Scheggiatura della pietra

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La scheggiatura della pietra è il processo di lavorazione della pietra attraverso fratture concoidi allo scopo di ottenere utensili come lame affilate o punte di freccia.

Sulla carta, questo procedimento richiede pochi materiali: una pietra da scheggiare, una pietra da utilizzare come “martello” e un pezzo d’osso per le lavorazioni più minute, ma la manualità coinvolta in questa tecnica richiede precisione e controllo ottenibili soltanto con anni di pratica.

Nelle culture in cui non si era ancora sviluppata la lavorazione dei metalli, la scheggiatura della pietra era un’abilità di primaria importanza capace di creare stratificazione sociale e probabilmente anche coinvolta nella selezione sessuale (chi produce strumenti di pietra migliori ha più probabilità di trovare un compagno).

Rimuovendo frammenti di pietra con precisione e delicatezza, i nostri antenati sono stati capaci di realizzare strumenti incredibilmente sofisticati e difficilmente replicabili dagli esperti moderni.

Attenzione: la scheggiatura (più in generale, la lavorazione) della pietra può causare silicosi, una malattia respiratoria dovuta all’inalazione di polveri di roccia, può causare seri infortuni alle dita e proiettare schegge di pietra in ogni direzione.

Utilizzare sempre protezioni contro la polvere, un paio di guanti da lavoro e protezione per gli occhi. E’ comune, inoltre, che frammenti di pietra possano volare in direzione dei vostri occhi, usate sempre un paio di occhiali da lavoro per proteggerli.

Quale pietra?

Le pietre migliori per la scheggiatura sono quelle composte da materiale fine, uniforme, possibilmente privo di fratture e fragile, come ossidiana e quarzite.

Un metodo primitivo per riconoscere una roccia lavorabile da una inutilizzabile era quello di percuoterla con un’altra roccia e ascoltarne il tono del tintinnio emesso: se si tratta di un suono alto, simile a quello di due pezzi di metallo che cozzano tra loro, potrebbe trattarsi di un buon materiale per la scheggiatura.

I materiali utilizzati nella storia sono il diaspro, l’agata, la quarzite, la selce e qualunque forma di vetro vulcanico come l’ ossidiana nera.

Frattura concoide nell'ossidiana

Le pietre più adatte alla realizzazione di bordi affilati sono quelle che mancano di una struttura cristallina uniforme, come l’ossidiana, capaci di generare fratture concoidi quando colpite con forza.

Una frattura concoide non segue il piano cristallino del materiale fratturato, ma crea frammenti e schegge con curvature che ricordano molto quelle delle conchiglie dei molluschi.

Quando si colpisce un blocco di ossidiana, ad esempio, si genera un “bulbo di percussione” in prossimità del punto di impatto. Dal bulbo di percussione si estendono le onde d’urto lasciando segni simili alle increspature generate da un sasso caduto in acqua.

Tecniche di lavorazione della pietra

Esistono tre principali metodologie di lavorazione, tutte e tre utilizzate in differenti fasi di “vita” della pietra:

Scheggiatura per percussione:

Si tratta dell’atto di colpire la pietra in modo controllato con una roccia dura (“martello duro”) allo scopo di staccare grosse schegge di materiale. Se la pietra ha la giusta composizione e densità formerà una frattura concoide, un frammento dai bordi arrotondati che ricorda vagamente la forma di una conchiglia. La frattura concoide si propaga nella pietra dal punto d’impatto seguendo un angolo di circa 100°.

Scheggiatura per pressione:

questa metodologia prevede la rimozione di pietra facendo pressione con uno strumento generalmente di corno o legno (“martello morbido”), consentendo molta più precisione rispetto alla scheggiatura per percussione. Il martello viene premuto contro il punto di contatto allo scopo di staccare sottili schegge di pietra.

Intaglio:

l’intaglio è la fase finale della lavorazione e prevede l’utilizzo del martello morbido per creare ogni rifinitura minuta.

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Come scheggiare la pietra

Il primo passo è quello di utilizzare il martello duro per creare frammenti di varie dimensioni fino ad ottenerne uno soddisfacente per l’utilizzo finale. E’ preferibile iniziare con frammenti anche 3-4 volte più grandi del pezzo finito: la scheggiatura della pietra è talvolta imprevedibile e avere materiale in abbondanza vi consentirà di rimediare agli errori più facilmente.

Il colpo inferto col martello duro dovrebbe seguire queste regole di massima:

  • Non colpire esattamente sul bordo del materiale da lavorare, non farà altro che sbriciolarne le estremità. Il martello deve colpire a qualche millimetro (3-10 mm) di distanza dal bordo per infliggere un danno controllato e creare una scheggia;
  • Più ci si allontana dal bordo, più di dovrà applicare forza per staccare una scheggia;
  • Se, pur colpendo correttamente, non si stacca un frammento, è probabilmente necessario impartire più forza al colpo o tenere più saldamente la pietra da scheggiare;
Rifinitura della pietra

Una volta ottenuto un frammento lavorabile, è possibile utilizzare il metodo di scheggiatura per pressione, rimuovendo piccole schegge per dare forma alla pietra e alleggerirla dal materiale in eccesso.

La scheggiatura a pressione segue le stesse regole della frattura concoide, ma permette un controllo più raffinato del materiale. Per lavorare la pietra con la scheggiatura a pressione si procede per riduzione, asportando materiale secondo varie tecniche come quelle mostrate qui sotto:

Pietra riduzione

I pezzi di roccia semilavorati possono essere sottoposti a trattamento termico per migliorare la qualità del materiale grezzo. Generalmente il trattamento termico si effettua a pezzo quasi finito, dato che è più difficile scaldare uniformemente un grosso blocco di roccia: i pezzi da sottoporre al trattamento vengono lasciati per 24 ore in una buca sul cui fondo sono state posizionare braci ardenti adagiate su un letto di sabbia, coprendo il tutto con un fuoco vivo da lasciar spegnere naturalmente.


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