorse mentali e fisiche per ideare metodi di tortura e di esecuzione esemplari, ritualizzati o semplicemente troppo crudeli per essere immaginati da una mente sana.

Qui sotto elenco alcune procedure di esecuzione della pena capitale, forse meno note di altre più recenti, ma non per questo meno cruente.

Scorticamento

Scorticamento

Lo scorticamento prevede la rimozione della pelle dal resto del corpo, tentando di preservarla integra il più possibile. Ciò che porta alla morte (nell’arco di qualche ora o giorno) è un mix di elementi: shock, perdita di sangue, ipotermia e infezioni causate dall’esposizione dei tessuti sottocutanei.

Gli Assiri, particolarmente legati a questa pratica, erano soliti scorticare vivi i capi dei nemici catturati come esempio per chiunque osasse nuovamente ribellarsi in futuro.

Lingchi – Morte dai mille tagli

Il Lingchi era una forma di esecuzione utilizzata in cina dal 900 d.C. fino ai primi del ‘900, periodo in cui fu abolita. Il condannato moriva sperimentando un dolore atroce e costante mentre gli venivano asportati pezzi di carne in modo metodico con un coltello.

Questa condanna era riservata generalmente ai traditori; talvolta veniva somministrato oppio al condannato per prevenire che svenisse dal dolore e consentire al carnefice di proseguire con l’asportazione di altri tessuti.

E’ l’unico metodo di esecuzione della pena capitale elencato in questo post che ha testimonianze fotografiche reperibili sulla Rete (che ho volontariamente omesso perché troppo forti anche per un testo che parla di condanne capitali crudeli).

La sega

Le esecuzioni praticate con l’uso di una sega sono state innumerevoli nel corso della storia e se ne hanno tracce fin dall’ Impero Romano, periodo in cui l’esecuzione veniva condotta tagliando il condannato all’altezza della vita. In altre località del pianeta, il condannato veniva segato a partire dall’inguine o dalla testa.

La “Caverna delle Rose”

Metodo svedese risalente al XIII° secolo d.C. che prevedeva di rinchiudere il condannato in una caverna piena di creature velenose come serpenti, scorpioni o altri insetti. Nell’oscurità totale e impossibilitata ad uscire, la vittima veniva più e più volte avvelenata da ogni animale in cui si imbatteva, soffrendo atrocemente fino a morire. La Caverna delle Rose è stata abolita nel 1772.

Il toro di Falaride

Toro di Falaride

Il toro di Falaride è una forma di esecuzione nata nell’ Antica Greca e istituita da Falaride, tiranno della città siciliana di Agrigento, per punire i criminali in modo esemplare.

Si trattava di una statua di bronzo che raffigurava un toro e munita di una botola su un lato dell’addome dell’animale: tramite la botola, i prigionieri accedevano alla struttura cava della statua, progettata per trasformare i lamenti dei condannati nei versi di un toro infuriato, e il carnefice accendeva un fuoco sotto al toro per arroventare il metallo. I condannati venivano letteralmente arrostiti fino a morire.

Scafismo

Lo scafismo è probabilmente una delle torture più brutali dell’antichità: nato in Persia, questa condanna a morte prevedeva l’inserimento del condannato in un tronco cavo (o due barche disposte a “sandwich”) lasciando esposte all’aria le braccia, le gambe e la testa; il prigioniero era poi alimentato a latte e miele per provocare una forte diarrea, e arti e testa venivano cosparsi di miele per attirare gli insetti.

Ogni animaletto strisciante e presente nel raggio di qualche chilometro iniziava a pungere il condannato e a deporre le sue uova all’interno della vittima, causando infezioni che ben presto degeneravano in cancrena e che causavano la morte del condannato dopo giorni di dolori indescrivibili.

Elefante

L’elefante era utilizzato come metodo di esecuzione oltre 4000 anni fa in India, ma questa pratica è probabilmente ancora più antica. La “morte per elefante” prevedeva di uccidere il condannato usando elefanti specificamente addestrati per torturare più o meno lentamente il prigioniero per poi ucciderlo calpestandolo o smembrandolo.

Bambù

Il bambù è noto per crescere con velocità sorprendente: alcune specie crescono di quasi un metro in 24 ore, mentre le specie più comuni possono crescere di 3-5 centimetri al giorno.

L’esecuzione col bambù sfrutta la capacità di crescita di questa pianta per uccidere il condannato a morte: il prigioniero veniva legato e fatto sedere su un germoglio di bambù, attendendo per giorni che il germoglio crescesse penetrando nel corpo della vittima fino ad impalarla.

“Hanged, drawn and quartered” (Impiccato, squartato e smembrato)

Condanna capitale istituita nel 1351 in Inghilterra per i detenuti per alto tradimento. Il condannato veniva legato ad un cavallo e trascinato fino al patibolo, dove veniva impiccato fino quasi a morire; veniva quindi privato degli organi genitali, smembrato, decapitato e infine ridotto in quarti, come un animale. I quattro pezzi del detenuto venivano spesso esposti in località molto frequentate, come sul London Bridge.

Poena cullei (“la pena del sacco”)

Poena cullei

Pena dalla Roma antica prevista per i responsabili di parricidio. Il condannato veniva cucito (si, cucito) all’interno di un sacco di cuoio insieme ad un cane (considerato un animale vile e disprezzabile), un cappone (ritenuto particolarmente feroce) e una vipera (che, secondo Plinio, veniva uccisa dai piccoli che uscivano bucando il fianco della madre.

In alternativa c’era la scimmia (“strangolata d’amore” dai figli); il prigioniero era poi condotto fino al Tevere o al mare a bordo di un carro trainato da un bue nero e gettato nell’acqua per farlo affogare.


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2 Comments on “10 metodi di esecuzione più crudeli dell’antichità”

  1. Articolo interessante! Certo si tratta di metodi di esecuzione dell’antichità che causavano inutili sofferenze al condannato. Il sistema migliore secondo me è sempre l’impiccagione con la forca. Tutto si svolge rapidamente, il condannato viene buttato giù nella botola con il cappio al collo ed è fatto!

    1. Non direi che l’impiccagione sia il metodo migliore: lo strangolamento con un cappio provoca la morte in 10-20 minuti; se si è fortunati, si perde conoscenza dopo 10-15 secondi, ma gli spasmi muscolari durano per diversi minuti. Lo “short drop” fu il metodo standard di impiccagione fino al 1800: il condannato veniva messo al cappio e fatto cadere da uno sgabello o un carro.

      All’inizio del XIX secolo l’impiccagione subì un’evoluzione: si faceva cadere il condannato da un’altezza di 1,5-3 metri circa, una distanza studiata per facilitare la rottura del collo nella speranza di provocare una morte veloce e indolore.

      Nei giorni in cui si svolsero le esecuzioni dei criminali nazisti dopo il processo di Norimberga, ci sono testimonianze di “standard drop” (da circa 1,5-1,8 metri) in cui il condannato ha resistito oltre 10 minuti prima di essere dichiarato clinicamente morto.

      Nel “long drop” invece (introdotto nel 1872 come miglioria del low drop) la distanza della caduta poteva causare la rottura delle vertebre cervicali e una morte rapida, ma spesso e volentieri si verificavano decapitazioni: probabilmente la soluzione più veloce e indolore per il condannato, ma molto meno desiderabile per le autorità cittadine.

      https://en.wikipedia.org/wiki/Hanging

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