L’esca per il fuoco

Esca per il fuoco
Condividi questo post
  • 1
  •  
  •  
  •  

Con “esca” si definisce un materiale in grado di accogliere e alimentare facilmente una brace ottenuta tramite qualunque tecnica di creazione del fuoco. L’esca è un elemento che riveste un’importanza cruciale per avere successo: il tizzone che la accenderà si trova in una fase molto delicata in cui tutto, da una goccia di sudore ad un piccolo gesto inconsapevole, può comprometterne l’esistenza.

Per un’esca perfetta è fondamentale conoscere il materiale che si sta utilizzando e la sua capacità di prendere fuoco a determinate temperature. Lo scopo dell’esca è quello di alimentare un tizzone fino al punto di trasformarlo in fiamma viva una volta raggiunta la temperatura di combustione.

Temperature di combustione dell’esca

Qui sotto un breve elenco di riferimento di alcuni materiali utilizzabili come esca e le rispettive temperature di accensione (in condizioni ideali):

  • Legno: 300-482°C (dipendentemente dalla durezza e dal contenuto di resina del materiale)
  • Carbone: 349°C
  • Carta: 218-246°C
  • Tessuto carbonizzato (char cloth): 340-450°C

La lista di potenziali candidati per un’esca è popolata da qualunque materiale con un minimo contenuto di umidità, dotato di fibre sottili e un’ ampia superficie di contatto: frammenti di erba secca, aghi di pino sbriciolati, cotone e altre fibre vegetali sottili, carta o addirittura alcune specie di fungo, chiamati funghi dell’esca, che tendono a crescere sulle betulle.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

Caratteristiche di un’esca ideale

Come per qualunque reazione esotermica, una maggiore area di contatto tra combustibile e comburente (l’ossigeno atmosferico) corrisponde ad una combustione più efficiente.

Fibre sottili e non troppo compatte, ad esempio, alimenteranno la fase iniziale della combustione (a bassa temperatura) molto più facilmente rispetto ad un ramo secco intero, per due ragioni:

  • Le fibre non sono disposte in una struttura solida, compatta e “bidimensionale” come la superficie di un pezzo di legno, ma formano un nido, una nuvola di fibre che aumenta l’area di contatto col tizzone ardente da ogni lato;
  • Le fibre lasciano passare aria, in particolare ossigeno, il comburente necessario alla reazione che darà vita al nostro fuoco. Un maggiore afflusso di comburente aumenta l’efficienza della reazione e facilita la crescita del nostro tizzone in una fiamma piccola ma vivace, il primo fondamentale passo per l’accensione di un fuoco da campo stabile.

La maggior parte delle erbe selvatiche secche possono costituire ottimi materiali per fabbricare un’esca per il fuoco. Generalmente non richiedono molto lavoro per essere preparate: occorre eliminare i semi (non sono infiammabili) e sbriciolarle fino ad ottenere una polvere sottile. L’erba tende ad assorbire molto facilmente l’umidità ambientale.

Le foglie secche tendono a costituire esche migliori dell’erba perchè si comportano in modo differente in presenza di forte umidità ambientale. Gli aghi di pino tollerano molto bene l’umidità e possono creare un’ottima esca in grado di accendersi molto velocemente se usata con perizia.

Quale esca per il fuoco?

Una questione aperta ormai da secoli riguarda il miglior materiale per costruire un’esca. La risposta non è una sola ed è strettamente connessa all’ambiente in cui il fuoco viene generato e manipolato e alla disponibilità di materiali adatti.

La temperatura di accensione in condizioni ideali non deve essere letta come una classifica del miglior materiale per un’esca (a minore temperatura, sarete portati a pensare, corrisponde maggior facilità di accensione), ma un’indicazione di massima sulla capacità di ignizione di un materiale a parità di condizioni.

Vi posso assicurare che, sebbene la temperatura di accensione sia del tutto simile, è molto più efficace un’esca di tessuto carbonizzato (char cloth) rispetto ad un’esca di legno.

Il tessuto carbonizzato è solitamente un materiale molto sottile, ricco di fibre distanziate tra loro e carbonizzate al punto da ottenere proprietà molto simili al carbone di legna, specialmente la facilità con cui il carbone accoglie e alimenta fiamme a basse temperature; il legno, anche se totalmente privo di umidità, non espone una superficie in modo altrettanto efficace e non possiede la stessa capacità di alimentare un tizzone ardente.

Please accept YouTube cookies to play this video. By accepting you will be accessing content from YouTube, a service provided by an external third party.

YouTube privacy policy

If you accept this notice, your choice will be saved and the page will refresh.

La velocità con cui l’esca brucia è un altro elemento da tenere in considerazione: sostanze come le radici “grasse” di pino, se tagliate in strisce sottili, hanno la capacità di sprigionare una fiamma molto intensa per via dell’alto contenuto di resina.

Materiali come il Fomes fomentarius (leggi questo post sul fungo dell’esca), un fungo che cresce comunemente su varie specie di alberi e il cui utilizzo come esca per il fuoco è noto da almeno 5000 anni, alimenta il tizzone ardente espandendo lentamente l’area della brace in modo circolare e mantenendo bassa la temperatura di combustione.

Attenzione: utilizzare funghi come esca per il fuoco senza conoscerne la specie d’appartenenza potrebbe esporre a fumi tossici che si sprigionano durante la combustione.

Elenco di materiali naturali adatti ad un’esca per il fuoco:

  • Erba/paglia/foglie secche sbriciolate;
  • Tessuto carbonizzato (char cloth);
  • Cotone;
  • Corteccia morta (ma non in putrefazione) tagliata in piccoli frammenti;
  • Carta;
  • Fibre di Typha latifolia (stiancia o coda di gatto);
  • Corteccia di betulla, un vero e proprio foglio di carta naturale;
  • Legno “grasso” (il “cuore” di un albero resinoso, impermeabile all’acqua e alla putrefazione) tagliato a schegge piccole e sottili;
  • Strisce sottili di Fomes fomentarius;
  • Inonotus obliquus, fungo che cresce generalmente sulle betulle sotto forma di escrescenza nera fibrosa

Condividi questo post
  • 1
  •  
  •  
  •  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.