Contenitori di corteccia

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I contenitori di corteccia sono stati probabilmente il primo tipo di recipiente utilizzato dai nostri progenitori: per produrre un contenitore di corteccia non è nemmeno necessario saper manipolare il fuoco, solo una buona dose di pazienza, ingegno e manualità.

Le comunità di cacciatori-raccoglitori erano note per sfruttare ogni risorsa disponibile nell’ambiente che li circondava, in primo luogo gli alberi. Seguendo con occhio attento lo scorrere delle stagioni, i nostri antenati si accorsero che durante la primavera, specialmente con l’approssimarsi dell’estate, la corteccia degli alberi, un materiale flessibile e spesso impermeabile, poteva essere facilmente separata dal tronco in grosse sezioni.

Questi fogli di corteccia, impiegati anche per la costruzione di canoe dai nativi nordamericani, si prestavano particolarmente alla realizzazione di contenitori per liquidi come acqua o linfa.

Gli alberi migliori per ottenere corteccia

Nella nostra fascia temperata, gli alberi che forniscono ottimi fogli di corteccia sono la betulla e il pioppo, anche se la betulla, nell’arco di millenni, si è fatta un nome come miglior materiale per contenitori.

In realtà, sono molti gli alberi che possono offrire corteccia adatta alla fabbricazione di recipienti, ma spesso tende ad essere più difficile da distaccare dal tronco o da lavorare rispetto a quella della betulla.

corteccia di betulla
Estrazione della corteccia di betulla
corteccia olmo
Corteccia di olmo, più rigida di quella di betulla

Occorre selezionare un albero relativamente giovane tra maggio e luglio, dotato di corteccia flessibile e sottile e dal diametro di 10-20 centimetri. I nostri antenati non solo selezionavano alberi con queste caratteristiche perché risultava più facile abbatterli a colpi di asce di pietra o di strumenti litici ancora più primitivi, ma anche perché è più semplice estrarre un intero foglio di corteccia da un albero dal diametro contenuto. Spesso inoltre si servivano di alberi caduti la cui corteccia si poteva ottenere con poco sforzo ed evitando di danneggiare alberi vivi.

Separazione della corteccia

Dopo aver praticato due incisioni circolari distanti quanto la larghezza del foglio di corteccia che volete ottenere, fermandosi prima di raggiungere lo strato fibroso, si procede ad incidere il tronco lungo una linea verticale da cui si inizierà a separare la corteccia dall’albero.

La separazione della corteccia dal resto della pianta è la fase più delicata perché il foglio potrebbe spezzarsi durante l’operazione e si corre il rischio di danneggiare irreparabilmente l’albero. La procedura di base è la seguente:

  • Colpire gentilmente la corteccia con una pietra o un bastone per facilitare la separazione delle fibre del legno;
  • Fare leva sull’incisione verticale con un bastone appuntito o uno strumento d’osso, iniziando a sollevare un lembo del foglio di corteccia;
  • Prestare attenzione a non danneggiare eccessivamente lo strato fibroso: un albero generalmente ha discrete possibilità di sopravvivenza se si rimuove soltanto lo strato superficiale, ma danneggiando il livello più interno si interrompe il flusso di linfa dalle radici alla cima, condannando la pianta a morte certa;
  • Tirare gentilmente la corteccia per “sfogliarla” dal tronco, aiutandosi con il bastone quando il foglio diventa difficile da separare.

Una volta ottenuto il foglio di corteccia, si può dare spazio alla fantasia realizzando ogni tipo di contenitore facendo “origami” e cucendo i punti di giuntura con fibre vegetali ricavate da piante spontanee o radici.

piegare corteccia di betulla

La corteccia di betulla

La corteccia di betulla fornisce un materiale inizialmente soggetto a fratture, ma scaldandolo brevemente vicino ad una fiamma o esponendola a vapore diventa molto più flessibile e lavorabile.

Questa corteccia è impermeabile, dura come il cartone ed è stata impiegata fin dalla preistoria anche per scopi artistici; può essere facilmente lavorata con strumenti da taglio in pietra e piegata ad angolo retto senza comprometterne la resistenza.

I contenitori di corteccia di betulla erano chiamati “wiigwaasi-makak” (“scatola di betulla”) dai Chippewa e costituivano un oggetto fondamentale per la loro vita quotidiana, usato anche per la raccolta della linfa d’ acero e di betulla; alcuni recipienti di corteccia erano addirittura adatti alla cottura di zuppe.

La realizzazione di questi contenitori non era molto differente dalla tecnica impiegata anche per la costruzione di canoe: un foglio di corteccia veniva piegato secondo la forma desiderata e cucito con cordame ottenuto da radici di conifere. Eventuali fori o fratture potevano essere facilmente riparati applicando catrame o colla di betulla o pino.

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Per saperne di più: In Praise of the Birch


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